Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera | ||||
Titolo: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza 1/2009. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera, difesa e sicurezza | ||||
Serie: | Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza Numero: 1 Progressivo: 2009 | ||||
Data: | 30/01/2009 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: |
III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa |
L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti
in materia di politica estera, difesa e sicurezza
(a cura dell’Ufficio Legislazione Straniera)
Anno III, n. 1 30 Gennaio 2009 |
Francia
Il 23 gennaio 2009 è stato presentato al Senato un Rapporto d’informazione (n. 178) sulle operazioni militari all’estero poste sotto il controllo del Parlamento (http://www.senat.fr/rap/r08-178/r08-1781.pdf), fatto a nome della Commissione degli Affari esteri, difesa e forze armate del Senato. Il Rapporto è stato elaborato a conclusione delle missioni di informazione della Commissione degli Affari esteri in Costa d’Avorio, Afghanistan, Libano, Kosovo, Bosnia-Herzegovina, Macedonia e Ciad, con l’obiettivo di informare il Senato sulla situazione e la pertinenza politico- strategica delle operazioni militari all’estero (OPEX).
In particolare, il Rapporto è stato presentato come un utile strumento di approfondimento in vista del dibattito e delle votazioni che hanno avuto luogo al Senato (http://www.senat.fr/seances/s200901/s20090128/s20090128011.html#par_1622) [e all’Assemblea Nazionale (http://www.assemblee-nationale.fr/13/cri/2008-2009/20090140.asp#P262_53642)] il 28 gennaio 2009 sulle richieste del Governo di autorizzazione del prolungamento degli interventi delle forze armate in Costa d’Avorio, Kosovo, Libano, Ciad e Repubblica centroafricana, ai sensi dell’art. 35 Cost., comma 3. (Entrambe le Camere hanno autorizzato il prolungamento delle OPEX nei cinque Paesi).
Il Rapporto presenta innanzitutto una riflessione su quali siano i criteri per l’istituzione delle OPEX e per il loro prolungamento, richiamandosi in particolare al Livre blanc pour la défénce et la sécurité nationale.
In secondo luogo, il documento presenta un quadro dei militari impegnati in operazioni estere:si tratta in totale di 36.623 uomini di cui 9.796 per le OPEX multinazionali, 3.503 per le OPEX bilaterali, 6.293 per le “forze di presenza” (principalmente in Senegal, Gabon, Gibuti), 17.031 per le “forze di sovranità” (nei territori francesi d’Oltremare).
Nel presentare la ripartizione delle OPEX considerando il mandato che ne è alla base, il Rapporto evidenzia che: il 26,71 % degli interventi delle forze armate francesi in corso si effettua nell’ambito di un mandato nazionale - si tratta principalmente delle operazioni “Licorne” in Costa d’Avorio (1.808 uomini) e “Epervier” in Ciad (1.159 uomini) -; il 36,24 % degli interventi si effettua nell’ambito di un mandato NATO - il teatro più importante delle operazioni è in Afghanistan con la missione “Pamir” (2.912 uomini), che si svolge nell’ambito delle attività della FIAS (Forza internazionale di assistenza e sicurezza). L’altro teatro importante è in Kosovo, con l’operazione “KFOR” (1.786 uomini) -; il 16,41 % delle operazioni si effettua sotto un mandato ONU - si tratta principalmente dell’operazione “FINUL/DAMAN” in Libano (1.853 uomini) -; il 15,09 % degli interventi si effettua nell’ambito di un mandato UE - si tratta in particolare dell’operazione “Eufor” in Ciad e Repubblica centroafricana (1.597 uomini) -; il 5,55 % delle operazioni si svolge sotto un mandato internazionale diverso da quelli NATO, ONU e UE – si tratta delle operazioni “HERACLES” e “EPIDOTE” in Asia centrale -.
L’ultima parte del Rapporto presenta le comunicazioni dei membri della Commissione degli Affari esteri del Senato sulle diverse missioni di informazione effettuate in Costa d’Avorio, Afghanistan, Libano, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Kosovo e Ciad.
Stati Uniti
Il 22 gennaio 2009, presso
Il dibattito è stato avviato dall’intervento del presidente della Armed Service Committee, Ike Skelton, il quale ha ricordato le recenti e preoccupanti iniziative della Corea del Nord, che ha effettuato test con armi nucleari e ampliato il proprio arsenale atomico, e dell’Iran, che ha rapidamente sviluppato capacità che possono permettergli di costruire armi nucleari, nonché i pericolosi contrasti che sono in intensificazione tra i paesi del Medio Oriente e dell’Asia, con particolare attenzione alle attività in corso in Pakistan, nelle cui zone di confine continuano a trovare rifugio gruppi terroristici. Il presidente Skelton ha inoltre sostenuto che gli attuali programmi nazionali per la non-proliferazione e la riduzione della minaccia terrorista hanno risorse insufficienti e finalità troppo ristrette, così come sono insoddisfacenti gli impegni assunti a livello internazionale e nei rapporti con i singoli paesi in tema di armi di distruzione di massa e risultano carenti anche le attività di coordinamento tra le agenzie federali operanti nel settore (http://armedservices.house.gov/apps/list/speech/armedsvc_dem/skeltonos012209.shtml).
I rappresentanti della Commissione per la prevenzione della proliferazione delle armi di distruzione di massa e del terrorismo, invitati all’audizione, hanno presentato una dichiarazione congiunta, nella quale hanno risposto su diversi punti. In particolare, dopo aver ribadito le conclusioni presenti nel rapporto “World at Risk”, che ritengono probabile un attacco terroristico entro cinque anni, prevedibilmente con armi biologiche piuttosto che nucleari, la dichiarazione ha trattato i seguenti aspetti (http://armedservices.house.gov/pdfs/FC012209/WMDCommission_Testimony012209.pdf):
· l’instabilità politica e la presenza di reti terroristiche fanno del Pakistan una delle maggiore minacce del pianeta, considerando che zone come le Federally Administered Tribal Areas (FATA) costituiscono un rifugio sicuro per Al-Qaeda ed altri terroristi; la Commissione raccomanda, a tale proposito, l’adozione di una politica complessiva, in accordo con il Pakistan stesso ed altri paesi, che miri all’eliminazione di queste “zone protette” con mezzi militari, economici e diplomatici;
·
le armi biologiche, per poter diventare
pericolose, devono essere trattate da esperti che siano in grado di trovare
mezzi per poterle adeguatamente diffondere nell’atmosfera; poiché risulta che
in una mezza dozzina di paesi si stiano sviluppando programmi segreti per la
realizzazione di armi biologiche,
· con riguardo alle armi nucleari, particolare preoccupazione nasce dalle attività dell’Iran sull’uranio arricchito e della Corea del Nord sul plutonio riprocessato, ma anche dall’aumento del potenziale atomico di paesi come Pakistan, India e Cina, nonché dal pericolo costante costituito dal Al-Qaeda, ritenuto l’unico gruppo terroristico che intenda portare un attacco nucleare diretto contro gli Stati Uniti; la Commissione raccomanda, in particolare, il rilancio del processo di non-proliferazione e la promozione del consenso internazionale per l’adozione di incentivi e disincentivi nei confronti di Iran e Corea del Nord, in modo da poter giungere anche alla decisione di trattare direttamente con i due paesi, ma partendo da una posizione di forza;
·
le relazioni con
· con riguardo, infine, alla riorganizzazione degli uffici del Governo, la Commissione raccomanda, tra l’altro, nell’ottica del coordinamento e dell’efficienza delle strutture, l’unificazione di due organismi paralleli che attualmente assistono la presidenza: il National Security Council e l’Homeland Security Council .
XVI Legislatura – Rassegna parlamentare comparata di politica internazionale e sicurezza, Anno III, n. 1
30 Gennaio 2009