Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Oltre la crisi - Quali sfide per l'Europa - Bruxelles, 8-9 nocembre 2010
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari    Numero: 62
Data: 04/11/2010
Descrittori:
CRISI ECONOMICA   MISURE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE
PIANI DI SVILUPPO     


Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

 

Oltre la crisi – Quali sfide per l’Europa?

 

Bruxelles, 8-9 novembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 62

 

4 novembre 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

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I N D I C E

 

 

Scheda di lettura 

La riforma della governance economica dell’UE   3

§     Il contesto generale  4

§     Modifiche ed integrazioni del Patto di stabilità e crescita  5

§     Quadri nazionali di bilancio  9

§     Sorveglianza sugli squilibri macroeconomici10

§     Meccanismo europeo di gestione delle crisi11

§     Prospettive del negoziato  12

§     Attività della Camera dei deputati17

La strategia per la crescita e l’occupazione “UE 2020”  19

§     Obiettivi della Strategia  20

§     Le “iniziative “Faro”22

§     Attività della Camera dei deputati27

Iniziative dell’UE volte a rilanciare il mercato unico europeo   29

§     L’Atto per il mercato unico (Single Market Act)29

§     Relazione sulla cittadinanza 2010  40

§     Il Rapporto Monti41

 

 

 


 

 

 


 

 

 

Scheda di lettura


La riforma della governance economica dell’UE

Questioni per il dibattito

Nell’ambito della discussione del gruppo di lavoro relativo a “Quale tipo di governance economica europea”, il documento di base elaborato dai Servizi del Parlamento europeo propone di approfondire le seguenti questioni:

·         la crisi economico-finanziaria ha colpito i Paesi dell’UE in maniera differenziata. Quali regole comuni si possono prospettare per l’UE a 27, tenuto conto dell’esigenza di regole più stringenti per i Pesi dell’eurozona?

·         Cosa deve intendersi per “governance economica”? C’è necessità di un “governo” accentrato su Bruxelles? Che ruolo possono svolgere il Parlamento europeo ed i Parlamenti nazionali?

·         Invece di un “governo” accentrato, sarebbe più opportuna una governance decentrata negli Stati membri e nelle autorità locali? In tal caso, con quali modalità si può garantire la necessaria coerenza?

·         Il pacchetto legislativo della Commissione europea presentato il 29 settembre 2010 ha centrato la dimensione dei problemi, ed offre le soluzioni ad affrontarli?

·         Nelle proposte della Commissione, l’assenza di una valutazione d’impatto rende difficile valutare gli effetti delle misure prospettate, nonché le possibilità di una loro effettiva attuazione. Sarebbe dunque opportuno procedere ad una valutazione d’impatto in tempo utile prima di terminare l’esame legislativo?

·         L’efficacia del nuovo sistema di sorveglianza proposto è strettamente connessa all’efficacia dei meccanismi sanzionatori. Potrà un Paese membro, che presenta difficoltà di bilancio, essere effettivamente soggetto a delle sanzioni (cosa che non è mai accaduta in passato, pur essendo prevista dal vigente Patto di stabilità e crescita)? Il grado di condivisione delle norme proposte è cresciuto al punto che le sanzioni potranno realmente essere applicate in futuro?

·         Cosa manca (e cosa è ultroneo) nelle proposte della Commissione? (A titolo di esempio, non viene prevista l’istituzione di un meccanismo permanente di stabilizzazione dell’eurozona, che è invece contenuta nella relazione della task force presieduta da Van Rompuy)

·         Cosa fare del fondo europeo ed del meccanismo di stabilizzazione adottati dal Consiglio ECOFIN del 9 maggio scorso per fare fronte alla crisi della Grecia? dovrebbero essere semplicemente prorogati?

·         Quali indicatori dovrebbero essere adottati nell’ambito del sistema di vigilanza degli squilibri macroeconomici e di competitività proposto dalla Commissione europea?

·         Come assicurare la coerenza del sistema di vigilanza degli squilibri macroeconomici con gli obiettivi della strategia UE 2020?

·         Le proposte legislative della Commissione europea attribuiscono un potere eccessivo alla Commissione stessa in materia di sanzioni agli Stati membri?

·         L’avvio del semestre europeo a partire dal 2011 è stato già concordato, al di fuori delle proposte contenute nel pacchetto legislativo. E’ uno strumento sufficiente ad assicurare il coordinamento delle politiche economiche? In che modo si può rendere efficace il ruolo dei Parlamenti nella esecuzione del semestre europeo?

·         I Parlamenti nazionali, allo stato attuale, possono dare un contributo alla governance economica europea nella misura in cui riescono ad influenzare o vengono consultati dai rispettivi Governi. Come si può rendere più incisivo, nell’articolazione della governance economica, il dibattito che viene svolto nelle sedi di cooperazione interparlamentare?

 

 

Il contesto generale

Il dibattito sul rafforzamento della governance economica europea si è sviluppato in relazione all’acuirsi della crisi economica e finanziaria e alla definizione della nuova Strategia dell’Unione per la crescita e l’occupazione (Europa 2020).

Per un verso, la crisi ha reso evidenti le implicazioni sistemiche, per l’intera UE e soprattutto nell’area euro, delle scelte di politica economica e di bilancio dei singoli stati membri; per altro verso, è emersa l’esigenza di introdurre meccanismi di coordinamento forti delle politiche economiche nazionali per dare una effettiva attuazione degli obiettivi della Strategia 2020, evitando i problemi che avevano pregiudicato il successo della Strategia di Lisbona, e rilanciare in modo durevole la crescita in Europa.

 

Il 30 giugno 2010 scorso la Commissione, alla luce dei risultati di una precedente consultazione e facendo seguito alle conclusioni del Consiglio europeo del 17-18 giugno, ha presentato le linee di intervento per la creazione di una governance economica europea incentrata su tre pilastri:

1)             un meccanismo per il coordinamento delle politiche economiche nazionali nell’ambito del c.d. “semestre europeo”;

2)             una più forte sorveglianza macroeconomica, che includa meccanismi di allerta e di sanzione, per affrontare gli squilibri di competitività e crescita;

3)             l’applicazione più rigorosa il Patto di stabilità e crescita.

 

Il Consiglio ECOFIN del 7 settembre 2010 ha già deciso l’avvio dal 2011 del “semestre europeo” apportando alcune modifiche al Codice di condotta sull’attuazione del Patto di stabilità e crescita (vedi infra, paragrafo “Avvio del semestre europeo”) .

Con riferimento invece alla modifica del Patto di stabilità e alla creazione di una sorveglianza macroeconomica, la Commissione europea ha presentato il 29 settembre 6 proposte legislative, che sono illustrate in dettaglio nell’apposito paragrafo.

Il Consiglio europeo del 28-29 ottobre ha poi approvato la relazione della Task force sulla governance economica, presieduta dal Presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e costituita dai Ministri dell’economia dei Paesi membri dell’UE, dal Presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Junker, dal Commissario per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, e dal Presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet.

La relazione della Task force prende atto della decisione di avviare il semestre europeo e delle 6 proposte legislative presentate dalla Commissione europea, condividendone l’impianto generale, purprospettando in alcuni casi modifiche ed integrazioni.

La Task force ha inoltre individuato un quarto pilastro della nuova governance economica mediante la creazione di un meccanismo permanente di gestione delle crisi per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro.

 

Il Consiglio europeo ha chiesto un approccio da "corsia preferenziale" da seguire per l'adozione delle proposte, già presentate dalla Commissione, di disposizioni di diritto derivato necessarie per l'attuazione di molte delle raccomandazioni.

L'obiettivo è giungere ad un accordo sulle proposte entro l'estate 2011.

 

Di seguito si dà conto delle proposte della Commissione europea evidenziando le eventuali novità prospettate dalla relazione della Task force e dal Consiglio europeo, nonché le posizioni del Parlamento europeo e della Banca centrale europea.

 

Modifiche ed integrazioni del Patto di stabilità e crescita

Le proposte presentate dalla Commissione il 29 settembre prospettano, per un verso, modificazioni ai due regolamenti vigenti relativi all’attuazione del PSC, con riferimento sia al braccio preventivo sia a quello correttivo; per altro verso introducono parametri di valutazione e meccanismi sanzionatori completamente nuovi.

Braccio preventivo

Per quanto riguarda il braccio preventivo del PSC, la proposta di modifica del regolamento (CE) n.1466/97 (COM(2010)526), che segue la procedura legislativa ordinaria, mira a fondare il controllo delle finanze pubbliche sul nuovo concetto di una politica di bilancio prudente, incentrata sulla convergenza verso l'obiettivo a medio termine del pareggio di bilancio. A questo scopo gli Stati membri dovrebbero assicurare un miglioramento annuale della propria posizione di bilancio pari ad almeno lo 0,5%; per i Paesi con alto livello di debito e/o squilibri macroeconomici eccessivi il Consiglio potrebbe richiedere un aggiustamento superiore allo 0,5%.

La Commissione europea e il Consiglio dell’UE dovrebbero valutare (e decidere di sanzionare) non solo le situazioni di disavanzo eccessivo, ma anche le deviazioni significative da una politica di bilancio prudente, identificate in uno scostamento dello 0,5% rispetto al percorso di raggiungimento dell’obiettivo di medio termine.

 

Le raccomandazioni della Task force Van Rompuy sul punto avallano sostanzialmente le proposte della Commissione.

 

Braccio correttivo

Sul braccio correttivo del PSC interviene la proposta di modifica del regolamento (CE) n.1467/97 (COM(2010)522), che segue una procedura legislativa speciale (equivalente alla vecchia procedura di consultazione).

La proposta prevede – tra le altre cose - che l'andamento del debito sia monitorato con più rigore e trattato alla stessa stregua dell'andamento del disavanzo ai fini dell’adozione delle decisioni nel quadro della procedura per i disavanzi eccessivi. Pertanto, gli Stati membri il cui debito supera il 60% del PIL dovrebbero adottare misure per ridurlo ad un ritmo soddisfacente, definito come una riduzione di 1/20, nel corso degli ultimi tre anni, della differenza rispetto alla soglia del 60%.

In base ad uno studio condotto dalla Deutsche Bank, con i livelli di debito previsti per il 2011, secondo la proposta della Commissione gli Stati membri dell’Eurozona dovrebbero procedere alle seguenti riduzioni annuali (in termini percentuali ed assoluti):

 

 

 

 

 

Riduzione del debito secondo la proposta della Commissione

 

Livello del debito previsto nel 2011 (% PIL)

Differenza rispetto alla quota del 60% prevista dal PSC

Riduzione in termini percentuali      (% PIL)

Riduzione in termini assoluti (milioni di euro)

Austria

72.9

12,9

0,6

1.803,5

Belgio

100,9

40,9

2,0

7.139,5

Cipro

67,6

7,6

0,4

65,5

Francia

88,6

26,6

1,3

25.889,3

Germania

81,6

21,6

1,1

26.269,7

Grecia

133,9

73,9

3,7

8.600,8

Italia

118,9

58,9

2,9

45.746,2

Irlanda

87,3

23,3

1,2

1.811,5

Malta

72,5

12,5

0,6

37,0

Paesi Bassi

69,6

9,6

0,5

2.809,5

Portogallo

91,1

31,1

1,6

2.648,4

Spagna

72,5

12,5

0,6

6.759,8

Finlandia, Slovenia, Slovacchia e Lussemburgo non sono compresi nella tabella perché hanno un livello di debito inferiore alla soglia del 60% prevista dal PSC

 

La valutazione dell’andamento del debito dovrebbe tuttavia tener conto anche di alcuni fattori di rischio, quali: tassi di crescita della ricchezza nazionale particolarmente bassi; la struttura del debito; il livello di indebitamento del settore privato; le passività implicite connesse all’invecchiamento (ovvero, la sostenibilità a lungo termine dei sistemi previdenziali).

