Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA 12/2009. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 12
Data: 30/09/2009
Descrittori:
DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

Testatine Biblioteca internazionale.jpg

 

 

RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

Anno III, n. 12                                                                                       30 Settembre 2009

 

Francia

Il 28 settembre, presso la Commissione Affari esteri dell’Assemblea nazionale, è iniziato l’esame in prima lettura del progetto di legge (già approvato dal Senato) di ratifica dell’Accordo in forma di scambio di lettere tra la Francia e l’Italia, firmato nel 2006, che completa l’accordo bilaterale di Chambéry del 3 ottobre 1997 sulla cooperazione transfrontaliera in materia di polizia e di dogana (A. N. n. 1856 rectifié); il relativo dossier legislativo è consultabile all’indirizzo internet http://www.assemblee-nationale.fr/13/dossiers/it_police_douanes.asp). L’Accordo di Chambéry, modificato nel 2002, si basa su due pilastri: l’istituzione dei “centri di cooperazione di polizia e di dogana” (CCPD) e la cooperazione diretta tra gli agenti dei due paesi nelle zone di frontiera.

I due Centri di cooperazione (uno a Ventimiglia e l’altro a Modane) hanno operato fino ad oggi con successo nei diversi settori d’intervento delle polizie frontaliere. Ad esempio, nel 2008 la cooperazione tra i due Centri in materia di controlli di frontieraha permesso di operare il “fermo” di circa 24.000 stranieri in posizione irregolare.

Anche la creazione di pattuglie miste presenta ad oggi un bilancio soddisfacente: esse rappresentano una dimostrazione visibile della cooperazione istituzionale dei due servizi di polizia alle frontiere, infondono sicurezza nei cittadini e consentono ai funzionari dei due paesi un proficuo scambio di informazioni ed esperienze. Le modifiche introdotte dallo scambio di lettere del 2006 riguardano alcuni aspetti complementari dell’accordo: la disciplina del transito degli agenti di polizia di un paese sul territorio dell’altra Parte al fine di migliorarne l’attività operativa; la previsione, in caso di incidenti gravi in zona di frontiera e di pericolo per le persone o per i beni, di interventi rapidi delle forze di polizia effettuati dalla pattuglia più vicina al luogo del fatto, sia essa italiana o francese, per “assicurare i primi soccorsi e mettere in sicurezza la zona, prima dell’arrivo dell’unità territorialmente competente”.

L’Accordo ora in ratifica affronta anche la delicata questione (già disciplinata nel 2002) della circolazione, in particolari condizioni, di agenti di una delle due Parti, in divisa e con porto d’armi, sul territorio dell’altra Parte, ad eccezione ovviamente delle pattuglie miste. L’accordo definisce meglio le condizioni per il porto d’armi e l’uniforme, precisando che gli agenti, qualora si trovino sul territorio dell’altra Parte e non siano in servizio, devono rispettare le regole vigenti sul territorio in materia di circolazione stradale e possono portare la loro uniforme e le loro armi di servizio al solo fine di assicurare, nel caso, la loro legittima difesa.

 

Germania

Nell'ultima seduta del Bundestag, l'8 settembre (resoconto stenografico disponibile su http://www.bundestag.de/dokumente/protokolle/plenarprotokolle/16233.pdf), si è svolto un dibattito sulle comunicazioni del Governo riguardo agli scontri avvenuti il 3 settembre nelle vicinanze di Kunduz, nel nord dell'Afghanistan: a seguito della cattura di due cisterne di carburante, il comando militare tedesco aveva richiesto un intervento aereo della Nato che ha causato numerose vittime, per la maggior parte civili secondo alcune fonti. Il cancelliere Angela Merkel ha difeso l'intervento tedesco, finalizzato a impedire un serio pericolo per il contingente, pur riconoscendo che le vittime civili debbano sempre essere evitate. Guido Westervelle, il leader dell’FDP (i Liberali), ha appoggiato la posizione governativa, ricordando che prima di concludere la missione in Afghanistan è necessario essere sicuri che il ritiro non porti ad una recrudescenza del terrorismo nella regione. Il ministro degli esteri Steinmeier, della SPD, ha definito l'accaduto un “deplorevole incidente”, ribadendo che, sebbene ci siano stati in passato degli errori, è fuori questione il ritiro immediato dalla regione, richiesto invece con forza da Lafontaine, della Linke (sinistra). Il ministro della difesa Jung (CDU) ha difeso l'azione dei militari tedeschi, convinti di aver colpito solo talebani, e ha affermato che essi hanno il sostegno del 90% della popolazione afgana. Critiche sulla politica di informazione sull'avvenimento portata avanti dal Governo sono venute da Trittin (Verdi) e dal presidente della Commissione Difesa Marten (SPD), che hanno richiesto di poter accedere direttamente alla fonte delle informazioni sull'accaduto e non attraverso la mediazione del Governo.

