Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza 1/2010. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 1    Progressivo: 2010
Data: 01/02/2010
Descrittori:
DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

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RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

Anno IV, n. 1                                                                                           31 Gennaio 2010

 

Germania

Il 27 gennaio 2010, il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha presentato al Bundestag le posizioni del Governo federale sulla Conferenza Internazionale sul futuro assetto dell’Afghanistan che si è svolta a Londra lo scorso 28 gennaio 2010 (Regierungserklärung zur internationalen Afghanistan-Konferenz am 28. Januar 2010 in London)(http://www.bundestag.de/dokumente/protokolle/plenarprotokolle/17018.pdf).

All’inizio del suo intervento, il Cancelliere ha ricordato che la Comunità internazionale non ha ancora raggiunto l'obiettivo della missione in Afghanistan e che si sono registrate non poche battute d'arresto, nonostante alcuni progressi compiuti (nel 2009, il numero dei bambini scolarizzati è salito a 7 milioni, di cui un terzo composto da bambine, la mortalità infantile si è dimezzata, l’economia legale è cresciuta del 15 per cento e tutte le province del nord dell’Afghanistan sono state collegate a Kabul e agli Stati confinanti grazie a nuove opere infrastrutturali).

Nel sottolineare l’importanza della Conferenza di Londra quale sede per elaborare una comune strategia internazionale per la graduale consegna, con responsabilità, del paese al Governo Afgano, Angela Merkel ha riassunto in cinque punti il Piano tedesco per il proseguimento della missione in Afghanistan:

·    rafforzare la formazione delle armate afgane. In futuro, i militari tedeschi dovranno operare con i soldati afgani per la protezione della popolazione nelle regioni del nord. A tale scopo, è stato deciso l’invio di 500 soldati “per la protezione e la formazione” e di ulteriori 350 unità per una “riserva flessibile”, per esempio per monitorare le elezioni parlamentari del prossimo autunno. La Bundeswehr, ha sottolineato il Cancelliere, continuerà ad offrire formazione e battaglioni di protezione, non solo per difendere la popolazione, ma anche per addestrare i soldati afgani;

·    aumentare di circa cento unità il numero degli istruttori di polizia per la formazione non solo degli agenti di sicurezza, ma anche degli addestratori di polizia afgani;

·    realizzare un piano di sviluppo e di ricostruzione civile del Nord dell’Afghanistan, con conseguente raddoppiamento dell’impegno finanziario (430 milioni di euro da investire in strade, scuole e altri progetti );

·    attuare il Programma per il reinserimento sociale dei talebani (Programm für aussteigewillige Taliban) che dimostrino di non avere alcun legame con Al Qaeda. Il programma prevede un contributo finanziario annuale di 10 milioni di euro per cinque anni;

·     aumentare le forze di sicurezza afgane fino a raggiungere, entro il 2011, le 300mila unità.

Nel concludere il suo intervento, Angela Merkel ha ribadito la necessità di proseguire uniti la missione in Afghanistan e di concluderla con successo attraverso una nuova strategia comune. Conseguentemente, un ritiro unilaterale della Bundeswehr dalla missione rappresenterebbe un atto irresponsabile.

 

Regno Unito

Il 26 gennaio 2010 la Commissione Affari Interni della Camera dei Comuni ha pubblicato la propria relazione sulle misure intraprese dal Ministero dell’Interno a fronte degli attentati terroristici sul territorio nazionale (Home Office’s Response to Terrorist Attack, sesto rapporto della sessione parlamentare 2009-10, consultabile all’indirizzo di rete: http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200910/cmselect/cmhaff/117/11702.htm). Nel rapporto della Commissione (composto di due volumi, il secondo dei quali raccoglie i resoconti delle sedute e delle audizioni) si svolge una complessiva valutazione dell’adeguatezza e della tempestività della risposta dello Stato alle azioni terroristiche, avendo riguardo, in particolare, alla struttura e all’organizzazione interna dei corpi di polizia e all’applicazione degli strumenti giudiziari di tipo cautelare (con particolare riferimento ai control orders).

L’esame della Commissione ha messo in luce aspetti critici degli apparati preposti alla tutela della sicurezza nazionale, i quali, pur rivelatisi in larga parte adeguati alle emergenze finora intervenute, potrebbero non essere in grado di adattarsi con la necessaria rapidità alla sfida proveniente da nuove strategie del terrorismo internazionale. Per quanto concerne le forze di polizia, essa ha auspicato, da una parte, la formalizzazione legislativa della funzione di coordinamento esercitata dalla Metropolitan Police nelle operazioni anti-terrorismo, al fine di una più chiara imputazione delle responsabilità e di una più semplice catena di comando. D’altra parte, una volta ribadita la preferenza per l’attuale organizzazione delle forze di polizia in luogo della creazione di una nuova struttura dedicata (quale il Department for Homeland Security istituito negli Stati Uniti), la Commissione ha criticamente rilevato la mancata istituzione, da parte del Governo, di unità anti-terrorismo su base regionale.

