Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
Titolo: FOCUS SICUREZZA 5/2208. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di sicurezza
Serie: Focus sicurezza    Numero: 5    Progressivo: 2008
Data: 30/04/2008
Descrittori:
DIFESA NAZIONALE   STATI ESTERI
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
IV-Difesa

Camera dei deputati - Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera

 

FOCUS SICUREZZA

 

Aprile 2008, Anno II, N. 5

L’attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti
in materia di sicurezza

 


Francia

Il 16 aprile 2008 la Commissione difesa nazionale e forze armate dell’Assemblea Nazionale (http://www.assemblee-nationale.fr/13/cr-cdef/07-08/c0708024.asp#P2_69) e la Commissione affari esteri del Senato (http://www.senat.fr/bulletin/20080414/etr.html#toc7) hanno proceduto, separatamente, all’audizione di Jean-Claude Mallet, Presidente della Commissione incaricata dell’elaborazione del Libro bianco sulla difesa e la sicurezza nazionale (http://www.defense.gouv.fr/livre_blanc).

Nel corso delle audizioni Mallet, già ascoltato da entrambe le commissioni nel novembre scorso (si veda il Focus Sicurezza n. 1/2007), ha illustrato il calendario dei lavori della Commissione da lui presieduta, i principali temi da essa dibattuti e i grandi orientamenti del Libro bianco.

In particolare, presso la Commissione della difesa dell’Assemblea Nazionale, Mallet ha sottolineato che il progetto di Libro bianco potrà essere presentato -a porte chiuse- alle commissioni parlamentari competenti alla fine di maggio, prima della sua approvazione definitiva da parte del Presidente della Repubblica. Il testo sarà quindi presentato presso il Consiglio della difesa, il Consiglio dei ministri ed infine presso l’Assemblea Nazionale, probabilmente a metà giugno.

Mallet ha poi rilevato che, per la prima volta, membri del Parlamento fanno parte di un organismo come quello della Commissione da lui presieduta e, per la prima volta, alcune commissioni parlamentari sono coinvolte nell’ elaborazione di un documento sulle linee della politica di difesa e sicurezza della Francia.

Per quanto riguarda le principali questioni affrontate dalla Commissione per il Libro bianco, il suo Presidente ha illustrato in particolare il dibattito che si è svolto su due importanti temi: la questione del deterrente nucleare e quella della riorganizzazione delle forze armate stanziate all’estero, nello specifico in Africa. Al riguardo è stato inoltre rilevato che il Presidente Sarkozy, costantemente aggiornato sui lavori della Commissione, in più occasioni ha dimostrato di recepirne le raccomandazioni: ad esempio nel discorso di Cherbourg (21 marzo 2008), in cui il Presidente della Repubblica ha evidenziato l’importanza del deterrente nucleare nel nuovo contesto geopolitico e l’opportunità del mantenimento delle due componenti nucleari francesi (l’una oceanica e l’altra aerotrasportata) o nel discorso di Le Cap (28 febbraio 2008) in cui Sarkozy ha espresso la volontà di rivedere gli accordi di difesa con i Paesi africani. Nel sottolineare il ruolo svolto dalla Commissione nell’elaborazione di tali orientamenti, Mallet ha inteso anche rispondere alle critiche che sono state mosse all’organismo da lui presieduto di aver svolto una funzione di mera registrazione -e non di promozione- delle decisioni del Presidente della Repubblica in materia di difesa.

Con riferimento agli altri temi trattati dalla Commissione, che saranno oggetto del Libro bianco, Mallet si è soffermato in particolare su:

·       la riorganizzazione dell’apparato di difesa dello Stato. A questo proposito è stato sottolineato che il Libro bianco riprenderà alcuni principi espressi dall’équipe incaricata di elaborare la Révision générale des politiques publiques (RGPP);

·       la stesura di piani finanziari più adeguati per le spese relative ai programmi di armamento;

·       la ridefinizione delle capacità di prevenzione e di intervento delle forze armate all’estero. In particolare è stato proposto che esse siano addestrate per agire sia in contesti di guerra, sia nell’ambito di missioni di pace e stabilizzazione;

·       la ridefinizione delle capacità di intervento delle forze armate sul territorio nazionale. A questo proposito è stato rilevato come, nel nuovo contesto geopolitico e ambientale, in cui i cittadini sono più soggetti a minacce dirette, “intenzionali” (ad es. terrorismo, offensive balistiche, attacchi informatici) e “non intenzionali” (ad es. catastrofi naturali, crisi sanitarie), la protezione della popolazione debba divenire una missione prioritaria delle forze armate e debba essere più ampiamente valorizzato il mestiere militare;

·       l’individuazione dei doveri del cittadino in materia di difesa, protezione e sicurezza. Al riguardo è stato prospettato che, di fronte alle minacce contemporanee, la società stessa possa contribuire a sviluppare le proprie capacità di resistenza agli attacchi che potrà subire.