 

Regno Unito

Il 23 settembre è stato pubblicato il documento contenente la replica del Governo alle raccomandazioni sulla strategia anti-terrorismo formulate dalla Commissione Affari interni della Camera dei Comuni nel mese di luglio (nel nono rapporto della sessione parlamentare 2008-2009, consultabile all’indirizzo di rete http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200809/cmselect/cmhaff/212/212.pdf). Richiamando le linee fondamentali di tale strategia (nota con l’acronimo CONTEST), il Governo ha rivendicato la validità dell’approccio adottato nella lotta al terrorismo, che ha consentito alle forze dell’ordine, tra il 2001 e il 2008, di arrestare e perseguire circa 200 persone per reati connessi ad attività terroristiche e di sventare una dozzina di attentati. La cura dei sintomi del terrorismo, ha tuttavia precisato il Governo, rileva non meno della cura delle cause: importanza particolare è assegnata, per tale ragione, alle misure di prevenzione sociale incluse nella strategia anti-terrorismo, concernenti i fenomeni di estremismo e di radicalizzazione dai quali le organizzazioni terroristiche potrebbero trarre sostegno e risorse. Sotto questo profilo, il Governo ha riferito di aver adottato iniziative che hanno interessato circa 40.000 persone in tutto il Paese.

Relativamente alla maggiore trasparenza e comunicazione dei progressi compiuti in questo ambito, raccomandata dalla Commissione, il Governo ha sottolineato come nel nuovo documento CONTEST sia stata riportata - per la prima volta e mediante la divulgazione di informazioni non più coperte da segreto – la storia recente della minaccia terroristica, e ha richiamato le ragioni di carattere giuridico che ostano alla diffusione di notizie quando vi siano giudizi pendenti (il Command Paper 7703 presentato alle Camere dal Governo, dal titolo “Project CONTEST: The Government’s Counter-Terrorism Strategy”, è consultabile all’indirizzo di rete http://www.official-documents.gov.uk/document/cm77/7703/7703.pdf).

 

Stati Uniti

Il 16 settembre 2009, presso la Commissione Affari esteri del Senato, si è tenuta un’audizione sul tema “Esplorando tre strategie per l’Afghanistan”, nel corso della quale sono stati ascoltati alcuni esperti (http://foreign.senate.gov/hearings/2009/hrg090916p.html).

Nel suo intervento introduttivo il Presidente Kerry ha ricordato come, nonostante tutto, sia stato giusto intervenire in Afghanistan, sebbene oggi molti afgani siano dubbiosi al riguardo ed analoghe perplessità siano presenti nell’opinione pubblica statunitense e in quella dei Paesi alleati. Appare pertanto necessario definire chiaramente la missione americana nel Paese, prevedendo una strategia complessiva che tenga conto degli impegni civili e di quelli militari. Anche in considerazione della natura decentralizzata del Paese, occore perseguire obiettivi realistici ed impedire che l’Afghanistan possa divenire un rifugio per Al Qaeda ed un elemento destabilizzante della regione (http://foreign.senate.gov/testimony/2009/KerryStatement090916p.pdf).

Il senatore Lugar ha ricordato come da tempo si sia impegnato per la creazione di un ufficio dedicato alla ricostruzione civile al fine di operare efficacemente all’estero nelle situazioni post-conflitti e come l’Afghanistan possa costituire l’occasione di dimostrare la capacità delle agenzie civili nella creazione di stabilità (http://foreign.senate.gov/testimony/2009/LugarStatement090916p.pdf).

John Nagl, Presidente del Center for a New American Security di Washington, ha indicato come dopo i successi iniziali, la gestione della presenza americana nel Paese abbia incontrato dei limiti. Pertanto, nell’ottica rinnovata di una “guerra migliore”, i prossimi obiettivi devono comprendere la costruzione di un buon sistema di governo che garantisca sicurezza alla popolazione e la creazione di uno Stato che sappia conciliare un minimo di centralizzazione con le tradizionali divisioni tribali e religiose. Uno dei mezzi per giungere a questo scopo è l’aumento numerico dell’apparato di sicurezza afgano; è inoltre necessario coinvolgere anche le comunità locali, le cui simpatie possono essere attirate attraverso la dimostrazione che il Governo e l’ISAF sono in grado di sconfiggere i terroristi e di creare uno Stato sicuro e meno corrotto. In tal senso appare necessario un impegno finanziario, quale quello dell’Afghan Government’s National Solidarity Program (NSP), con la costruzione di scuole, villaggi e impianti di irrigazione. In conclusione, per Nagl, è necessario imparare dai propri errori per far sì che nei prossimi cinque anni Al Qaeda sia cancellata dal Paese e il Governo afgano sia in grado di tenerla lontana con il sostegno della popolazione (http://foreign.senate.gov/testimony/2009/NaglTestimony090916p.pdf).

