Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |||
---|---|---|---|
Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||
Titolo: | Rassegna Parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza - 4/2009 | ||
Serie: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza Numero: 2009 Progressivo: 4 | ||
Data: | 16/03/2009 | ||
Descrittori: |
| ||
Organi della Camera: |
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa |
L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti
in materia di politica estera, difesa e sicurezza
Anno III, n. 4 16 Marzo 2009 |
Francia
L’11 marzo 2009 presso
Dopo il saluto di benvenuto da parte del
Presidente della Commissione, Axel Poniatowski, Diekhoff ha ricordato i tre principali
avvenimenti recenti: l’elezione del nuovo
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, la guerra a Gaza tra dicembre 2008 e gennaio 2009, che ha
intensificato i problemi senza portare alcuna modifica sul piano
politico-strategico, i risultati delle elezioni
israeliane, che hanno dato la maggioranza ai partiti di destra e di estrema
destra, con la prospettiva di un prossimo governo sotto la guida di Netanyahu.
Diekhoff ha sostenuto che, nella situazione attuale, gli israeliani tenderanno
a “gestire la crisi” piuttosto che puntare
a un accordo di “regolamento” del conflitto dal momento che il Likud non può
venir meno ad alcune “linee rosse” non negoziabili (la non divisione di
Gerusalemme e il mantenimento della Giordania come fontiera di “sicurezza”), con
uno scarto troppo grande tra il “massimo” che il Likud potrebbe concedere e il
“minimo” che i Palestinesi, peraltro oggi divisi, potrebbero accettare. Molto
probabilmente, secondo Diekhoff, il governo israeliano si accontenterà di promuovere
una “pace economica”, con
miglioramento della situazione economica dei Palestinesi, il rafforzamento
delle istituzioni di Ramallah e l’isolamento di Hamas attraverso la pressione
militare. Per affermare una reale volontà di pervenire alla creazione di due
Stati, l’azione internazionale dovrà insistere invece, ha sottolineato
Diekhoff, verso il rafforzamento dei due principi già presenti nella “Roadmap” del 2003: da un lato il
miglioramento della trasparenza finanziaria dell’Autorità palestinese e della
sicurezza interna e, dall’altra, il congelamento dello sviluppo delle installazioni
israeliane in Cisgiordania, che ha portato tra il 2003 e il 2008 da
Anche Aubin de
Entrambi gli studiosi hanno sostenuto l’opportunità di preparare un nuovo Summit, mettendo in guardia dal rischio di vertici troppo precoci, come fu a loro parere il Summit di Camp David del 2000, capaci di creare nel lungo periodo ingiustizie e torti con conseguente ritorno alla violenza.
Stati Uniti
Il 12 marzo 2009, presso
Il dibattito è stato introdotto dal presidente della sottocommissione, Brad Sherman, che ha poi lasciato spazio agli auditi.
Tra questi, Simon
Johnson, della MIT Sloan School of Management, ha posto alcuni dati e
osservazioni al centro del suo intervento: l’economia mondiale conosce una
diminuzione dell’1% nel 2009 e nessuna soluzione appare all’orizzonte, un
“decennio perduto” per l’economia mondiale è possibile; dal canto loro, i
consumatori sono indotti a risparmiare e a spendere di meno e i Governi hanno
una limitata capacità di intervenire sulla domanda privata mediante stimoli
fiscali, la stessa politica di bilancio americana appare insostenibile se la
ripresa non arriverà nel 2010, inoltre se la recessione persiste sarà
necessario scegliere tra gli stimoli per aiutare l’economia e l’austerità
necessaria per assicurare la sostenibilità fiscale; il sistema bancario americano
appare nel complesso debole, sebbene le grandi banche non sembrino destinate al
fallimento. Anche l’Eurozona è in difficoltà, in particolare alcuni paesi, tra
cui l’Italia. Un rapido ritorno alla crescita ha bisogno di una politica
monetaria espansionistica, guidata dagli Stati Uniti, sebbene
Nel suo
intervento, Peter Morici, della R.H. Smith School of Business dell’università
del Maryland, ha sottolineato che quella attuale è la peggiore crisi economica dai
tempi della Grande depressione. Egli ha indicato tra le cause della crisi le
politiche economiche nazionali e internazionali degli Stati Uniti e degli altri
paesi, i cambiamenti intervenuti nel sistema bancario e finanziario, nelle
politiche commerciali ed energetiche nonché l’azione dei governi stranieri.
L’America ha vissuto due lunghi periodi di espansione negli ultimi decenni,
falsata però dal fatto che la maggior parte delle transazioni siano state solo
finanziarie, senza investimenti produttivi, in quadro di deficit aggravato
dalle importazioni di petrolio e da un bilancio commerciale in passivo
con
SERVIZIO BIBLIOTECA - Ufficio Legislazione Straniera
tel. 06/6760. 2278 – 3242 ; mail: LS_segreteria@camera.it