Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA 11/2009. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Serie: Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza    Numero: 11
Data: 15/09/2009
Descrittori:
DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE   RELAZIONI INTERNAZIONALI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

Testatine Biblioteca internazionale.jpg

 

 

RASSEGNA PARLAMENTARE COMPARATA
 DI POLITICA INTERNAZIONALE E SICUREZZA

 

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti

in materia di politica estera, difesa e sicurezza

 

 

Anno III, n. 11                                                                                      15 Settembre 2009

 

Francia

Il 15 luglio, presso la Commissione Affari esteri del Senato, si è svolto un dibattito sulla comunicazione di due senatori, André Dulait e Michel Boutant, sulla loro missione presso le forze francesi di stanza a Gibuti riguardante la nuova base militare francese di Abu Dabi negli Emirati Arabi e l’operazione “Atalanta” dell’UE relativa alla lotta contro la pirateria nel Golfo di Aden (http://www.senat.fr/bulletin/20090713/etr.html).

Il senatore Dulait ha ricordato che la Francia disponeva fino al 2008 di tre basi militari permanenti in Africa: in Senegal per l’area occidentale, in Gabon per l’area centrale e a Gibuti per l’area orientale. Gibuti, in particolare, ha sempre registrato la presenza di un contingente militare importante (oggi circa 2850 militari) per la sua posizione strategica nel Corno d’Africa, confermata dalla presenza nella zona di una base degli USA, impiantata nel 2001, e di contingenti tedeschi, spagnoli, svedesi e giapponesi. L’importanza strategica della base militare di Gibuti, messa tra l’altro a disposizione dell’Unione europea in occasione del lancio dell’operazione “Atalanta”, fa sì, secondo Dulait, che la creazione della nuova base militare francese ad Abu Dabi negli Emirati Arabi Uniti, inaugurata a giugno 2009, non possa che essere considerata complementare a Gibuti.

Il senatore Boutant ha tracciato, a sua volta, un primo bilancio dell’operazione navale dell’Unione europea “Atalanta” di lotta contro la pirateria lungo le coste somale. Il fenomeno della pirateria nel Golfo di Aden, principale rotta marittima tra l’Europa, il Medio-Oriente e l’Asia, è letteralmente esploso nel 2008 ed è spiegabile - ha ricordato Boutant - alla luce della situazione interna della Somalia, dove è in corso dal 1992 una guerra civile tra diverse fazioni. Gli attacchi mostrano una progressiva organizzazione dei pirati, con una separazione tra mandanti, forze d’attacco e negoziatori dei riscatti e si teme l’estensione del fenomeno al Mar Rosso, al Golfo Persico e all’Oceano Indiano, al largo delle Seychelles. Per far fronte all’espansione del fenomeno l’Unione europea ha lanciato, a dicembre 2008, la sua prima operazione navale di lotta contro la pirateria, denominata “Atalanta” o “EU NAVFOR”. L’operazione, diretta da uno Stato maggiore multinazionale con base a Northwood, nel Regno Unito, conta attualmente dodici navi da guerra (francesi, spagnole, tedesche, svedesi, italiane e greche), con una decina di elicotteri imbarcati e tre aerei di sorveglianza. Nell’auspicare un più efficace coordinamento tra l’Unione europea e le altre forze multinazionali presenti nella zona, il senatore Boutant ha riconosciuto che l’operazione “Atalanta” costituisce un successo per l’UE e per la politica europea di sicurezza e difesa (a fine maggio 2009 erano stati arrestati più di cento pirati, nella gran parte tradotti in Kenia), al punto tale che ne è stato deciso il prolungamento di un altro anno e l’estensione del campo delle operazioni verso l’Oceano Indiano. Il senatore ha poi menzionato la mancanza nell’ordinamento francese di una specifica legge sulla repressione della pirateria che disciplini, tra l’altro, le condizioni per l’arresto e le altre eventuali misure coercitive o restrittive delle libertà individualidei pirati a bordo delle navi francesi (una precedente legge del 1825 è stata abrogata nel 2007). Per riempire questa lacuna giuridica il 3 settembre il Ministro della Difesa ha presentato un disegno di legge al Senato, attualmente in prima lettura presso la Commissione Affari esteri (S. n. 606 rectifié); il relativo dossier legislativo è consultabile all’indirizzo internet http://www.senat.fr/dossierleg/pjl08-607.html).