 

Nella Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013, trasmesso alle Camere il 30 settembre 2010, il Governo rileva che nel corso del 2009 il debito aggregato (che include il debito della pubblica amministrazione e quello del settore privato, escluse le società finanziarie) dei principali Paesi europei ha registrato i seguenti dati percentuali in rapporto al PIL:

 

 

Francia

232,9 %

Germania

207%

Italia

240,8%

Spagna

287,3%

Regno Unito

273,3%

Media dei 14 Paesi UE esaminati[1]

269,8%

Considerando anche il debito delle imprese finanziarie, la situazione debitoria in rapporto al PIL dei principali Paesi UE, nel 2009, ha registrato i seguenti dati:

 

Francia

351,7 %

Germania

290,2%

Italia

336,9%

Spagna

371,2%

Regno Unito

530,7%

Media UE dei 14 Paesi UE esaminati

442,9%

 

Il rapporto finale della Task force prospetta una disciplina meno rigida: non si ripropone, infatti, la riduzione di 1/20 della eccedenza di debito pubblico rispetto alla soglia del 60%, ma si rinvia alla legislazione secondaria e/o ad un codice di condotta, l’elaborazione dei criteri quantitativi, della metodologia e delle disposizioni transitorie per valutare se la riduzione del debito sia soddisfacente.

Inoltre, un’attenzione particolare verrebbe rivolta all’impatto che le riforme dei sistemi previdenziali possono avere sull’andamento del debito pubblico.

Sanzioni

Al fine di sanzionare più efficacemente gli Stati membri dell’eurozona che violino le nuove regole della parte sia preventiva sia correttiva del Patto di stabilità e crescita, con la proposta di regolamento sull'effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell'area dell'euro (COM(2010)524), che segue la procedura legislativa ordinaria,si stabiliscono sanzioni finanziarie progressive.

Per quanto riguarda la parte preventiva, deviazioni significative da una “politica di bilancio prudente” comporterebbero per lo Stato membro interessato l'obbligo di costituire un deposito fruttifero pari allo 0,2% del PIL. Il deposito, con gli interessi maturati, verrebbe restituito una volta che il Consiglio abbia verificato che la situazione di bilancio sia stata risanata.

 

Per quanto riguarda la parte correttiva, in base alle proposte della Commissione e della Task force, ai Paesi che registrano un disavanzo eccessivo si applicherebbe un deposito non fruttifero pari allo 0,2% del PIL. Esso verrebbe convertito in ammenda in caso di non osservanza della raccomandazione di correggere il disavanzo eccessivo. La decisione di comminare le sanzioni è proposta dalla Commissione e si considera approvata dal Consiglio a meno che esso non la respinga con voto a maggioranza qualificata ("maggioranza inversa") degli Stati dell'area euro (non si tiene conto del voto dello Stato interessato). Il Consiglio potrebbe ridurre l’ammontare del deposito solo all’unanimità o su sulla base di una proposta della Commissione e di una richiesta motivata dello Stato membro interessato.

In caso di mancata restituzione le entrate  derivanti da queste ammende (o dagli interessi maturati sul deposito fruttifero) verrebbero distribuite, sulla base dei rispettivi PIL, tra i Paesi membri dell’area euro non sottoposti ad alcuna procedura.

 

La Task force Van Rompuy ha prospettato anche al riguardo una procedura più flessibile:

- in caso di scostamento significativo dal processo di aggiustamento del bilancio pubblico, la Commissione europea invierebbe un allerta precoce (“early warning”). Entro un mese dall’allerta, il Consiglio dell’UE, sulla base di una raccomandazione della Commissione, adotterebbe  una raccomandazione contenente le misure correttive ed il termine entro il quale adottarle. Tali raccomandazioni sarebbe approvate con l’ordinaria maggioranza qualificata e non a maggioranza inversa come proposto della Commissione;

- solo se lo Stato membro interessato non adotta le misure raccomandate entro i 6 mesi successivi, allo stesso Stato verrebbe imposto un deposito fruttifero dal Consiglio deliberante a “maggioranza inversa”  .

 

Quadri nazionali di bilancio

A completamento del PSC in senso stretto, una disciplina fortemente innovativa è introdotta dalla proposta di direttiva concernente i requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri (COM(2010)523), che segue una procedura legislativa speciale.

La propostafissa, anzitutto, le regole minime che dovrebbero essere rispettati dagli Stati membri nella raccolta, redazione e trasmissione dei dati di bilancio. In particolare, la Commissione propone di introdurre la corrispondenza tra i sistemi contabili nazionali ed il sistema ESA95 (sistema europeo dei conti nazionali e regionali), attraverso la fornitura di dati di cassa su base mensile, che verrebbero riportati nel sistema ESA su base trimestrale.

In secondo luogo, la proposta impone agli Stati membri di inserire nei propri ordinamenti regole di bilancio e parametri numerici che recepiscano i valori di riferimento previsti a livello europeo e fissino procedure di controllo, precisando gli effetti del mancato rispetto delle medesime regole da parte dei soggetti interessati.

In terzo luogo, si propone l’introduzione di una pianificazione pluriennale (almeno triennale) del bilancio nazionale, con una indicazione di entrate e spese programmate e degli aggiustamenti richiesti per realizzare l’obiettivo di finanze pubbliche solide. Infine, si prevede l’obbligo, per il quadro di bilancio nazionale, di comprendere l’intero sistema di finanza pubblica, in particolare nei Paesi con assetti decentrati: l’assegnazione delle responsabilità di bilancio tra i diversi livelli di governo dovrebbe essere chiaramente definita e soggetta ad adeguate procedure di controllo.

 

La Task force, sostenendo pienamente, le proposte della Commissione europea), ha sottolineato l’esigenza che i criteri minimi relativi ai quadri nazionali di bilancio da esse stabiliti si applichino al più tardi entro il 2013.

 

Sorveglianza sugli squilibri macroeconomici

La sorveglianza sugli squilibri macroeconomici – che costituisce una delle innovazioni più rilevanti e allo stato controverse del nuovo sistema di governance economica – si articola in meccanismi sia presentivi sia correttivi, sul modello del PSC.

La parte preventiva è disciplinata dalla proposta di regolamento sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (COM(2010)527), che segue la procedura legislativa ordinaria. La proposta demanda alla Commissione una valutazione periodica dei rischi derivanti dagli squilibri macroeconomici in ciascuno Stato membro, che, come precisato, dalla Task force andrebbe operata nel contesto dell’esame dei Programmi nazionali di riforma elaborati nell’ambito della Strategia per la crescita e l’occupazione “UE 2020”, e dei Programmi di stabilità e convergenza. La valutazione sarebbe basata su un quadro di riferimento composto da indicatori economici (scoreboard, la cui individuazione è rinviata ad una fase successiva, ma che potrebbero comprendere: il bilancio delle partite correnti; il tasso di cambio effettivo basato sui costi unitari del lavoro; il debito del settore pubblico e privato - famiglie e imprese). Sulla base della valutazione, la Commissione avvierebbe un riesame approfondito riguardante gli Stati membri a rischio per individuare i problemi sottostanti e potrebbe rivolgere ai medesimi Stati – come precisato dalla Task force - un “allerta preventivo”. Per gli Stati membri che presentano gravi squilibri, tali da mettere a rischio il funzionamento dell'Unione economica e monetaria, il Consiglio adotterebbe raccomandazioni e avvierebbe una procedura per gli squilibri eccessivi.

Lo Stato che sia oggetto di tale procedura dovrebbe sottoporre un piano di azione correttivo al Consiglio, il quale fisserebbe un termine per l'adozione di misure correttive.

Con riguardo alla parte correttiva, in base alla proposta di regolamento sulle misure per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell'area dell'euro (COM(2010)525), che segue la procedura legislativa ordinaria, lo Stato dell'eurozona che ometta ripetutamente di dare seguito alle raccomandazioni del Consiglio formulate nel quadro della procedura per gli squilibri eccessivi al fine di porre fine ad una situazione di squilibrio, pagherebbe un'ammenda annua pari allo 0,1% del suo PIL. La decisione di comminare un’ammenda è proposta dalla Commissione e si considera approvata dal Consiglio a meno che esso non la respinga con voto a maggioranza qualificata ("maggioranza inversa") degli Stati membri dell’eurozona (non si tiene conto del voto dello Stato interessato). L’ammenda sarebbe restituita al Paese interessato qualora desse seguito alle raccomandazioni del Consiglio.

In caso di mancata restituzione le entrate  derivanti dalle ammende verrebbero distribuite, sulla base dei rispettivi PIL, tra i Paesi membri dell’area euro non sottoposti ad alcuna procedura.

 

Meccanismo europeo di gestione delle crisi

Riprendendo le raccomandazioni della Task force, il Consiglio europeo del 28-29 ottobre ha convenuto sulla necessità che gli Stati membri istituiscano un meccanismo permanente di gestione delle crisi per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo insieme ed ha invitato il Presidente del Consiglio europeo ad avviare consultazioni con i membri del Consiglio europeo su una modifica limitata del Trattato necessaria a tal fine.

Il Consiglio europeo tornerà sull'argomento nella riunione di dicembre al fine di adottare la decisione definitiva, in ordine sia alla definizione di un meccanismo di gestione delle crisi sia a una modifica limitata del trattato, cosicché eventuali modifiche possano essere ratificate entro la metà del 2013 al più tardi.

Il Presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, intende esaminare successivamente, in consultazione con gli Stati membri, la questione del diritto dei membri della zona euro a partecipare all'adozione di decisioni nell'ambito di procedure relative all'Unione economica e monetaria, in caso di minaccia permanente alla stabilità della zona euro nel suo insieme (al riguardo, è opportuno ricordare che in un contributo ai lavori della Task force, Francia e Germania hanno proposto la sospensione del diritto di voto in seno al Consiglio per gli Stati membri che violino i principi basilari dell’UEM).

 

Prospettive del negoziato

Il negoziato in seno al Consiglio dell’UE sulle proposte legislative si prospetta complesso e delicato in ragione delle posizioni molto differenziate tra i vari Stati membri.

Alcuni Stati membri (in particolare, Germania, Olanda e Finlandia) chiederebbero il mantenimento – nella parte preventiva del Patto e nella valutazione degli squilibri eccessivi - di parametri numerici stringenti e della regola della maggioranza inversa proposta dalla Commissione nonché l’introduzione di ulteriori meccanismi sanzionatori e premiali.

Con riguardo a quest’ultimo aspetto, si segnala che il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, in una lettera alla Task force sulla governance economica presieduta da Van Rompuy, ha auspicato che la Commissione europea valuti l’introduzione di una regola di condizionalità ex ante che subordini l’erogazione dei fondi della politica di coesione e della politica agricola al rispetto delle norme del Patto di stabilità e crescita.

Peraltro l’introduzione di una condizionalità ex ante per l’accesso ai fondi in questione era già stata prospettata dalla stessa Commissione nello comunicazione del 30 giugno scorso sul rafforzamento della governance economica.

Altri Stati membri (Italia, Belgio, Spagna, Portogallo, Slovacchia) sarebbero invece favorevoli ad una maggiore flessibilità nei parametri di valutazione e nelle decisioni relative ai disavanzi o squilibri eccessivi e all’adozione delle relative sanzioni.

Anche la Francia – pur condividendo l’esigenza di introdurre parametri più rigorosi – si opporrebbe al sistema della maggioranza inversa, sostenendo il mantenimento del normale meccanismo di voto a maggioranza qualificata o quanto meno una maggioranza semplice "rovesciata".

Posizione del Parlamento europeo

Il 20 ottobre 2010 il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza la risoluzione “Migliorare la governance economica e il quadro di stabilità dell'Unione, in particolare nell'area dell'euro”.

