Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento finanze
Titolo: La crisi dei mercati finanziari - Edizione aggiornata
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 25
Data: 16/06/2009
Descrittori:
CRISI ECONOMICA   MERCATO FINANZIARIO
Organi della Camera: VI-Finanze


Camera dei deputati

XVI LEGISLATURA

 

 

 

 

 

Documentazione e ricerche

 

 

 

 

 

 

La crisi dei mercati finanziari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 25

Edizione aggiornata

 

 

16 giugno 2009

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Area Finanza pubblica e Area Internazionale

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File: FI0099f.doc

 


I N D I C E

 

 

 

 

1.  Cronologia degli avvenimenti: dalla crisi dei mutui subprime alla crisi internazionale dei mercati finanziari1

1.1  L’origine e l’evoluzione della crisi (2002-2007)1

1.2  Lo sviluppo della crisi nel 2008-2009. 6

2.  Le misure anti-crisi adottate nei principali Paesi industrializzati21

2.1  Germania. 21

2.2  Spagna. 23

2.3  Francia. 25

2.4  Brasile. 29

2.5  Canada. 30

2.6  Cina. 31

2.7  Giappone. 33

2.8  India. 36

2.9  Russia. 37

3.  Le misure anticrisi adottate negli Stati Uniti39

3.1  Premessa: l’“Emergency economic stabilization Act of 2008”39

3.2  Costituzione di appositi organi e uffici39

3.3  Modalità di svolgimento del piano e compiti del Segretario di Stato. 40

3.4  Il controllo parlamentare nelle diverse fasi del piano. 40

3.5  L’American Recovery and Reinvestment Plan. 41

3.6  Il nuovo Financial Stability Plan presentato dal Segretario di Stato al Tesoro Geithner42

4.  L’assetto della vigilanza bancaria e finanziaria e le misure anticrisi nel Regno Unito  47

4.1  La Financial Services Authority (FSA): aspetti funzionali e principali ambiti di competenza  48

4.2  La gestione delle crisi: aspetti istituzionali51

4.3  Misure per fronteggiare la crisi economico-finanziaria. 53

5.  Le indicazioni emerse nei fora internazionali di cooperazione e di vigilanza  61

5.1  Dal Financial Stability Forum al Financial Stability Board. 61

5.2  Il G20 di Londra ed il G8 di Lecce.63

6.  Gli interventi legislativi d’urgenza adottati in Italia. 66

6.1  Gli interventi volti a fronteggiare la crisi finanziaria. 66

6.2  Gli interventi finalizzati al sostegno dell’economia. 70

7.  Le misure adottate dalla BCE e dalla Banca d’Italia. 76

8.  Misure particolari: il divieto temporaneo di vendita allo scoperto. 82

8.1  Definizione di “vendita allo scoperto”82

8.2  La disciplina della vendita allo scoperto in Italia. 82

 


1.Cronologia degli avvenimenti: dalla crisi dei mutui subprime
alla crisi internazionale dei mercati finanziari

1.1  L’origine e l’evoluzione della crisi (2002-2007)

Tra il 2002 ed il 2006 si delinea negli Stati Uniti e negli altri Paesi maggiormente industrializzati una “bolla” nel settore immobiliare: si riducono gli investimenti nelle nuove tecnologie ed i capitali si orientano verso il settore edilizio che sembra offrire la stessa redditività. Durante il boom immobiliare molti istituti di credito statunitensi erogano mutui a lavoratori dipendenti a bassa solvibilità (i cosiddetti mutui subprime), garantiti da ipoteche. Il sistema presuppone un continuo rialzo dei valori immobiliari e dal permanere di bassi tassi d’interesse sui prestiti.

Gli istituti di credito tendono a non iscrivere questo tipo di operazioni nei loro bilanci ma tendono a cartolarizzarli, facendone degli strumenti finanziari – come i CDO (Collateralized Debt Obligations) – che sono posti in vendita sui mercati finanziari. Assieme ad altri titoli, i mutui subprime finiscono per essere inseriti nei portafogli delle più comuni SICAV. La maggioranza delle grandi banche ignora e tende ad ignorare il contenuto di questi prodotti finanziari che fanno parte del loro portafogli.

Nel giugno 2005, mentre si rafforzano le voci che prevedono una contrazione del mercato immobiliare, il settimanale inglese Economist “apre” con un servizio sul rallentamento negli Stati Uniti, in Australia ed in altri paesi della crescita dei prezzi degli immobili. Continua tuttavia, soprattutto negli USA, la tendenza dei nuclei familiari ad acquistare le case per abitazione accendendo una o più ipoteche, finanziando in questo modo l’acquisto di auto e di altri beni di consumo.

In tempi di valori immobiliari crescenti, un mutuo ipotecario acceso da un debitore solvibile è per la banca un prestito a basso rischio, un prime loan; ma quando la tendenza del mercato si inverte, la solvibilità del debitore è modesta, e la quota versata in contanti è piccola, la garanzia ipotecaria risulta molto meno forte, ed il mutuo viene classificato subprime.

Nel 2006 il tasso principale della FED raggiunge il 5,75%: in tre anni è cresciuto di 3,75 punti percentuali: è importante notare che i mutui subprime, a tasso variabile, sono largamente indicizzati su questo tasso. Molti mutuatari, di fronte al rialzo dei tassi, non sono più in grado di pagare le rate: gli immobili sono acquisiti dalle banche e venduti all’asta, provocando una discesa dei valori immobiliari e del valore delle ipoteche. A metà agosto l’indice statunitense che misure il settore edilizio scende del 40% rispetto all’anno precedente.

Tra il 2004 ed il 2007, 1,2 milioni di americani, sono costretti ad abbandonare le abitazioni gravate da questi mutui.

Nel febbraio 2007, uno dei maggiori istituti di credito del mondo, la Hongkong & Shanghai Banking Corporation (HBSC), ammette di aver subito perdite gravi nel settore dei subprime loans.

Nel marzo 2007, la Security & Exchange Commission (SEC) statunitense avvia un indagine sull’entità del fenomeno dei subprime. In quella sede la Deutsche Bank dichiara alla SEC che la sua esposizione in "prodotti finanziari strutturati" (che possono contenere subprime loans) potrebbe arrivare al massimo fino a 2,3 miliardi di euro.

Tra febbraio e marzo il settore dei subprime statunitensi subisce un vero e proprio tracollo: più di 25 società specializzate dichiarano fallimento, annunciano perdite rilevanti o vengono poste in vendita.

Nel giugno 2007 l’attenzione degli analisti si focalizza sull’attività di certi organismi specializzanti nell’investimento in prodotti finanziari strutturati che racchiudono spesso crediti subprime: si tratta dei SIV (Structured Investment Vehicles), che sono di solito emanazioni (conduits) di banche, ma vengono tenuti ufficialmente fuori dal bilancio della casa madre. L'agenzia di rating Moody's afferma che i SIV sono "un'oasi di calma nel maelström dei subprime".

A luglio le maggiori agenzie di rating modificano i criteri di valutazione, abbassando il rating di migliaia di prodotti finanziari, specie quelli legati ai mutui ipotecari americani. In certi casi si passa da "A" a "non-investment grade" nell’arco di poche ore.

Nello stesso mese si delinea la vicenda emblematica di una piccola banca semipubblica di Düsseldorf, la IKB Deutsche Industriebank, si vede abbassare il rating di un portafoglio da 12,7 miliardi di euro contenente prodotti strutturati come le collateralized debt obligations (CDO), basate su mutui ipotecari, o addirittura come i finanziamenti "mezzanino" che, ad esempio, accompagnano un mutuo per la quota non coperta dal valore dell'immobile ipotecato, e sono quindi privi di garanzie reali: alto rendimento e altissimo rischio. Questo portafoglio è tenuto offshore e fuori bilancio attraverso un SIV, che si finanzia emettendo carta commerciale (commercial paper) a breve termine. Il suo metodo, comune a quasi tutta questa categoria di "veicoli", consiste dunque nell'investire a lungo termine con provvista a breve. Prima del ribasso dei rating, il 70% dei titoli contenuti nel portafoglio della IKB Rhineland aveva un livello AAA o AA, accordato volentieri dalle agenzie di rating stesse che avevano collaborato a "strutturare" i prodotti della Banca stessa. Il taglio dei rating mette in allarme i mercati, e la Rhineland Funding si vede chiudere l'accesso ai finanziamenti a breve termine. Rhineland invoca allora la linea di credito da 12 miliardi di euro promessale dalla IKB e da altri istituti, fra cui la Deutsche Bank.

Il 20 luglio la Deutsche Bank esercita la propria opzione di recesso dalla linea di credito ed allerta la Bafin, l'istituto tedesco di supervisione bancaria. Si organizza rapidamente un’operazione di salvataggio: il Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), ente governativo e maggior azionista della IKB, versa nelle casse della IKB 8 miliardi di euro e copre i 3,5 miliardi di euro di perdite di portafoglio della IKB stessa e dei suoi "veicoli".

Tra luglio ed agosto, l’American Home Mortgage Investment Corporation afferma di non essere in grado di finanziare i propri impegni di credito e una settimana dopo si dichiara insolvente ai sensi della legge fallimentare Usa. Union Investment, un gestore di fondi tedesco, sospende i rimborsi di quote da uno dei suoi fondi. Tre programmi di ABCP (Asset backed commercial paper), fra cui uno collegato ad American Home, prolungano la scadenza delle proprie passività, con un provvedimento che non ha precedenti. La banca francese BNP Paribas congela i rimborsi di tre fondi di investimento, adducendo l’incapacità di valutarli date le particolari circostanze.

Jean-Claude Trichet, Presidente della Banca centrale europea, ribadisce il 2 agosto che occorre esercitare la massima vigilanza con il ritorno dell'inflazione. Questa dichiarazione viene interpretata come un preannuncio di un imminente rialzo dei tassi d'interesse. Poche ore dopo la dichiarazione di Trichet, la Banca centrale australiana alza il tasso di riferimento al 6,5%, livello massimo degli ultimi dieci anni.

Sempre nei primi giorni di agosto, alcune delle banche che prestano denaro agli hedge funds, temendo che le perdite causate dai crediti subprime stiano contagiando anche i fondi da loro finanziati, emettono dei margin calls: chiedono cioè agli hedge funds di aumentare i depositi di garanzia contro i rischi d'insolvenza. Queste richieste obbligano gli hedge funds a vendere beni liquidi (per esempio petrolio), spingendo al ribasso i relativi mercati.

Il 5 agosto la banca americana Bear Stearns licenzia il co-presidente Warren Spector dopo le perdite subite da due hedge funds affiliati, caratterizzate da un portafoglio pieno di crediti ipotecari negoziabili solo con uno sconto del 60%.

L’8 agostola Banca d'Inghilterra continua a sostenere che un rialzo dei tassi è probabile. Analoghi preannunci di rialzo vengono dalla Banca centrale del Giappone. Il 9 agosto BNP Paribas sospende i riscatti dei titoli emessi da tre suoi fondi che hanno investito in prodotti contenenti crediti ipotecari americani. Questa drastica misura, equivalente ad una parziale chiusura degli sportelli, è motivata dall’istituto di credito dalla "completa evaporazione della liquidità in alcuni segmenti di mercato". Nelle stesse ore, i tassi interbancari salgono bruscamente negli Stati Uniti e in Europa. Il livello punitivo dei rialzi viene giudicato allarmante dalle banche centrali in Europa e negli Stati Uniti: prima la BCE e poi la FED cominciano ad immettere liquidità offrendo al sistema bancario prestiti a tassi ordinari.

Il 9-10 agosto la BCE immette in due giorni 156 mld. di euro, con un intervento di portata superiore a quello effettuato dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. La FED immette 62 mld. di dollari. Analoghi interventi vengono compiuti dalle banche centrali del Canada, dell'Australia e del Giappone. L’effetto “valanga” trasla sugli altre tipologie di intermediari finanziari, portando ad un ribasso delle azioni dei fondi operanti nel settore edilizio (anche nei casi in cui non siano coinvolti in operazioni con mutui subprime).

Il 13 agosto, la banca d'affari americana Goldman Sachs annuncia alla stampa che il maggiore dei suoi "fondi quantitativi" (quant funds), a gestione computerizzata, ha perso il 30% in una settimana. Nello stesso giorno la Coventree, una banca d'affari canadese molto specializzata, dichiara di avere urgente necessità di 700 milioni di $ (425 mln. di euro). Si apprende che altre diciassette banche canadesi stanno cercando di procurarsi nuove linee di credito. Parallelamente forti perdite affiorano in Citigroup, Lloyds Bank, HBOS e due Landesbanken tedesche. In pochi giorni, l'indice mondiale dei titoli bancari perde l'8%.

Il 14 agosto la società americana Sentinel Management Group, che investe per conto degli operatori finanziari in operazioni teoricamente a basso rischio nei mercati dei capitali, ed è considerata una tipica esponente della finanza "conservatrice", cerca di impedire i riscatti dei propri titoli. La sua iniziativa è bloccata. (Un mese dopo verrà multata per questo dalla SEC, e chiederà la dichiarazione di fallimento).

Il 15 agosto la società australiana Basis Capital, che gestisce hedge funds, rende noto che uno dei suoi fondi ha perso l'80%. Un analista della banca d'investimenti Merrill Lynch, incaricato di valutare le azioni dell'americana Countrywide Financial, importante erogatrice di mutui ipotecari, cambia improvvisamente la sua raccomandazione da buy a sell, adducendo possibili difficoltà di reperimento dei fondi. La FED immette nuova liquidità nel sistema bancario.

Il 16 agosto, in Australia, le azioni del RAMS, istituto specializzato in mutui ipotecari, crollano del 60% dopo che si diffonde la notizia di una richiesta di fondi d'emergenza. Il giorno successivola FED riduce il tasso di sconto di mezzo punto, da 6,25 a 5,75%, prorogando inoltre a 30 giorni in termine di rimborso dei suoi prestiti. La Banca centrale statunitense accompagna la misura dicendo che il terremoto dei mercati minaccia l'economia nazionale; se ne deduce che è probabile, per la riunione del 18 settembre, anche un taglio del tasso più importante, quello dei FED funds. L'offerta di fondi viene comunque accettata subito da Citigroup, JPMorgan Chase, Wachovia e Bank of America.

Il 29 agosto la banca Barclays annuncia che la sua esposizione a crediti subprime raggiunge al massimo i 75 milioni di sterline (110 milioni di euro). Il giorno dopo, per la seconda volta in un mese, chiede un prestito alla Banca di 1,6 miliardi di sterline (1,17 miliardi di euro) ad un tasso maggiorato dell'1% sul livello base.

Il 2 settembre il presidente della Barclays Bank, Bob Diamond, invita energicamente la Banca d'Inghilterra e le altre banche centrali ad immettere più liquidità, altrimenti i prestiti interbancari rischiano di bloccarsi, inceppando a loro volta i mercati dei capitali. Il suo grido di allarme viene severamente criticato come un inopportuno e pericoloso segnale di panico in una situazione già carica di tensione. In Inghilterra i tassi interbancari a tre mesi sono saliti in qualche settimana dal 5,8 al 6,8%. Ormai superano il tasso di riferimento di ben 105 punti base, dopo che per nove anni non se ne erano mai distaccati per più di 5-10 punti base.

Il 6 settembrela Banca centrale europea non innalza i tassi d'interesse, come aveva ampiamente e ripetutamente lasciato intendere nei mesi precedenti, ma ne lascia invariato il livello. Alcuni analisti, valutando che si tratti di un ragionevole compromesso fra esigenze di rilancio e controllo dell'inflazione, ritengono che la decisione della BCE sia saggia ed equilibrata; altri, convinti che in un momento così critico servirebbe una spinta assai più forte, la trovano debole e insufficiente; altri ancora (all'opposto), temendo che sia solo il primo passo di un pericoloso cedimento alla pressione dei mercati e al cattivo esempio della FED, la giudicano pavida e di cattivo auspicio.

7 settembre. La quotazione azionaria della banca francese Société Générale perde il 4%. La Deutsche Bank, che ha perso il 13% in tre settimane, è fra le prime a verificare lo stato del suo portafoglio ed a comunicarne i risultati: la sua esposizione ai subprime loans ammonta a 50 mld. di euro. Poiché nel mese di marzo era esposta, a suo dire, per un massimo di 2,3 miliardi, gli analisti sono indotti a ritenere che abbia investito negli ultimi sei mesi oltre 47 mld. di euro in questi prodotti così rischiosi. La Barclays Bank e la Royal Bank of Scotland sono entrambe esposte per 15 mld. di euro. Negli USA, Citigroup è esposta per 12 miliardi di dollari.

Il Governatore della Banca d’Inghilterra, Merwyn King afferma, il 12 settembre, che le banche centrali devono immettere liquidità solo a tassi punitivi, se non vogliono incoraggiare l'eccesso di tendenza al rischio che ha prodotto la situazione attuale. Il giorno successivo, il Governatore della Bank of Canada, David Dodge, dichiara: "Guardando indietro, ci rendiamo conto che avremmo dovuto mantenere più alto il livello dei tassi, perché in pratica le condizioni del credito venivano agevolate cartolarizzando sempre più e mettendo sempre più cose (stuff) fuori bilancio."

Il 14 settembre, la Northern Rock, quinta banca britannica nel settore dei mutui ipotecari, dichiara difficoltà e chiede aiuto al governo. Il governo ricorda l'esistenza di un piano di protezione dei depositi (che però può comportare fino a sei mesi d'attesa). Allarmati, i depositanti si recano in massa a ritirare i soldi agli sportelli. Sui marciapiedi si creano lunghe file: uno spettacolo che non si vedeva in Inghilterra dal 1866. Le file si protraggono per giorni, e cessano solo il 17 settembre, dopo che il governo ha garantito ufficialmente e formalmente la liquidità e l'integrità dei depositi.

La Banca d'Inghilterra annuncia il 19 settembre che è pronta a indire un'asta d'emergenza per l'erogazione di 10 miliardi di sterline in prestiti alle banche ed aggiunge che le banche potranno portare in garanzia anche crediti ipotecari. La decisione è presa "per allentare la pressione nei mercati dei titoli a lungo termine". Infatti la tensione in parte si allenta: i tassi interbancari Libor del dollaro e della sterlina scendono di 35 punti base.