 

Stati Uniti

Nel suo ultimo rapporto presentato nel novembre 2007 (National Intelligence Estimate (NIE), intitolato “Iran: programmi e potenziale nucleare”), il National Intelligence Council, organo governativo per gli studi strategici, aveva affermato che l’Iran, pur avendo sospeso dall’autunno 2003 il suo programma nucleare militare, aveva continuato l’arricchimento dell’uranio per scopi civili e lo sviluppo di missili a lunga gittata, lasciando sospettare una ripresa del programma militare volto alla fabbricazione dell’arma nucleare (si veda il Focus Sicurezza n. 1/2007).

Il 24 aprile 2008, presso la Commissione sicurezza nazionale e affari governativi del Senato (in particolare nella Subcommittee on Federal Financial Management, Government Information, Federal Services and International Security), si sono svolte audizioni finalizzate alla valutazione delle ambizioni nucleari dell’Iran, con particolare riguardo agli obiettivi di breve e lunga durata che gli Stati Uniti, e i loro alleati, devono perseguire e alla possibilità, o meno, di applicare all’Iran le strategie precedentemente adottate con la Corea del Nord e con la Libia.

Il dibattito è stato aperto dalle dichiarazioni di due membri del Senato. In primo luogo è intervenuto il capogruppo repubblicano presso la Commissione Giustizia, senatore Arlen Specter, già presidente della Commissione Intelligence, che nel suo ampio discorso ha sottolineato la necessità di un ravvicinamento tra gli Stati Uniti e l’Iran, da realizzare mediante l’avvio di negoziati diretti con Teheran. A tale proposito, Specter ha ricordato gli sforzi attuati sia da alcuni membri del Congresso USA sia da alcuni deputati del Parlamento iraniano per la costituzione di una commissione bilaterale di amicizia tra i due parlamenti. In particolare il senatore si è dichiarato contrario all’atteggiamento assunto dall’amministrazione americana, che subordina l’avvio delle negoziazioni alla previa sospensione, da parte dell’Iran, delle attività di arricchimento dell’uranio.

Inoltre Specter ha voluto ricordare la collaborazione che ha avuto luogo tra i due paesi, nel biennio 2001-2002, riguardo alla politica in Afghanistan, dettata dalla coincidenza di interessi verso la caduta del regime dei Talibani e per la sua sostituzione con un governo che non sposasse un’ideologia radicalmente anti-sciita ed anti-iraniana; simili considerazioni potrebbero valere anche per la politica in Iraq, dove gli Stati Uniti condividono con l’Iran l’avversione per un Iraq diviso o dominato dagli estremisti sunniti o da una nuova versione di Saddam Hussein.

La mancanza di dialogo con l’Iran genera inoltre una catena di effetti negativi in tutta la regione, non solo per il sostegno iraniano ai gruppi d’insurrezione in Iraq, ma anche per il supporto di Teheran all’organizzazione terrorista Hezbollah che, oltre a rendere debole il Libano, determina, con i suoi attacchi a Israele, lo stallo del processo di pace in Medio Oriente ed il rafforzamento degli estremisti di Hamas.

Secondo Specter anche l’attività diplomatica multilaterale, così come l’imposizione delle sanzioni economiche, non sono sufficienti ad impedire il riarmo nucleare dell’Iran.

Con riferimento alle strategie adottate in passato, Specter ha ricordato, infine, come i colloqui segreti tra i negoziatori americani e britannici, da un lato, e i negoziatori della Libia, dall’altro, abbiano ottenuto in passato la rinuncia del colonnello Gheddafi al suo programma nucleare (http://hsgac.senate.gov/public/_files/042408SpecterOpen.pdf).

Successivamente è brevemente intervenuta la senatrice democratica Dianne Feinstein, membro delle commissioni Giustizia e Intelligence, che ha dichiarato la sua propensione per una forte iniziativa diplomatica da parte degli Stati Uniti, da realizzare “su tutti i temi e senza pre-condizioni”. Lo scopo è quello di convincere l’Iran ad abbandonare ogni programma di armamento nucleare, consentendo l’accesso senza restrizioni degli ispettori dell’International Atomic Energy Agency (IAEA) ai propri impianti. Da parte loro gli USA dovranno riconoscere il diritto dell’Iran ad un programma energetico nucleare per scopi civili (http://hsgac.senate.gov/public/_files/042408FeinsteinOpen.pdf).

Le audizioni sono proseguite con due sessioni. Alla prima hanno partecipato, per il Dipartimento di Stato, Jeffrey Feltman,dell’Ufficio per gli Affari del Vicino Oriente, e Patricia McNerney, dell’Ufficio per la Sicurezza Internazionale e la Non-proliferazione, mentre alla seconda sessione hanno preso parte l’ambasciatoreDennis Ross, in rappresentanza delWashington Institute for Near East Policy,Stephen Rademaker, dalla Barbour Griffith and Rogers Holding LLC, Graham Allison dalla School of Government dell’Università di  Harvard e Jim Walshdel Massachusetts Institute of Technology.


 

 

XVI Legislatura – Focus sicurezza, Anno II, n.  5 – 30 Aprile 2008