Nella risoluzione, il PE propone, tra le altre cose, di:

·         assicurare un dibattito annuale tra il Parlamento europeo, la Commissione, il Consiglio e i rappresentanti dei Parlamenti nazionali sui programmi di stabilità e convergenza (PSC) e i programmi nazionali di riforma (PNR) nonché sulla valutazione dell’andamento delle economie nazionali, nel quadro del semestre europeo;

·         istituire un meccanismo a livello nazionale per valutare l'attuazione delle priorità della strategia per la crescita e l’occupazione “UE 2020 e il grado di raggiungimento degli obiettivi contenuti nel programma nazionale di riforma, allo scopo di sostenere la valutazione annuale da parte delle istituzioni dell'UE;

·         istituire un "semestre europeo" per un raffronto e una valutazione dei progetti di bilancio degli Stati membri, previo dibattito in seno ai Parlamenti nazionali, al fine di meglio valutare l'attuazione ed esecuzione futura dei PSC e dei PNR;

·         istituire procedure specifiche e l'obbligo, per gli Stati membri, in particolare quelli dell'area euro, di informarsi reciprocamente e di informare la Commissione prima di adottare decisioni di politica economica con prevedibili e significativi effetti di ricaduta che possano compromettere il corretto funzionamento del mercato interno e dell'Unione economica e monetaria (UEM);

·         integrare meglio il criterio del “debito” (“aspetto sostenibilità”) in ogni fase della procedura per disavanzi eccessivi (EDP) ed istituire una procedura di sorveglianza per indebitamento eccessivo (EDSP) sulla base dei livelli del debito lordo;

·         stabilire un periodo differenziato e specifico per Paese per il processo di consolidamento fiscale previsto al più tardi per il 2015, al fine di riallineare tutti i livelli di disavanzo pubblico con i requisiti previsti dal PSC;

·         introdurre nei PSC e nei PNR un maggiore impegno ad aderire all'obiettivo di bilancio a medio termine, che tenga conto degli attuali livelli di debito e di passività implicite degli Stati membri, con particolare riferimento all'invecchiamento della popolazione;

·         istituire un raffronto ex post più sistematico tra le politiche in materia di bilancio, crescita e occupazione adottate dagli Stati membri nei loro PSC e PNR e i loro effettivi risultati, analizzando le più importanti divergenze tra i valori programmati e quelli realizzati ed assicurando il necessario seguito;

·         assicurare che le raccomandazioni politiche annuali e gli avvertimenti della Commissione in merito al rispetto degli obiettivi della strategia UE 2020 da parte degli Stati membri abbiano un seguito mediante la politica delbastone e della carota”, onde garantire che gli Stati membri rispettino questi obiettivi;

·         assicurare che, in tutte le valutazioni di bilancio, si tenga esplicitamente conto delle riforme strutturali intraprese dagli Stati membri, in particolare quelle in materia di pensioni, sanità e protezione sociale miranti ad affrontare gli sviluppi demografici, così come quelle relative all'assistenza, all'istruzione e alla ricerca, riconoscendo pari importanza ai principi di sostenibilità ed adeguatezza;

·         stabilire che il Commissario per gli affari economici e monetari sia anche uno dei vicepresidenti della Commissione, con il compito di garantire la coerenza dell'attività economica dell'Unione, sovrintendere all'esercizio da parte della Commissione delle sue responsabilità nei settori dell'economia, del bilancio e dei mercati finanziari e di coordinare altri aspetti dell'attività economica dell'Unione;

·         istituire un meccanismo o organismo permanente (Fondo monetario europeo) per sorvegliare gli sviluppi del debito sovrano degli Stati membri dell’Eurozona;

·         produrre entro un anno una valutazione di fattibilità relativa all'istituzione, a lungo termine, di un sistema in base al quale gli Stati membri possano partecipare all'emissione di titoli europei e che ne esamini la natura, i rischi e i vantaggi;

·         istituire un comitato di alto livello presieduto dalla Commissione con il compito di studiare possibili modifiche istituzionali nel quadro del processo di riforma della governance economica, fra cui la creazione di un Tesoro comune europeo (TCE), con l'obiettivo di dotare l'Unione europea delle risorse finanziarie proprie previste dal Trattato di Lisbona e di ridurre in tal modo la dipendenza dai trasferimenti nazionali.

Posizione della BCE

Il Presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, componente della task force, ha chiesto esplicitamente di precisare in una nota del rapporto finale che la BCE non sottoscrive tutte le proposte contenute nella relazione stessa. In altre sedi, Trichet ha sottolineato l’esigenza di prevedere meccanismi di sanzione “quasi automatici” per i Paesi dell’Eurozona che violano il Patto di stabilità. Tali automatismi, a suo avviso, potrebbero essere utilmente conseguiti attraverso il meccanismo di “maggioranza inversa” proposto dalla Commissione. Nel corso di un’audizione alla Commissione affari economici e monetari del PE, Trichet ha altresì rilevato che altre modalità sanzionatorie, quali la sospensione del diritto di voto in seno al Consiglio, allo stato attuale non appaiono realistiche, dato che presupporrebbero una modifica dei Trattati vigenti.

Trichet ha infine sottolineato che, nella nuova cornice di sorveglianza multilaterale, particolare attenzione dovrebbe essere rivolta agli Stati membri dell’eurozona che registrano livelli elevati di debito pubblico e significative carenze sul piano della competitività.

Al fine di assicurare efficacia al nuovo sistema di sorveglianza multilaterale, la BCE considera essenziale il rafforzamento dei poteri di Eurostat in materia di raccolta e trattamento dei dati relativi ai bilanci nazionali.

 

Avvio del semestre europeo

Il semestre europeo consiste in un ciclo di procedure volto ad assicurare un coordinamento ex-ante delle politiche economiche nell’Eurozona e nell’UE a 27. L’obiettivo non è quello di sottoporre i bilanci nazionali ad una sorta di valutazione preventiva, prima che vengano presentati ai Parlamenti nazionali, bensì di fornire elementi per una discussione ex-ante sulle politiche di bilancio.

Il ciclo sarà avviato ad inizio 2011, con le seguenti fasi:

·       gennaio: presentazione da parte della Commissione dell’indagine annuale sulla crescita;

·       febbraio/marzo: il Consiglio europeo elabora le linee guida di politica economica e di bilancio a livello UE e a livello di Stati membri;

·       metà aprile: gli Stati membri sottopongono contestualmente i Piani nazionali di riforma (PNR, elaborati nell’ambito della nuova Strategia UE 2020) ed i Piani di stabilità e convergenza (PSC, elaborati nell’ambito del Patto di stabilità e crescita), tenendo conto delle linee guida dettate dal Consiglio europeo;

·       inizio giugno: sula base dei PNR e dei PSC, la Commissione europea elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati membri;

·       giugno: il Consiglio ECOFIN e, per la parte che gli compete, il Consiglio Occupazione e affari sociali, approvano le raccomandazioni della Commissione europea, anche sulla base degli orientamenti espressi dal Consiglio europeo di giugno;

·       seconda metà dell’anno: gli Stati membri approvano le rispettive leggi di bilancio, tenendo conto delle raccomandazioni ricevute. Nell’indagine annuale sulla crescita dell’anno successivo, la Commissione dà conto dei progressi conseguiti dai Paesi membri nell’attuazione delle raccomandazioni stesse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 


Definizione e adozione delle linee guida

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


In vista dell’avvio delle nuove procedure, la Commissione europea ha previsto una fase transitoria articolata in due passaggi fondamentali:

·       entro il 12 novembre 2010 gli Stati membri dovrebbero presentare alla Commissione la bozza dei Programmi nazionali di riforma (PNR) per il perseguimento degli obiettivi della Strategia 2020 per la crescita e l’occupazione, approvata dal Consiglio europeo di giugno 2010. I PNR dovrebbero essere focalizzati sui seguenti aspetti:

-         scenario macro-economico a medio-termine;

-         obiettivi nazionali da perseguire nell’ambito degli scopi della Strategia UE 2020 per la crescita e l’occupazione e le misure conseguenti da adottare;

-         identificazione degli ostacoli principali alla crescita e all’aumento dell’occupazione;

·       entro aprile 2011 ciascuno Stato membro presenterebbe la versione completa dei PNR, in linea con le procedure prospettate dal semestre europeo.

Sono in corso incontri bilaterali della Commissione europea con gli Stati membri (a livello di rappresentanze permanenti) per approfondire questi aspetti procedurali, nonché i contenuti dei PNR.

Non sono stati invece modificati espressamente, nella fase transitoria, i termini per la presentazione dell’aggiornamento annuale dei programmi di stabilità e di convergenza, che dovrebbero quindi essere sottoposti alla Commissione europea tra la metà di ottobre e il 1° dicembre 2010.

 

Attività della Camera dei deputati

Il 30 luglio 2010 le Commissione riunite Bilancio e Politiche dell’UE hanno approvato un documento finale sulla riforma della governance economica dell’UE, nel quale, tra l’altro, sottolineano che:

·         occorre valutare in modo più approfondito la proposta di includere in un unico programma europeo la Strategia per la crescita e l'occupazione, quella per lo sviluppo sostenibile e il Patto di Stabilità e crescita;

·         occorre che al rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche si accompagni progressivamente quello delle politiche fiscali nazionali, anche prevedendo strumenti di rilevazione e valutazione del livello di armonizzazione fiscale europea;

·         è opportuno che il Governo si opponga alle proposte, avanzate da alcuni Stati membri, di sanzionare lo Stato che violi il Patto di stabilità e gli altri obiettivi macroeconomici con la sospensione del diritto di voto in seno al Consiglio;

·         va altresì sviluppata la dimensione esterna della governance economica, assicurando la posizione comune e la rappresentanza unificata dell'Eurozona e, ove possibile, dell'UE nelle competenti istituzioni e conferenze finanziarie internazionali;

·         appare necessaria un'integrazione dei parametri tradizionali di valutazione del debito pubblico, al fine di considerare la sostenibilità complessiva del sistema economico-finanziario degli Stati membri; in questa ottica dovrebbe valutarsi l'introduzione di indicatori di criticità, quali l'indebitamento del settore privato o la sussistenza di passività implicite, derivanti, ad esempio, dallo squilibrio dei sistemi pensionistico e bancario e del sistema di protezione della salute o dal ricorso a strumenti finanziari derivati, e valutarsi, al contempo, la presenza di indici positivi, quali la capacità di risparmio e gli asset patrimoniali delle famiglie;

·         appare necessario che la previsione di sanzioni sia accompagnata anche dall'introduzione di meccanismi premiali per gli Stati che abbiano adottato politiche di bilancio virtuose, che prevedano, ad esempio, il riconoscimento di fondi ulteriori rispetto a quelli ordinariamente riconosciuti dal bilancio dell'Unione europea;

·         dovrebbe valutarsi l'opportunità di introdurre in autunno una sessione europea annuale dedicata alla strategia UE 2020, parallela a quella sulla stabilità, che coinvolga, accanto alla Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo;

·         per rendere più coerenti ed integrate la strategia UE 2020 ed il Patto di stabilità riformato, appare altresì necessario sviluppare le iniziative volte a realizzare un maggiore coordinamento tra bilanci nazionali e bilancio dell'Unione europea, al fine di consentire una più corretta valutazione delle risorse disponibili a livello nazionale per le diverse politiche ed un loro più razionale utilizzo;

·         appare necessario assicurare il pieno coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nella definizione delle politiche economiche dell'Unione europea; in questa ottica, si rileva, in primo luogo, l'esigenza che la proposta di piano nazionale sia sottoposta preventivamente dai Governi ai Parlamenti nazionali e che, successivamente, si promuova un vero dibattito europeo anche a livello parlamentare, valutando la possibilità di prevedere un'apposita sessione interparlamentare nell'ambito del Semestre;

·         andrebbe disciplinata l'emissione dei titoli europei (eurobond) garantiti dalle riserve auree del sistema delle banche centrali, finalizzata al finanziamento di progetti europei in materie di grandi infrastrutture, di ricerca, di conversione ecologica del sistema produttivo, a partire dal settore energetico e da quello della mobilità;

·         la previsione di meccanismi stabili di risoluzione delle crisi deve accompagnarsi al rafforzamento del complesso degli incentivi e delle sanzioni finalizzati all'adozione di politiche di bilancio prudenti da parte dei singoli Stati, e l'intervento di tali meccanismi deve tuttavia realizzarsi, nei casi eccezionali in cui risulta indispensabile, con la necessaria tempestività ed immediatezza e a fronte di precisi impegni in materia di risanamento;

·         è necessario perseguire la costituzione di un “Fondo monetario europeo” per i Paesi della zona euro, che non intervenga esclusivamente in presenza di situazioni emergenziali e che potrebbe essere alimentato da specifici contributi degli Stati, commisurati al rispettivo PIL, e dalle sanzioni imposte agli Stati che non abbiano rispettato i vincoli posti dalla disciplina sui disavanzi eccessivi;

·         occorre, anche in vista della revisione del bilancio dell'Unione europea, che la definizione di obiettivi comuni, mediante i nuovi meccanismi di governance, sia accompagnata dalla identificazione delle specifiche risorse europee e nazionali destinate al loro perseguimento.

