Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza 2/2010. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 2
Data: 26/02/2010
Descrittori:
DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

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RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

Anno IV, n. 2                                                                                            28 Febbraio 2010

 

Francia

Il 2 febbraio 2010 la Commissione Affari esteri del Senato ha proceduto all’audizione del Segretario di Stato incaricato degli Affari europei, Pierre Lellouche (http://www.senat.fr/bulletin/20100201/etr.html#toc2) sullo stato dell’Unione europea. Il Segretario di Stato ha esordito ricordando che l’Unione europea è entrata al momento nella terza fase della sua storia: la fase dell’affermazione dell’Europa nella mondializzazione. La sfida principale consiste nella capacità dell’Europa di preservare il suo sistema di valori e il suo modello sociale in un contesto dove la gerarchia delle potenze in gioco sta per essere rivoluzionata. Dopo aver sottolineato i rischi di un declassamento dell’Europa sulla scena mondiale (l’Unione europea non costituirà che il 6 per cento degli abitanti del pianeta tra vent’anni), M. Lellouche ha affermato, ora che l’UE si è dotata di istituzioni valide, la necessità di una Europa politica forte per affrontare con volontà rinnovata quello che appare sempre di più un appuntamento con la Storia.

L’Unione europea, entrata nella fase di insediamento del nuovo sistema istituzionale disegnato dal Trattato di Lisbona, si basa attualmente, secondo M. Lellouche, su quattro poli di potere.

Il primo polo, il cuore delle istituzioni, è costituito dal Consiglio europeo e dal suo Presidente permanente, Herman Van Rompuy. Il ruolo del Presidente del Consiglio è quello di far emergere un consenso in seno al Consiglio europeo e di assicurare il seguito alle decisioni assunte in tale sede. Un ruolo importante è ricoperto anche dal Consiglio Affari generali nella nuova architettura europea, con i suoi compiti di preparazione dei consigli europei, nonché di coordinamento e di “seguito” delle decisioni; esso, tuttavia, deve rappresentare una sede di dibattito politico in relazione stretta con il Presidente e non un super COREPER.

Il secondo polo di potere in seno all’UE è ormai l’Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, M.me Catherine Ashton, che ha il compito di creare il consenso tra le politiche estere degli Stati membri. A questo proposito M. Lellouche ha richiamato l’attenzione sulla creazione del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), organismo del quale la struttura, le dimensioni e i compiti sono attualmente in discussione. La sfida maggiore riguarderà le nomine degli “ambasciatori” dell’UE. Il Segretario di Stato, esprimendo la posizione del governo francese, ha sottolineato che le decisioni relative al futuro “Servizio diplomatico comune” dovrebbero essere prese dagli Stati membri, in quanto legittimati a farlo, senza un’esclusiva della Commissione nella designazione degli ambasciatori.

Il terzo polo è costituito dal Parlamento europeo e dai parlamenti nazionali. Se il Parlamento europeo rivendica un controllo sull’azione esterna dell’UE e del SEAE attraverso i poteri di bilancio, anche i parlamenti nazionali dovranno svolgere in modo pieno il loro ruolo e far sentire la loro voce.

Il Segretario di Stato ha poi sottolineato, come quarto polo, l’importanza dell’asse Francia-Germania, quale principale motore della costruzione europea. (NdR.: Il Consiglio dei ministri franco-tedeschi in formazione plenaria, presieduto dal Presidente Sarkozy e dalla Cancelliera Merkel, si è tenuto a Parigi il 4 febbraio 2010 e ha definito gli obiettivi della cooperazione tra i due Paesi per i prossimi dieci anni - la Dichiarazione congiunta dei due Capi di Stato sull’ “Agenda franco-tedesca 2020” è consultabile all’indirizzo http://www.france-allemagne.fr/Declaration-conjointe-12eme,5230.html, mentre ulteriori informazioni sono reperibili all’indirizzo http://www.france-allemagne.fr/12eme-Conseil-des-ministres-franco,5194.html).