 

Germania

L’Assemblea del Bundestag, nella seduta del 26 agosto (resoconto stenografico disponibile alla pagina http://www.bundestag.de/dokumente/protokolle/plenarprotokolle/16232.pdf), ha discusso la sentenza del Tribunale costituzionale federale del 17 giugno 2009 (2BvE 3/07, disponibile alla pagina http://www.bundesverfassungsgericht.de/entscheidungen/es20090617_2bve000307.html) in merito ai poteri delle commissioni parlamentari d'inchiesta. Il Tribunale ha stabilito che l’atteggiamento dell’Esecutivo, consistente in una sistematica limitazione dell'accesso da parte della 1ª Commissione d’inchiesta (la cosiddetta BND - Untersuchungsausschuss, commissione d’inchiesta sull'operato del governo e dei servizi di intelligence tedeschi nella lotta contro il terrorismo e nella guerra in Iraq) ai documenti governativi, ha violato una prerogativa costituzionale del Parlamento a norma dell'art. 44 della Legge Fondamentale. Alla base della sentenza vi è un conflitto di attribuzione tra Parlamento e Governo, sollevato nel 2007 dalle frazioni della FDP (liberali), della Linke (Sinistra)edei Verdi, nonché da una maggioranza qualificata di membri della commissione stessa. Il documento conclusivo che riassume l'attività svolta dalla Commissione tra il 2006 e il 2009 è stato pubblicato il 18 giugno 2009 (http://dip21.bundestag.de/dip21/btd/16/134/1613400.pdf). Una nota di approfondimento riguardo alla sentenza del Tribunale costituzionale è stata redatta dal Servizio Studi del Bundestag (http://www.bundestag.de/dokumente/analysen/2009/bverfgbndausschuss.pdf). Il dibattito parlamentare ha riguardato le possibili conseguenze della sentenza sull'attività parlamentare, a due anni dalla sollevazione del conflitto di attribuzione. Linke e Verdi hanno proposto la costituzione di una nuova commissione di inchiesta sull'argomento, ma la proposta non ha avuto l’appoggio dei Liberali e quindi non ha raggiunto il quorum necessario per essere approvata dall'Assemblea.

 

Regno Unito

Il 7 luglio 2009 la Commissione Affari Internidella Camera dei Comuni ha pubblicato, dopo aver tenuto una serie di audizioni di esponenti degli organi di polizia e dei servizi di sicurezza, il rapporto dedicato all’esame della strategia anti-terrorismo nella versione aggiornata dal Ministero dell’Interno nel marzo dello stesso anno.

La revisione governativa ha riguardato il piano di azione anti-terrorismo noto con l’acronimo CONTEST, inizialmente predisposto dal Governo nel 2003 e poi modificato a seguito dei gravi attentati di Londra del 2005. L’ulteriore e più recente aggiornamento del piano è stato motivato dalla necessità di adeguarne i contenuti agli indirizzi in materia di sicurezza nazionale, stabiliti nel marzo del 2008 dal Cabinet Office (con il documento “The National Security Strategy. Security in an interdependent world”, http://interactive.cabinetoffice.gov.uk/documents/security/national_security_strategy.pdf). Nella sua nuova formulazione, il piano strategico anti-terrorismo (presentato al Parlamento l’8 maggio 2009 con il Command Paper 7547 “Pursue Prevent Protect Prepare. The United Kingdom’s Strategy for Countering International Terrorism”, consultabile all’indirizzo http://security.homeoffice.gov.uk/news-publications/publication-search/general/HO_Contest_strategy.pdf?view=Binary) è stato articolato dal Governo sulla base di obiettivi fondamentali tra loro correlati, ai quali corrispondono ambiti di operatività a carattere immediato (in reazione a specifiche attività terroristiche) o a più lungo termine (per la prevenzione delle attività suddette e delle forme di estremismo politico, per la protezione delle infrastrutture di rilievo nazionale, per l’adozione di misure idonee a mitigare l’impatto degli eventuali attacchi terroristici).

La Commissione parlamentare ha espresso, nella sua relazione (“Home Affairs Committe, Project CONTEST: The Government’s Counter-Terrorism Strategy”, nono rapporto della sessione parlamentare 2008-09, all’indirizzo http://www.publications.parliament.uk/pa/cm200809/cmselect/cmhaff/212/212.pdf), un giudizio nel complesso positivo sul grado di integrazione esistente tra gli apparati della sicurezza e di intelligence, con ciò superando precedenti perplessità sull’adeguatezza del modello britannico, caratterizzato da una pluralità di soggetti istituzionali operanti in questo settore, rispetto a soluzioni istituzionali adottate in altri Paesi e in particolar modo negli Stati Uniti, in cui le competenze anti-terrorismo sono state concentrate nel Department of Homeland Security. A questo riguardo, la Commissione è giunta alla conclusione che l’istituzione dell’Office for Security and Counter-Terrorism (OSCT, dipendente dal Ministero dell’Interno) e l’attività delle sei direzioni in cui tale ufficio è ripartito assicurino un eccellente livello di sinergia e di coordinamento tra i soggetti preposti alla tutela della sicurezza nazionale. Una notazione critica, per contro, è stata riferita alla scarsa conoscenza da parte del pubblico dei successi ottenuti nella lotta al terrorismo, dovuta ad una carente informazione solo in parte giustificata dal doveroso riserbo delle autorità circa i casi deferiti all’autorità giudiziaria e ancora pendenti. La “guerra della comunicazione” (information war) rappresenta infatti, secondo la Commissione, un elemento rilevante dell’azione di contrasto del terrorismo.