·           


La strategia per la crescita e l’occupazione “UE 2020”

 

                                             Questioni per il dibattito

·          Nell’ambito della discussione del gruppo di lavoro relativo a “Quale tipo di crescita per l’Europa di domani”, il documento di base elaborato dai Servizi del Parlamento europeo propone di approfondire le seguenti questioni:

·          la strategia per la crescita e l’occupazione UE 2020 ha l’ambizione di delineare un nuovo modello si sviluppo per l’Europa. Come si possono combinare al meglio i tre diversi profili della crescita (intelligente, sostenibile ed inclusiva) indicati dalla Strategia?

·          Come si può rendere più efficace la strategia UE 2020 rispetto alla precedente strategia di Lisbona, anche tenendo conto dei problemi strutturali dell’economia europea che si sono evidenziati durante la crisi economico-finanziaria?

·          Considerando che molte delle riforme indicate dalla strategia UE 2020 implicano cambiamenti profondi nelle politiche nazionali, come si dovrebbe articolare la governance della strategia in modo da assicurare che il processo decisionale sia basato su principi democratici?

·          Quanto è ampio il consenso, all’interno dell’opinione pubblica europea,  sulle priorità della strategia?

·          I pilastri su cui si fonda “UE 2020” sono coerenti con le lezioni impartite dalla recente crisi economico-finanziaria?

·          Un’efficace attuazione della strategia UE 2020 potrà consentire, in futuro, di attenuare gli effetti sociali ed occupazionali delle crisi economico-finanziarie?

·          In che modo le politiche di coesione potrebbero essere adattate per renderle coerenti con l’attuazione della strategia per la crescita e l’occupazione?

·          In che modo dovrebbero essere valutate le politiche di coesione nel quadro del prossimo periodo di programmazione finanziaria? Quanto può essere efficace un quadro integrato per le politiche strutturali e di coesione?

·           In tema di accesso ai finanziamenti, come armonizzare l’esigenza di flessibilità e quella di efficacia dei controlli nella gestione dei fondi strutturali? Come orientare le risorse verso gli impieghi che garantiscono il maggior potenziale in termini di crescita economica e aumento dell’occupazione, nonché il giusto grado di attenzione per le PMI?

·          Come superare i limiti connessi al sistema di co-finanziamento (ad esempio, l’interazione delle politiche strutturali e di coesione con le politiche di bilancio e macroeconomiche)?

·          Rispetto alle conseguenze sociali della crisi, quale tipo di risposta può offrire la disposizione “orizzontale” contenuta nell’art. 9 del Trattato sul funzionamento dell’UE (che prevede: “l'Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un'adeguata protezione sociale, la lotta contro l'esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana”)?

·          In che modo il Parlamento europeo ed i Parlamenti nazionali possono mobilitare l’opinione pubblica intorno agli obiettivi della Strategia UE 2020 e promuovere la compartecipazione della società civile nell’attuazione della strategia stessa? 

 

Obiettivi della Strategia

La Strategia UE 2020 è stata definita dal Consiglio europeo del 17-18 giugno 2010 sulla base delle proposte della Commissione europea, presentate nella comunicazione del 3 marzo 2010 intitolata “Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” (COM(2010)2020).

In particolare, il Consiglio europeo ha stabilito i grandi obiettivi e i principali strumenti (“iniziative faro”) per la realizzazione della nuova strategia, rinviando la fissazione dei meccanismi di coordinamento delle politiche nazionali in materia alla più ampia riflessione sul rafforzamento della governance economica europea (cfr. l’apposito capitolo del presente dossier).

 

La Strategia si articola intorno a cinque obiettivi principali:

·         portare al 75% il tasso di occupazione per la popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni, anche mediante una maggiore partecipazione dei giovani, dei lavoratori più anziani e di quelli poco qualificati e una migliore integrazione dei migranti nella popolazione attiva;

Secondo gli ultimi dati Eurostat, diffusi il 28 ottobre 2010 e riferiti al 2009, il tasso di occupazione ha raggiunto il 64,6% nell’UE a 27; il 64,7% nell’Eurozona; i Paesi con le migliori performances risultano essere i Paesi Bassi (77%), la Danimarca (75,7%), e la Svezia (72,2%); tra i Paesi di maggiori dimensioni economiche e demografiche, nel Regno Unito si è registrato un tasso del 69,9% di occupati, in Germania il 70,9%, in Francia il 64,2%, in Spagna il 59,8%,  in Italia il 57,5% (soltanto Ungheria e Malta registrano una percentuale più bassa); 

·         migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo, in particolare allo scopo di portare al 3% del PIL la spesa per investimenti pubblici e privati combinati in tale settore.

Il 28 ottobre 2010 Eurostat ha reso noti i dati relativi alla quota di PIL investita  nel settore ricerca e sviluppo tecnologico, a livello dell’UE e dei singoli Stati membri, nel 2008: nell’UE a 27 tale quota è pari all'1,9% del PIL, (+0,5% rispetto al 2007). In Italia la quota in termini percentuali del PIL risulta pari all’1,18% (invariata rispetto al 2007). Gli investimenti più consistenti in R&S in percentuale del PIL sono state registrati in Svezia (3,75% del PIL), Finlandia (3,73%), Danimarca (2,72%), Austria (2,67%), e Germania (2,63%), mentre quelle più basse sono state rilevate a Cipro (0,46%), in Slovacchia (0,47 %), e in Bulgaria (0,49%). Si segnalano inoltre i dati di Francia, (2,02%), Regno Unito (1,88%) e Spagna (1,35);

·         ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20% - rispetto ai livelli del 1990 - o del 30%, se sussistono le necessarie condizioni, ovvero nel quadro di un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012, a condizione che altri Paesi si impegnino ad analoghe riduzioni delle emissioni; contestualmente, si intende portare al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabile e migliorare del 20% l'efficienza energetica (obiettivo già previsto nel pacchetto clima-energia approvato nel 2009).

Secondo i dati UE Eurostat, l’UE-27 nel 2008 avrebbe ridotto dell’11,3% le emissioni rispetto al 1990; l’Italia ha conseguito un aumento del 4,7%; la Francia ha ridotto del 6,4%; la Germania -22,2% (riduzione superiore all’obiettivo richiesto); il Regno Unito -18,6%; la Spagna ha registrato un aumento del 42,3%.

Per quanto concerne la quota di energie rinnovabili sul totale del fabbisogno, l’Italia registra una percentuale del 17%, a fronte del dato complessivo dell’UE-17 pari al 20% (Germania: 18%; Francia: 23%; Regno Unito: 15%; Spagna: 20%);

·         migliorare i livelli d'istruzione, in particolare riducendo i tassi di dispersione scolastica al di sotto del 10% e aumentando la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente almeno al 40%. Il Consiglio europeo ha ribadito la competenza degli Stati membri a definire e attuare obiettivi quantitativi nel settore dell'istruzione.

Secondo i dati diffusi da Eurostat il 29 ottobre 2010, il tasso di dispersione scolastica dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni  è stato, nel 2009, pari al 14,4% nell’UE-27; al 19,2% in Italia, al 12,3% in Francia, all’11,1% in Germania, al 15,7% nel Regno unito, al 31,2% in Spagna.

Sempre secondo dati Eurostat, la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente risulta invece pari al 32,3% nell’UE a-27; al 19% in Italia; 43,3% in Francia; 29,4% in Germania; 42,5% in Regno Unito; 39,4% in Spagna;

·         promuovere l'inclusione sociale, in particolare attraverso la riduzione della povertà, mirando a liberare almeno 20 milioni di persone dal rischio di povertà e di esclusione.

Il 28 ottobre 2010 ha pubblicato i dati – in termini assoluti - relativi alla popolazione che nel 2008 risultava a rischio di povertà o esclusione sociale: nell’UE-27, oltre 120 milioni di persone; in Italia poco più di 15 milioni; in Francia 11,4 milioni; in Germania 16,5 milioni; nel Regno Unito 17,1 milioni; in Spagna 10,4.

 

 

Le “iniziative “Faro”

Per il conseguimento degli obiettivi sopra descritti, la Commissione propone setteiniziative faro” ciascuna delle quali include numerose misure da realizzare sia a livello UE sia a livello dei Paesi membri. Allo stato attuale, la Commissione ha già presentato 4 delle iniziative faro; le altre 3 saranno presentate nelle prossime settimane.

Unione per l’innovazione (COM(2010)546), presentata il 6 ottobre 2010)

A livello dell’UE, la Commissione intende:

·          completare lo spazio europeo della ricerca, definendo un programma strategico incentrato su sicurezza energetica, trasporti, cambiamento climatico e uso efficiente delle risorse, salute e invecchiamento, metodi di produzione e pianificazione territoriale ecologici;

·          migliorare il contesto generale per l'innovazione nelle imprese (ad es., creando il brevetto unico dell'UE e un tribunale specializzato per i brevetti, modernizzando il quadro per diritti d'autore e marchi commerciali, migliorando l'accesso delle PMI alla tutela della proprietà intellettuale e al capitale di rischio);

·          lanciare "partenariati europei per l'innovazione" tra l'UE e livello nazionale onde accelerare lo sviluppo e l'adozione delle tecnologie necessarie per affrontare le sfide individuate;

·          potenziare il ruolo pro-innovazione degli strumenti finanziari dell'UE (fondi strutturali, fondi di sviluppo rurale, programma quadro di R&S), anche mediante una più stretta collaborazione con la Banca europea per gli investimenti, snellire le procedure amministrative per l'accesso ai finanziamenti, segnatamente per le PMI;

·          rafforzare i legami tra istruzione e settore delle imprese.

 

A livello nazionale, gli Stati membri dovrebbero:

·          riformare i sistemi di R&S nazionali (e regionali) per favorire l'eccellenza e la specializzazione, intensificare la cooperazione tra università, centri di ricerca e imprese;

·          assicurare un numero sufficiente di laureati in scienze, matematica e ingegneria;

·          conferire carattere prioritario alla spesa per la conoscenza, anche utilizzando incentivi fiscali e altri strumenti finanziari per promuovere maggiori investimenti privati nella R&S.

 

 

 

 

 

Iniziativa faro: “Youth on the move” (COM(2010)477), presentata il 15 settembre 2010)

A livello dell'UE, la Commissione intende adoperarsi per:

·          integrare e potenziare i programmi UE per la mobilità, le università e i ricercatori (Erasmus, Erasmus Mundus, Tempus e Marie Curie) e collegarli ai programmi e alle risorse nazionali;

·          accelerare il programma di modernizzazione dell'istruzione superiore (programmi di studio, gestione e finanziamenti), anche valutando le prestazioni delle università;

·          promuovere l'imprenditoria mediante programmi di mobilità per giovani professionisti;

·          promuovere il riconoscimento dell'apprendimento non formale;

·          creare un quadro per l'occupazione giovanile, favorendo l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro mediante apprendistati, tirocini o altre esperienze lavorative.

 

A livello nazionale, gli Stati membri dovrebbero:

·          garantire investimenti efficienti nei sistemi d'istruzione e formazione a tutti i livelli (dalla scuola materna all'insegnamento superiore), migliorando i risultati nel settore dell'istruzione in ciascun segmento, nell'ambito di un'impostazione integrata che miri a ridurre l'abbandono scolastico;

·          migliorare l'apertura e la pertinenza dei sistemi d'istruzione creando quadri nazionali delle qualifiche e conciliare meglio i risultati nel settore dell'istruzione con le esigenze del mercato del lavoro;

·          favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro mediante un'azione integrata che comprenda, tra l'altro, orientamento, consulenza e apprendistati.