 

 

Francia

Sempre sui temi europei la stessa Commissione Affari esteri del Senato ha poi proceduto, il successivo 17 febbraio 2010, all’audizione di Jean-Michel Casa, capo della Direzione Unione europea al Ministero Affari esteri ed europei, sulla Politica estera dell’Unione europea all’indomani del Trattato di Lisbona (http://www.senat.fr/bulletin/20100215/etr.html#toc2). Nel suo intervento M. Casa ha illustrato i nuovi strumenti della politica estera dell’Unione europea, soffermandosi soprattutto sulla creazione del futuro Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e sulla rappresentanza dell’Unione europea, ormai dotata di personalità giuridica, presso gli Stati terzi e le organizzazioni internazionali, in particolare presso l’ONU.

Il SEAE costituisce una delle maggiori innovazioni del Trattato di Lisbona alla quale la Francia - uno degli artefici della sua ideazione - tiene particolarmente. Il nuovo “Servizio diplomatico comune”, ha ricordato M. Casa, sarà infatti uno strumento essenziale per rafforzare la coerenza tra le relazioni esterne dell’UE, gli aspetti “esterni” delle politiche attuate dall’UE e la politica estera dei singoli Stati membri. Caratteristica originale del nuovo Servizio diplomatico sarà la sua composizione che, una volta a regime, dovrà raccogliere, in condizioni di parità, funzionari del Segretariato generale del Consiglio, della Commissione europea e personale distaccato dei servizi diplomatici nazionali.

Un Rapporto preparatorio, predisposto dalla Presidenza svedese del Consiglio, è stato approvato dal Consiglio europeo del 29-30 ottobre 2009 (http://register.consilium.europa.eu/pdf/fr/09/st14/st14930.fr09.pdf) e costituisce la base di lavoro. L’Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, M.me Catherine Ashton, ha costituito un gruppo di alto livello, composto dai principali responsabili amministrativi della Commissione europea, del Segretariato del Consiglio e dai rappresentanti delle tre presidenze di turno (l’attuale Spagna e le prossime due: Belgio e Ungheria) per dare soluzione ai complessi problemi giuridici, amministrativi e politici collegati all’organizzazione e al funzionamento del nuovo Servizio. M.me Ashton dovrebbe presentare nelle prossime settimane un progetto di decisione relativa al SEAE, il quale, dopo essere stato sottoposto al Comitato dei Rappresentanti Permanenti (COREPER) presso il Consiglio, sarà esaminato dal Consiglio dei Ministri UE ai fini dell’approvazione definitiva, per la quale è prescritta l’unanimità.

M. Casa ha poi presentato la posizione francese sul perimetro, la struttura e la composizione del nuovo “Servizio diplomatico comune”.

Il perimetro del futuro Servizio europeo, secondo la posizione francese, dovrebbe essere il più largo possibile per assistere l’Alto Rappresentante nell’esercizio delle sue competenze. Vale ricordare che l’Alto Rappresentante, nella sua qualità di Vice-Presidente della Commissione europea, ha la responsabilità del coordinamento in seno alla Commissione europea dei diversi aspetti delle politiche UE riguardanti le relazioni esterne (aiuto allo sviluppo, politica di vicinato, politica commerciale sotto alcuni aspetti, risposta dell’UE alle crisi, come, ad esempio, quella di Haiti). Per rispondere a tale ampiezza di compiti, ha riferito  M. Casa, il SEAE dovrebbe comprendere “direzioni geografiche”, relative a tutte le regioni e a tutti i paesi, compresi i beneficiari di aiuti o i paesi candidati all’adesione, ma anche “direzioni tematiche” come, ad esempio, una direzione per la “risposta alle crisi” o una direzione per le relazioni con l’ONU. Sarebbe anche importante prevedere una direzione per la supervisione della programmaziobne strategica dei differenti strumenti finanziari (pre-adesione, strumento europeo di vicinato e di partenariato, strumento di cooperazione e sviluppo, Fondo europeo di Sviluppo), che svolga un ruolo di “capo-fila” nell’elaborazione delle grandi linee-guida di questi fondi, lasciandone la gestione alla Commissione europea.

Dovrebbero far parte del nuovo Servizio, come proposto anche nel Rapporto preparatorio adottato a ottobre 2009, le strutture della politica di sicurezza e di difesa comune e di gestione di crisi che fanno attualmente capo al Consiglio, come lo Stato Maggiore dell’UE, la Direzione “Crisis management”, la “Civilian Planning and Conduct Capability, il “EU Operations Centre”, da porre direttamente sotto l’autorità dell’Alto Rappresentante.