Il livello di efficienza delle strutture, inoltre, dovrebbe essere messo alla prova con esercitazioni e simulazioni delle emergenze, le quali non si sono finora svolte, ad avviso della Commissione, con la dovuta frequenza e con la partecipazione di tutti i corpi interessati.

E’ particolarmente avvertita dalla Commissione l’esigenza di formalizzare le prassi seguite dagli organismi deputati alla politica anti-terrorismo (il NSID, Ministerial Committee on National Security, International Relations and Development, di cui è a capo il Primo Ministro, e il COBRA, acronimo di Cabinet Office Breiefing Room A, diretto dal Ministro dell’Interno) e di razionalizzarne i compiti attraverso la loro imputazione ad una unitaria “cabina di regia”; ciò avverrebbe, secondo la Commissione, con la formale creazione di un National Security Committee, presieduto dal Ministro dell’Interno o dallo stesso Primo Ministro, e composto da esperti del campo.

Con riferimento alle misure cautelari e agli strumenti investigativi, la Commissione ha formulato riserve sulla efficacia dei control orders, provvedimenti la cui legittimità è stata peraltro messa in dubbio sotto il profilo della compatibilità con le garanzie fondamentali dell’individuo; per contro, essa si è espressa a favore dell’ammissibilità delle intercettazioni come prove nei procedimenti penali per terrorismo, ritenendo superabile una tradizione che, peraltro, isola il Regno Unito rispetto alla generalità degli altri Stati.

Infine, a fronte dell’incremento dei capitoli della spesa pubblica destinati all’azione di prevenzione e di contrasto del terrorismo, condotta dalle autorità nel quadro del piano strategico nazionale (noto come “Progetto CONTEST”, oggetto di una rapporto del 29 novembre 2009 della stessa Commissione), la Home Affairs Committee ha lamentato un insufficiente controllo parlamentare. I limiti posti allo scrutinio del Parlamento sui fondi aventi tale destinazione rischiano, secondo la Commissione, di separare le relative politiche rispetto agli indirizzi generali concernenti l’attività delle forze di polizia; un ruolo di controllo potrebbe essere assegnato alle esistenti commissioni parlamentari con competenza in materia, quali la Commissione di controllo sui servizi di sicurezza e di informazione (Intelligence and Security Committee) o la recentemente istituita Commissione bicamerale per la sicurezza nazionale (Joint Committee on the National Security Strategy).

 

Stati Uniti

Il 27 gennaio 2010 il Presidente Obama ha presentato il primo discorso sullo Stato dell’Unione del suo mandato, di fronte alle due Camere riunite (il testo è disponibile in inglese sul sito della Casa Bianca http://www.whitehouse.gov/the-press-office/remarks-president-state-union-address).

La politica internazionale è entrata nel discorso in due contesti diversi.

Nel descrivere la strategia per la ripresa economica dopo la crisi degli ultimi anni, Obama ha enfatizzato l’obiettivo, per gli Stati Uniti, di tornare la nazione leader in campo economico, riconquistando il primato tecnologico nelle infrastrutture, guidando lo sviluppo delle energie pulite, duplicando le proprie esportazioni nei prossimi cinque anni e cercando “aggressivamente” nuovi mercati, in particolare in Asia e in Centroamerica.

Il secondo profilo di interesse della politica estera è quello della sicurezza: dopo aver riassunto lo stato attuale delle due guerre in corso (Afghanistan e Iraq, che gli USA lasceranno entro agosto), Obama ha ricordato l’impegno statunitense per promuovere il bando delle armi nucleari, con il vertice di Washington del prossimo aprile e con l’isolamento della Corea del Nord e dell’Iran. In particolare, nei confronti di quest’ultimo paese, il Presidente ha avvertito che vi saranno notevoli conseguenze se i leader iraniani continueranno ad ignorare i propri obblighi internazionali.

Gli Stati Uniti si propongono come leader a livello internazionale con l’obiettivo di aumentare la sicurezza e la prosperità di tutti, con iniziative volte a promuovere la scienza, l’innovazione e l’educazione nelle comunità musulmane di tutto il mondo, a combattere il cambiamento climatico, l’HIV, la fame, e a rispondere più efficacemente al bioterrorismo e alle malattie infettive. In questo momento oltre 10.000 americani si trovano ad Haiti nelle operazioni di soccorso dopo il terremoto. Il Presidente ha infine sottolineato come il destino degli Stati Uniti sia connesso in modo indissolubile a quello delle altre nazioni, ma altresì come per gli USA rappresenti un compito “morale” il cercare di essere sempre dalla parte della libertà e della dignità umana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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