 

Iniziativa faro: “Un’agenda europea del digitale” (COM(2010)245), presentata il 19 maggio 2010)

A livello dell'UE, la Commissione si adopererebbe per:

·          creare un quadro giuridico stabile tale per incentivare investimenti per internet ad alta velocità;

·          definire una politica efficiente in materia di spettro radio;

·          creare un vero e proprio mercato unico per i contenuti e i servizi online;

·          promuovere l'accesso a internet, in particolare mediante azioni a sostegno dell'alfabetizzazione digitale e dell'accessibilità.

 

 

 

t

 

A livello nazionale, gli Stati membri dovrebbero:

·          elaborare strategie operative per internet ad alta velocità e orientare i finanziamenti pubblici, compresi i fondi strutturali, verso settori non totalmente coperti da investimenti privati;

·          creare un quadro legislativo per coordinare i lavori pubblici in modo da ridurre i costi di ampliamento della rete;

·          promuovere la diffusione e l'uso dei moderni servizi online (e-government, servizi sanitari online, etc.).

Iniziativa faro: “Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse” (presentazione prevista nel quarto trimestre 2010)

A livello dell'UE, la Commissione intende adoperarsi per:

·          mobilitare gli strumenti finanziari dell'UE (fondi strutturali, programma quadro di R&S, BEI, etc.) nell'ambito di una strategia di finanziamento che metta insieme i fondi pubblici e privati, dell'UE e nazionali;

·          potenziare l'uso degli strumenti basati sul mercato (scambio di quote di emissione, revisione della fiscalità, quadro per gli aiuti di Stato, promozione di un maggiore uso degli appalti pubblici verdi);

·          presentare proposte volte a modernizzare e a "decarbonizzare" il settore dei trasporti, compreso il varo di un’iniziativa europea per le auto "verdi", tra cui le auto elettriche e ibride, combinando ricerca, definizione di standard comuni e sviluppo del necessario supporto infrastrutturale;

·          accelerare l'attuazione di progetti strategici con un alto valore aggiunto europeo, in particolare le sezioni transfrontaliere e i nodi intermodali (città, porti, piattaforme logistiche);

·          completare il mercato interno dell’energia e attuare il piano strategico per le tecnologie energetiche e potenziare le reti transeuropee nel settore dell'energia, trasformandole in una super-rete europea;

·          adottare e attuare un piano d'azione riveduto in materia di efficienza energetica (in favore delle PMI e delle famiglie) utilizzando i fondi strutturali;

 

A livello nazionale, gli Stati membri dovrebbero:

·          ridurre gradualmente le sovvenzioni che hanno ripercussioni negative sull'ambiente;

·          utilizzare strumenti basati sul mercato, come incentivi fiscali e appalti, per adeguare i metodi di produzione e di consumo;

·          sviluppare infrastrutture intelligenti e totalmente interconnesse nei settori dei trasporti e dell'energia ;

·          garantire un'attuazione coordinata dei progetti infrastrutturali, nell'ambito della rete principale dell'UE;

·          concentrarsi sulla dimensione urbana dei trasporti;

·          utilizzare i fondi strutturali per investire in efficienza energetica degli edifici pubblici e nel riciclaggio.

Iniziativa faro: “Una politica industriale per l’era della globalizzazione” (COM(“010)614), presentata il 28 ottobre 2010)

A livello dell'UE, la Commissione si adopererebbe per:

·          definire una politica industriale atta a mantenere e sviluppare una base industriale solida, competitiva e diversificata in Europa;

·          migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI, riducendo fra l'altro i costi delle transazioni commerciali in Europa, promuovendo le aggregazioni e rendendo più accessibili i finanziamenti;

·          promuovere la ristrutturazione e la riconversione dei settori in difficoltà, anche mediante il rapido trasferimento delle competenze verso settori ad alto potenziale di crescita e con il sostegno del regime dell'UE in materia di aiuti di Stato e/o del Fondo di adeguamento alla globalizzazione;

·          favorire l'internazionalizzazione delle PMI;

·          fare in modo che le reti dei trasporti e della logistica assicurino alle industrie di tutta l'Unione un accesso effettivo al mercato unico e al mercato internazionale;

·          definire un'efficace politica spaziale, in particolare per la realizzazione delle iniziative Galileo e GMES;

·          migliorare la competitività del settore turistico europeo;

·          promuovere la responsabilità sociale delle imprese quale elemento fondamentale per garantire la fiducia a lungo termine di dipendenti e consumatori.

 

A livello nazionale, gli Stati membri dovrebbero:

·          migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI innovative, anche utilizzando gli appalti pubblici per sostenere gli incentivi all'innovazione;

·          migliorare le condizioni di tutela della proprietà intellettuale;

·          ridurre gli oneri amministrativi per le imprese;

·          collaborare con le parti interessate dei diversi settori (parti sociali, università, ONG, organizzazioni di consumatori) per procedere a un'analisi comune su come mantenere una solida base industriale.

 

Iniziativa faro: “Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro” (presentazione prevista nel quarto trimestre 2010)

A livello dell'UE, la Commissione intende:

·          definire e attuare, insieme alle parti sociali, la seconda fase del programma "flessicurezza";

·          adeguare il quadro legislativo ai modelli di lavoro in evoluzione (orari, lavoratori distaccati, ecc.) e ai nuovi rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro;

·          agevolare e promuovere la mobilità della manodopera nell'UE e garantire maggiore equilibrio tra offerta e domanda di lavoro, con un sostegno finanziario adeguato dei fondi strutturali;

·          rafforzare la capacità delle parti sociali e sfruttare appieno le potenzialità di risoluzione dei problemi del dialogo sociale a tutti i livelli (UE, nazionale/regionale, settoriale, aziendale);

·          sviluppare un quadro europeo per le capacità, le competenze e l'occupazione (European Skills, Competences and Occupations framework (ESCO))

 

A livello nazionale, gli Stati membri dovrebbero:

·          attuare i percorsi nazionali di flessicurezza, per ridurre la segmentazione del mercato del lavoro, facilitando al tempo stesso un migliore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata;

·          riesaminare e monitorare regolarmente l'efficienza dei sistemi fiscali e previdenziali per rendere il lavoro redditizio, abolendo al tempo stesso le misure che scoraggiano il lavoro autonomo;

·          promuovere politiche di invecchiamento attivo, così come la parità fra i sessi;

·          imprimere un forte slancio all'attuazione del Quadro europeo delle qualifiche mediante la creazione di quadri nazionali delle qualifiche;

·          fare in modo che le competenze necessarie per il proseguimento della formazione e l'ingresso nel mercato del lavoro siano riconosciute in tutti i sistemi di insegnamento, compreso l'apprendimento non formale;

·          sviluppare i partenariati tra il settore dell'istruzione/formazione e il mondo del lavoro, in particolare associando le parti sociali alla pianificazione dell'istruzione e della formazione.

Iniziativa faro: “Piattaforma europea contro la povertà” (presentazione prevista nel quarto trimestre 2010)

A livello dell'UE, la Commissione intende:

·          trasformare il metodo aperto di coordinamento su esclusione e protezione sociale in una piattaforma di cooperazione, revisione inter pares e scambio di buone pratiche;

·          promuovere l'innovazione sociale per le categorie più vulnerabili, offrendo possibilità di istruzione, formazione e occupazione alle comunità svantaggiate, nonché l'integrazione dei migranti;

·          valutare l'adeguatezza e la sostenibilità dei regimi pensionistici e di protezione sociale e riflettere su come migliorare l'accesso ai sistemi sanitari.

 

A livello nazionale, gli Stati membri dovrebbero:

·          promuovere la responsabilità collettiva e individuale nella lotta alla povertà e all'esclusione sociale;

·          definire e attuare misure incentrate sulla situazione specifica delle categorie particolarmente a rischio (famiglie monoparentali, donne anziane, minoranze, Rom, disabili e senzatetto);

·          utilizzare appieno i propri regimi previdenziali e pensionistici per garantire un sufficiente sostegno al reddito e un accesso adeguato all'assistenza sanitaria.

 

Attività della Camera dei deputati

L’11 marzo 2010 la Commissione bilancio e la Commissione Politiche dell’Unione europea hanno approvato un documento finale sulla strategia UE 2020 nel quale hanno espresso una valutazione positiva con alcune seguenti osservazioni:

·          nella strategia proposta dalla Commissione, i potenziali obiettivi e le aree di impegno comune, appaiono in numero eccessivo, soprattutto alla luce delle scarse risorse disponibili, a livello dei bilanci comunitario e nazionale. Sotto questo aspetto, sarà indispensabile selezionare le “priorità delle priorità” e su queste concentrare gli sforzi;

·          sarebbe opportuna l’inclusione in un unico programma della strategia per la crescita e l’occupazione, di quella per lo sviluppo sostenibile e del Patto di stabilità e crescita, intervenendo sull’asimmetria, non più sostenibile, tra politica monetaria, competenza esclusiva dell’UE, e politiche economiche e di bilancio, di cui occorre rafforzare il coordinamento;

·          occorre dotare l’UE di specifici strumenti per finanziarie la crescita, in particolare mediante l’emissione di titoli di debito pubblico europeo (eurobond), valutando anche la possibilità di destinare risorse significative per progetti e prodotti europei ad altissimo valore aggiunto;

·          è necessario valutare in modo più approfondito l’introduzione di meccanismi “premiali” o “sanzionatori” volti ad assicurare il rispetto degli obiettivi della nuova strategia da parte degli Stati membri, anche mediante la costituzione di un apposito fondo di sostegno agli interventi contemplati nella Strategia di cui beneficerebbero gli Stati membri che conseguono gli obiettivi stabiliti;

·          è essenziale coinvolgere adeguatamente i Parlamenti nazionali nella definizione e nell’effettiva attuazione degli obiettivi della Strategia. A questo scopo il Governo dovrebbe consultare con congruo anticipo le Camere in relazione a tutti i passaggi rilevanti della procedura;

·          la definizione e l’attuazione della nuova strategia dovrebbero essere contrassegnate inoltre dalla piena partecipazione della società civile, chiamando le parti sociali a fornire il proprio contributo sia a livello europeo che nazionale;

·          la politica di coesione, sia pure riformata e flessibile, e adattata alle nuove esigenze, dovrebbe rappresentare un elemento chiave della Strategia UE 2020, riducendo le differenze strutturali tra Paesi e Regioni nonché migliorando e riequilibrando la competitività delle singole Regioni.

·          lo sviluppo dell’economia europea sulla base di principi del Mercato unico potrà realizzarsi solo compiendo significativi progressi sul piano dell’armonizzazione delle regole fiscali, in modo da assicurare che la concorrenza tra gli attori economici europei avvenga su un piano di effettiva parità, promuovendo l’ulteriore integrazione delle economie nazionali;

·          un rilievo centrale va riconosciuto alle PMI, e in questo quadro la linea politica adottata con l’introduzione dello Small Business Act deve essere rafforzata, facendo ulteriori progressi nel campo della deregolamentazione e creando un ambiente favorevole per le nuove imprese che incoraggi l’imprenditorialità e migliori l’accesso ai finanziamenti. Occorre inoltre che l’Unione europea ai adoperi per accelerare la revisione in corso delle regole dettate dall’Accordo Basilea 2 ai fini della concessione del credito, che sono risultate troppo stringenti e penalizzanti per le imprese italiane;

·          è prioritario potenziare le reti transeuropee, in particolare nel settore dell’energia;

·          occorre, sin dalla revisione intermedia del bilancio UE nel 2010, concentrare stanziamenti consistenti del bilancio UE sulle nuove priorità della strategia nonché incentivare, secondo un approccio integrato, il ricorso a nuovi modelli di finanziamento, quali i partenariati pubblico-privato, i prestiti e garanzie della Banca europea per gli investimenti (BEI), del Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS)

·          dovrà essere verificata la possibilità di assicurare un livello di risorse superiore a quello previsto dal quadro finanziario 2007-2013, eventualmente anche utilizzando il margine esistente tra il massimale delle prospettive finanziarie e quello delle risorse proprie.