Un particolare profilo di vulnerabilità attiene alla rete dei trasporti urbani di Londra, la cui protezione è tuttora un obiettivo prioritario. La Commissione, a questo proposito, ha espresso apprezzamento per la dedizione e la professionalità con cui gli addetti ai trasporti e le forze dell’ordine reagirono ai tragici attentati del luglio 2005; ha però ritenuto che tali eventi abbiano messo in luce alcuni aspetti critici che richiederebbero una soluzione efficace, pur nell’impossibilità di adottare, per evidenti ragioni, misure di controllo personale analoghe a quelle applicate negli aeroporti. In materia di sicurezza, di tutela dell’ordine pubblico e di preparazione degli apparati a ciò preposti, una sfida è certamente rappresentata dallo svolgimento a Londra dei Giochi olimpici del 2012.

 

Stati Uniti

Il 10 settembre 2009, presso la Commissione Affari esteri del Senato, si è svolta un’audizione sul tema “Iraq: rapporto sul campo”, nel corso della quale è stato ascoltato Christopher R. Hill, l’ambasciatore americano in Iraq (http://foreign.senate.gov/hearings/2009/hrg090910p.html).

Nel suo intervento introduttivo il Presidente della Commissione Kerry ha sottolineato i cambiamenti positivi intervenuti in Iraq sia dal punto di vista militare che politico, nonostante il ripetersi di attacchi ed attentati, sai pur non nascondendo i problemi rimasti irrisolti nel Paese, trai quali la tensione tra arabi e curdi e la presenza di milioni di rifugiati (http://foreign.senate.gov/testimony/2009/KerryStatement090910p.pdf).

Anche il senatore Lugar ha indicato come dall’Iraq provengano dei segnali positivi, pur in presenza di un Governo centrale debole e diviso, ma ha avanzato qualche dubbio sulla possibiltà che le truppe americane possano effettivamente lasciare il Paese entro il termine previsto della fine del 2011 (http://foreign.senate.gov/testimony/2009/LugarStatement090910p.pdf).

Ricevendo infine la parola, Christopher R. Hill ha svolto un articolato intervento sulla situazione irachena. Egli ha sottolineato la possibilità offerta oggi all’Iraq di diventare un motore della crescita economica e della stabilità di tutta la regione, indicando altresì gli sforzi compiuti nella direzione di un’economia di mercato e di un governo rappresentativo. Nonostante gli attentati, tra cui quello del 19 agosto, l’ambasciatore Hill ha ribadito che il popolo iracheno è contrario alla violenza e il Paese è pronto per le elezioni generali del gennaio 2010. Anche se l’economia è ancora da migliorare, la produzione e l’esportazione di petrolio sono in crescita. Il Governo iracheno ha le capacità per diventare stabile ed efficace, sebbene, anche nel lungo periodo, esso necessiti di cooperazione e di investimenti stranieri. Anche la situazione con gli Stati vicini, nonostante le tensioni, soprattutto con la Siria, può migliorare, inaugurando una prospettiva di pace, stabilità e prosperità. Alcuni problemi potrebbero invece essere creati dalle tensioni tra arabi e curdi, soprattutto nel nord del Paese. Hill ha quindi sottolineato il cambiamento della presenza americana in Iraq, che si concretizza nella transizione da un impegno guidato dai militari ad uno a guida civile. La collaborazione con l’esercito e la polizia dovrà continuare affinché il Paese possa restare sicuro e lo stesso vale per alcuni impegni civili, soprattutto con riguardo all’assistenza alle elezioni e alle istituzioni. Lo Strategic Framework Agreement (SFA) tra USA ed Iraq costituisce la base per un sodalizio di lunga durata, all’interno del quale operano numerosi comitati, in campo economico e dell’energia, nel settore legale e giudiziario, nonché educativo, culturale e scientifico. In tal senso, egli ricorda, gli Stati Uniti non sono soli, poiché altri Paesi ed organizzazioni apportano il loro contributo. L’impegno diplomatico di Washington continua, oltre che nella capitale, anche in alcune province significative: è necessario in tal senso la presenza di robuste leadership civili sia a Baghdad che nel resto del Paese. Gli Stati Uniti continueranno a sostenere le istituzioni irachene, aiutando, tra l’altro, donne, vedove e rifugiati. In conclusione, le relazioni tra USA ed Iraq si trovano oggi in un nuovo scenario; è però nell’interesse di tutti che il Paese sia economicamente sviluppato, che vi sia coesione tra le diverse etnie e che la popolazione possa recarsi in condizioni sicure a votare. L’impegno e la cooperazione civile degli USA in Iraq continueranno, ma solo il successo potrà giustificare il sacrificio americano nel Paese (http://foreign.senate.gov/testimony/2009/HillTestimony090910p.pdf).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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