Dal canto suo Stephen Biddle, del Council on Foreign Relations di Washington, ha valutato come l’impegno più importante in Afghanistan sia impedire che il caos presente coinvolga il vicino Pakistan. Sebbene il Governo afgano appaia corrotto ed inefficiente e la violenza sia in aumento, solo gli afgani possono creare un governo legittimo. Egli ha inoltre ridimensionato le capacità di successo dei talebani, che sono divisi, incapaci di estendersi al di fuori delle loro basi tradizionali e in numero molto minore rispetto al passato. Il ritiro americano dal Paese costituirebbe la premessa per un collasso del Governo afgano ed aumenterebbe la possibilità di uno scenario inquietante: restaurazione talebana a Kabul, collasso del Governo pakistano e perdita del controllo dell’armamento nucleare. Pur non tacendo il fatto che la presenza americana in Afghanistan comporti un aumento delle vittime civili, Biddle sostiene tuttavia che l’accettazione di vittime e sacrifici a breve termine può ridurre la possibilità di maggiori perdite nel lungo periodo (http://foreign.senate.gov/testimony/2009/BiddleTestimony090916p.pdf).

Infine Rory Stewart, direttore del Carr Center on Human Rights Policy dell’università di Harvard, ha definito improbabile la possibilità che gli USA riescano a costruire uno Stato afgano effettivo e legittimato o a sconfiggere i talebani. Egli ha indicato le differenze profonde tra l’Iraq e l’Afghanistan, tra cui la mancanza di partiti politici di massa, che impediscono un esito positivo. Pertanto appare necessario trovare una strategia alternativa, che consista in una forte riduzione delle truppe (a circa 20.000 soldati), senza però predisporre un ritiro totale, anzi pianificando una presenza a lungo termine, con un forte impegno nei settori civili. Costruire un Afghanistan stabile ed umano è un impegno che occuperà dei decenni, quindi gli USA devono conservare le risorse, limitando gli obiettivi alla lotta al terrorismo e all’assistenza umanitaria, e diminuire, nel lungo periodo, l’impegno militare e finanziario (http://foreign.senate.gov/testimony/2009/StewartTestimony090916p.pdf).

 

Stati Uniti

Il 23 settembre 2009 si è svolta dinanzi alla Commissione Giustizia del Senato (United States Senate Committee on the Judiciary) un’audizione sul tema del Patriot Act e della proroga dei termini di vigenza di alcune sue disposizioni (il resoconto dell’audizione e degli interventi correlati - raccolti sotto il titolo Reauthorizing the USA Patriot Act: Ensuring Liberty and Security – sono consultabili all’indirizzo di rete http://judiciary.senate.gov/hearings/hearing.cfm?id=40629). L’opportunità di una parziale proroga delle previsioni normative originariamente introdotte nel 2001, di cui in occasione del precedente rinnovo (2006) era stata stabilita, per una parte delle disposizioni, l’efficacia limitata al 31 dicembre 2009 (con clausola tipica della cosiddetta sunset legislation), è stata sostenuta dinanzi alla Commissione parlamentare da esponenti della National Security Division, sezione specializzata del Dipartimento della Giustizia istituita dalla stessa legge del 2006 (USA Patriot Improvement and Reauthorization Act of 2005, Public Law 109-177 del 9 marzo 2006, http://www.gpo.gov/fdsys/pkg/PLAW-109publ177/pdf/PLAW-109publ177.pdf).

Il rinnovo temporaneo (reauthorization) è stato prospettato, in particolare, per alcune disposizioni della legge, le quali abilitano le autorità federali a compiere intercettazioni delle comunicazioni, ad effettuare l’accesso alle informazioni personali contenute in documenti commerciali, registri sanitari e di biblioteche, e a formulare l’imputazione di agente al servizio di potenze estere nei confronti di persone straniere (“lone wolves”) sospettate di spionaggio (come previsto in un altro capitolo della legislazione in materia di sicurezza dello Stato recentemente introdotta negli Stati Uniti, il Foreign Intelligence Surveillance Act 1978 Amendments Act del 2008, Public Law 110-261 del 10 luglio 2008, consultabile all’indirizzo di rete http://intelligence.senate.gov/laws/pl110261.pdf). I rappresentanti del Governo hanno accolto favorevolmente, nel corso dell’audizione, le proposte formulate da alcuni senatori con riferimento all’introduzione di ulteriori garanzie per la riservatezza personale e la tutela delle libertà fondamentali. Gli esponenti governativi hanno altresì informato la Commissione sull’applicazione delle National Security Letters – disciplinate dal Patriot Act – mediante le quali le agenzie federali (segnatamente il Federal Bureau of Investigations, FBI) possono ottenere dalle istituzioni finanziarie o dai fornitori di servizi di telecomunicazione dati ed informazioni sulle operazioni compiute da persone sottoposte ad indagini.

 

 

 

 

 

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