 


Iniziative dell’UE volte a rilanciare il mercato unico europeo

 

 

Questioni per il dibattito

Al fine di orientare il dibattito in seno al gruppo di lavoro n. 3 “Come completare il mercato unico europeo?”, i servizi del Parlamento europeo hanno elaborato un questionario su alcune questioni considerate rilevanti al fine di realizzare tale obiettivo:

·          il contributo che il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali possono dare allo sviluppo di una strategia di comunicazione mirata sui problemi quotidiani che incontrano i cittadini in caso di transazioni transfrontaliere e gli standard quali quelli in materia di sicurezza o di tutela del consumatore sui quali i cittadini possono contare;

·          la proposta contenuta nel rapporto Monti di coinvolgere il PE e i parlamenti nazionali nel riesame delle modalità di recepimento e di attuazione della normativa UE da parte degli Stati membri;

·          il contributo che il PE e i Parlamenti nazionali possono dare allo sviluppo della rete SOLVIT, la rete di cooperazione per la soluzione in via informale dei problemi di cittadini e imprese, dovuti a una scorretta applicazione della legislazione in materia di mercato interno;

·          le modalità per migliorare la cooperazione amministrativa tra le autorità degli Stati membri responsabili in materia di mercato interno;

·          le modalità per migliorare l’accesso delle PMI al mercato unico, riducendo nel contempo gli oneri amministrativi;

·          l’opportunità, a lungo termine, di adottare misure volte a garantire una piena armonizzazione oppure un livello di armonizzazione minima;

·          la necessità di un coordinamento delle politiche fiscali.

 

L’Atto per il mercato unico (Single Market Act)

Riprendendo in larga misura le raccomandazioni formulate nel rapporto Monti (cfr. la scheda allegata al presente capitolo), il 27 ottobre 2010 la Commissione europea ha presentato l’Atto per il mercato unico (COM(2010)608) nel quale viene delineata una strategia articolata in 50 azioni intese a rilanciare il mercato unico europeo e a svilupparne appieno il potenziale, soprattutto nell’attuale contesto di crisi economica e finanziaria, al fine di facilitare la ripresa dell'economia europea, creare occupazione e promuovere la stabilità economica.

Le azioni prospettate dovranno essere realizzate entro il 2012, ventesimo anniversario della creazione del mercato unico. Sul documento la Commissione ha avviato un dibattito pubblico che si concluderà il 28 febbraio 2011, al termine del quale tutte le istituzioni saranno chiamate ad assumere i propri impegni sulla versione definitiva dell’atto.

 Secondo le stime della Commissione, il completamento del mercato unico europeo, anche grazie alla realizzazione delle misure prospettate nell’Atto per il mercato unico, potrebbe tradursi in una crescita pari a circa il 4% del PIL entro il 2020. In tale contesto il mercato unico non deve essere considerato come un obiettivo in sé, ma come uno strumento al servizio di altre politiche, in modo particolare per quanto riguarda l’attuazione della strategia UE 2020 (cfr. l’apposito capitolo del presente dossier).

Settori di intervento

Incoraggiare e proteggere la creazione

Le misure che la Commissione suggerisce di adottare in questo ambito di intervento sono:

1)       l’adozione definitiva da parte del Consiglio e del Parlamento europeo della proposta di regolamento (COM(2010)350) che propone che il brevetto europeo venga trattato, rilasciato e pubblicato in una delle lingue di lavoro dell’Ufficio europeo dei brevetti (UEB) vale a dire francese, inglese o tedesco, al fine di consentire il rilascio dei primi brevetti europei nel 2014.

Si ricorda che tale soluzione è stata considerata discriminatoria e inaccettabile da parte dei governi di Italia, Spagna, Cipro e Grecia. Il Governo italiano ha minacciato di porre il veto in sede di Consiglio e quindi di bloccare l’adozione del regolamento per il quale è necessaria l’unanimità. Intervenendo alla Camera il 13 luglio 2010, il Ministro Ronchi ha dichiarato che la questione del brevetto unico non riveste soltanto aspetti importanti per il sistema economico produttivo italiano, costituito prevalentemente da PMI, ma si inserisce nel più ampio contesto della difesa della lingua italiana. Il regime di traduzione proposto dalla Commissione, che si basa sull’uso di tre lingue (francese, inglese e tedesco), non sarebbe fondato su alcun criterio oggettivo e sarebbe contrario alle disposizioni del Trattato che stabiliscono il principio della parità fra tutte le lingue ufficiali dell’UE. Ha altresì reso nota l’intenzione del Governo italiano di valutare ipotesi alternative, e in particolare quella basata sull’uso di un'unica lingua, l’inglese, quale semplificazione più comprensibile ed accettabile per le imprese;

2)       la presentazione di una proposta di direttiva quadro sulla gestione dei diritti di autore al fine di consentire l’accesso ai contenuti on-line migliorando la gestione elettronica e la trasparenza dei diritti di autore e assicurando ai titolari dei diritti compensi e tutele adeguati delle loro opere. La Commissione intende altresì presentare una proposta di direttiva sulle opere orfane (2011);

3)       l’adozione di un piano d’azione contro la contraffazione e la pirateria e la presentazione di proposte legislative volte ad adeguare il quadro normativo in materia di diritti di proprietà intellettuale in funzione degli sviluppi di Internet, rafforzando l’azione delle dogane, e a riesaminare la strategia in materia di diritti di proprietà intellettuale nei Paesi terzi (2010-2011).

 

Promuovere nuove strade per l’economia sostenibile

Per consentire alle imprese europee di beneficiare della domanda di nuove tecnologie necessarie a fronte di sfide quali i cambiamenti climatici e demografici o la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, la Commissione sottolinea la necessità di:

4)       proseguire, in cooperazione con gli Stati membri, la realizzazione del mercato interno dei servizi, compresi i servizi alle imprese che rappresenta più del 70% dei posti di lavoro ed è pertanto vitale per la ripresa economica dell’UE. Allo scopo la Commissione suggerisce di svolgere un test di funzionamento del mercato interno per valutare il raggiungimento dei risultati in termini di occupazione, crescita ed innovazione (2011);

5)       riesaminare la direttiva 2000/31/CE sul commercio elettronico e adottare una comunicazione in materia per favorire lo sviluppo di tale forma di commercio che allo stato attuale rappresenta una percentuale minima che va da 2 al 4% de commercio globale;

6)       modificare il quadro normativo in materia di procedure di standardizzazione al fine di renderle più efficaci ed efficienti, tenendo conto degli sviluppi tecnologici, e di estenderle al settore dei servizi (2011);

7)       adottare un libro bianco sulla politica dei trasporti per il periodo 2010-2020 con il quale verranno individuate una serie di azioni destinate a rimuovere gli ostacoli tecnici, amministrativi e normativi che impediscono la realizzazione di un unico sistema di trasporto a livello europeo, frenando la crescita economica (2011);

8)       proporre una revisione della direttiva 2003/96/CE che fissa un quadro europeo per la tassazione dei prodotti energetici basando i tassi minimi di accise sulle emissioni di CO2 e sul contenuto energetico al fine di prendere maggiormente in considerazione gli obiettivi dell’UE in materia di cambiamento climatico e uso più efficiente dell’energia (2011);

9)       presentare un’iniziativa relativa alla creazione di un gruppo ad alto livello sui servizi alle imprese, al fine di studiare le carenze del mercato e i problemi relativi alla standardizzazione, all’innovazione e al commercio internazionale in settori quali la logistica, la gestione degli impianti, il marketing e la pubblicità;

10)    esaminare l’opportunità di presentare un’iniziativa relativa ad una metodologia europea comune per la valutazione e l’etichettatura dei prodotti sotto il profilo ecologico al fine di affrontare il problema del loro impatto ambientale, comprese le emissioni di CO2 (2012);

11)   presentare un piano sull’efficienza energetica al fine di garantire un migliore utilizzo dei fondi pubblici e delle procedure di mercato per stimolare lo sviluppo dei mercati dell’efficienza energetica nell’UE, con particolare riferimento alle ristrutturazioni edilizie e alla mobilità urbana sostenibile.

 

Iniziative a favore delle piccole e medie imprese

La Commissione ricorda che la frammentazione del mercato unico è spesso indicata dai circa 20 milioni di imprese operanti nell’UE come un ostacolo alla competitività, soprattutto per le divergenze tra le normative nazionali che comportano pesanti oneri amministrativi, limitano le economie di scala e le sinergie, ritardano gli investimenti e creano barriere per quanto riguarda l’accesso ai mercati.

La Commissione pertanto propone una serie di azioni intese a creare un ambiente favorevole alle imprese, semplificando in particolare l’attività delle PMI che rappresentano il 99% delle imprese europee:

12)   l’adozione di un piano d’azione per migliorare l’accesso delle PMI ai mercati dei capitali, sviluppando una rete efficace di borse o di mercati regolamentati espressamente dedicati alle PMI e rendendo più adatti alle PMI gli obblighi di quotazione in borsa e di pubblicità (2011);

13)   una valutazione dello Small Business Act (entro la fine del 2010), strumento adottato dalla Commissione nel 2008al fine d promuovere la competitività e lo spirito d’impresa delle PMI nel mercato unico europeo e a livello globale. Tale esercizio sarà destinato principalmente ad assicurare l’applicazione del principio “pensare in piccolo” nell’adozione delle politiche e delle iniziative legislative, al fine di collegare strettamente lo Small Business Act alla strategia UE 2020, proponendo nuove azioni in settori quali l’internazionalizzazione delle imprese;

14)   unamodifica della normativa in materia di norme contabili per semplificare gli obblighi di informazione finanziaria e diminuire gli oneri amministrativi in particolare per le PMI (2011).

 

Finanziamento dell’innovazione e degli investimenti a lungo termine

La Commissione, ricordata l’importanza dell’accesso ai finanziamenti al fine di garantire l’innovazione e la crescita sostenibile e consentire alle imprese di attuare strategie a lungo termine, propone di:

15)   favorire l’emissione di obbligazioni europee (projetc bonds) emessi da privati per il finanziamento di progetti europei e ricorrere al bilancio dell’UE in misura superiore rispetto ad oggi al fine di rafforzarne il rating ed attirare i finanziamenti della Banca europea degli investimenti, delle altre istituzioni finanziarie e degli investitori privati sui mercati dei capitali, quali i fondi pensione e quelli assicurativi;

16)   stimolare gli investimenti privati, in particolare quelli a lungo termine, al fine di contribuire più attivamente alla realizzazione degli obiettivi della strategia UE 2020. Tali misure potrebbero riguardare la riforma della gestione delle imprese, la creazione di incentivi per gli investimenti a lungo termine, sostenibili ed etici ai fini di una crescita intelligente, verde ed inclusiva, una valutazione indipendente degli investimenti. La Commissione intende favorire la creazione di un ambiente normativo favorevole che consenta ai fondi di capitale rischio di investire liberamente in tutta l’UE e procedere al coordinamento delle norme fiscali per evitare le doppie imposizioni (2012);

17)   presentare proposte legislative volte a semplificare e ammodernare la disciplina europea in materia di appalti pubblici (che allo stato attuale rappresentano il 17% del PIL dell’UE) per rendere meno complesse le procedure di aggiudicazione e permettere un migliore uso degli appalti a sostegno delle altre politiche dell’UE quali l’innovazione, la tutela dell’ambiente e l’occupazione (2012);

18)   presentare un’iniziativa legislativa in materia di concessioni nel settore dei servizi che rappresentano il 60% dei contratti di partenariato pubblico-privato, al fine di migliorare l’accesso delle imprese europee al mercato, garantendo la trasparenza, la parità di trattamento e regole identiche per tutti gli operatori economici. La Commissione intende altresì proporre un quadro normativo per lo sviluppo dei partenariati pubblico-privato (PPP) che, unitamente alla concessione di servizi, permetterebbero di mobilitare investimenti a lungo termine nel settore dell’energia, la gestione dei rifiuti o le infrastrutture di trasporto, garantendo un migliore rapporto qualità-prezzo per gli utenti dei servizi e le collettività contraenti (2011).