Il Servizio dovrebbe godere di un’autonomia di bilancio e amministrativa complete.

Per quanto riguarda le dimensioni e la composizione del SEAE, il Servizio dovrebbe comprendere tra i 2000 e i 3000 agenti, a seconda che si inseriscano o meno gli agenti delle attuali delegazioni dell’UE, ed essere composto da agenti provenienti dai servizi competenti del Segretariato del Consiglio, della Commissione europea e degli Stati membri. Secondo la posizione espressa da M. Casa, solo i capi delle delegazioni dell’UE dovrebbero far parte del Servizio in questa fase, mentre alcuni agenti potrebbero continuare a far capo alla Commissione europea, come ad esempio gli agenti che si occupano della politica commerciale. Solo inizialmente il Servizio dovrebbe contare su una maggiore disponibilità di funzionari provenienti dalle due istituzioni comunitarie, mentre, una volta raggiunta la sua piena capacità, il personale proveniente dagli Stati membri, ha sostenuto M. Casa, dovrebbe rappresentare più di un terzo degli effettivi, compreso il personale diplomatico delle delegazioni dell’UE. Il Ministero Affari esteri ed europei ha già avviato la costituzione di un “vivaio” dei migliori diplomatici francesi perché la Francia sia ben rappresentata in seno al nuovo “ servizio diplomatico” e tra i Capi delle delegazioni UE.

A proposito del coordinamento del nuovo Servizio europeo con le diplomazie nazionali e il rischio di creare una ventottesima diplomazia, il direttore Casa ha ricordato peraltro che, anche se l’autorità investita della nomina del personale del SEAE sarà l’Alto Rappresentante, le assunzioni dovranno essere effettuate attraverso procedure alle quali parteciperanno gli Stati membri. Spetterà a ciascuno Stato membro vigilare per essere ben rappresentato in seno al Servizio europeo e alle delegazioni.

Per evitare la duplicazione delle diplomazie sarà inoltre essenziale che il SEAE abbia stretti rapporti tanto con la Commissione europea quanto con gli Stati membri e che l’Alto Rappresentante svolga pienamente il suo ruolo di Vice–Presidente della Commissione, nonché di Presidente del Consiglio Affari esteri.

Jean-Michel Casa ha concluso esprimendo la posizione francese sulla rappresentanza dell’UE presso i Paesi terzi e le organizzazioni internazionali. Ha così ricordato che, dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, le precedenti delegazioni della Commissione europea presso gli Stati terzi sono diventate delegazioni dell’UE ed eserciteranno le funzioni di rappresentanza dell’Unione nell’insieme dei Paesi terzi, anche se sono ancora in via di soluzione alcuni problemi relativi al futuro dei rappresentanti speciali (ad esempio per il Medio–Oriente), designati in base al Trattato precedente.

Per quanto riguarda invece la questione complessa della rappresentanza dell’UE presso le organizzazioni internazionali, secondo M. Casa, la sostituzione della Comunità europea con l’Unione europea, ormai dotata di personalità giuridica, dovrà essere esaminata caso per caso. In alcune organizzazioni internazionali la sostituzione dovrebbe essere accompagnata da un rafforzamento del suo statuto. Nel caso delle Nazioni Unite, in particolare, la Comunità europea disponeva dello statuto di osservatore, inferiore, ad esempio, a quello dell’Autorità palestinese, ed aveva due rappresentanze, del segretariato generale del Consiglio e della Commissione europea. Dovrà essere studiato uno statuto “rafforzato” per l’Unione europea che permetta al suo Rappresentante di esprimere le posizioni comuni dell’UE senza inficiare in alcun modo le prerogative dei singoli Stati (come la Francia) in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

 

 

Spagna   

Nella seduta della Commissione per la Cooperazione internazionale allo sviluppo del Congresso dei deputati, svoltasi il 25 marzo 2009, è stato approvato, all’unanimità il Plan Director de la Cooperación Española 2009-2012 (http://www.congreso.es/public_oficiales/L9/CONG/DS/CO/CO_233.PDF). Il suo obiettivo principale è quello di contribuire alla lotta contro la povertà e al pieno esercizio dei diritti umani, attraverso una politica, rispetto al passato, più coerente, più efficace e basata sul consenso. Il Piano stabilisce un aumento degli stanziamenti che, nel 2012, dovrebbe raggiungere lo 0,7% del reddito nazionale lordo spagnolo.