22 settembre. Stime di Goldman Sachs dicono che le banche dei tredici paesi dove è in uso la moneta europea sono esposte complessivamente per 360 mld. di euro in "veicoli" che hanno investito in subprime loans e simili. Le loro attività ammontano però a 21mila mld.

Nel mese di ottobre Moody’s declassa il rating di circa 2.500 obbligazioni subprime emesse nel 2006, seguita nei giorni seguenti da S&P con vari declassamenti di titoli supbrime. Alla fine del mese vari garanti finanziari annunciano perdite per il terzo trimestre; Fitch dichiara che sta considerando un abbassamento del rating AAA di alcuni assicuratori monoline.

Il 12 dicembre le banche centrali di cinque aree valutarie annunciano misure coordinate intese a rendere disponibili finanziamenti di fine anno a un più ampio novero di istituzioni.

Il 19 dicembre ACA, garante finanziario con rating A, è declassato da S&P al grado CCC, inducendo le controparti a chiedere il versamento di garanzie supplementari per il quale sono negoziate ripetute proroghe nei mesi seguenti. S&P abbassa da stabili a negative le proiezioni di rating di altri assicuratori monoline.

1.2  Lo sviluppo della crisi nel 2008-2009

Nei primi giorni di gennaio 2008, le indagini presso i responsabili degli acquisti e i rapporti sul mercato del lavoro segnalano un indebolimento pronunciato dell’economia Usa e destano timori per la crescita mondiale.

Tra il 14 ed il 31 gennaio, la BCE, la FED e la Banca nazionale svizzera effettuano operazioni addizionali di finanziamento a lungo termine in dollari Usa.

Il 15 gennaio Citigroup annuncia per il quarto trimestre perdite dovute in parte alla svalutazione di ulteriori 18 miliardi di dollari di esposizioni collegate ai mutui, dando inizio a una nuova serie di annunci simili da parte di altre istituzioni finanziarie.

21 gennaio: la Federal Reserve abbassa di 75 punti base il tasso ufficiale al di fuori delle sue riunioni programmate, in considerazione della diffusa debolezza dei mercati creditizi e azionari mondiali. Il tasso ufficiale è ulteriormente ridotto di 50 punti base la settimana successiva.

Il 17 febbraio la Banca Northern Rock è nazionalizzata dal Governo britannico

Il 7 marzo la Federal Reserve annuncia un aumento di 40 miliardi di dollari della sua nuova Term Auction Facility e, pochi giorni dopo, amplia le proprie operazioni di prestito titoli mediante la Term Securities Lending Facility, da 200 miliardi di dollari, che offre in prestito titoli del Tesoro a fronte dello stanziamento in garanzia di titoli di vario tipo. Successivamente la stessa settimana la FED annuncia la creazione della Primary Dealer Credit Facility che estende alla comunità dei primary dealer il sistema dello sportello di sconto. Iniziative supplementari, fra cui nuove aste di finanziamenti in dollari Usa, sono annunciate da altre banche centrali.

Il 2 maggiola BCE, la Federal Reserve e la Banca nazionale svizzera annunciano un ulteriore potenziamento delle loro misure di liquidità in dollari Usa.

Il 7 settembre il Dipartimento del Tesoro statunitense pone sotto tutela due grandi istituzioni finanziarie, Fannie Mae e Freddie Mac, con 200 mld. di dollari. I due organismi garantiscono quasi la metà dei 12.000 mld. di dollari di mutui edilizi degli Stati Uniti e nel corso dell’ultimo anno hanno perduto 14 mld. di dollari.

Il 15 settembre la banca d’affari Lehman Brothes fallisce, mentre una delle principali banche americane, la Bank of America, annuncia l’acquisto di un’altra grande banca d’affari, la Merrill Lynch.Dieci banche internazionali raccolgono liquidità per 70 mld. di dollari per fronteggiare la situazione.

16 settembre: la FED e l’Amministrazione USA nazionalizzano di fatto il gigante assicurativo AIG (American International Group), in via di fallimento, intervenendo con 85 mld. contro l’acquisizione del 79,9% del suo capitale azionario.

Il 18 settembre la banca britannica Lloyd TSB acquista la sua concorrente HBOS, anch’essa in via di fallimento. Le autorità statunitensi annunciano la presentazione di un piano generale di salvataggio, detto Paulson (dal nome del responsabile del Dipartimento del Tesoro), dell’importo di 700 mld. di dollari, inteso a liberare le banche degli attivi invendibili.

Il 19 settembre il Presidente americano George W. Bush lancia un appello per “agire immediatamente” attraverso il piano di salvataggio degli istituti di credito per evitare un aggravamento della congiuntura.

23 settembre: i lavori della sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite è dominato dalla crisi internazionale dei mercati finanziari. I mercati finanziari vivono un ulteriore fase di incertezza a causa delle difficoltà nell’iter di approvazione del piano di salvataggio da parte del Congresso statunitense.

Il 26 settembre le quotazioni del gruppo bancario ed assicurativo belga-olandese Fortis crollano a causa di timori sulla sua solvibilità. Negli Stati Uniti la banca JPMorgan, sostenuta dalle autorità federali, acquisisce il controllo della sua concorrente Washington Mutual.

Il 29 settembre il Piano Paulson è respinto dal Congresso. Gli effetti sulla borsa americana e su quelle europee sono immediati, con un innalzamento dei tassi interbancari. In Brasile, dopo che la Borsa ha perduto più del 10% in una sola seduta, le quotazioni sono sospese. In Europa, il gruppo Fortis è parzialmente nazionalizzato per iniziativa dei governi del Benelux; nel regno Unito la banca Bradford e Bingley è nazionalizzata.

Il 30 settembre i governi di Parigi e di Bruxelles intervengono per salvare la banca franco-belga Dexia (per questa operazione il Governo francese ricorre ad un intervento indiretto attraverso la Caisse de Dépôts et Consignations).

1° ottobre: il Senato statunitense approva con 74 voti favorevoli e 25 contrari una versione modificata del Piano Paulson di salvataggio degli istituti di credito che prevede 150 mld. di dollari di crediti d’imposta unitamente ai 700 mld. stanziati per stabilizzare il sistema finanziario. Il Piano prevede di elevare da 100 mila a 200 mila dollari la garanzia dello Stato a favore dei depositi bancari. La Germania si oppone alla creazione, sostenuta dal governo francese, di un fondo europeo dotato di 300 mld. di euro, sul modello del Piano Paulson. Il presidente francese Sarkozy annuncia una serie di misure nel settore dell’edilizia residenziale pubblica, tra le quali l’acquisto, da parte dello Stato, di 30.000 abitazioni private.

Il 2 ottobre la BCE lascia immutato il suo tasso di riferimento al 4,25%. Il suo Presidente, Jean-Claude Trichet, respinge l’idea di un piano modellato su quello statunitense e riconosce che la crisi rappresenta “un avvenimento mai verificatosi dopo la Seconda guerra mondiale”. Il Governo portoghese rafforza il controllo sul settore creditizio e aggrava le misure sanzionatorie. I Paesi bassi propongono la creazione di fondi nazionali di salvataggio creditizio, al posto di un fondo unico europeo, anche Londra si mostra favorevole a soluzioni su scala nazionale. L’Irlanda introduce un meccanismo pubblico di garanzia illimitata alle principali banche operanti nel paese. Il governo di Parigi presenta un piano di sostegno finanziario alle piccole e medie imprese per un valore di 22 mld. di euro per prevenire il rischio di congelamento del credito.

3 ottobre:la Camera dei Rappresentanti statunitense adotta il Piano Paulson – l’”Emergency Economic Stabilization Act” - nella versione modificata già approvata dal Senato, che destina 700 mld. di dollari per finanziare l’acquisto da parte del Governo dei titoli il liquidi legati all’andamento dei mutui delle istituzioni finanziarie ed include anche misure di sostegno per le famiglie in difficoltà a causa della crisi del mercato immobiliare. Il Presidente francese Sarkozy invita le organizzazioni del padronato francese a presentare delle proposte per contenere le retribuzioni dei quadri dirigenziali. Il principale manager di Dexia, Axel Miller, rinuncia alle sue indennità di buona uscita dopo che il Ministero dell’economia francese ha subordinato la ricapitalizzazione dell’istituto franco-belga alla rinuncia di Miller all’adozione di queste misure. In Giappone, la Banca centrale immette 5,5 mld. di euro nel sistema bancario, intervenendo sul mercato per la 13 giornata consecutiva. La banca americana Wells Fargo acquista la sua concorrente Wachovia per 15,1 mld. di dollari in azioni. La Banca centrale europea (BEI) lancia nuovi prestiti, per un valore di 30 mld. di euro, per sostenere le piccole e medie imprese dell’area comunitaria nella fase di crisi finanziarie. Queste iniziative attuano le indicazioni formulate nel consiglio informale dei ministri delle finanze dell’UE svoltosi a Nizza il 12 e 13 settembre scorsi.

Il 4 ottobre si riuniscono a Parigi, sotto la presidenza del Capo dello Stato francese, il Premier britannico Gordon Brown, la Cancelliera tedesca Angela Merkel ed il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi per un summit sulla crisi finanziaria internazionale. Il Ministro dell’economia tedesco, Glotz, ribadisce la sua contrarietà ad un piano di salvataggio su scala europea. Dominque Strass-Kahn, Direttore generale del Fondo monetario internazionale, incontra il Presidente francese e rivolge un appello ai Paesi europei affinché operino assieme per fronteggiare la crisi. Il vertice si conclude con l’approvazione di un documento in cinque punti che prevede: 1) nuove regole contabili per assicurare che i bilanci delle banche europee siano sempre più trasparenti; 2) il sostegno alle banche colpite dalla crisi a carico dei singoli Paesi (così come avvenuto per Bradford & Bingley, Fortis e Dexia) ma in coordinamento con il resto dei Paesi UE e con i partners internazionali; 3) la richiesta di maggiore flessibilità da parte dell’UE nella applicazione delle regole sugli aiuti di stato in relazione al salvataggio degli istituti di credito; 4) un atteggiamento più flessibile nell’applicazione del Patto UE di stabilità, particolarmente nella valutazione del rapporto debito/PIL; 5) sanzioni agli amministratori e ai manager responsabili di una eccessiva esposizione degli istituti finanziari e di credito a situazioni di grande rischio.

I leaders del G4 si impegnano inoltre nell’organizzazione di un vertice mondiale, entro la fine dell’anno, che possa rivedere le regole che disciplinano il mercato finanziario globale, ripensando il ruolo delle agenzie di rating, delle banche di investimento e dei fondi speculativi.

5 ottobre: secondo quanto riportato dal Sunday Times, la banca d’affari americana JPMorgan Chase avrebbe accelerato il fallimento della Lehman Brothers congelando 17 mld. di dollari di attivi. Il Piano di salvataggio di 35 mld. di euro della banca tedesca Hypo Real Estate fallisce: di fronte ai gravi oneri previsti, il pool di banche private si ritira.

Il 6 ottobre tutte le borse europee registrano fortissimi ribassi: Parigi -9,40%, il ribasso più forte dalla creazione dell’indice CAC; Londra – 7,85%; Francoforte – 7,07%; Milano – 8,24%. Il presidente Sarkozy, parlando come Presidente in esercizio del Consiglio europeo, sottolinea che i “27 Paesi sono uniti, solidari e determinati” di fronte alla crisi” e che ciascuno di essi “prenderà le misure necessarie per assicurare la stabilità del sistema finanziario”. Il Primo Ministro islandese, Geir Haarde, adotta un provvedimento che dà al governo un largo controllo sulle banche, dopo che il giorno precedente erano state sospese le contrattazioni delle sei maggiori istituzioni finanziarie del Paese, comprese quelle delle tre banche principali.

Il 7 ottobre il Consiglio Ecofin, svoltosi a Lussemburgo, definisce una strategia per rispondere tempestivamente alla crisi finanziaria, impegnandosi ad adottare tutte le misure necessarie per rafforzare la solidità e la stabilità del sistema bancario; coordinando le diverse misure e prendendo in considerazione i possibili effetti cross-border delle decisioni assunte a livello nazionale; adottando misure per la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie vulnerabili di rilevanza sistemica, sulla base di principi comuni; aumentando il livello minimo di protezione degli schemi di garanzia dei depositi dagli attuali 20.000 euro ad almeno 50.000 euro. In conseguenza di ciò, l’Austria, il Belgio, i Paesi Bassi e la Spagna innalzano autonomamente la garanzia statale a 100.000 euro. In Francia tale garanzia è fissata a 70.000 euro.

L’8 ottobre le borse europee conoscono un nuovo forte ribasso. Numerose banche centrali, tra le qual la FED e la BCE, abbassano i loro tassi di riferimento. Gordon Brown propone un “piano europeo di finanziamento” del sistema bancario. La FED ha così portato i tassi all'1,5%, la BCE al 3,75%, la Banca centrale del Canada al 2,5%, la Banca d'Inghilterra al 4,5% e la Svezia al 4,25%. E anche l’istituto di emissione cinese si è aggiunto, tagliando i tassi per la seconda volta in tre settimane e portando il tasso principale al 6,93%.

9 ottobre: lo Stato islandese assume il controllo della prima banca del Paese, la Kaupthing. Il Presidente della BCE lancia un appello alla fiducia agli operatori finanziari, mentre il Direttore generale del FMI, Strass Kahn afferma che il Fondo è pronto a sostenere ogni Stato in difficoltà, affermando al contempo che “ogni azione isolata” di salvataggio deve essere “evitata e condannata”. Il Direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), Pascal Lamy, si dichiara favorevole allo svolgimento di una nuova conferenza per il riassetto finanziario mondiale, sul tipo di quella tenutasi a Bretton Woods.

Il 10 ottobre, mentre si registra una nuova giornata pesantissima per i mercati ed il prezzo del greggio tocca i 75 dollari, i Ministri delle finanze ed i Governatori delle Banche centrali dei Paesi del G7, riuniti a Washington, approvano un “Piano d’azione” che delinea una strategia per stabilizzare i mercati finanziari e riattivare i flussi creditizi al fine di sostenere la crescita economica globale.

L’11 ottobre il Presidente Sarkozy e la Cancelliera Merkel prospettano la creazione di una “cassetta degli attrezzi comune”, che potrà essere ufficialmente presentata nel corso del vertice dell’Eurogruppo il giorno dopo. I ministri dell’Economia dei Paesi G7, riuniti a Washington, si impegnano a prendere tutte le misure necessarie per contenere la crisi finanziaria. Il Segretario americano al Tesoro, Paulson, annuncia che l’Amministrazione federale sta mettendo a punto un piano per l’acquisizione di partecipazioni, da parte dello Stato, nelle banche più indebitate.

Il 12 ottobre: l’Eurogruppo (di cui fanno parte i 15 Paesi aderenti all’euro), riunito all’Eliseo, concorda su un piano comune di salvataggio delle banche, garantendo in particolare i prestiti interbancari. L'Eurogruppo decide di operare su tre fronti prioritari: la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà; la garanzia pubblica a tutti i prestiti interbancari per sbloccare la liquidità e una revisione delle norme contabili a livello europeo. La misura più urgente tra quelle concordate dall'Eurogruppo riguarda proprio le garanzie sui prestiti interbancari, essendo il sistema creditizio europeo afflitto non tanto dal rischio d'insolvenza come nel caso delle banche americane, ma dalla completa paralisi della liquidità. Lo schema di garanzie durerà fino alla fine del 2009 e coinvolgerà qualsiasi strumento di rifinanziamento sul mercato interbancario, anche sul medio lungo-termine per titoli di debito, con una scadenza che può andare fino a un massimo di cinque anni.

Lo stesso giorno, il Comitato monetario e finanziario internazionale, istanza direttiva del FMI attiva le procedure di emergenza per rendere disponibili le risorse del Fondo nell'aiutare i Paesi emergenti. Dominique Strauss-Kahn, Direttore generale del Fondo sottolinea che “c'è un senso di gravità di fronte alle circostanze attuali e di determinazione tra i Paesi membri nel rispondere alla crisi. (…) Non siamo di fronte solo ad una crisi finanziaria ma ad una umanitaria sofferta dalle economie in via di sviluppo, colpite dal drammatico aumento dei prezzi del cibo che stanno causando 10 milioni di bambini malnutriti”.

Sempre nel corso della stessa giornata, il Governo norvegese e la Banca centrale norvegese presentano un pacchetto di misure finalizzate ad accrescere la liquidità prosciugata dalla crisi finanziaria; tra cui l'emissione di obbligazioni di Stato fina a 350 miliardi di corone (41 mld. di euro).

Il 13 ottobre la Commissione europea rende noto che l'aiuto pubblico alle banche operanti nell’Unione deve essere "limitato al minimo necessario", ma tenendo conto delle condizioni di mercato "imprevedibili". Ogni sei mesi lo Stato deve sottoporre a Bruxelles una analisi della situazione per giustificare la prosecuzione del sostegno. In questo modo Bruxelles ha adattato alla crisi finanziaria la regola per cui dopo sei mesi dal salvataggio deve essere varata una ristrutturazione sostanziale del gruppo aiutato con denaro pubblico. Lo stesso giorno il governo austriaco annuncia uno stanziamento pari a 100 mld. di euro per rafforzare il sistema bancario del paese di fronte alla crisi finanziaria internazionale.

Il 14 ottobre il Primo Ministro australiano, Kevin Rudd, presenta un piano di sostegno dell'economia da 10,4 mld. di dollari australiani (7,25 mld. di dollari Usa) per compensare il rallentamento dovuto alla crisi dei mercati finanziari. Il piano è destinato prioritariamente ai pensionati, alle famiglie dai redditi medi e modesti ed ai nuovi acquirenti di abitazioni.

Il Consiglio europeo, nella riunione svoltasi a Bruxelles il 15 e 16 ottobre, adotta l’impegno di prendere misure appropriate, in modo concertato tra i 27 Paesi dell’UE, al fine di salvaguardare il buon funzionamento del sistema finanziario, assicura il finanziamento dell’economia e proteggere i depositanti. Viene inoltre deciso di stabilire un meccanismo informale per allertare tempestivamente delle possibili situazioni di crisi e favorire lo scambio d’informazioni e le valutazioni sulla crisi (cd. “financial crisis cell”), composto da rappresentanti dei governi degli Stati membri, della Presidenza del Consiglio in carica, del Presidente della Commissione, del Presidente della BCE (assieme con le altre banche centrali europee) e del Presidente dell’Eurogruppo.