 

Creare un ambiente giuridico e fiscale favorevole alle imprese

A tal fine la Commissione propone di:

19)   migliorare il coordinamento delle politiche fiscali nazionali (2011), in particolare stabilendo una base imponibile comune dell’imposta sulle società (programma ACCIS) che consentirebbe di avere un unico insieme di regole e un’unica amministrazione in materia fiscale a livello UE, risolvendo nel contempo i problemi di doppia imposizione o di doppia esenzione fiscale imputabili alla disparità o all’incompatibilità tra le normative fiscali nazionali. La Commissione precisa che le iniziative prospettate non sono destinate ad armonizzare l’aliquota dell’imposta sulle società. Secondo la Commissione la notevole disparità tra i 27 sistemi nazionali di imposta sulle società ostacolano l’attività transfrontaliera delle imprese, provocando distorsioni di mercato e notevoli costi di messa in conformità. L’impatto è particolarmente forte per le PMI che non dispongono delle risorse necessarie per fare fronte a tali inefficienze e che incontrano difficoltà a svilupparsi nel mercato unico;

20)   in seguito all’adozione di un libro verde che effettuerà un riesame sostanziale dell’attuale regime in materia di IVA (2010), la presentazione di una nuova strategia relativa all’adozione di un quadro più solido ed efficace in materia (2011). L’attuale regime IVA, infatti, basato su numerose esenzioni, deroghe e opzioni offerte agli Stati membri, nonché le regole particolari che disciplinano le transazioni transfrontaliere, comporta notevoli oneri amministrativi per le imprese, compromettendo in tal modo il corretto funzionamento del mercato interno e la competitività delle imprese nell’UE. Malgrado gli sviluppi tecnologici, gli obblighi di informazione e le modalità di riscossione dell’IVA non hanno subito modifiche; inoltre, il sistema attuale favorisce la frode: circa il 12% dell’IVA non viene riscossa;

21)   la presentazione di proposte legislative volte a creare interconnessioni tra i registri delle imprese (2011) al fine di favorire lo scambio di informazioni sulle imprese degli altri Stati membri, riducendo gli oneri amministrativi per le imprese che hanno un’attività transfrontaliera e aumentando la trasparenza per le altre imprese, i consumatori e le autorità pubbliche;

22)   al fine di favorire il ricorso ai servizi pubblici on line, non solo in un contesto nazionale, la presentazione di una proposta di decisione sul riconoscimento reciproco dell’identificazione e dell’autentificazione elettroniche (2011). La Commissione intende altresì proporre una revisione della direttiva 1999/93/CE sulla firma elettronica al fine di fornire un quadro giuridico sul riconoscimento e l’interoperabilità transnazionale dei sistemi di autenticazione elettronica (2011).

 

Promuovere la competitività sui mercati internazionali

Ad avviso della Commissione occorre rafforzare la tutela degli interessi dell’UE nei confronti dei partner globali in uno spirito di reciprocità e mutuo vantaggio, combattendo con ogni mezzo le pratiche commerciali sleali. In tale contesto la Commissione propone di:

23)   proseguire la cooperazione con i principali partner commercialiin vista di una maggiore convergenza normativa, sia a livello bilaterale (con USA, Giappone, Cina, Russia, India e Brasile) sia a livello multilaterale, soprattutto nel quadro del G20, al fine di favorire l’adozione di standard internazionali anche su questioni delicate quali la tutela dei diritti di proprietà intellettuale o le sovvenzioni;

24)   presentare una proposta legislativa volta ad assicurare una maggiore simmetria nell’accesso agli appalti pubblici nei paesi industrializzati e nei grandi paesi emergenti (2011) al fine di superare le divergenze attuali tra la relativa apertura del mercato degli appalti nell’UE e la mancanza di accesso dell’UE agli appalti dei propri partner  commerciali.

 

Mettere i cittadini al centro del mercato unico

La Commissione sottolinea come il rapporto Monti abbia evidenziato che, al fine di rilanciare il mercato unico, occorre riconciliare il mercato unico e la dimensione sociale, ponendo i cittadini al centro in qualità di contribuenti, consumatori, lavoratori, investitori, imprenditori, pazienti o pensionati, per ritrovare la fiducia e sviluppare politiche di mercato al servizio di una crescita sostenibile. La Commissione precisa che le misure contenute nell’Atto per il mercato unico sono destinate ai cittadini in quanto attori economici; le questioni afferenti ai diritti non economici sono trattate invece nella Relazione per il 2010 sulla cittadinanza dell’UE (vedi infra).

Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati in tale ambito, la Commissione si impegna a coinvolgere pienamente le parti sociali. Inoltre, tenuto conto del fatto che il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale è un requisito imprescindibile per il buon funzionamento del mercato unico, la Commissione preannuncia la presentazione di proposte volte a migliorare l’impatto della politica di coesione, orientandola verso i risultati e concentrando la risorse dell’UE sulle grandi priorità.

Le misure proposte in questo settore comprendono:

25)   l’adozione di una comunicazione corredata di una serie di iniziative sui servizi di interesse generale (2011). In tale ambito la Commissione intende: 1) valutare, in vista di un’eventuale revisione della normativa in materia, il sistema delle compensazioni per gli obblighi di servizio pubblico al fine di evitare che possano configurare aiuti di Stato; 2) garantire l’esistenza di un quadro normativo per consentire ai servizi pubblici di svolgere la propria missione e rispondere efficacemente ai bisogni dei cittadini; 3) garantire la rapida realizzazione di nuovi servizi e infrastrutture volte a garantire un migliore funzionamento del mercato unico, con particolare riferimento alle infrastrutture destinate a favorire l’accesso ad Internet ad alta velocità per tutti entro il 2013 come previsto dalla Strategia UE 2020; 4) garantire che, in base al principio di sussidiarietà, i servizi pubblici, compresi quelli sociali, siano realizzati al livello più adeguato in base a regole chiare in materia di finanziamento ed acquisti di qualità elevata e siano facilmente accessibili a tutti;

26)   la presentazione di una revisione degli orientamenti europei in materia di reti transeuropee di trasporto (TEN-T) e di una proposta relativa ad un quadro globale di finanziamento delle infrastrutture di trasporto (2011);

27)   l’adozione di una comunicazione sulle priorità delle infrastrutture energetiche per il 2020-2030 al fine di contribuire alla realizzazione del mercato interno dell’energia pienamente operativo, rispondendo ai problemi degli anelli mancanti e favorendo l’integrazione delle fonti di energia rinnovabile;

28)   l’adozione da parte del Consiglio e del Parlamento europeo della proposta di decisione relativa allo spettro radioelettrico europeo (COM(2010)471)al fine di consentirne un uso più efficiente, organizzato ed armonizzato.

 

Rafforzare la solidarietà nel mercato unico

Al fine di conciliare libertà economiche e libertà di svolgere azioni collettive, facendo in modo che tutti i cittadini, anche le persone con disabilità o gli anziani, possano beneficiare dei vantaggi del mercato unico e avere accesso ai prodotti e ai servizi, la Commissione intende:

29)   adottareiniziative volte a garantire l’effettiva applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’UE che riafferma, dando maggiore visibilità, una serie di diritti economici e sociali. La Commissione intende altresì fare ricorso sistematicamente alla “clausola sociale orizzontale” di cui all’articolo 9 del Trattato, al fine di valutare la pertinenza di tutta la normativa in materia di mercato interno alla luce del suo impatto sociale (2011);

30)   presentare una proposta legislativa per migliorare l’attuazione della direttiva sul distacco dei lavoratori, reso difficile allo stato attuale da procedure amministrative complesse a livello nazionale e dalla doppia imposizione (2011);

31)   riesaminare la direttiva relativa agli istituti per le pensioni professionali e presentare altre proposte sulla base del libro verde sulle pensioni (2011) al fine di rimuovere gli ostacoli che incontrano i lavoratori mobili ai fini del loro pensionamento, soprattutto in considerazione dell’impatto della crisi sulle finanze pubbliche e la stabilità finanziaria e in vista dell’invecchiamento della popolazione;

32)   avviare una consultazione con i partner sociali per la realizzazione di un quadro europeo in materia di anticipazione delle ristrutturazioni industriali (2011) al fine di evitare i conflitti sociali a vantaggio di una gestione proattiva e negoziata delle ristrutturazioni.

 

Garantire l’accesso all’occupazione e alla formazione durante tutto l’arco della vita

Al fine di incoraggiare e favorire la circolazione delle competenze in seno al mercato unico la Commissione si impegna a:

33)   presentare un’iniziativa legislativa per riformare i sistemi di riconoscimento delle qualifiche professionali (2012), sulla base di una valutazione dell’attuazione della direttiva 2005/36/CE in materia (2011), al fine di facilitare la mobilità dei lavoratori adattando la formazione alle esigenze attuali del mercato del lavoro e tenendo conto dei cambiamenti intervenuti nei sistemi di istruzione e di formazione negli Stati membri;

34)   sviluppare, in collaborazione con gli Stati membri, una carta “Gioventù in movimento” per facilitare la mobilità degli studenti tra i Paesi dell’UE, consentendo loro di acquisire conoscenze, competenze anche linguistiche ed esperienze che possono contribuire a favorire l’accesso al mondo del lavoro. A tal fine la Commissione sta valutando la possibilità di istituire prestiti destinati soprattutto a favorire la mobilità degli studenti più svantaggiati e si è impegnata a potenziare il proprio sito Internet al fine di fornire informazioni sull’insegnamento a distanza e le opportunità di studio e formazione nell’UE (2012);

35)   attuare, in collaborazione con gli Stati membri, il quadro europeo delle qualifiche creando un collegamento conla nomenclatura delle professioni nell’UE (2011). La Commissione intende altresì adottare una raccomandazione volta a facilitare il riconoscimento della formazione extra scolastica ed istituire un passaporto europeo delle competenze contenente una descrizione dettagliata delle conoscenze e delle competenze acquisite durante tutto l’arco della vita al fine di assicurare la portabilità delle conoscenze e delle competenze necessaria per promuovere la mobilità.

 

Promuovere l’economia sociale di mercato

Alla luce del Trattato di Lisbona che ha inserito tra i principali obiettivi dell’UE la realizzazione di un’economia sociale di mercato altamente competitiva, la Commissione intende:

36)   presentare una proposta sull’imprenditoria sociale per sostenere lo sviluppo di progetti di impresa innovativi sul piano sociale utilizzando il rating sociale e l’etichettatura etica ed ambientale, gli appalti pubblici, l’attuazione di un nuovo regime di fondi di investimento e l’attrazione dei depositi dormienti (2011);

37)   presentare proposte volte a migliorare la qualità delle strutture giuridiche dell’economia sociale (fondazioni, cooperative, ecc.) per ottimizzarne il funzionamento e facilitarne lo sviluppo in seno al mercato unico (2001-2012);

38)   in vista della presentazione di iniziative legislative,avviare due consultazioni riguardanti rispettivamente: 1) la gestione delle imprese al fine di garantire un maggiore coinvolgimento dei dipendenti, migliorare i rapporti tra gli azionisti, valutare la composizione dei consigli di amministrazione, anche per quanto riguarda la presenza delle donne, e i lavoratori azionisti e migliorare la valorizzazione delle imprese da parte dei mercati finanziari; 2) le opzioni per migliorare la trasparenza delle informazioni da parte delle imprese sugli aspetti sociali, ambientali ed il rispetto dei diritti dell’uomo (2011-2012).