Nella seduta del 16 febbraio 2010 è stato presentato davanti alla medesima Commissione permanente il Piano annuale di cooperazione internazionale 2010 da parte della corrispondente Segreteria di Stato, (http://www.congreso.es/public_oficiales/L9/CONG/DS/CO/CO_464.PDF). Il contenuto del Piano è stato illustrato dal Segretario di Stato per la cooperazione internazionale del Ministero, signora Rodríguez Ramos, la quale ha indicato alcune priorità contenute nel Piano 2010, quali la lotta alla fame nel mondo, le misure contro la crisi economica e finanziaria, lo studio dell’impatto della crisi sui Paesi in via di sviluppo, il contributo allo sviluppo rurale, agricolo e di sicurezza alimentare e la lotta contro i cambiamenti climatici e per la sostenibilità ambientale. L’intervento spagnolo in materia agirà sia a livello bilaterale, attraverso la sottoscrizione di veri e propri accordi bilaterali (marcos de asociación-país) con i Paesi dell’America latina e dell’Africa interessati, sia attraverso la firma di accordi di associazione con organizzazioni internazionali. In termini finanziari, il nuovo piano annuale prevede finanziamenti pari allo 0,5% del reddito nazionale lordo nel 2010, per un totale di 5.264 milioni di euro. Il Segretario di Stato ha quindi posto l’accento sugli interventi spagnoli ad Haiti, dopo il recente terremoto, sia quelli legati all’emergenza immediata, sia quelli legati alla ricostruzione, nel quadro della collaborazione con le Nazioni Unite.

Dopo il dibattito parlamentare, il Piano annuale 2010 ha ricevuto il voto favorevole della Commissione, all’unanimità, nella successiva seduta del 17 febbraio (http://www.congreso.es/public_oficiales/L9/CONG/DS/CO/CO_467.PDF).

 

 

Spagna   

Nella seduta della Commissione Difesa del Congresso dei deputati del 17 febbraio 2010, il Ministro della Difesa, signora Chacón Piqueras, ha svolto un’informativa in merito all'attentato in Afghanistan del 1° febbraio, nel corso del quale ha perso la vita un militare spagnolo e altri sei sono rimasti feriti (http://www.congreso.es/public_oficiales/L9/CONG/DS/CO/CO_468.PDF).

Il Ministro ha ricostruito innanzitutto le dinamiche dell’attentato, avvenuto nella zona di Sang Atesh. Il convoglio spagnolo formato da 11 veicoli risulta essere stato investito da un’esplosione in cui è rimasto ucciso John Felipe Romero Meneses, di origine colombiana (che va ad aggiungersi agli oltre 80 morti spagnoli dello scenario afgano) ed ha causato inoltre il ferimento di un tenente e di cinque soldati.

La Spagna, unitamente ad altri 42 Paesi, si trova in Afghanistan ai sensi della risoluzione ONU 1386 del 2001, nell’ambito dell’International Security Assistance Force (ISAF), con il compito di sostenere il Governo afgano nel mantenimento della sicurezza e nella ricostruzione, nonché per contribuire alla formazione delle forze armate e di sicurezza afgane. Allo scopo sono coinvolti nell’operazione un totale di 80.000 militari; la presenza spagnola nel contingente internazionale si compone di 1.068 uomini, di cui 998 nella zona operativa, a cui si aggiungono 70 effettivi assegnati temporaneamente all’aeroporto di Kabul. Nell’ambito della nuova strategia alleata, che focalizza l’attenzione sulla popolazione afgana per facilitarne la protezione e assicurare la governabilità del Paese, il Ministro ha sottolineato l’esigenza di rafforzare il contingente spagnolo e di aumentare le risorse a disposizione. In particolare saranno aggiunti 465 effettivi, distribuiti tra istruttori, personale di appoggio logistico e unità addette alla sicurezza e alla protezione.

Dopo l'informativa del Ministro, vi sono stati gli interventi dei rappresentanti dei gruppi e la replica del Ministro medesimo; si è proceduto quindi alla votazione finale sulla richiesta del Governo di inviare truppe aggiuntive in Afghanistan, approvata dalla Commissione quasi all’unanimità.

 

 

 

 

 

 

 

 

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