Il 16 ottobre, il Premier ucraino Yulia Tymoshenko lancia un messaggio per cercare di rassicurare investitori e operatori finanziari sulla stabilità del sistema bancario e produttivo del suo Paese. "Il nostro sistema bancario è affidabile e di successo. Il Paese sta funzionando e operando nella più assoluta normalità", ha riferito il premier aprendo il Consiglio dei ministri, mentre sembra cosa decisa la richiesta di un prestito al FMI per fare fronte alla difficile congiuntura economica.

17 ottobre: intervenendo a Napoli ad un convegno dell’Associazione nazionale dei promotori finanziari, Lorenzo Alfieri – responsabile italiano di JP Morgan – osserva che “le economie cinese ed indiana continueranno a crescere e potranno rappresentare una locomotiva per l’economia mondiale”.

Il 19 ottobre il Presidente della Banca centrale europea sottolinea che i 27 Paesi dell'Unione europea "non hanno assolutamente" rinnegato il Patto di stabilità. "Nei testi più recenti che sono stati redatti a Parigi nel corso delle riunioni del G4, dei Quindici e poi dei Ventisette, se guardate bene, essi parlano di un'applicazione del patto di stabilità e di crescita secondo le disposizioni".

Il 20 ottobre il Governo francese decide l’immissione di 10,5 mld. di liquidità a sostegno delle principali banche francesi, attraverso una società pubblica – la SPPE – costituita ad hoc per il salvataggio del gruppo Dexia: i sei istituti (BNP Paribas, Banques populaires, Crédit mutuel-CIF. Crédit agricole SA, Société générale, Caisses d’epargne) si impegnano per contro ad adottare alcune misure finanziarie (incrementando dal 3% al 4% la quota totale del credito alle imprese, alle famiglie ed alle autonomie locali) e di tipo etico (limitando le remunerazioni del management). Nello stesso giorno l’esecutivo olandese interviene per il salvataggio dell’istituto bancario ING, che aveva annunciato nei giorni precedenti perdite per 500 mld di euro nel terzo trimestre dell’anno.

21 ottobre:la Presidente argentina, Cristina Fernandez Kirchner, presenta al Parlamento una proposta di legge che riforma il sistema previdenziale, il cui pilastro principale sarà di tipo pubblicistico, obbligatorio, mentre l'attuale meccanismo di capitalizzazione individuale diventerà complementare e basato sulla volontà del singolo contribuente. Una volta approvata la legge, i contributi accumulati dalle Afjp (così si chiamano le società private di gestione dei fondi pensionistici) passeranno al Fondo di garanzia della previdenza sociale amministrato dall'Anses (l’istituto previdenziale argentino). Si tratta in concreto di 30 mld. di dollari appartenenti a 9,5 milioni di lavoratori dipendenti, investiti in vario modo, e di introiti mensili per circa 300 milioni di dollari.

Il 22 ottobre si aprono a Pechino i lavori del settimo vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi dell'Unione europea e di 16 Paesi asiatici (ASEM): nel corso della conferenza i Pesi asiatici ed europei convergono sull’esigenza di chiedere al Fondo Monetario Internazionale di giocare un ruolo importante nel fornire assistenza ai paesi duramente colpiti dalla crisi finanziaria attuale. In quella sede il Presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, invita i membri dei Paesi aderenti all’ASEM a lavorare insieme per stabilire mercati aperti con regole precise: “Dovremo resistere con fermezza alle proposte di protezionismo, isolamento e nazionalismo economico che danneggerebbero noi e le nostre prospettive di ripresa economica". Nel corso del vertice i rappresentanti dei Paesi dell’Asia dell'est decidono la creazione, entro il giugno prossimo, di un fondo comune da 80 mld. di dollari per lottare contro la crisi finanziaria.

Il Fondo monetario internazionale rende noto, lo stesso giorno, nel rapporto dedicato all’economia dell’Emisfero occidentale, che l'economia mondiale andrà incontro a una “grossa flessione” con la crescita che “cadrà ai minimi dalla recessione del 2001-2002. La crescita globale, ricorda inoltre il FMI è attualmente stimata rallentare dal 5% del 2007 al 3,9% nel 2008 e al 3% nel 2009. E a fronte del rallentamento della congiuntura “ci si attende che nei prossimi trimestri i prezzi delle commodities continuino a recedere dai loro livelli attuali, ancora molto alti”. “Nel complesso - si legge infine - la crescita nelle economie avanzate sarà vicina allo zero almeno fino alla metà del 2009'.(ANSA).

Il 23 ottobre il colosso energetico russo Gazprom ammette per la prima volta di subire difficoltà dalla crisi finanziaria globale scatenata dal crollo dei mutui subprime. Secondo un rapporto riservato sulla società, pubblicato dal quotidiano Kommersant “la situazione corrente potrebbe avere un impatto negativo sulla possibilità del gruppo di ottenere nuovi crediti e di rimborsare i vecchi debiti. La diminuzione della liquidità potrebbe anche impedire ai clienti di pagare in tempo i debiti con Gazprom”.

L’Amministrazione statunitense, lo stesso giorno, annuncia che il vertice mondiale per discutere la crisi economica si terrà il 15 novembre nell'area di Washington con il formato del G-20 con l'obiettivo di “esaminare i progressi fatti per fronteggiare l'attuale crisi finanziaria” nonché per “approfondire una comprensione comune delle sue cause”. I due candidati alla presidenza americana - Barack Obama e John McCain - hanno espresso entrambi il loro sostegno alla iniziativa del vertice mondiale. L'invito per il summit è stato inviato a 19 Paesi - Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti - più l'Unione Europea. Saranno inoltre presenti i responsabili di quattro istituzioni: il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, le Nazioni Unite e il Forum di stabilità finanziaria (che è guidato da Mario Draghi). Gli Stati Uniti considerano il vertice di metà novembre solo il primo di una serie di incontri internazionali che cercheranno di individuare le iniziative necessarie per restituire fiducia e stabilità ai mercati. Il formato delle riunioni successive sarà deciso in futuro.

Il mercato immobiliare americano continua a permanere in uno stato di crisi, tanto che proprio il 23 ottobre il governo Usa fa sapere che sono allo studio misure per aiutare quanti sono in difficoltà con il pagamento delle rate del mutuo. I pignoramenti immobiliari hanno raggiunto un nuovo massimo storico, con un aumento del 71% nel terzo trimestre rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, al livello-record di 765.558 unità. Il governo federale americano sta pensando di utilizzare parte del pacchetto di aiuti da 700 miliardi di dollari varato dal Congresso nei giorni scorsi, per offrire garanzie sui prestiti in modo da aiutare chi è in difficoltà con le rate a non perdere la propria casa. Ma intanto proprio il boom dei pignoramenti spinge ancora in basso i prezzi delle abitazioni. L'indice dei prezzi delle case - rilevato dall'Office of Federal Housing Enterprise Oversight (OFHEO) - ha segnato ad agosto un crollo del 5,9% su base annua (-0,6% mensile dopo il -0,8% di luglio), mentre le richieste di sussidio di disoccupazione sono salite la scorsa settimana di 15.000 unità, più del doppio di quanto previsto dagli economisti.

Il 24 ottobre il Dipartimento del Tesoro Usa annuncia l’ipotesi di rilevare quote di capitale delle società assicurative in difficoltà, accanto alle quote di istituti di credito. Le compagnie di assicurazione, che sembrano versare in uno stato di salute migliore rispetto alle società di altri settori, vedono i propri investimenti di lungo periodo perdere progressivamente valore e assistono a un calo dei propri titoli determinato dal crollo a catena delle Borse a livello globale. Il dipartimento del Tesoro appare favorevole a includere i colossi assicurativi nel piano anticrisi, ribattezzato TARP (troubled asset relief program, programma per il soccorso degli asset in difficoltà).

Lo stesso giorno, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, intervenendo ad una riunione a porte chiuse con i principali consiglieri economici dell'ONU, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, ha chiesto misure "drastiche" per la stabilizzazione delle banche e l'allargamento delle linee di credito ai Paesi più poveri del mondo. Ban si è anche impegnato ad appoggiare le iniziative statunitensi ed europee per ripensare l'architettura finanziaria mondiale, sottolineando che la fine dell'era dell'autoregolamentazione tra le principali banche e istituzioni creditizie.

Il 27 ottobre la Commissione europea approva le misure adottate dalla Germania a sostegno delle istituzioni finanziarie tedesche, basate sulla ricapitalizzazione di alcune banche e società assicurative e l‘acquisizione temporanea di “attivi tossici“; il giorno successivo il governo olandese ricapitalizza con 3 miliardi di euro il gruppo assicurativo Aegon. L’intervento fa seguito alla decisione di stanziare 20 miliardi di euro per il sistema bancario olandese e l'intervento a favore di Ing Group, il più grande istituto di credito del Paese

Il 29 ottobre la Federal Reservetaglia i tassi di interesse dello 0,5% (ora all’1%) ed annuncia . l’apertura di linee di credito dell’ammontare di 30 miliardi di dollari a favore di Brasile, Corea del Sud, Messico e Singapore.

Il 30 ottobre la Commissione europea approva le misure francesi di stabilizzazione del sistema finanziario, incentrata sulla creazione di un’entità ad hoc, la Société de refinancement des activités des établissements de crédit (SRAEC), che potrà avvalersi di un finanziamento statale non superiore a 265 miliardi di euro. Lo stesso giorno l’Esecutivo giapponese annuncia un piano di rilancio dell’economia nazionale per 207 mld di euro, contestualmente la Banca centrale nipponica riduce il tasso d’interesse all’0,8%.

Il 3 novembre il Governo britannico istituisce crea una società di proprietà pubblica, la UK Financial Investments Limited, per gestire le partecipazioni del governo nelle banche che aderiscono al piano di ricapitalizzazione.

Il 4 novembre il senatore democratico Barak Obama è eletto alla Presidenza degli Stati Uniti: nel corso della sua prima conferenza stampa annuncia alcune misure di rilancio dell’economia, soprattutto a sostegno dell’industria automobilistica nazionale in gravissime difficoltà.

Il 6 novembrela BCEriduce i tassi di interesse dello 0,5% (al 3,25%) mentre la Banca d’Inghilterra riduce i tassi dell’1,5% (al 3%). Il Fondo monetario internazionale rivede al basso le sue previsioni economiche per il 2009: -0,7 per gli Stati Uniti e -0,5 per l’area dell’euro.

Il 7 novembre i capi di stato e di governo dell’UE, riuniti a Bruxelles in vista del vertice internazionale del G20 a Washington, programmato per il 15 dello stesso mese, si accordano su una serie di principi generali e metodologie specifiche per la gestione della crisi finanziaria. In particolare vengono individuate 5 aree di azione: agenzie di rating, principi contabili, adeguatezza della regolamentazione, codici di condotta e ruolo del Fondo Monetario Internazionale

Il 9 novembre il Governo cinese annuncia un piano di stimolo all’economia di 586 miliardi di dollari. Il piano prevede la rimozione del massimale bancario per i crediti alle imprese ed una riforma del regime IVA che dovrebbe consentire risparmi fiscali alle imprese per 17,6 miliardi di dollari. I Governi dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) adottano una posizione comune in vista del G20 del 15 novembre.

Il segretario statunitense al Tesoro, Paulson, annuncia l’11 novembre un nuovo approccio nella gestione del Troubled Assets Relief Program, focalizzato non più sull’acquisto degli “attivi tossici”, ma sulle ricapitalizzazioni, anche di istituzioni finanziarie non bancarie (con incentivi per capitali privati), e sul sostegno al credito al consumo.

Il 13 novembre 2008 la Commissione europea approva il piano italiano di misure straordinarie a sostegno delle banche in crisi. Le misure approvate sono quelle contenute nel decreto-legge 13 ottobre 2008, n. 157 e nel connesso schema di regolamento di attuazione.

Lo stesso giorno il Presidente del Financial Stability Forum, Mario Draghi, ed il Direttore generale del Fondo monetario internazionale rilasciano un comunicato congiunto alla vigilia del G-20 di Washington nel quale dichiarano il loro intendimento di rafforzare la cooperazione tra i due organismi e di ripartire nettamente i rispettivi ruoli nel processo di stabilizzazione della crisi.

Il 15 novembre, a Washington, si riunisce un vertice straordinario dei leader dei 20 paesi maggiormente industrializzati (pari all‘83% dell‘economia mondiale). Il G20 raggiunge un’intesa su come ristabilire la fiducia sui mercati. Il documento finale fissa alcuni principi sulla regolamentazione, sorveglianza e trasparenza dei mercati da applicare in modo concreto entro il 31 marzo. I capi di Stato e di governo delle principali potenze economiche del pianeta hanno gettato le basi per una riforma del sistema finanziario internazionale anche se non si è trattato di quella “rifondazione del sistema finanziario internazionale“ auspicata dal presidente francese Nicolas Sarkozy e dall'Unione europea, che avevano intravisto nel vertice del G20 una sorta di "Bretton Woods II". I settori finanziari al centro dei lavori del vertice - il primo incontro tra i capi di Stato e di governo del G20, gruppo costituitosi nel 1999 - vanno dalla regolamentazione dei fondi d'investimento speculativi (gli hedge funds) ad una maggiore rappresentanza dei paesi del Sud in seno all'FMI, passando da una migliore trasparenza delle regole contabili di un'azienda o dal coordinamento delle misure nazionali d'incentivo fiscale.

Il 17 novembre il gruppo Citi annuncia tagli di personale per ulteriori 52.000 posti di lavoro che si vanno a sommare ai 23.000 già perduti nel corso del 2008.

Il 23 novembre il Tesoro statunitense, la FED e la Federal Insurance Deposit Corporation (FDIC) lanciano un piano congiunto per il salvataggio del gruppo CITI: il Tesoro e la FDIC offrono a Citi una garanzia di 306 miliardi di dollari sugli attivi, scambiandoli con azioni privilegiate pari, rispettivamente, a 4 miliardi ed a 3 miliardi di dollari. La FED garantisce le eventuali perdite residue non coperte da Tesoro e FDIC. Inoltre nell’ambito del Troubled Asset Relief Program (il TARP, piano anticrisi lanciato dall’Amministrazione americana) il Tesoro sottoscrive 20 miliardi di dollari di azioni privilegiate e 2,7miliardi di dollari warrant di Citi.

24 novembre: nuovo pacchetto di misure anti-crisi del Governo britannico. Riduzione dell’IVA dal 17,5 al 15% ed incremento delle tasse sulle 300.000 persone i cui redditi superano le 150.000 sterline annue (ma a partire dal 2011).

Il 26 novembre la Commissione presenta un piano di ripresa a favore della crescita e dell'occupazione (l‘European Economic Recovery Plan), volto a rilanciare la domanda e a far rinascere la fiducia nell'economia europea. Il piano prevede l'erogazione di un sostegno di bilancio pari a circa 200 miliardi di euro.

Il 28 novembre il Governo di Londra acquisisce il 57,9% della Royal Bank of Scotland: si tratta della terza nazionalizzazione di un istituto di credito operata dalle autorità britanniche dopo quelle della Northern Rock e della Bradford e Bingley.

Il 2 dicembre i Ministri dell’economia dell’Unione europea si accordano per accrescere di 67 mld di euro il capitale della Banca europea degli investimenti per consentire il finanziamento di progetti anti-crisi.

4 dicembre: il presidente francese Sarkozy presenta a Douai un piano di rilancio dell’economia di 26 mld di euro (pari all’1,3% del PIL). Il piano si articola in misure di sostegno alle imprese ed in investimenti pubblici.

L’8 dicembre la Commissione approva le ulteriori misure adottate dal Governo francese per la stabilizzazione delle istituzioni finanziarie ed una comunicazione sui processi di ricapitalizzazione delle banche. Le raccomandazioni del Consiglio direttivo della BCE sul prezzo delle ricapitalizzazioni pubbliche delle banche e sul costo delle garanzie governative sui debiti bancari sono rese il 19 dicembre.

Il Consiglio europeo, riunitosi l’11 ed il 12 dicembre, adotta il piano di rilancio dell’economia europea presentato dalla Commissione.

16 dicembre: ulteriore riduzione dei tassi praticati dalla FED che si attestano ora su una fascia tra lo 0 e lo 0,25%, al livello più basso dal 1954.

18 dicembre: riunione informale dell’ECOFIN in vista del vertice G-20 di Washington.

Il 23 dicembre la Commissione approva il regime di ricapitalizzazione delle banche adottato dall'Italia e le modificazioni alle misure di sostegno alle istituzioni finanziarie varate dal governo britannico.

Il 5 gennaio i partiti della grande coalizione al governo in Germania si accordano per un secondo piano di rilancio dell’economia, pari a 50 mld euro su due anni.

6 gennaio: il Governo brasiliano annuncia la creazione di un fondo sovrano dotato di 4,4 mld euro.

7 gennaio: scoppia in India lo scandalo SATYAM che coinvolge il 4 gruppo indiano nel settore dell’informatica. Il Presidente del gruppo, Raju, ammette di aver falsificato i documenti contabili per molti anni.

L’8 gennaio il Governo tedesco annuncia la sottoscrizione attraverso il Fondo governativo per la stabilizzazione dei mercati finanziari di un aumento di capitale di Commerzbank pari a 10 mld, di euro. In tal modo lo Stato diviene il principale azionista con una quota del 25% .

15 gennaio: presentazione alla Camera dei rappresentanti del piano anti-crisi (Stimulus Plan) del presidente Obama, che prevede un pacchetto di interventi per 825 mld dollari. Lo stesso giornoDublino annuncia la nazionalizzazione di Anglo Irish Bank, mentre la BCEriduce i tassi di interesse dello 0,5% (al 2%).

Il 16 gennaio il Tesoro statunitense, la FDIC e la FED forniscono una garanzia su un pool di attivi di 118 mld. di dollari di Bank of America: il Tesoro e la FDIC ricevono in cambio azioni privilegiate per 4 mld. di dollari e warrants. Il Tesoro sottoscrive inoltre 20 mld. di azioni privilegiate di Bank of America nell’ambito del Troubled Asset Relief Program.