 

 

Realizzare un mercato unico al servizio dei consumatori

Al fine di promuovere una maggiore attenzione verso i consumatori la Commissione propone di:

39)   adottare un piano d’azione pluriennale sulla vigilanza europea del mercato, al fine di offrire ai consumatori un livello elevato di protezione contro i rischi legati alla qualità dei prodotti e dei servizi offerti, ed elaborare orientamenti in materia di controllo doganale sulla sicurezza dei prodotti nonché sulla comparabilità dei prezzi in Internet;

40)   proporre un’iniziativa legislativa sull’accesso a determinati servizi bancari di base (2011) e invitare il settore bancario a presentare un’iniziativa di autoregolamentazione per migliorare la trasparenza e la comparabilità delle spese bancarie (2011);

41)   presentare una proposta di direttiva volta alla creazione di un mercato unico integrato in materia di mutui (2011), garantendoun livello elevato di tutela per i consumatori considerato che comportamenti irresponsabili da parte degli operatori del settore possono destabilizzare i mercati, con conseguenze economiche e sociali gravi;

42)   adottare una comunicazione per individuare e rimuovere gli ostacoli fiscali per i cittadini europei (2010), al fine di consentire loro di spostarsi e stabilirsi liberamente in un altro Stato membro e di procurarsi beni e servizi in tutta l’UE;

43)   proporre una modifica del regolamento in materia di diritti dei passeggeri del trasporto aereo, in particolare alla luce della recente crisi del settore provocata dall’eruzione del vulcano islandese, e di una comunicazione sui diritti dei passeggeri per tutte le modalità di trasporto (2012)

 

Garantire una buona gestione del mercato unico

Al fine di garantire il successo delle misure proposte, la Commissione intende coinvolgere nel processo di iniziativa legislativa, decisione, attuazione e monitoraggio, oltre alle altre istituzioni UE, vale a dire Parlamento europeo, Consiglio, Comitato economico e sociale e Comitato delle Regioni, anche altri soggetti quali partiti politici, governi e parlamenti nazionali, enti locali, società civile, sindacati, imprese, consumatori ed associazioni.

In questo ambito la Commissione intende:

44)   promuovere la collaborazione con gli Stati membri per proseguire la realizzazione del mercato unico, rafforzando le procedure di valutazione della normativa vigente e le sinergie tra gli strumenti esistenti (vigilanza sul mercato, indagini settoriali, quadro di valutazione dei consumatori). A tal fine la Commissione si impegna a: stilare ad intervalli regolari una lista delle principali 20 aspettative degli attori del mercato unico (imprese, consumatori, lavoratori, studenti e pensionati) che fungerà da termometro dello stato del mercato unico e del suo funzionamento concreto; esaminare regolarmente con tutti i soggetti coinvolti la situazione del mercato unico, in particolare in base al procedimento di valutazione reciproca previsto dalla direttiva servizi ed estendendo tale processo ad altri settori legislativi chiave del mercato interno; organizzare ogni anno con il Parlamento europeo un Forum sul mercato unico aperto alla partecipazione delle altre istituzioni dell’UE, de rappresentanti degli Stati membri, dei Parlamenti nazionali, dei cittadini e delle parti in causa (il primo Forum è previsto per il 2011);

45)   presentare una strategia sull’estensione ad altri settori legislativi del sistema IMI (2011), che attualmente si applica alla direttiva 2005/36/CE sulle qualifiche professionali e alla direttiva 2006/123/CE sui servizi nel mercato interno, al fine di creare una vera rete elettronica delle amministrazioni europee;

46)   proporre un’iniziativa sul ricorso a mezzi extragiudiziali semplici e con un buon rapporto costi-benefici per la composizione delle controversie transfrontaliere e adottare una raccomandazione sulla rete dei sistemi alternativi di composizione delle controversie per i servizi finanziari. Inoltre la Commissione proporrà un sistema europeo di soluzione dei conflitti on line per le transazioni digitali e avvierà una consultazione per un approccio europeo in materia di ricorsi collettivi (2010-2012);

47)   in collaborazione con gli Stati membri, promuovere azioni più incisive al fine di fare rispettare le regole in materia di mercato interno, ancheprestando maggiore attenzione agli aspetti relativi all’attuazione delle norme già in una fase preliminare di formazione delle politiche UE (2011). A tal fine la Commissione intende elaborare sistematicamente piani di recepimento per le proposte legislative previste dall’Atto per il mercato unico per attirare l’attenzione sulle difficoltà di recepimento in una fase precoce. La Commissione considera altresì prioritario ridurre la durata media delle procedure di infrazione (2011) ed invita a tal fine gli Stati membri a ridurre i deficit di recepimento delle direttive del mercato unico a 0,5% e a notificarle le tavole di corrispondenza per ogni nuova direttiva prevista dall’Atto per il mercato unico con l’indicazione delle misure di recepimento al fine di consentire una più agevole valutazione della conformità della normativa nazionale in materia di mercato interno a quella UE. Attualmente il recepimento avviene con un ritardo medio di sette mesi rispetto alle scadenze fissate (36% nel 2008, 31% nel 2009 e 30% nel 2010), la normativa nazionale non è sempre conforme alle direttive recepite, si registrano tempi lunghi per le procedure di infrazione avviate dalla Commissione e ritardi nell’esecuzione delle sentenze della Corte di giustizia da parte delle autorità nazionali;

48)   rafforzare la consultazione e il dialogo con la società civile (2011) in vista della preparazione e dell’attuazione delle misure legislative, tenendo conto in particolare delle posizioni dei consumatori, delle ONG, dei sindacati, delle imprese, dei risparmiatori, degli utenti e delle collettività territoriali al fine di valutare l’impatto concreto delle misure proposte sui cittadini;

49)   sviluppare gli sportelli unici al fine di fornire a cittadini e imprese informazioni e assistenza sui diritti derivanti dal mercato unico, anche mediante procedure on-line, incoraggiando gli Stati membri a fare in modo che l’informazione sulle regole e le procedure nazionali siano disponibili tramite gli sportelli unici (2010);

50)    in collaborazione con gli Stati membri, promuovere il ricorso ai mezzi informali di risoluzione dei problemi (2011) quali EU Pilot e SOLVIT che assicurano una stretta cooperazione tra gli Stati membri al fine di risolvere i problemi incontrati nell’applicazione della normativa in materia di mercato unico, evitando in tal modo il ricorso alle procedure di infrazione. A più lungo termine la Commissione valuterà la possibilità di uno sviluppo complementare di tali mezzi e degli altri meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie per garantire il trattamento in un’unica sede di tutti i problemi legati al mercato unico. La Commissione intende altresì presentare proposte per sviluppare una rete dei centri europei di tutela dei consumatori (2011).

Relazione sulla cittadinanza 2010

Nella Relazione sulla cittadinanza dell’Unione europea per l’anno 2010,  presentata il 27 ottobre 2010 (COM(2010)603), la Commissione europea evidenzia le difficoltà che ancora ostacolano il pieno esercizio dei diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione, alcune delle quali di estrema rilevanza anche in relazione al mercato interno. Si tratta, in particolare, dei seguenti problemi:

·          incertezza relativamente ai diritti di proprietà per le coppie internazionali

A tale proposito la Commissione intende  presentare una proposta legislativa nel corso del 2011 al fine di rendere più agevole per le coppie internazionali (sia nel caso di matrimoni che di unioni registrate) l’individuazione del foro competente e la legge applicabile ai loro diritti di proprietà (nel caso ad esempio di conti bancari o proprietà immobiliari cointestate).

·          formalità eccessivamente onerose per il riconoscimento transfrontaliero degli atti di stato civile e difficile accesso alla giustizia in un altro Stato membro

La Commissione presenterà una proposta legislativa sugli atti di stato civile nel 2011 e promuoverà la conoscenza dei diversi ordinamenti giuridici tramite il portale e-Justice  inaugurato nel luglio 2010.

·          problemi relativi alla tassazione, con particolare riferimento alla registrazione degli autoveicoli

Una proposta legislativa in materia è prevista per il 2011. La Commissione affronterà in particolare il problema della doppia imposizione per la registrazione che può impedire la libera circolazione di cittadini e beni.

·          difficoltà ad avvalersi dell’assistenza sanitaria transfrontaliera e della tecnologia e-Health

Iniziative in questo ambito sono previste dalla Commissione nell’Agenda digitale europea.

·          mancanza di informazioni e insufficiente esercizio dei diritti dei passeggeri o nel caso di acquisto di pacchetti vacanza

La Commissione intende presentare nel 2011 una proposta legislativa per modernizzare le regole vigenti in materia di protezione dei consumatori che acquistano pacchetti vacanza, in particolaresu Internet o in altri Stati membri; completare la realizzazione di un quadro legislativo che garantisca diritti comuni per i passeggeri, indipendentemente dal mezzo di trasposto (in particolare nel caso di ritardi e annullamenti per i passeggeri aerei), elaborare una strategia per i passeggeri a mobilità ridotta.

·          assenza di regole uniche per la protezione dei consumatori, scarsa consapevolezza dei mezzi di ricorso esistenti e insufficienza degli stessi 

La Commissione intende presentare nel 2011 una proposta legislativa sui sistemi alternativi di risoluzione delle controversie e pubblicare un codice dei diritti degli utilizzatori dei servizi on-line nel 2012.

·          procedure gravose e incerte per il riconoscimento dei diplomi universitari e delle qualifiche professionali (per le specifiche iniziative in merito si rinvia all’Atto per il mercato unico)

·          coesistenza di diversi sistemi di sicurezza sociale e conseguenti ostacoli alla  mobilità dei lavoratori

La Commissione si impegna a migliorare le informazioni ai cittadini e ad elaborare un nuovo sistema che renda più rapido e semplice lo scambio elettronico di dati relativi alla sicurezza sociale.

Il Rapporto Monti

Conformemente al mandato conferito il 20 ottobre 2009 dal Presidente della Commissione europea, Barroso, il 9 maggio Mario Monti, ex Commissario europeo al mercato interno e alla concorrenza, ha presentato, sulla base dei risultati di un vasto processo di consultazione delle istituzioni politiche, dei soggetti interessati e della società civile, una strategia globale per rilanciare il mercato unico europeo e svilupparne appieno il potenziale, creando un adeguato livello di consenso ed estendendolo a nuovi settori cruciali per la crescita dell'UE. La strategia proposta si basa sull’integrazione di politiche tradizionalmente ritenute estranee al mercato unico (industria, consumatori, energia, trasporti e digitale, sociale, ambiente e cambiamenti climatici, commercio, fisco, politica regionale, ma anche giustizia e cittadinanza).

La necessità di rilanciare il mercato unico nasce dalla constatazione che il mercato unico si trova in una fase critica a causa principalmente dell'indebolimento del sostegno politico e sociale, della tentazione nell’attuale situazione di crisi di ripiegare su forme di nazionalismo economico e dell’erronea convinzione che il mercato interno sia già stato realizzato e non debba più essere considerato una priorità.

Tuttavia, come sottolineato nel rapporto Monti, nell’attuale contesto di crisi economica e finanziaria, il rafforzamento del mercato unico appare necessario per tre ordini di motivi: 1) considerati i margini molto limitati per incentivi di bilancio, un mercato unico forte ed efficiente rappresenta per l'UE il migliore stimolo endogeno alla crescita e alla creazione di posti di lavoro; 2) la necessità di confrontarsi con l'importanza sempre maggiore che la pubblica opinione attribuisce al tema delle diseguaglianze, può rafforzare il consenso a favore di un maggiore coordinamento politico nell'ambito del mercato unico; 3) le recenti tensioni nella zona euro rendono necessario utilizzare al massimo il mercato unico come vettore di potenziamento della produttività e della competitività nelle economie di tale zona.

Il rapporto Monti ha formulato una serie di raccomandazioni dettagliate relativamente ad azioni da intraprendere per rilanciare il mercato unico e al metodo regolativo da seguire che sono state in buona parte recepite nell’Atto per il mercato unico presentato dalla Commissione il 27 ottobre.

 

Si segnala che nel rapporto Monti era stata avanzata la proposta, che non è stata ripresa nell'Atto per il mercato unico, di coinvolgere attivamente il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali, anche alla luce dell’estensione delle rispettive prerogative prevista dal Trattato di Lisbona, nel controllo sul recepimento e sull’attuazione delle norme UE in materia di mercato interno.

A tale riguardo il rapporto suggeriva che ogni anno PE e Parlamenti nazionali, associando pienamente la COSAC (Conferenza degli organismi specializzati negli affari europei), esaminassero sotto il profilo dell’attuazione a livello nazionale un atto normativo o un ambito della legislazione in materia di mercato unico al fine di individuare inadeguatezze o effetti negativi imprevisti.

 



[1] Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia.