Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: Rassegna parlamentare di politica internazionale 7/2008. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera e difesa
Serie: Rassegna parlamentare di politica internazionale    Numero: 7    Progressivo: 2007
Data: 30/04/2008
Descrittori:
RELAZIONI INTERNAZIONALI   STATI ESTERI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

Camera dei deputati - Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera

 

RASSEGNA PARLAMENTARE

DI POLITICA INTERNAZIONALE

 

Aprile 2008, Anno II, N. 7

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti
in materia di politica estera e difesa

 


Francia

Il 16 aprile 2008, presso la Commissione degli affari esteri dell’Assemblea nazionale, si è svolta l’audizione dell’ambasciatore francese in Afghanistan, Régis Koetschet

(http://www.assemblee-nationale.fr/13/pdf/cr-cafe/07-08/c0708046.pdf), che ha esposto la sua analisi sulla situazione attuale nel paese asiatico.

L’ambasciatore ha evidenziato come l’Afghanistan occupi, dal punto di vista geografico, una posizione strategica per ciò che riguarda sia la questione nucleare e quella energetica, sia le relazioni Iran-USA e India-Pakistan. Ha insistito sulle dualità che caratterizzano il paese come la coesistenza di uno Stato debole con una società forte, le disparità tra il centro (Kabul) e le province, o ancora il contrasto tra la violenza tanto diffusa e le sue tradizioni culturali raffinate. Ha poi evidenziato come gli avvenimenti degli ultimi decenni abbiano provocato la distruzione dei meccanismi sociali e dell’identità nazionale.

L’ambasciatore ha quindi affermato che si va incontro ad un periodo cruciale da un punto di vista militare per ciò che riguarda la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Parallelamente alle operazioni militari, per garantire la sicurezza del paese, Koetschet ha precisato che deve essere intrapresa una politica di riavvicinamento alle diverse parti attualmente presenti in Afghanistan, in cui si riconosce una fetta importante della popolazione, quali i capi tribali o i talebani moderati.

Particolare importanza rivestono, secondo l’ambasciatore, le relazioni bilaterali tra la Francia e l’Afghanistan, che si realizzano in particolare sia con l’utilizzo delle forze armate francesi per l’addestramento delle forze di sicurezza afghane sia, in materia istituzionale, insistendo da parte francese nella formazione dei funzionari del Parlamento afghano e nel coinvolgimento della società civile nel processo di pace.

Rispondendo alle domande sollevate dai deputati nel corso del dibattito, l’ambasciatore ha precisato che i tempi della ricostruzione non sono valutabili e non è possibile definire un ordine di priorità tra sicurezza e sviluppo. Inoltre ha rilevato che le forze armate afghane sono in grado di assicurare il controllo delle frontiere, ma che la situazione delle forze di polizia non è positiva.

Per quanto riguarda le relazioni tra Afghanistan e gli altri paesi della regione, l’ambasciatore ha affermato che esse sono contraddittorie e complicano la cooperazione regionale in Asia centrale.

Inoltre ha sottolineato l’importanza delle prossime elezioni legislative, determinanti per la legittimità del potere politico e per i riflessi che possono avere sull’intervento delle forze internazionali.

Infine, ha dichiarato che il potenziamento della presenza militare estera permetterà di migliorare il controllo delle zone determinanti per la sicurezza del paese, a condizione che siano coordinati gli interventi, sia maggiormente sviluppata l’emancipazione del paese e sia rispettato il principio della solidarietà.

 

Germania

Nella seduta del 24 aprile 2008 il Bundestag ha avviato la discussione della mozione di iniziativa del gruppo di opposizione della Sinistra (Die Linke) (stampato BT n. 16/8779 http://dip21.bundestag.de/dip21/btd/16/087/1608779.pdf), con cui si chiede l’immediato ritiro delle truppe dal territorio del Kosovo.

Il gruppo Die Linke ha ribadito le posizioni già espresse in occasione del dibattito del 20 febbrario scorso, durante il quale ha criticato la scelta del Governo tedesco di riconoscere l’indipendenza del Kosovo considerandola una violazione dei principi che regolano l’ordinamento internazionale. L’argomento su cui si fonda la richiesta di immediato ritiro delle truppe è la necessità di un nuovo mandato parlamentare che autorizzi, in considerazione dei recenti sivluppi politici, la permanenza del contingente militare tedesco nel territorio del Kosovo. I militari tedeschi si trovano attualmente in Kosovo nell’ambito della missione internazionale K-FOR, basata sulla risoluzione ONU n. 1244 e guidata dalla NATO. Secondo i proponenti della mozione, la dichiarazione di indipendenza del Kosovo del 17 febbraio 2008 violerebbe le disposizioni contenute nella risoluzione 1244 dirette, invece, a garantire il rispetto della sovranità della Repubblica Serba.