Il Governo britannico annuncia il 19 gennaio un secondo piano a sostegno del settore finanziario che prevede il potenziamento delle garanzie statali sulle passività e delle misure di supporto alla liquidità e la creazione di uno schema di garanzia degli attivi. Il Governo e la Financial Services Authority affermano inoltre che sarebbe preferibile introdurre misure anticicliche nella regolamentazione del capitale.

26 gennaio: ulteriore intervento delle autorità olandesi a favore del gruppo ING con una garanzia pari a 27,7 mld. di euro: lo Stato riceverà in cambio l’80% dei proventi del portafoglio ed una commissione annuale per la garanzia.

Il 27 gennaio il Ministro delle finanze canadese, Jim Flaherty, annuncia un piano - in larga misura basato sul deficit spending - per contrastare le ricadute della crisi finanziaria mondiale. Il Governo di Ottawa si impegna ad investire 69,2 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni per opere infrastrutturali, cui si aggiungono altre misure per rilanciare la fiducia nel sistema creditizio. Gli esperti del Governo canadese ritengono che il piano - che segue lo stimulus plan lanciato dall’Amministrazione Obama - dovrebbe far crescere l’economia canadese, entro la fine del 2010, dell’1,4%.

La Commissione europea, il 28 gennaio, approva una serie modifiche alle misure di ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie adottate dalla Francia.

Il 2 febbraio BNP Paribas, il Governo belga e Fortis Holding modificano gli accordi del 6 ottobre scorso: BNP Paribas acquista una partecipazione del 10% in Fortis Insurance Belgium (invece che del 100%). Inoltre, la quota di BNP nel veicolo dei prodotti strutturati di Fortis sale dal 10% all’11,6% (58.8% per il governo belga e 29,6% per Fortis Holding).

Il 5 febbraiola Banca d’Inghilterra riduce il tasso di interesse dall’1,5% all’1%.

Il 10 febbraio il Consiglio ECOFIN afferma l‘importanza di un approccio comune e coordinato per la gestione degli attivi "deteriorati” delle banche basato su una valutazione corretta e coerente di tali attivi; sull’assunzione da parte delle banche di parte del rischio e su condizioni per il management che limitino il moral hazard; su flessibilità e trasparenza; su un attento monitoraggio.

Lo stesso giorno, il segretario americano al tesoro, Timothy Geithner, presenta un ingente piano di stabilità finanziaria, per complessivi 2.000 mld dollari, denominato Financial Stability Plan, che rientra nel più ampio progetto di rilancio dell’economia e si sviluppa in tre punti principali: nuove iniezioni di capitale nel sistema bancario, con l’impegno da parte delle banche di utilizzare gli aiuti per aumentare i prestiti e di sottoporsi ad uno stress test per controllare l’effettivo livello del capitale. Il piano prevede, poi, l’ampliamento fino a 1000 miliardi di dollari del Talf (Term Asset-backed Security Loan), il piano di prestiti varato in accordo con la FED a sostegno della liquidità. Il terzo punto in cui si sviluppa il piano Geithner consiste nella creazione di un fondo pubblico e privato per l’acquisto degli asset tossici delle banche. Il fondo in questione avrà una capacità finanziaria iniziale di circa 500 miliardi di dollari, estendibile successivamente fino a 1000 miliardi.

L’11 febbraio, dopo l’approvazione da parte della Camera bassa,il Senato statunitense approva, con alcune modifiche, lo stimulus plan, un programma di rilancio dell’economia americana fortemente voluto dal presidente Obama, pari a quasi 800 miliardi di dollari. L’American Recovery and Reinvestment Act è basato su tagli fiscali per le famiglie, opere infrastrutturali, ampliamento dell’assistenza sanitaria gratuita, sostegno all’industria automobilistica ed investimenti nelle nuove tecnologie e sulle energie alternative.

 


2.Le misure anti-crisi adottate nei principali
Paesi industrializzati

2.1  Germania

All'inizio della seconda settimana del mese di ottobre il Governo tedesco procedeva al salvataggio in extremis di quattro istituti di credito, tra i quali la seconda banca tedesca specializzata in mutui immobiliari, la Hypo Real Estate, a cui veniva accordata una linea di credito pari a 50 miliardi di euro. Nel contempo, seppure inizialmente solo su un piano politico, il governo di Berlino faceva circolare informazioni su un progetto di garanzia federale sui depositi bancari, tale da condurre all’adozione di una garanzia illimitata – ossia senza una soglia massima di depositi “coperti” – sui depositi bancari, come già aveva fatto Dublino e come prontamente avrebbero fatto l’Austria, la Danimarca e la Svezia. Gli sviluppi immediatamente successivi vedevano lo stesso ministro federale delle finanze anticipare la necessità di un'azione di sistema per far fronte alla grave crisi, evitando in tal modo anche le inevitabili polemiche connesse al salvataggio di una sola parte del sistema finanziario tedesco. Quanto agli effetti sugli equilibri di finanza pubblica, il Ministro delle finanze Peer Steinbrueck ed il Cancelliere tedesco Angela Merkelhanno ammesso che, a causa della crisi finanziaria internazionale, la Germania potrebbe non centrare l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2011, come finora previsto.

 

Ad ottobre ilgoverno tedesco ha approvato un set di provvedimenti, con l’obiettivo di ridurre il carico fiscale e contributivo, attraverso agevolazioni fiscali e sussidi per i figli a carico e riduzione dei contributi sociali per le indennità di disoccupazione, in favore delle famiglie e delle imprese.

 

In data 13 ottobre 2008 è stato inoltre varato un piano finalizzato a ristabilire la fiducia dei risparmiatori e degli ambienti finanziari. In particolare, il Fondo di stabilizzazione del mercato finanziario varato da Berlino è stato finalizzato a ripristinare la fiducia tra istituti di credito, permettendo in tal modo la ripresa del mercato interbancario e, in subordine, di rafforzare la capitalizzazione delle banche perlomeno nei casi più urgenti.

Al Fondo, gestito dal Ministero federale delle finanze, potranno altresì attingere le assicurazioni e i fondi pensione.

 

Della somma complessiva, circa 400 miliardi sono finalizzati a prestare garanzie sui crediti interbancari a breve termine, con circa 20 miliardi destinati a coprire possibili perdite connesse a dette garanzie, che sono state stimate non superiori al 5 per cento. Tra 70 e 80 miliardi dovrebbero andare a rafforzare il capitale delle banche: in questo caso, tuttavia, il governo si riserva la possibilità di una partecipazione nella determinazione delle strategie degli istituti bancari, oltre a richiedere la limitazione degli emolumenti dei dirigenti a non più di 500.000 euro lordi l'anno[1].

 

Il Governo tedesco ha presentato (in data 5 novembre 2008) una serie di ulteriori misure rivolte a contrastare gli impatti negativi sull'economia legati alla crisi finanziaria in atto. Le nuove misure sono state in particolare finalizzate a incentivare gli investimenti più che ad aumentare i consumi (cd. Piano per preservare l'occupazione attraverso al crescita, Ministero dell'Economia, www.bmwi.de).

Nel dettaglio, le misure presentate a novembre riguardano:

§      dal 2009 il deprezzamento degli acquisti di beni in conto capitale avverrà al tasso del 25 per cento invece del 20 per cento, per una somma pari allo 0.8 per cento del PIL nel 2009 e dell’1,7 per cento nel 2010. Le piccole e medie imprese riceveranno un trattamento avvantaggiato per un periodo di due anni.

§      nuovi sussidi fiscali per la ristrutturazione degli edifici in senso ecologico per 3 miliardi di euro (0,1 per cento del PIL) e deduzioni per i lavori casalinghi.

§      sospensione del bollo auto per una anno per i nuovi veicoli immatricolati. Il periodo di sospensione sale a due anni per i veicoli Euro 5 ed Euro 6. - incremento del programma di ammodernamento infrastrutturale locale per una soma pari a 3 miliardi (0,1 per cento del PIL) e nuovi investimenti nella rete stradale per un totale di 1 miliardo di euro (0,08 per cento del PIL).

In aggiunta a ciò viene messa a disposizione da parte della Banca statale per il credito alle imprese una somma di 15 miliardi (0,6 per cento del PIL) destinata a finanziare il credito a tassi di interesse agevolati per le piccole e medie imprese. Per alleviare le conseguenze di un probabile aumento della disoccupazione viene incrementato da 12 a 18 mesi il periodo in cui i lavoratori con contratti a breve scadenza ricevono sussidi.

In totale, le misure adottate fra ottobre e novembre comporteranno una spesa di 10,2 miliardi nel 2009 (0.4 per cento del PIL), 21,7 miliardi nel 2010 (0.86 per cento del PIL), 20.6 miliardi nel 2011 (0.81) e 18,6 miliardi nel 2012 (0.73).

Dalle ultime notizie disponibili – al momento raccolte sulla base di quanto riportato dalla stampa specializzata – durante il mese di gennaio 2009 il Governo tedesco ha varato un nuovo piano di aiuti all’economia, con uno stanziamento di risorse per 50 miliardi di euro. Insieme al piano varato in autunno, l’intervento “anticrisi” tedesco ammonta a circa 81 miliardi, ovvero a circa l’1,6 per cento del PIL.

Nell’ambito della manovra sono ricomprese le seguenti, eterogenee misure:

§      investimenti pubblici per 18 miliardi, da utilizzare per scuole, strade e banda larga;

§      abbassamento dell’aliquota fiscale minima per la tassazione sui redditi, ridotta dal 15 al 14 per cento. Tale misura ammonterebbe a 2,9 miliardi di euro per il 2009 e 6 miliardi per il 2010;

§      ridefinizione dell’ambito della no tax area, per cui la parte di reddito non imponibile ammonta a 8.004 euro, in aumento rispetto all’originaria cifra di 7.664 euro;

§      versamento una tantum di un “bonus bebè”pari a 100 euro a bambino, in aggiunta agli assegni familiari;

§      aumento di 35 euro del sussidio per i disoccupati con figli tra i 6 e i 13 anni;

§      diminuzione del contributo per l’assicurazione sanitaria, dal 15,5 al 14,9 per cento del salario lordo, con un taglio fiscale pari a 9 miliardi;

§      istituzione di un fondo da 100 miliardi, gestito dalla banca pubblica Kreditantstalt für Wiederaufbrau, al fine di garantire fino all’80 per cento dei crediti bancari alle aziende in difficoltà.

Si ricorda in particolare che, in relazione alla crisi del settore automobilistico, è previsto un incentivo di 2.500 euro per la rottamazione di auto vecchie (almeno 9 anni) e l’acquisto di veicoli meno inquinanti. Tale misura, già in vigore, si aggiunge alla sospensione per un anno (due per le vetture euro 5 e 6) della tassa automobilistica annuale per le auto nuove vendute prima del 30 giugno 2009[2]

Il costo previsto di tali misure è di 1,5 miliardi di euro che, secondo fonti di stampa (Il Sole 24 ore, 29 gennaio 2009, n. 28, pag. 3), potrebbe lievitare di un ulteriore miliardo per la garanzia dei crediti della Opel.

2.2  Spagna

Per quanto riguarda la Spagna, l'8 ottobre è stata annunciata la creazione di un Fondo da 30 miliardi di euro, suscettibile di salire fino al 50, per sostenere il finanziamento di imprese private da parte delle banche, mediante acquisto di attività finanziarie di elevata qualità e sicurezza dalle banche medesime. L'obiettivo era, mediante l'emissione di liquidità, da un lato di abbassare i costi dei finanziamenti, e dall'altro di evitare un intervento più diretto a sostegno delle banche. Inoltre, la garanzia sui depositi bancari privati, che in Spagna era limitata a depositi fino a 20.000 euro, è stata innalzata a 100.000 euro per prevenire la fuga di capitali dalla Spagna verso Paesi - come ad esempio l'Italia - in cui tale garanzia è ben più elevata (si ricorda che nel nostro Paese essa arriva a 103.000 euro). In sostanza, il piano del governo spagnolo ricalca quello già adottato negli Stati Uniti (piano Paulson, cfr. capitolo Le misure anticrisi adottate negli Stati Uniti), sia in quanto impegna una medesima percentuale del PIL nazionale, pari al 5 per cento, sia perché mira soprattutto a ripristinare il pieno funzionamento del credito interbancario. Peraltro, entro la fine del 2008 si prevede l'operatività di una prima tranche di soli 10 miliardi; in ogni caso, il ministero dell'economia dovrà presentare una relazione trimestrale al Parlamento sulla gestione di tali fondi. Il 13 ottobre, poi, il governo spagnolo ha annunciato che la garanzia sui prestiti interbancari salirà a un massimo di 100 miliardi per il 2008[3].

 

Il 28 novembre il Consiglio dei Ministri spagnolo ha approvato un Piano per stimolare l'economia e l'occupazione (Piano Spagnolo per stimolare l'economia e l'occupazione, Governo Spagnolo www.la-moncloa.es ).

Molti dei provvedimenti previsti avranno una durata biennale. Parte delle misure contenute nel piano sono state già attuate nel corso del 2008, anno in cui sono stati predisposti sgravi fiscali per le famiglie e le imprese per un totale di 16,5 miliardi di euro (1,4 per cento del PIL). Questi provvedimenti includono, in particolare, la deduzione dall’imposta sui redditi pari a 400 euro a famiglia, maggiori deduzioni per figli a carico e la riduzione dell’imposta sui redditi per le persone giuridiche. Per sostenere l'occupazione sono stati approvati provvedimenti volti a concedere deduzioni per le imprese che assumono disoccupati con figli a carico o lavoratrici e ad aumentare l'indennità di disoccupazione per coloro che intraprendono un'attività propria.

Nel 2009 inoltre entrerà in vigore l'abolizione dell'imposta sul patrimonio, che comporterà un beneficio di 1,8 miliardi per le famiglie. Le misure varate a novembre con due nuovi decreti prevedono:

§      la creazione di un fondo di 8 miliardi (0,72 per cento del PIL) da destinare alla realizzazione di opere pubbliche e di un fondo di 3 miliardi (0.3 per cento del PIL) per sostenere settori strategici dell’economia.

§      una moratoria temporanea sul 50 per cento delle rate per i mutui contratti dai soggetti con redditi più bassi o disoccupati e l'introduzione di alcune deduzioni per i redditi fino a 33000 euro. Sono previste ulteriori agevolazioni per coloro i quali abbiano acquistato una abitazione utilizzando programmi di finanziamento specifici. Il totale di questi interventi comporta oneri pari a 4,5 miliardi nel 2009 e 3,3 miliardi nel 2010.

Per agevolare la concessione di finanziamenti alle imprese il Consiglio dei Ministri spagnolo ha approvato l'apertura di una linea di credito attraverso l’Istituto di Credito Ufficiale di 19 miliardi di euro per il 2009.

Il 10 febbraio 2009 il premier Zapatero (per approfondimenti si veda il sito ufficiale www.la-moncloa.es), di fronte al Parlamento riunito in sessione straordinaria, ha analizzato la situazione economica e illustrato l’effetto del Piano del 28 novembre su famiglie, lavoratori e imprese. Il premier ha assicurato che l’esecutivo e le parti sociali stanno studiando misure destinate a migliorare la protezione per i disoccupati, a incentivare la contrattazione e mantenere i livelli occupazionali. In particolare, ha annunciato un intervento di 1,5 miliardi di euro a tutela dei disoccupati, finanziato con una riduzione della spesa pubblica del medesimo importo.

Per quanto attiene agli interventi predisposti per arginare la crisi del settore automobilistico, è stato previsto lo stanziamento di 800 milioni di euro per il sostegno al settore automobilistico. Le risorse saranno infatti destinate a finanziare le imprese che apriranno nuovi stabilimenti automobilistici.

 

Inoltre, è stato previsto uno stanziamento di 1200 milioni di euro nell’ambito del Plan VIVE (Vehículo Innovador-Vehículo Ecológico)del novembre 2008per chi rottama veicoli con più di 10 anni o più di 250.000 km per l’acquisto di veicoli nuovi dotati di specifiche caratteristiche tecniche, o ridotte emissioni inquinanti.

2.3  Francia

La Francia in un primo tempo si è considerata meno investita dalla crisi: l'unico evento rilevante – ma non direttamente coinvolgente il governo - è stata l'acquisizione da parte di BNP-Paribas delle attività di Fortis, con un controvalore di 9 miliardi di euro. Dopo la cruciale riunione dell’Eurogruppo del 12 ottobre 2008, tuttavia, il governo francese, presidente di turno dell'Unione europea e promotore, dunque, della stessa, ha varato sua volta un grande piano di rafforzamento del sistema creditizio, annunciato il 13 ottobre al termine di un consiglio dei ministri straordinario. Il piano francese si articola su due livelli: un Fondo da 40 miliardi di euro per la ricapitalizzazione delle banche e un sistema di garanzie sui prestiti interbancari, cui è stato posto un tetto massimo di 320 miliardi di euro, destinato come negli altri Paesi a riavviare pienamente l'attività del mercato interbancario.

Ai due livelli di intervento corrispondono due strutture giuridico-amministrative apposite, la prima delle quali dovrà esaminare le richieste di ricapitalizzazione avanzate dalle banche, con l'obiettivo di metterle sullo stesso piano delle banche britanniche per quanto concerne i fondi propri. La seconda struttura sarà dedicata a sbloccare il mercato interbancario, con attenzione ai prestiti sottoscritti prima della fine del 2009, la garanzia rispetto ai quali avrà una durata massima di cinque anni. La garanzia, che come già detto avrà un massimale di 320 miliardi, sarà prestata a prezzi di mercato, ma solo a chi sia già in possesso di fondi propri sufficienti. Il Parlamento ha adottato a larga maggioranza il testo applicativo delle misure anticrisi, concludendone l’esame con l’approvazione del Senato il 16 ottobre[4].

A questo intervento se ne è affiancato un altro, per il sostegno alle piccole e medie imprese, per un totale di 22 miliardi. di euro.

 

Tra i diversi provvedimenti di sostegno all'economia reale annunciati dal Governo francese (www.premier-ministre.gouv.fr) si ricordano:

§      la riduzione della tassa professionale (equivalente all’Irap) per i nuovi investimenti per un ammontare di risorse pari a 1,1 miliardi (0.05 del PIL);

§      la costituzione di una linea di credito di 22 miliardi per agevolare il finanziamento delle piccole e medie imprese;

§      100.000 contratti sovvenzionati aggiuntivi per impieghi presso enti locali e associazioni culturali e umanitarie per un costo di 250 milioni nel 2009 (0,012%) e 500 milioni (0,025) negli anni successivi.

Lo Stato inoltre provvederà a completare la realizzazione di 30000 alloggi che era stata messa a rischio dalla crisi del settore immobiliare. Nel complesso è stato annunciato un piano di interventi dell’ammontare di 175 miliardi in tre anni per investimenti in infrastrutture e la creazione di un fondo statale con lo scopo di fornire aiuto ai settori industriali in difficoltà

 

Il primo ministro francese Fillon, in data 2 febbraio 2009, ha illustrato i circa 1000 progetti selezionati quali parte del pacchetto francese di stimolo all’economia, annunciato dal Presidente Sarkozy il 4 dicembre 2008 a Douai.

 

Il 75 per cento delle risorse del pacchetto approvato dal Parlamento, che ammonta complessivamente a circa 26 miliardi di euro (pari all’1,3 per cento del PIL francese) deve essere utilizzato entro il 2009. Si tratta di investimenti relativi ai seguenti settori: infrastrutture per i trasporti, istruzione superiore e ricerca, proprietà dello stato, alloggi, rinnovamento urbano e sanità.

 

Il primo ministro ha presentato un intervento suddiviso per regioni, relativamente al quale è di vitale importanza che tutti gli interventi selezionati dall’apposito comitato interministeriale siano avviati nel 2009. In caso contrario, i fondi saranno trattenuti e assegnati ad un altro progetto. Si è previsto che circa dieci miliardi di euro (sui complessivi 26 miliardi) siano immediatamente profusi nei progetti selezionati. Il pacchetto di rilancio riguarda progetti allocati in tutta la Francia, selezionati per la loro idoneità a partire senza ritardo, nonché ad accelerare l’attività economica ed incoraggiare le assunzioni.

La manovra è infatti suddivisa in tre parti-chiave:

§      11,4 miliardi sono destinati ad aiuti alle imprese per il miglioramento dei loro flussi di cassa (pagamento anticipato del credito d’imposta per la ricerca o dell’IVA dall’inizio del 2009) e per la fornitura di risorse per investire;

§      11.1 miliardi di euro saranno forniti dal Governo per il programma di investimenti pubblici, per supportare l’attività economica, per implementare le misure speciali per gli alloggi e per la solidarietà, per finanziare il pagamento anticipato di un anno dei fondi compensativi IVA (FCTVA) e per creare un duplice aumento dei mutui a tasso zero;

§      4 miliardi di euro saranno destinati a investimenti aggiuntivi, forniti dalle grandi imprese pubbliche nell’ottica di modernizzare e sviluppare le infrastrutture ferroviarie, energetiche e il servizio postale.

 

Per quanto attiene agli investimenti, saranno stanziati 180 milioni di euro nel settore dei trasporti, 731 milioni per l’istruzione superiore e la ricerca, e 620 milioni per il patrimonio statale (Giustizia, Difesa e Cultura).

 

A tali misure si aggiungono anche degli incentivi per gli investimenti da parte delle autorità locali, mediante il pagamento anticipato (per 2,5 miliardi) del citato FCTVA del 2008, corrisposto nel 2009 anziché nel 2010. Inoltre, 8 miliardi sono forniti sotto forma di titoli di debito o “saving funds” dalla Caisse des dépôts et consignations (Cassa depositi e prestiti) a sostengo di grandi progetti come l’Alta velocità ferroviaria, le energie rinnovabili, i progetti universitari e le corsie preferenziali per il trasporto pubblico. Tale somma è assegnata alle autorità locali che sponsorizzano tali progetti o alle compagnie che portano avanti tali progetti con forme di partenariato pubblico-privato.

Particolare attenzione è dedicata altresì ai programmi di investimento nei territori francesi d’oltremare (fondo speciale per gli investimenti e contratti per progetti di ammontare pari a 135 milioni di euro).

Sono inoltre previste misure speciali per l’attività economica e l’occupazione, nonché piani per la casa e misure di solidarietà.

Il “Pacte Automobile” francese

L’intervento francese per arginare la crisi del settore automobilistico si è realizzato in due diverse tranches. In primis è stato rinnovato il sistema di rottamazione già in vigore[5], introducendo un super bonus di 1000 euro in favore di chi rottama una vettura con più di 10 anni e acquista una vettura nuova meno inquinante (emissioni inferiori a 160 g/km di CO2), che raddoppia ove la nuova vettura sia ancor meno dannosa per l’ambiente (emissioni inferiori a 160 g/km di CO2). Sono stati previsti inoltre interventi di sostengo al credito al consumo per un miliardo di euro e due fondi:

§      fondo per l’innovazione tecnologica con dotazione pari a 300 milioni di euro;

§      fondo per la formazione, con dotazione di 150 milioni di euro.

 

Accanto a tali misure, in data 9 febbraio 2009 il Presidente Sarkozy ha presentato un intervento più strutturato: si tratta del “Patto automobilistico”, un piano di 8 miliardi di euro per il sostegno all’industria automobilistica[6].

 

Il piano, alla luce della crisi che sta attraversando il settore, si articola in una serie di eterogenei interventi, così sintetizzabili:

§      Aiuto al finanziamento dei programmi di sviluppo. E’ prevista la concessione alle aziende costruttrici di veicoli di prestiti a tasso agevolato a 5 anni, per un montante massimo di 6,5 miliardi di euro. I crediti sono concessi per il finanziamento dei grandi programmi di sviluppo, nel rispetto delle future norme EURO 6 e al fine di ridurre l’emissione di CO2 e i consumi di carburante.

Per tali prestiti è prevista una remunerazione in parte fissa e in parte variabile. I beneficiari dovranno presentare programmi di sviluppo di nuovi prodotti i quali, come già rilevato, devono essere più rispettosi dell’ambiente e garantire risparmio energetico.

§      Finanziamento delle banche interne dei costruttori. Il Presidente ha annunciato la possibilità di sbloccare, per il 2009, un prestito di 500 milioni di euro, per il2009, in favore di ciascuna delle due finanziarie di Renault e PSA. Tenendo conto dei finanziamenti concessi nel 2008, la misura raddoppia di fatto i crediti concessi a tali finanziarie portandoli a 2 miliardi di euro.

§      Fondi di garanzia per facilitare l’accesso al credito delle imprese della filiera automobilistica, delle piccole e medie imprese. Esse possono beneficiare della garanzia fino al novanta per cento del prestito. Il fondo permetterà di garantire 4 miliardi di prestiti per le piccole imprese e 1 miliardo per quelle di dimensioni più grandi. La capacità del fondo potrà essere modificata secondo i bisogni, al fine di garantire fino a 1 miliardo di prestiti supplementari alla filiera.

§      Aumento dello stanziamento del fondo per l’innovazione tecnologica degli dei fornitori automobilistici, al fine di rafforzare i fondi propri delle imprese strategiche. La dotazione sale a 600 milioni di euro. Lo Stato lancerà, in parallelo, un piano d’azione di 15 miliardi per la diffusione delle procedure d’eccellenza operativa nella filiera automobilistica.

§      Convenzione nazionale sull’occupazione a orario ridotto nel settore automobilistico. Sarà firmato un accordo-quadro a livello nazionale in tema di occupazione a orario ridotto fino al cinquanta per cento, che consenta alle imprese della filiera di beneficiare dell’assunzione, da parte dello Stato, dell’aumento della retribuzione oraria – da 1,5 a 1,75 euro secondo la dimensione dell’impresa. Tale disposizione sarà in vigore per tre mesi, rinnovabili una sola volta. In cambio, le imprese che aderiranno a tale misura s’impegnano al mantenimento dell’impiego per una durata equivalente al doppio della convenzione di occupazione a orario ridotto. A tale prescrizione s’accompagna anche un piano di riqualificazione professionale.

§      Sostegno all’innovazione della filiera automobilistica. Saràpossibilemobilizzare prestiti fino a un montante massimo di 30 milioni di euro, per partecipare al finanziamento dei programmi di ricerca e di sviluppo.

2.4  Brasile

In Brasile, come in tutta l’area latino-americana, le autorità politiche avevano, in una prima fase, ostentato una certa sicurezza, escludendo ufficialmente che il tracollo innestato dalla vicenda del fallimento di Lehman Brothers potesse abbattersi anche a quelle latitudini; il presidente Luiz Inácio Lula da Silva, in particolare, aveva dichiarato che non era in programma alcun “pacchetto” di misure anti-crisi.

In Brasile, come in altri Paesi del Cono Sur, la crescita degli ultimi anni si è fondata molto più sul lato reale dell’economia (quindi produzione) anziché su quello finanziario e ciò, a giudizio degli analisti, potrebbe in parte ridurre i rischi di contagio della crisi finanziaria mondiale. Tuttavia, a fronte della principale conseguenza della crisi, il costante deprezzamento della valuta brasiliana, il real, rispetto al dollaro, il Banco central do Brasil a partire dall’8 ottobre e per diversi giorni, è intervenuto al fine di stabilizzare la propria moneta immettendo dollari sul mercato.

La Borsa di San Paolo, dopo che la perdita dell’indice delle maggiori aziende (Bovespa index) aveva raggiunto il 10%, ha ripetutamente sospeso le contrattazioni per eccesso di ribasso.

Successivamente, il 23 ottobre il presidente brasiliano ha trasmesso al Parlamento federale un provvedimento d'urgenza con il quale si autorizzano gli istituti di Stato Banco do Brasil e Caixa económica federal ad acquistare azioni e partecipazioni di entità finanziarie private con sede nel territorio brasiliano. La misura, che di fatto apre le porte a una possibile statalizzazione degli istituti di credito privati, segue di poche ore la decisione del governo argentino di chiudere i fondi privati delle pensioni. Lula ha così deciso di dotare lo Stato degli strumenti che ritiene utili ad affrontare emergenze finanziarie che potrebbero derivare dalla crisi internazionale. Nel pacchetto presentato al Parlamento è prevista altresì la possibilità che le banche nazionali possano comprare le società immobiliari in crisi.

Il sistema bancario brasiliano, dal canto suo, ha assecondato gli sforzi delle autorità centrali – che dalla fine di settembre ai primi di novembre 2008 avevano già immesso più di 100 miliardi di reais (ca. 41 miliardi di dollari USA) nel sistema bancario -, con il raggiungimento di un accordo per l’incorporazione della Uniao de Bancos Brasileiros nel Banco Itaù Holding Financeira:il nuovo conglomerato finanziario sarà il maggiore del Brasile, il sesto nelle Americhe e tra i primi venti a livello mondiale.

In dicembre anche il settore automobilistico brasiliano ha iniziato ad accusare un deciso rallentamento, mentre fino alla fine dell’estate si trovava in pieno boom, e vi sono stati annunci di ridimensionamento dei precedenti ambiziosi piani sia daparte della General Motors che della Ford.

L’11 dicembre i ministri delle finanze e del commercio estero, unitamente al governatore della Banca Centrale brasiliana hanno annunciato una riduzione dell’imposizione fiscale tanto sugli acquisti di auto “popolari” che sui redditi e crediti bancari, con un aggravio per lo Stato non inferiore all’equivalente di 3,5 miliardi di dollari. In un primo tempo le mosse governative sono sembrate adeguate a fronteggiare la crisi finanziaria e dei mercati al dettaglio, ma nella seconda metà di gennaio 2009 sia l’andamento del mercato automobilistico che i rendimenti dei bond in valuta brasiliana hanno mostrato un netto peggioramento, facendo prevedere che anche il Brasile dovrà accettare di ridurre il livello del costo del denaro – il più alto al mondo (13,75%).

2.5  Canada

In Canada, primo tra i paesi maggiormente industrializzati ad affrontare delle consultazioni politiche nel pieno della crisi finanziaria internazionali, il Primo Ministro conservatore Stephen Harper (successivamente riconfermato dal voto il 14 ottobre scorso) ha mantenuto durante la campagna elettorale una visione fondamentalmente positiva della stabilità del sistema creditizio canadese, smentendo le voci di una recessione in atto, e ha sostenuto, sul piano internazionale, l’esigenza di una "un'azione coordinata" per fronteggiare la crisi finanziaria e proteggere i contribuenti.

In effetti, nonostante la lunga crisi del credito immobiliare negli USA, i fondi pensione canadesi hanno proseguito in un’attività ad ampio raggio di investimenti immobiliari all’estero. Tuttavia alla fine l’onda lunga della crisi finanziaria ed economica – e non più solo dei mutui – ha raggiunto anche il Canada, provocando forti contrasti politici riguardo alle misure più appropriate per farvi fronte. In particolare, il Primo Ministro conservatore Stephen Harper, alla guida di un gabinetto di minoranza, si è trovato innanzi alla prospettiva di una caduta a neanche due mesi dalle elezioni politiche, per opera di un blocco di forze parlamentari formato dai partiti di centrosinistra e dagli indipendentisti del Québec. Il fronte dell’opposizione ha imputato al governo una carenza di risposte man mano che la crisi mostrava di investire anche il Canada, e rivendicato una serie di interventi pubblici pari a circa 24 miliardi di dollari USA, a cominciare da aiuti al settore automobilistico, accettando apertamente la possibilità di alcuni esercizi in deficit per il bilancio pubblico. Tutto ciò è stato tacciato dal premier di “socialismo”, e Harper ha contrapposto prospettando sgravi fiscali per famiglie e imprese e investimenti infrastrutturali. Tuttavia, la misura più clamorosa adottata ha riguardato il piano istituzionale, poiché il premier, proprio sulla base della difficile situazione economica, ha convinto ai primi di dicembre del 2008 il Governatore generale – che, si ricorda, rappresenta la Regina d’Inghilterra, Capo nominale dello Stato canadese in virtù dell’appartenenza di esso al Commonwealth .- ad avvalersi della facoltà di sospendere il Parlamento fino al 26 gennaio 2009, onde prevenire una mozione di sfiducia pressoché ad effetto sicuro.

Nel frattempo lo stato di crisi dell’economia veniva ufficialmente riconosciuto con il taglio dei tassi di sconto da parte della Banca centrale canadese (9 dicembre), a seguito del quale il costo del denaro si attestava all’1,5%, il livello più basso degli ultimi cinquanta anni. Un’ulteriore riduzione (20 gennaio 2009) portava il tasso di sconto all’uno per cento.

Facendo seguito a quanto annunciato in dicembre dal premier, il ministro delle finanze Flaherty il 27 gennaio 2009 ha ufficialmente previsto dopo dieci anni un bilancio in deficit, che nei prossimi due anni dovrebbe superare i 50 miliardi di dollari USA, dei quali circa 32 miliardi in ragione di un piano di stimolo all’economia fondato su sgravi fiscali e investimenti in infrastrutture.

2.6  Cina

Quanto alla Cina, l’economia in più rapido sviluppo al mondo – la cui crescita negli ultimi due decenni è stata paragonata ad una seconda rivoluzione industriale – affronta la crisi dei mercati finanziari mondiali dalla posizione di paese esportatore sul mercato globale e di investitore, sul mercato finanziario americano, di una parte cospicua della propria riserva in valuta estera.

L’accumulo di una riserva in valuta estera che viene ritenuta la più ampia del mondo (recentemente valutata tra 1.800 e 1.900 miliardi di dollari) è stato reso possibile dagli enormi volumi del commercio tra la Cina e gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone.

Secondo fonti di stampa di Pechino, circa due terzi delle riserve cinesi sarebbero investite negli Stati Uniti; una quota di circa 520 miliardi di dollari (dato ufficiale fornito dal Dipartimento del Tesoro) in titoli di Stato Usa e una somma grosso modo equivalente in operazioni più rischiose ma più redditizie, comprese rilevanti partecipazioni in Freddie Mac e Fannie Mae, le due società americane di garanzia dei mutui poste sotto tutela dal Dipartimento del Tesoro statunitense il 7 settembre.

Lo scorso 8 ottobre la People’s Bank of China ha ridotto il tasso di interesse base (per la seconda volta in tre settimane) dello 0,27% (portandolo da 7,20% a 6,93%) e ha ridotto la riserva obbligatoria per le banche di 50 punti base.

La Cina, dunque, ha aderito, pur operando un taglio di minore entità, alla manovra congiunta effettuata dalle banche centrali (Federal Reserve, Bce, Banca d’Inghilterra, Banca del Canada, Banca Centrale di Svezia e Banca centrale Svizzera).

Taluni analisti hanno sottolineato che la decisione della Banca centrale cinesedimostra la disponibilità di Pechino a collaborare con le altre capitali nello scongiurare il rischio di una recessione, nella consapevolezza che, stante l’enorme esposizione nei confronti dell’economia americana pubblica e privata, sarebbe proprio la Cina a pagare per prima le conseguenze della recessione. Va tenuto presente che la Cina è il secondo creditore degli Stati Uniti dopo il Giappone (e davanti a Gran Bretagna, Brasile e Russia).

In un’economia fondata sulle esportazioni e la cui crescita dipende dalla domanda esterna, il problema è la contrazione della domanda; se la caduta del mercato statunitense è di per sé ritenuta sufficiente a mettere in sofferenza la crescita cinese, la caduta anche della domanda europea e giapponese si ripercuoterebbe sull’esportazione di significative quantità di merci, con perdite che i mercati asiatici e medio orientali – pure importatori di prodotti cinesi - non potrebbero compensare, giacché è improbabile che non risentano anch’essi del rallentamento accusato dal mondo più industrializzato.

Non per caso all’inizio di ottobre il premier cinese Wen Jiabao, nel dirsi preoccupato per la crisi finanziaria statunitense, ha affermato che la Cina potrà evitare la crisi bilanciando con l’aumento della domanda interna la prevista contrazione dei consumi negli Usa, senza peraltro indicare specifiche misure atte a stimolare la domanda.

Al di là dell’intervento sul tasso ufficiale di sconto, la Cina, dotata di una liquidità che secondo alcuni analisti potrebbe essere impiegata anche a soluzione della crisi, appare non disponibile ad assumersene il carico e si mostra per di più orientata verso le priorità domestiche.

Le autorità cinesi, infatti, hanno affermato da un lato che sono i governi occidentali a dover risolvere i loro problemi finanziari, dall’altro che le responsabilità nella stabilizzazione dell’economia globale devono prevedere il coinvolgimento non della sola Cina ma anche delle altre economie emergenti, puntualmente indicate in Russia, India e Brasile.

In ogni caso, sintomi di un malessere finanziario non sono mancati neanche in Cina, quando in ottobre si è confermata la tendenza a un sensibile calo negli utili delle due maggiori compagnie assicurative del Paese, la China Lifee la Ping An Insurance. Nelle stesse ore si procedeva a una nuova riduzione del tasso di riferimento principale, che dal 6,93% veniva portato al 6,66%.

Ai primi di novembre emergeva anche un rallentamento nella – invero finora spettacolare – crescita dell’economia, ed il governo annunciava un piano per stimolare l’economia, con una previsione biennale di spesa pari a 586 miliardi di dollari USA. I principali obiettivi del piano dovrebbero riguardare le infrastrutture e il sistema del welfare, nonché l’accrescimento delle capacità di prestito alle piccole e medie imprese.

2.7  Giappone

L'atteggiamento delle autorità giapponesi nei confronti della crisi finanziaria internazionale in atto va valutato alla luce dell'esperienza nipponica che è stata contraddistinta, a partire dalla fine degli anni Ottanta, da caratteristiche molto simili alla crisi statunitense dei mutui subprime, che già dal 2007, dopo l'esplosione di una bolla speculativa nel settore edilizio, ha innescato le attuali sofferenze. Come è noto, dopo l'inizio di quella crisi il Giappone ha vissuto per buona parte degli anni Novanta un periodo di grave stagnazione, dal quale è sembrato uscire solo nel profilarsi del nuovo millennio. Non vanno d'altronde esagerate le analogie tra le due situazioni, in quanto il problema giapponese rimase sostanzialmente confinato sul piano interno, mentre l'attuale crisi ha carattere globale del tutto evidente; inoltre, il Giappone era alla fine degli anni Novanta un paese con forte surplus commerciale e con notevoli risorse nelle mani delle famiglie, alle quali fu possibile attingere per almeno tamponare gli effetti peggiori della crisi. Sappiamo invece che l’attuale situazione negli USA, e, di riflesso, delle economie europee, non presenta tali favorevoli caratteristiche sul piano dell'economia reale - peraltro, il Giappone fu favorito anche dal fatto che proprio in costanza della propria crisi degli anni Novanta le economie occidentali e quella cinese erano in espansione.

Fatta questa premessa, va tenuto presente che l'orientamento di Tokio si è caratterizzato per una progressività degli interventi: infatti, nel 2007, la Banca centrale del Giappone si limitò nel mese di agosto a un aumento della liquidità di circa 8,5 miliardi di dollari per compensare i rischi connessi alla crisi dei crediti statunitensi ,che già da qualche mese era venuta alla luce. Nella contingenza della crisi attuale, il primo intervento di immissione di liquidità è stato effettuato dall'autorità giapponesi il 16 settembre 2008, per poi ripetere tale pratica il 18,19 e il 30 settembre, nonché il 7 ottobre: fino a tale data, tuttavia, gli importi della liquidità immessa sono stati nettamente inferiori ad analoghe manovre in corso negli Stati Uniti e in Europa. Il primo intervento di maggior rilievo si è avuto il 9 ottobre, con l'immissione di un equivalente di 30 miliardi di euro, e il giorno successivo l'importo è salito a 41 miliardi di euro, in concomitanza con il fallimento della compagnia di assicurazioni Yamato Life, che già era stato da qualche giorno preannunciato. Il governo nell'occasione ha peraltro precisato che il motivo del fallimento andrebbe ricercato in errori di gestione del gruppo, e non in difficoltà strutturali del settore assicurativo nipponico: in particolare, la Yamato Life avrebbe fatto ricorso all'acquisto di titoli ad alto rendimento (e quindi ad alto rischio) per coprire le perdite legate ad operazioni di assicurazione assai onerose.

Sul piano internazionale il Giappone è stato fra i primi ad assicurare la disponibilità di fondi per il meccanismo di emergenza attivato il 10 ottobre dal Fondo monetario internazionale allo scopo di assistere paesi membri in difficoltà finanziaria urgente. Qualche giorno più tardi il Giappone ha ribadito il proprio impegno sul piano internazionale, pronunciandosi a favore della vertice mondiale contro la crisi finanziaria sponsorizzato dagli Stati Uniti e dalle autorità dell'Unione europea, purché da tale consesso vengano formulate concrete risposte alla crisi in atto. A tale scopo Tokyo ha chiarito l'opportunità che il vertice - o forse più precisamente la serie di vertici finanziari internazionali - includa altri paesi oltre a quelli del G8, come ad esempio l'Australia e la Nuova Zelanda.

La scansione degli interventi in Giappone ha visto il 14 ottobre l’annuncio che la Banca del Giappone avrebbe messo a disposizione delle banche nipponiche un ammontare di dollari illimitato, al fine di stabilizzare il mercato creditizio, sulla falsariga di analoghi interventi già effettuati dalla Banca centrale europea e dalla Banca d'Inghilterra. Nella stessa giornata vi è stata una nuova iniezione di liquidità nel sistema bancario giapponese, del valore di 7,5 miliardi di euro, mentre venivano annunciate misure di ulteriore stabilizzazione del mercato finanziario, con un alleggerimento delle restrizioni sul riacquisto di proprie azioni da parte delle società. Il 16 ottobre, poi, è stato approvato dal Parlamento un supplemento al bilancio nazionale pari a 14 miliardi di euro e contestualmente il neo premier giapponese Taro Aso - in carica dallo scorso settembre - ha preannunciato la messa a punto di un nuovo pacchetto per la fine del mese di ottobre, per il quale ha esortato i propri ministri economici a limitare tuttavia l'emissione di nuovi titoli di Stato (non va infatti dimenticato che il debito pubblico del Giappone è elevatissimo, ammontando a più di 160 per cento del PIL). Il supplemento di bilancio approvato il 16 ottobre comprende varie misure di sostegno a famiglie e imprese: tra queste, circa un sesto dell'ammontare mira a ridurre gli oneri in spese mediche per gli anziani, mentre un ammontare doppio riguarda misure per la prevenzione delle catastrofi. Vi sono poi consistenti fondi per il sostegno alle piccole imprese, e in misura assai minore ai governi locali. Nelle more della messa a punto dell’ulteriore pacchetto di misure preannunciato dal premier Taro Aso, il Giappone ha iniziato a valutare di poter percorrere almeno in parte la stessa strada degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, ovvero di immettere capitale pubblico nel sistema bancario.

Alla fine di ottobre il governo giapponese e la Banca centrale nipponica hanno adottato ulteriori misure per contrastare i segni inequivocabili della grave crisi finanziaria in arrivo: anzitutto, il 28 ottobre sono state sospese le vendite allo scoperto, misura già adottata da Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Francia e Italia. In tal modo si è cercato di introdurre un freno alle pratiche borsistiche maggiormente speculative, poiché, come è noto, le vendite allo scoperto costituiscono una scommessa sul ribasso borsistico, dal momento che, non essendo i titoli oggetto di contrattazione ancora in possesso del venditore al momento della cessione, questi si attende un guadagno rispetto al prezzo di vendita quando poi effettivamente acquisisce i titoli, per poi disfarsene immediatamente.

L'impatto della crisi finanziaria si è altresì palesato quando il premier Taro Aso ha esplicitamente posto in secondo piano le questioni politiche sorte dalle recenti elezioni legislative, a seguito delle quali il peso preponderante delle opposizioni in una delle due Camere aveva invece fatto balenare l'ipotesi di un ritorno immediato alle urne per rafforzare il governo.

Il 30 ottobre il governo giapponese confermava un nuovo pacchetto di misure contro la crisi finanziaria, in aggiunta a quelle varate in agosto. Il nuovo intervento ha previsto l'equivalente di quasi 40 miliardi di euro di nuove spese, oltre a una serie di provvedimenti non implicanti un diretto esborso (quali ad esempio garanzie sui prestiti), per un totale di circa 207 miliardi di euro. Dei 40 miliardi, circa 20 sono stati destinati al sostegno alle famiglie, mentre i rimanenti sono stati finalizzati ad aiutare le piccole imprese con sgravi fiscali sulle rate dei mutui, nonché all'alleggerimento della pressione fiscale sui capital gains e al taglio delle tariffe autostradali. La copertura del maggiore onere di 40 miliardi dovrà essere assicurata con l'emissione di bond, così da non avere un impatto diretto sui conti pubblici.

Parallelamente alle misure adottate dal governo, il giorno successivo, per la prima volta dal 2001, la Banca centrale giapponese ha ridotto i tassi di riferimento dello 0,2%, portandoli così allo 0,3%. La misura, oltre a collimare con l'impostazione dell'Esecutivo, era ampiamente attesa dai mercati, che già ne avevano iniziato a scontare gli effetti, tra i quali figura l’attenuazione della forza dello yen, che rappresentava un freno alle esportazioni nipponiche. Il provvedimento è stato anche accompagnato dal taglio dello 0,25% del cosiddetto tasso Lombard - che riguarda le anticipazioni della Banca centrale a fronte di titoli di credito -, nonché, per la prima volta, dal pagamento di interessi sulle somme che le banche sono tenute a depositare presso la Banca centrale a titolo di riserva.

I provvedimenti della Banca centrale si inquadrano peraltro in una drastica revisione al ribasso delle previsioni di crescita, che per il 2008-2009 sono scese allo 0,1%, e per l'esercizio successivo allo 0,6%, in entrambi i casi con un ridimensionamento pari a circa l'1% del PIL. Anche il mondo dell'economia reale è sembrato perfettamente allineato a tale trend, con una costante discesa delle previsioni sugli utili da parte delle maggiori imprese nipponiche: la Mitsubishi UFJ Financial, la prima banca del Giappone, ha stimato una riduzione dell'utile netto per il 2008-2009 del 65,4%. Alla metà di dicembre, poi, in accordo con la tendenza mondiale, anche il mercato automobilistico giapponese ha formulato fosche previsioni per il 2009, periodo nel quale si dovrebbe tornare a un volume di vendite inferiori a 5 milioni di unità, un livello che non si registrava dal 1978, e che comporta un calo di circa il 5%.

2.8  India

Per quanto concerne l’India, è in via di definizione un terzo pacchetto di misure anti-crisi, predisposto dalla commissione incaricata di monitorare la salute dell’economia indiana, guidata dal premier Manmohan Singh e composta da alcuni ministri e dal Governatore della Reserve Bank of India (RBI) Duvvuri Subbarao.

Il nuovo programma mira ad impedire che la crisi si propaghi velocemente al settore dei servizi, strategico per l’economia indiana. Le misure preannunciate saranno tese a facilitare l’accesso al credito delle imprese, riducendo i tassi di interesse sui prestiti. Nonostante ciò, gli organizzazioni degli imprenditori ritengono che i loro associati siano penalizzati rispetto ai paesi vicini, che possono contare su tassi mediamente più competitivi.

Il ministro del commercio Kamal Nath ha, invece, ricordato le iniziative intraprese per fare fronte alla crisi economica globale in modo da garantire un’adeguata liquidità nel sistema bancario, con il taglio del tasso cui la RBI presta denaro agli istituti di credito al 5,5% in un contesto favorito dal calo dell’inflazione dall’11% di ottobre al 5,2% attuale. Il 17 gennaio, infatti, la RBI ha reso esecutivo un provvedimento previsto dal secondo pacchetto di misure anti-crisi, grazie al quale è stata ridotta al 5% la proporzione dei depositi (cash reserve ratio) che le banche a partecipazione statale sono tenute a conservare presso la banca centrale, liberando risorse per oltre 4 miliardi di dollari, che si aggiungono ai 56 miliardi già stanziati da ottobre 2008.

Oltre alla ricapitalizzazione delle banche, un processo che sarà garantito nei prossimi due anni, il governo ha stabilito che le aziende impegnate nei settori immobiliare e delle infrastrutture incontreranno minori restrizioni nel procurarsi prestiti all’estero, mentre il tetto sugli investimenti stranieri nel mercato dei corporate bond è stato alzato.

Nell’esecutivo c’è consapevolezza delle difficoltà che si dovranno affrontare nei prossimi mesi, ma si può comunque notare un certo ottimismo in merito ai tassi di crescita dell’economia, che in India dipendono fortemente dalla domanda interna e dall’afflusso di capitali stranieri. L’obiettivo di attirare 40 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri (IDE) nell’anno finanziario 2008/09 è stato successivamente abbassato a 35 miliardi, visto il rallentamento dell’economia mondiale; mancano ancora tre mesi al termine e gli investimenti da raccogliere ammontano a 11 miliardi di dollari. Rispetto ai 25 miliardi di IDE ottenuti nel 2007/08 (settori dei servizi, telecomunicazioni, immobiliare, elettronico, computer hardware e software) l’ammontare stimato per l’esercizio finanziario in corso rappresenterebbe, comunque, un buon risultato.

Qualora gli IDE non arriveranno in tempi brevi, sarà improbabile che l’Esecutivo indiano riesca a investire, come pianificato, 500 miliardi di dollari in progetti per infrastrutture entro il 2012.Inoltre, le stime del governo per il PIL per il 2008/09, che parlano di un 7,5%, dopo tre anni di crescita intorno al 9%, appaiono comunque troppo ottimistiche, mentre è più realistico pensare che l’economia indiana crescerà circa del 6%.

2.9  Russia

In Russia, a fronte della crisi della borsa e delle difficoltà che via emergevano nel sistema bancario e nel rifinanziamento del debito estero privato, il governo è intervenuto con misure molto consistenti, la cui dimensione è anche più ampia di quelle adottate nei principali paesi industriali.

Diversi pacchetti di misure sono stati annunciati tra settembre e novembre. Come nei paesi industriali si è via via passati da misure di politica monetaria finalizzate a sostenere la liquidità del sistema bancario a misure fiscali, orientate prima al sistema finanziario e poi all’economia nel suo complesso.

Secondo recenti stime della Banca mondiale, il costo complessivo delle misure raggiungerebbe i 226 mld di dollari.

L’utilizzo molto prudente delle ingenti entrate petrolifere degli ultimi anni offre dunque ampie risorse per interventi di sostegno senza mettere a rischio la posizione finanziaria dello stato (il debito estero pubblico è molto limitato). E gli interventi sorreggeranno la crescita economica nel 2009 che, seppure in deciso rallentamento, viene ancora prevista a livelli positivi (attorno al 3%, seppure con ampi margini di incertezza legati all’andamento di rublo e prezzo del petrolio).

La necessità per molti “oligarchi” di dover ricorrere al sostegno pubblico per far fronte ai propri impegni finanziari li indebolisce e rende il sistema delle imprese ancora più di-pendente dal potere statuale. È un’evoluzione preoccupante in un sistema in cui i contrappesi al potere centrale sono assai scarsi. Preoccupante dal punto di vista dell’evoluzione politico-sociale del paese, ma anche da quella economica. Infatti essa amplifica un elemento strutturale del sistema economico-politico russo: la dipendenza economica dagli idrocarburi già rafforza il potere centrale da cui – come si è ben visto negli ultimi anni – dipendono gli equilibri del settore petrolifero. Il rischio è che il processo di riforma dell’ambiente economico e di modernizzazione rallenti o si arresti del tutto.

A frenare il pessimismo sulle prospettive economiche intervengono alcuni fattori: il crollo della borsa – se ha in-debolito gli “oligarchi” – ha colpito in misura molto modesta la classe media sorta con il boom economico degli ultimi anni. In Russia infatti oltre 60 milioni di persone hanno oggi un reddito superiore ai 15 mila di dollari. Si tratta di un importante elemento di attrattività dell’economia russa. Una attrattività rafforzata dalla forte profittabilità degli investimenti diretti esteri (IDE) nel paese.

Per quanto attiene alle misure adottate negli Stati Uniti per fronteggiare la recrudescenza della crisi finanziaria internazionale si veda il successivo capitolo 3.

 


3.Le misure anticrisi adottate negli Stati Uniti

(a cura del Servizio Studi e del Servizio Biblioteca)

3.1  Premessa: l’“Emergency economic stabilization Act of 2008”

L’“Emergency economic stabilization Act of 2008” statunitense (altresì noto come piano di salvataggio del sistema finanziario tramite immissione di liquidità sul mercato, ovvero “piano Paulson” dal nome del proponente, l’ex Segretario di Stato al Tesoro degli Stati Uniti) è un complesso di disposizioni emanate per fronteggiare l’attuale crisi dei mercati finanziari degli USA. In sostanza, il piano prevede che il Segretario di Stato al Tesoro sia autorizzato ad acquistare attività “a rischio” possedute dalle banche (cd. titoli “tossici”), specialmente obbligazioni garantite da mutui, per una spesa massima di 700 miliardi di dollari.

Il Piano è stato approvato sotto forma di emendamento al disegno di legge H.R. 1424; esso è divenuto, dopo la promulgazione da parte del Presidente George W. Bush in data 3 ottobre 2008, la Public Law 110-343.

Nel Piano viene disciplinato nel dettaglio il programma di acquisto, da parte del Governo, di attività finanziarie “a rischio” (cd. Troubled Assets Relief Program – TARP) dagli istituti finanziari statunitensi. Sul piano organizzativo e procedurale, si segnala la costituzione di uffici appositi e l’individuazione dei tempi e degli adempimenti necessari all’effettuazione del controllo parlamentare sul piano medesimo.

La legislazione d’emergenza statunitense è poi passata, dalla previsione iniziale di un intervento dello Stato finalizzato soltanto all’acquisto dei titoli tossici, a prevedere la possibilità per il Tesoro di acquistare direttamente azioni di banche e società finanziarie: cfr. Treasury Announces TARP Capital Purchase Program Description, 14th October, 2008, in http://www.treas.gov/press/releases/ hp1207.htm, ove si annuncia appunto il varo di un “voluntary Capital Purchase Program to encourage U.S. financial institutions to build capital to increase the flow of financing to U.S. businesses and consumers and to support the U.S. economy. Under the program, Treasury will purchase up to $250 billion of senior preferred shares on standardized terms as described in the program’s term sheet.”[7].

3.2  Costituzione di appositi organi e uffici

Ai fini della realizzazione del Piano, è prevista la costituzione di appositi organi e uffici. Si ricordano in questa sede:

-       l’Ufficio per la stabilità finanziaria (Office of Financial Stability) all’interno del Dipartimento del Tesoro, creato con lo scopo di implementare il programma di acquisto di concerto con numerosi altri organi, tra cui il Consiglio dei Governatori del Federal Reserve System (la Banca centrale statunitense), e, alla luce delle ripercussioni della crisi sull’economia reale, anche il Segretario di Stato per lo sviluppo dell’edilizia e dell’urbanistica ;

-       il Comitatodi supervisione sulla stabilità finanziaria (Financial Stability Oversight Board) con il compito di supervisionare (nonché formulare raccomandazioni in tema) l’esercizio del potere concesso al Segretario di Stato ai sensi delle norme introdotte. Inoltre, il Comitato deve assicurare che le strategie politiche portate avanti dal Segretario di Stato proteggano i contribuenti, siano intraprese nell’interesse nazionale e siano coerenti alle norme testé introdotte.

3.3  Modalità di svolgimento del piano e compiti del Segretario di Stato

Al Segretario di Stato al Tesoro è affidata la determinazione delle linee-guida e delle azioni politiche connesse alle finalità dell’Atto. In particolare, ci si occupa di specifiche garanzie sui titoli a rischio, nonché degli interessi pubblici di cui tener conto nell’utilizzo dei poteri attribuiti al Tesoro dalle norme in commento.

Sono poi disciplinati, nel dettaglio, la titolarità e l’esercizio dei diritti derivanti dai titoli acquistati, le modalità di gestione degli stessi e la possibilità di rivendita. Sono previste inoltre regole particolari di gestione prudenziale per i titoli che incorporano mutui, nonché per le obbligazioni garantite da mutui acquisite dal Ministero attraverso il TARP. Anche in materia di trasparenza dei mercati sono richiesti adempimenti al Segretario di Stato: è infatti previsto che, entro due giorni lavorativi dall’esercizio dei poteri attribuiti dal Piano, siano resi noti i dettagli di ciascuna transazione. Sono altresì previste procedure di cooperazione tra autorità per l’attuazione del Piano. Tali procedure coinvolgono, tra l’altro, anche l’FBI nell’attività di prevenzione e repressione di reati finanziari.

3.4  Il controllo parlamentare nelle diverse fasi del piano

Come accennato, l’Emergency economic stabilization Act contiene diverse norme relative al controllo parlamentare sullo svolgimento del TARP, nonché sull’esercizio dei poteri attribuiti all’organo esecutivo e sull’utilizzo delle risorse stanziate. In particolare, entro 60 giorni dal primo atto di esercizio dei poteri concessi dalle norme del Piano, e poi con cadenza mensile, il Segretario di Stato al Tesoro deve riferire al Congresso in merito alle attività svolte nell’attuazione del Piano stesso, compreso un report dettagliato degli stanziamenti finanziari. il Segretario deve riferire al Congresso, altresì, su ogni acquisto di titoli per un ammontare pari a 50 miliardi di dollari, descrivendo dettagliatamente tutte le transazioni, i meccanismi di determinazione del prezzo e motivando gli oneri finanziari delle transazioni. E’ poi previsto un Regulatory Modernization Report da presentare al Congresso entro il 30 aprile 2009, ovvero un rapporto contenente, tra l’altro, una descrizione dello stato dei mercati finanziari e dell’efficacia del sistema di regolazione.

Il Revisore che controlla i finanziamenti pubblici e i ricorsi contro il governo degli Stati Uniti è tenuto a monitorare le attività e l’efficacia del TARP, nonché a riferire ogni 60 giorni al Congresso. La sezione 125 istituisce una Commissione di Supervisione Parlamentare (Congressional Oversight Panel) per verificare lo stato dei mercati finanziari, il sistema di regolazione e l’esercizio del potere affidato dalle norme del TARP. La commissione deve riferire al Congresso ogni 30 giorni. Tale Commissione è costituita da 5 esperti esterni, nominati dai leader di maggioranza e di minoranza presso il Senato ed il Congresso. Si ricorda infine che, in sede di presentazione del budget annuale al Congresso, il Presidente è tenuto a trasmettere alcune tipologie di analisi e di stime correlate ai costi affrontati in conseguenza dell’attuazione dell’Emergency Act.

3.5  L’American Recovery and Reinvestment Plan

L’American Recovery and Reinvestment Plan, il piano di rilancio dell’economia americana presentato dal nuovo Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per il quale è stata prevista inizialmente una spesa di circa 775 miliardi di dollari, è sinteticamente descritto nel sito Internet della Casa Bianca ed accompagnato dal discorso illustrativo pronunciato dal Presidente l’8 gennaio 2009 (http://www.whitehouse.gov/agenda/economy/).

Il Piano è alla base della successiva iniziativa legislativa, avviata presso la Camera dei rappresentanti il 26 gennaio 2009, denominata American Recovery and Reinvestment Act of 2009.

I punti principali del Piano, tradotti poi nelle 647 pagine che costituiscono il testo del progetto di legge indicato, sono:

§      raddoppiare la produzione di energia alternativa nei prossimi tre anni, rimodernando al contempo più del 75% degli edifici federali e migliorando l’efficienza energetica di circa due milioni di case americane, consentendo risparmi per i singoli consumatori e risparmiando miliardi di dollari dei contribuenti destinati alla spesa energetica;

§      realizzare immediatamente gli investimenti necessari ad assicurare che, entro cinque anni, tutti i dati sanitari dei pazienti siano computerizzati, in modo da tagliare gli sprechi, eliminare la burocrazia e ridurre la necessità di ripetere costosi esami medici, risparmiando denaro e salvando non solo posti di lavoro ma anche vite umane, riducendo gli errori medici che pervadono il sistema sanitario americano;

§      equipaggiare decine di migliaia di scuole, college e università con aule, laboratori e biblioteche adeguate, fornendo nuovi computer, nuove tecnologie e garantendo migliore formazione per gli insegnanti, in modo da consentire agli studenti americani di competere con i loro coetanei cinesi nelle remunerative professioni collegate alle tecnologie avanzate;

§      ricostruire l’America impegnando lavoratori nella riparazione di strade, ponti e scuole, eliminando l’arretrato esistente nei progettati e necessari lavori infrastrutturali. Tra le opere più importanti da realizzare, a tale proposito, sono segnalate la nuova rete di trasporto dell’energia elettrica e l’espansione delle linee di telecomunicazioni a banda larga, al fine di consentire anche ad una piccola impresa di una città di provincia di collegarsi e di competere con le sue controparti in ogni luogo del mondo;

§      investire nella scienza, nella ricerca e nella tecnologia, in modo da permettere avanzamenti, soprattutto in campo medico, favorire nuove scoperte e far nascere nuove attività imprenditoriali;

§      adottare misure fiscali a favore delle famiglie e dei lavoratori garantendo, in primo luogo, un taglio delle tasse di 1.000 dollari per il 95% delle famiglie, che costituisce il primo passo di una generale riduzione delle imposte per il ceto medio. In secondo luogo, per aiutare gli americani che hanno perso lavoro e non riescono a trovare un nuovo impiego, viene deciso, con consenso bipartisan, di estendere la durata del sussidio di disoccupazione e dell’assistenza sanitaria a loro tutela.

L’American Recovery and Reinvestment Act of 2009, approvato in prima lettura dalla Camera dei rappresentanti il 28 gennaio, prospetta una spesa complessiva di 838 miliardi di dollari[8].

Il testo è stato approvato al Senato ma in via non definitiva, essendo infatti necessaria un'ultima concertazione tra le due Camere, in quanto la Camera dei Rappresentanti non ha accettato gli emendamenti del Senato che, a sua volta, insiste affinché siano approvati. E' stata quindi nominata una "Conference" e si è aperta la fase denominata "Resolving differences".

Il testo ufficiale approvato dalla Camera dei Reppresentanti il 29 gennaio si può consultare al seguente link: http://frwebgate.access.gpo.gov/cgi-bin/getdoc.cgi?dbname=111_cong_bills&docid=f:h1rds.txt.pdf.

3.6  Il nuovo Financial Stability Plan presentato dal Segretario di Stato al Tesoro Geithner

Il 23 marzo 2009 gli Stati Uniti hanno annunciato il varo di un ulteriore piano di rilancio dell’economia (cd “piano Geithner”, dal nome del Segretario di Stato al Tesoro), con lo scopo di risolvere il problema dei cd. “legacy assets” (attività finanziarie tossiche), aventi forma di mutui immobiliari o di prodotti finanziari strutturati.

Al fine di eliminare il problema di tali attività il Tesoro, insieme alla Compagnia federale di garanzia sui depositiFDIC e la Federal Reserve ha annunciato il varo del “Public-Private Investment Program” con la finalità, tra l’altro, di assicurare la disponibilità del credito alle famiglie e alle imprese.

 

Si afferma infatti che l’utilizzo di uno stanziamento – di ammontare tra i 75 e i 100 miliardi di dollari – di capitale TARP[9] e di capitale proveniente da investitori privati consentirà di generare 500 miliardi di disponibilità di risorse per l’acquisto delle attività tossiche, con un potenziale espansivo fino a mille miliardi di dollari nel tempo.

 

Sono di seguito elencati I tre principi base su cui si fonda il piano:

-            Massimizzazione dell’impatto delle risorse del contribuente: utilizzando il finanziamento governativo in partnership con la FDIC e la Federal Reserve, nonché il coinvestimento proveniente dal settore privato, sarà creata una sostanzioso potere d’acquisto, con lo scopo di massimizzare le risorse del contribuente;

-            Condivisione del rischio e dei profitti coi partner del settore privato: in secondo luogo, il Tesoro asserisce che il Programma assicura l’investimento del contribuente fianco a fianco ai partecipanti del settore privato, con la prospettiva che gli investitori privati sopportino di perdere tutto il proprio investimento, in uno scenario negativo, e che il contribuente abbia una parte dei profitti;

-            Determinazione dei prezzi nel settore privato: Infine, per ridurre la probabilità che il governo paghi eccessivamente per queste attività, gli investitori privati in competizione determineranno il prezzo dei mutui e dei titoli acquistati secondo il programma.

 

Il Tesoro ha sostenuto la superiorità di tale approccio sia rispetto alla mera attesa che le banche gradualmente si liberino di queste attività, ma anche rispetto all’acquisto diretto dei titoli tossici da parte del Governo.

La prima alternativa, si afferma, rischia di prolungare la crisi finanziaria ; ove, in alternativa, il Governo agisca da solo nell’acquisto diretto dei titoli tossici, il rischio di tali acquisti ricade tutto sui contribuenti, assieme al rischio di pagare eccessivamente per le attività acquisite, ove la fissazione del loro prezzo sia demandata a funzionari governativi.

 

Il programma è suddiviso in due parti, entrambe dedicate ai mutui e ai titoli tossici gravanti sugli stati patrimoniali delle istituzioni finanziarie.

L’eccesso di mutui “tossici” accumulatisi nei bilanci delle banche ha reso difficile alle banche l’accesso ai mercati per l’ottenimento di nuovo capitale, limitando altresì la loro capacità di prestare denaro.

Dall’altro lato, i mercati secondari sono diventati fortemente illiquidi e le transazioni si svolgono a prezzi più bassi rispetto a quelli che verrebbero praticati se i mercati funzionassero regolarmente.

 

Per ripulire i bilanci bancari dai titoli di mutuo “tossici” e per ridurre l’eccesso di incertezza associata al possesso di queste attività, la FDIC e il Tesoro statunitense hanno varato il “Legacy Loans Program”, finalizzato ad attrarre capitale privato, al fine di acquistare titoli di mutuo - aventi determinate caratteristiche - dalle banche che partecipano al piano, con la prestazione di garanzie sui debiti da parte della FDIC, nonché la partecipazione all’investimento da parte del Tesoro.

Il Tesoro ha anticipato agli organi di stampa che metà delle risorse TARP per i titoli tossici sarà dedicata al “Legacy Loans Program”, ma l’approccio del Governo è di utilizzare una certa flessibilità nell’allocazione delle risorse, al fine di intervenire ove si prevede il maggiore impatto.

 

Le Autorità statunitensi si attendono la partecipazione di un elevato numero di investitori; è particolarmente incoraggiata la partecipazione di investitori individuali, di programmi previdenziali, delle compagnie di assicurazione e di altri investitori a lungo termine. Il “Legacy Loans Program” faciliterà la creazione di Fondi di investimento pubblico-privati. Il programma aumenterà la domanda privata di titoli tossici al momento detenuti dalle banche e faciliterà la vendita delle attività a prezzi di mercato.

 

La FDIC fornirà la supervisione per la formazione, il finanziamento e l’operatività di questi nuovi fondi, che si occuperanno di acquistare i titoli dalle banche. Il Tesoro e i privati forniranno un apporto di capitale netto, mentre la FDIC fornirà la garanzia per finanziare l’attività dei fondi per le operazioni di acquisto titoli. Il Tesoro gestirà il proprio investimento per conto dei contribuenti, al fine di assicurare la tutela dell’interesse pubblico; esso intende inoltre fornire il cinquanta per cento del capitale netto a ciascun fondo, ma i manager delle imprese private manterranno il controllo della gestione delle attività, sottoposti a supervisione rigorosa da parte del FDIC.

 

Obiettivo del diverso “Legacy Securities Program” programma è di far ripartire il mercato dei titoli tossici, consentendo alle banche e alle altre istituzioni finanziarie di liberare capitale e stimolare l’estensione di nuovo credito.

Il risultante processo di determinazione dei prezzi (“Price discovery”) ridurrà inoltre l’incertezza che attualmente circonda le istituzioni finanziarie che detengono tali titoli, potenzialmente consentendo loro di raccogliere nuovo capitale privato.

Il programma consiste di due parti correlate, finalizzate a portare capitale privati nei mercati, fornendo il finanziamento sotto forma di titoli di debito da parte della Federal Reserve, secondo quanto previsto nel “Term Asset-Backed Securities Loan Facility (TALF)”[10] e uguagliando il capitale privato raccolto per i fondi dedicati.

Il Tesoro e la Federal Reserve hanno annunciato un programma di prestito che indirizzerà i mercati in crisi verso titoli legati a mutui immobiliari commerciali, mutui residenziali e al credito al consumo. L’intenzione è di incorporare questo programma nel citato TALF.

Il Tesoro si attende che la provvista di leva finanziaria fornita con il piano conferisca agli investitori una maggiore fiducia nell’acquisto dei titoli, aumentando così la liquidità del mercato.

 

I soggetti mutuatari dovranno essere in possesso di specifici requisiti. In particolare, gli haircuts (la percentuale sottratta dal valore nominale dei titoli utilizzati come garanzia collaterale) saranno fissati in data successiva e rifletteranno la rischiosità delle attività fornite come garanzia collaterale. I tassi di prestito, le dimensioni minime dei mutui e la loro durata non sono ancora stati determinati: assieme a questi elementi, ulteriori fattori saranno oggetto di discussione con gli attori del mercato.

Per quanto attiene alle attività di partenariato con gli investitori privati nei fondi di investimenti, le Autorità statunitensi hanno annunciato che sarà reso possibile lavorare coi fornitori di capitale privato, al fine di supportare immediatamente il mercato dei mutui tossici e dei titoli cartolarizzati creati prima del 2009, con rating iniziale di AAA.

Il Tesoro sceglierà fino a cinque gestori di attività finanziarie con un curriculum dimostrabile di acquisto di titoli tossici, con possibilità di aggiungerne altri, secondo la qualità delle richieste ricevute. I manager le cui candidature verranno approvate avranno un certo periodo di tempo per accumulare capitale privato, al fine di ottenere le classi di attività designate; riceveranno un analogo finanziamento del Tesoro. I fondi del Tesoro saranno investiti biunivocamente, fianco a fianco con gli investitori privati.

I manager avranno la possibilità, se le strutture dei loro fondi di investimento corrisponderanno a quanto previsto in specifiche linee-guida, di sottoscrivere titoli di debito privilegiati, per il fondo di investimento pubblico-privato, del dipartimento del Tesoro, per un ammontare del cinquanta per cento del capitale netto totale del fondo. Il Dipartimento del Tesoro prenderà in considerazione richieste per titoli privilegiati per un ammontare pari al 100% del capitale netto, soggetto a ulteriori restrizioni[11].

 

Infine, si ricorda che il Segretario di Stato al Tesoro Geithner, durante la propria audizione alla Commissione per i servizi finanziari del Congresso degli Stati Uniti, ha sottolineato la necessità di correggere l’eccessiva instabilità e fragilità del sistema finanziario, tramite un’ampia riforma della regolamentazione finanziaria, al fine di migliorare la stabilità e la resilienza del sistema finanziario[12].

 

Recentemente, il medesimo Segretario Geithner, insieme al direttore del National Economic Council, Lawrence Summers hanno pubblicato sul Washington Post del 15 giugno 2009 un articolo[13] dal titolo “A New Financial Foundation” ove si preannuncia un piano dell’amministrazione – diretto dal Presidente e frutto di consultazione anche con il Congresso statunitense – per modernizzare la supervisione e la regolamentazione finanziaria, al fine di creare un regime di regolamentazione più stabile, ma che sia al contempo flessibile ed effettivo.

La proposta dell’amministrazione intende tra l’altro innalzare i requisiti di capitale e di liquidità di tutte le istituzioni finanziarie, prevedendo regole più severe per le società più ampie e interconnesse; offrire un contesto più forte per la tutela di consumatori e investitori; affidare alla Federal Reserve compiti più stringenti di vigilanza, da utilizzarsi in circostanze straordinarie; continuare a promuovere il miglioramento della regolamentazione e della supervisione a livello globale.


4.L’assetto della vigilanza bancaria e finanziaria e le misure anticrisi nel Regno Unito

(a cura del Servizio Biblioteca)

Il sistema della vigilanza bancaria e finanziaria del Regno Unito è stato oggetto della riforma che ha fatto perno sull’istituzione di una nuova autorità di vigilanza, la Financial Services Authority (FSA). Introdotta con il Financial Service and Market Act del 2000, la riforma ha avuto origine dai rilevanti mutamenti verificatisi, a partire dagli anni ’90, nella morfologia dell’industria bancaria e finanziaria e nella complessità dei prodotti da essa offerti, tale da far avvertire l’esigenza di una maggiore consapevolezza da parte dei fruitori di servizi finanziari e di più efficaci forme di tutela dei consumatori.