Pertanto, secondo i proponenti, la partecipazione tedesca alla missione internazionale K-FOR non può più fondarsi sulla decisione parlamentare del 21 giugno 2007 con cui il Bundestag aveva confermato, per un ulteriore anno, l’impegno militare in Kosovo.

Su diverse posizioni si sono attestati i parlamentari della coalizione di maggioranza, secondo i quali la risoluzione 1244 è invece volta a garantire la stabilità e la pacificazione dei territori a prescindere dal destino del Kosovo, cui non viene fatto alcun esplicito riferimento, mentre nella stessa risoluzione viene chiaramente enunciato che la missione è automaticamente confermata fino a diversa decisione del Consiglio di sicurezza. La risoluzione 1244 può quindi essere sostituita soltanto da una nuova risoluzione e non può essere sottoposta a condizioni di alcun tipo. Secondo la coalizione di maggioranza la risoluzione 1244 e la missione K-FOR restano, attualmente, l’unico strumento per garantire sostegno e aiuto alle popolazioni civili della Serbia e del Kosovo.

I rappresentanti dei gruppi di maggioranza considerano pertanto l’opposizione incapace di valutare concretamente la situazione politica e di attestarsi su posizioni irresponsabili e non costruttive.

Il dibattito si è concluso con la trasmissione della mozione alle Commissioni competenti.

 

Stati Uniti

Il 23 aprile 2008, presso la Commissione Affari Esteri del Senato, si è tenuta un’audizione sul tema “La crisi in Tibet: cercare un cammino verso la pace”.

Nella prima sessione del dibattito è intervenuto il Vicesegretario di Stato americano, John D. Negroponte, il quale, dopo aver ricordato che le violenze hanno interessato non solo la Regione autonoma del Tibet, ma anche le altre aree tibetane del paese, ha affermato che l’interesse degli Stati Uniti è di avere una Cina stabile. Gli USA riconoscono che il Tibet è parte integrante della Repubblica popolare, ma chiedono che essa moderi la sua attuale reazione ed inizi subito un dialogo con il Dalai Lama, poiché egli rappresenta l’autorità spirituale della maggioranza della popolazione, non chiede l’indipendenza del Tibet e si oppone alla violenza da qualunque parte provenga.

Gli Stati Uniti invitano la Cina a riconsiderare alcune sue politiche di lungo periodo che hanno creato tensioni a causa del loro impatto sulla cultura, sulla religione e sulla vita locali. In particolare osservano che nei mesi precedenti le violenze vi era stato un inasprimento delle restrizioni alla libertà religiosa. La Cina deve invece compiere ogni sforzo per assicurare ai propri cittadini i diritti e le libertà  fondamentali sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dalla sua stessa Costituzione.

Nel corso del viaggio del Segretario di Stato a Pechino in febbraio, i Cinesi hanno accettato di riprendere il dialogo bilaterale sui diritti umani. L’augurio è di poter utilizzare questa opportunità per affrontare anche la situazione attuale dei diritti umani in Tibet.

Infine, va ricordato che il Dalai Lama ha affermato di sostenere i Giochi olimpici di Pechino e di essere contrario al boicottaggio. Gli Stati Uniti condividono questa posizione, perché il boicottaggio renderebbe più rigide le posizioni di tutte le parti in causa.

Per essere una potenza economica e politica autorevole e rispettata nel mondo – ciò che anche gli Stati Uniti desiderano – la Cina oltre ad essere stabile deve anche essere responsabile. Ha quindi il dovere non solo di rispettare gli standard internazionali in materia di diritti umani, ma anche di esplorare le possibilità di un’autentica autonomia del Tibet

(http://foreign.senate.gov/testimony/2008/NegroponteTestimony080423p.pdf).

 

 

 


 

 

XVI Legislatura – Rassegna parlamentare di politica internazionale, Anno II, n. 7 – 30 Aprile 2008