Assecondando tali mutamenti, e nella prospettiva della tutela dei consumatori - più che della prevenzione dei rischi di instabilità del sistema finanziario -, il legislatore ha, dunque, innovato il sistema della vigilanza, al fine di renderlo adeguato all’evoluzione del settore e agli interessi da proteggere. Senza modificare in termini sostanziali la struttura dell’industria bancaria e finanziaria del Regno Unito (con iniziative paragonabili, ad esempio, alla riforma bancaria italiana degli anni ‘30 del secolo scorso o, in anni più recenti, al superamento delle limitazioni poste dal Glass-Steagall Act negli Stati Uniti), il legislatore britannico, in particolare, è intervenuto sull’assetto di supervisione e, delegando ampi poteri regolamentari al nuovo organo di vigilanza oltre che al Tesoro, ha posto le premesse di una dettagliata normativa secondaria.

 

Il nuovo assetto di vigilanza è stato attuato in modo graduale, nel segno del pragmatismo proprio della tradizione politico-giuridica del Paese. Istituita circa tre anni prima della legge di riforma, la FSA si è vista conferire nel 1998, nel quadro di interim arrangements, la responsabilità della vigilanza bancaria dalla Bank of England (BoE); successivamente, la FSA ha concordato con i preesistenti organi di vigilanza (o di autoregolamentazione) del settore il trasferimento ad essa delle rispettive funzioni, assorbendone anche il personale; finché, con l’adozione da parte della FSA delle norme secondarie demandate alla sua competenza (raccolte nello Handbook of Rules and Guidance), l’autorità ha potuto divenire pienamente operativa il 1° dicembre 2001. Questo riordino funzionale ha comportato, in particolare, che la FSA si sia sostituita alla BoE e alla Building Societies Commission per quanto attiene alla vigilanza sulle banche e sulle building societies; al Tesoro (Insurance Directorate) per quanto concerne le assicurazioni; alla Security and Investment Board (SIB) e ai tre principali organi di autodisciplina che questa si raccordavano (SFA, IMRO, PIA) per quanto riguarda gli intermediari non bancari. La FSA si è altresì sostituita ad una serie di recognised professional bodies (RPB), associazioni di categoria con poteri autoregolamentari. Una situazione peculiare di regolamentazione vengono invece ad avere i fondi pensione, poiché quelli aziendali (occupational) ricadono sotto l’Occupational Pensions Regulatory Authority (OPRA), e quelli personali (personal) sotto la FSA, anche se è quest’ultima a regolare i gestori patrimoniali di tutti i tipi di fondi pensione.

 

La platea dei soggetti destinatari della vigilanza non è, in linea di massima, mutato: peraltro, la vigilanza è stata per la prima volta estesa ai cosiddetti mortgage lenders (istituti che effettuano mutui ipotecari, diversi dalle banche e dalle building societies) e ad alcune imprese professionali (contabili, avvocati, attuari) ove intraprendano significative attività di investimento. Alla FSA sono stati, inoltre, trasferiti i poteri di listing dal London Stock Exchange, in precedenza compresi nei poteri di autoregolamentazione della Borsa di Londra, allo scopo di evitare, tra l’altro, l’insorgenza di conflitti di interesse anche a seguito della trasformazione di questa in società commerciale.

 

L’ampiezza dell’ambito soggettivo e oggettivo di applicazione della legge del 2000, e l’elevata complessità delle regole di dettaglio poste in sua applicazione, hanno comportato un ampio ricorso alla delegificazione e il conferimento di poteri normativi al Tesoro e alla stessa FSA. Tali poteri si connotano per la forte procedimentalizzazione del loro esercizio, tale da bilanciare l’assenza di effettivi controlli sul contenuto degli atti. In sede di approvazione della legge del 2000 non si mancò di osservare il carattere inusuale di una potestà normativa conferita a un ente di natura privatistica qual è la FSA; la decisione, tuttavia, venne giustificata sulla base della maggiore conoscenza del mercato da parte di tale organismo, e, conseguentemente, della sua maggiore facilità a trattare le relative questioni.

4.1  La Financial Services Authority (FSA): aspetti funzionali e principali ambiti di competenza

La legge del 2000 pone alcuni obiettivi alla FSA e stabilisce principi ai quali l’autorità deve attenersi nel proprio operato.

Gli obiettivi sono, principalmente, il mantenimento della fiducia del sistema finanziario (market confidence, espressione che può interpretarsi come equivalente al mantenimento della sua stabilità); la promozione della consapevolezza in materia finanziaria da parte del pubblico (public awareness); la tutela del consumatore (consumer protection). Con riguardo al primo obiettivo è da rimarcare che la BoE ha mantenuto il proprio ruolo di lender of last resort, e che il già richiamato protocollo d’intesa (tra FSA, la BoE e Tesoro) ha ripartito le responsabilità al riguardo, riservando alla Banca centrale i compiti relativi alla stabilità finanziaria a livello macroeconomico, e alla FSA quelli riferiti alla vigilanza sui singoli operatori del mercato finanziario. Gli altri due obiettivi - tra loro connessi - sono stati intesi dalla FSA nel senso del perseguimento di una migliore conoscenza del sistema finanziario da parte del pubblico (cosiddetta financial literacy), e della tutela (anche sulla base di tale consapevolezza) dei consumatori rispetto a determinati rischi: dal rischio “prudenziale” di fallimento dell’intermediario; dal rischio di frode, di mis-reprentation o di mis-selling del prodotto finanziario; o, ancora, dal rischio il prodotto o servizio sia troppo complesso o inidoneo ai loro bisogni.

Inoltre, è compito della FSA agevolare l’innovazione; mantenere la posizione competitiva del Regno Unito nel campo internazionale per quanto concerne servizi e mercati finanziari; minimizzare gli effetti negativi della vigilanza sulla concorrenza; esercitare la vigilanza in misura proporzionale ai benefici che se ne intendono trarre.

La legge conferisce alla FSA poteri di iniziativa in sede sia civile sia penale per i reati di criminalità finanziaria (specie con riferimento alle attività di riciclaggio, alle attività fraudolente, alla manipolazione dei mercati), e introduce una nuova fattispecie di illecito civile, il market abuse.

Lo status giuridico della FSA è quello di un organismo di diritto privato: non opera per conto dello Stato (on behalf of the Crown), né i suoi dipendenti sono impiegati statali (Crown servants). Tuttavia, il Chairman e gli altri membri del Consiglio di amministrazione della FSA sono nominati, ed eventualmente rimossi, dal Tesoro. Il Consiglio esercita la potestà normativa (legislative functions), che si sostanzia nell’emanazione di normative specifiche, direttive, linee-guida.

Il Tesoro esercita il controllo sulla FSA attraverso quattro principali strumenti: a) la nomina e la revoca i membri del Consiglio, Chairman incluso; b) la relazione che la FSA è tenuta a presentare al Ministro, almeno una volta l’anno, sulla propria attività; c) le indagini (reviews) che esso compie, se del caso, sull’attività della FSA per valutare l’economicità, efficienza ed efficacia dell’operato di questa; d) la nomina di autonome commissioni d’inchiesta qualora si presenti il caso di un grave rischio sistemico, o di un potenziale e significativo danno agli interessi dei consumatori oppure dei detentori di titoli quotati, sempreché – in tutti questi casi – vi siano elementi che depongano per l’inefficacia degli strumenti ordinari (failure of the regulatory system).

La soggezione ai controlli del Tesoro non esaurisce, tuttavia, la sfera delle responsabilità istituzionali della FSA, che della propria attività risponde alla generalità del pubblico, ad alcune categorie di operatori e, infine, benché in modo indiretto, al Parlamento. Sotto il primo aspetto, la FSA tiene una assemblea annuale - simile a quella delle società per azioni – alla quale può partecipare qualsiasi soggetto interessato. L’assemblea ha luogo entro tre mesi dalla pubblicazione della Relazione, ed entro un mese dal suo svolgimento deve esserne fatto un resoconto. Per quanto riguarda le particolari categorie di stakeholders, la legge del 2000 ha istituzionalizzato due organismi preesistenti, il Consumer Panel e il Practitioner Panel (in rappresentanza degli interessi dei consumatori e, rispettivamente, dei soggetti vigilati), assegnando ad essi poteri consultivi che, esercitati mediante pareri obbligatori ma non vincolanti, comportano per la FSA, che li riceve, l’obbligo di motivare pubblicamente le proprie decisioni difformi.

 

Per quanto concerne, in terzo luogo, i controlli parlamentari, essi si esplicano – come si è detto – in modo indiretto, attraverso il Ministro del Tesoro. Il legislatore ha così inteso perseguire l’obiettivo di un equilibrio tra indipendenza e responsabilità della FSA, ed applicare un modello analogo a quello della BoE, pur non essendo la FSA una public corporation; ne consegue che la FSA (come anche la BoE) sono responsabili verso Ministro del Tesoro, che del loro operato risponde al Parlamento. L’accountability della FSA, inoltre, non soggiace allo scrutinio del National Audit Office, essendo l’autorità dotata di autonomia finanziaria attraverso finanziamenti tratti dalle imprese vigilate e non a carico del bilancio pubblico.

L’ambito di competenza della FSA è definito dalla legge attraverso l’individuazione delle attività sottoposte di vigilanza e dei soggetti abilitati a svolgerle. Al riguardo, il Financial Services and Market Act del 2000 qualifica le regulated activities come attività tipizzate (activity of a specific kind), svolte in forma d’impresa (by the way of business) in relazione a specifici strumenti finanziari (investment of a specific kind), che possono consistere in attività, diritti, o interessi (asset, right or interest). La specificazione delle attività è effettuata negli allegati della legge (successivamente integrati da provvedimenti ministeriali). Per quanto concerne, invece, i soggetti abilitati, essi necessitano della previa autorizzazione della FSA (authorised persons), ove non siano espressamente esentati.

 

La funzione normativa della FSA è fortemente procedimentalizzata, come si è detto, al fine di assicurare la massima trasparenza amministrativa. La legge istitutiva precisa che le regolamentazioni (raccolte nello Handbook of Rules and Guidance, articolato in parti a loro volta ripartite in specifici manuali, sottoposti a costante aggiornamento: http://fsahandbook.info/FSA/index.jsp) sono emanate dal Consiglio dell’Autorità (previa menzione della norma legittimante l’esercizio del potere in atto) a seguito di consultazioni pubbliche svolte sul contenuto delle norme da adottare (com’è prassi tipica, ed ormai codificata, dell’elaborazione normativa nel Regno Unito); le regolamentazioni, inoltre, recano in motivazione la compiuta verifica di esse alla stregua del principio di proporzionalità e la loro compatibilità gli obiettivi più generali della FSA.

Il regime di vigilanza imperniato sulla FSA si caratterizza per l’approccio unitario - consentito dall’esistenza di un’autorità unica (single regulator) - alle problematiche concernenti figure di intermediari finanziari tra loro ampiamente differenziate. Lo “stile di vigilanza” basato su un unico organo è in grado – secondo la stessa FSA – di conseguire vantaggiose “economie di scopo” in tre ambiti principali: la definizione del quadro normativo per i soggetti vigilati, la vigilanza sui singoli operatori e, infine, l’analisi delle più generali questioni relative all’industria finanziaria. In ciascuna di queste aree di intervento (che trovano corrispondenza nell’articolazione interna dell’autorità) la FSA adotta propri regolamenti riferiti ai soggetti vigilati, alle relazioni con la clientela (conduct of business) e alle regole prudenziali, queste ultime articolate prevalentemente in base al tipo di rischio riconducibile a determinate categorie di attività regolate (ad esempio, rischio di credito, di mercato od operativo, oppure originato dalla carente informazione alla clientela), e solo in modo residuale riferite alle caratteristiche del soggetto che le svolge.

In questo quadro, i rapporti tra la FSA e gli intermediari finanziari si sviluppano secondo attività e procedure determinate:

§      la fase autorizzatoria e di iniziale determinazione del profilo di rischio, in cui è onere dell’intermediario comprovare il possesso dei requisiti posti dalla normativa di vigilanza (le cosiddette threshold conditions, ad esempio per quanto concerne l’adeguatezza patrimoniale) per esercitare le attività regolamentate;

§      il monitoraggio di base (cosiddetto baseline monitoring), che ha per scopo la verifica del costante rispetto della normativa anzidetta da parte degli intermediari; il nucleo di questa attività è rappresentato dall’analisi e dall’elaborazione di dati ed informazioni provenienti dagli stessi vigilati e da soggetti terzi;

§      le analisi settoriali e tematiche, mediante le quali l’autorità valuta le tendenze generali dell’industria finanziaria e i rischi che possono derivarne per le imprese e i consumatori;

§      gli interventi specificamente rivolti alla riduzione dei rischi di singole istituzioni finanziarie, con riguardo soprattutto ai soggetti classificati nella categoria di rischio più elevata;

§      gli interventi per la rimozione dei rischi “cristallizzati”, che fanno ampio ricorso a strumenti di carattere diagnostico e repressivo (quali, ad esempio, le ispezioni, le comunicazioni agli organi direttivi delle imprese, l’imposizione di specifici requisiti di capitale, l’irrogazione di sanzioni).

4.2  La gestione delle crisi: aspetti istituzionali

Fino all’approvazione del Banking Act del 2009 – di cui si dirà in seguito - la crisi delle banche e degli altri intermediari finanziari non è stata oggetto di procedure specifiche, bensì delle comuni norme di diritto fallimentare applicate nel Regno Unito dagli organi giurisdizionali competenti per i casi di insolvenza delle imprese e società commerciali.

Il Financial Services and Markets Act aveva, in effetti, conferito una serie di poteri alla FSA, motivati dall’esigenza di tutelare gli interessi dei creditori degli intermediari insolventi e, quindi, di mantenere la fiducia nel mercato, in linea con la “missione” istituzionale dell’Autorità. In base alla legge istitutiva, la FSA può chiedere, ad esempio, che un intermediario sia posto in amministrazione controllata (administration) e può inserirsi nella relativa procedura; nella gestione straordinaria (receivership), essa gode degli stessi diritti di un creditore privilegiato, potendo chiamare in giudizio il receiver; nella liquidazione volontaria (voluntary winding up) la FSA può essere ascoltata in udienza ed essere rappresentata nelle assemblee dei creditori; essa può, infine, agire per la liquidazione coatta (winding up by the court) di un intermediario.

Pur in presenza delle prerogative assegnate alla FSA, non poteva dirsi vigente nel Regno Unito, prima dell’entrata in vigore del nuovo Banking Act, una procedura per le crisi bancarie analoga a quella esistenti in altri ordinamenti nazionali; e tale carenza normativa è stata anzi una delle principali ragioni che hanno indotto il legislatore ad assumere il suo provvedimento.

La legge del 2000, peraltro, ha delineato un modello di gestione delle crisi caratterizzato dall’operatività di schemi di compensazione. A questo riguardo, una delle rilevanti innovazioni della legge è stata la sostituzione degli schemi di compensazione prima esistenti (riferiti, rispettivamente, ai servizi di investimento, ai depositi e alle polizze assicurative) con un unico schema, il Financial Services Compensation Scheme, il cui concreto funzionamento (seppure affidato ad un ufficio specifico) dipende dalla FSA che ne definisce l’ambito soggettivo della relativa copertura, l’ammontare massimo e le condizioni di applicazione.

Nella veste di autorità unica di regolazione dei mercati finanziari, la FSA, è stata istituita – in conclusione - nel presupposto che le funzioni di politica monetaria e di vigilanza non debbano essere necessariamente concentrate nella stessa istituzione, e che sia sufficiente uno scambio regolare ed effettivo di informazione tra gli organi che separatamente le esercitano. La sede di concertazione, a tale scopo, è costituita dal Tripartite Standing Committe presieduto dal Ministro del Tesoro (Chancellor of Exchequer) e formato dalla BoE e dalla FSA, che sulla base del Memorandum of Understanding firmato nel 1997 tra le tre istituzioni si riunisce a cadenza mensile. Inoltre, il Chairman della FSA fa parte della Court della Bank of England, mentre il Vice Governatore della stessa Banca centrale è a membro a sua volta del Board della FSA.

A questo organismo fanno riferimento altri comitati, quali il Joint Crisis Co-Ordination Team (JCCT) e il Cross Market Continuity Group (CMBCG); il Comitato permanete e le sue interne articolazioni costituiscono complessivamente il cosiddetto Crisis Management Framework, ovvero un modello di gestione delle crisi finanziarie che assegna compiti specifici aciascuno degli organi implicati.

Il Tesoro provvede ai collegamenti tra i singoli organi ed il Governo, e in particolare con l’unità di crisi presso il Cabinet Office (Cabinet Office Briefing Room – COBR) che, in caso di gravi difficoltà del mercato finanziario (major operational disruption), assume il coordinamento degli interventi governativi. Al Tesoro spetta, inoltre, la decisione circa l’impegno di fondi pubblici, previa valutazione sistemica effettuata dalla BoE e dalla FSA.

La BoE, in aggiunta ai compiti d’istituto, provvede a monitorare la stabilità globale dei mercati finanziari, in ambito sia nazionale che internazionale; vigila sul normale funzionamento del sistema dei pagamenti; in caso di grave necessità e con l’approvazione del Tesoro, interviene prestando assistenza finanziaria a singoli intermediari o al mercato nel suo complesso. Assieme alla FSA, essa è responsabile, infine, della valutazione delle potenziali implicazioni sistemiche delle crisi finanziarie.

Alla FSA, come si è anticipato, compete la vigilanza e la regolazione concernenti gli intermediari autorizzati ai sensi della nota legge del 2000. Anche questa autorità provvede a valutare i rischi sistemici delle crisi finanziarie.

I due già richiamati sotto-comitati istituiti presso lo Standing Committe (JCCT e CMBCG), infine, provvedono a gestire gli aspetti di maggior dettaglio. Il primo, presieduto dalla FSA e formato da personale esperto della stessa Autorità e della BoE, nonché da un osservatore del Tesoro, provvede alla raccolta e all’analisi delle informazioni rilevanti e coordina le comunicazioni con i soggetti vigilati, gli operatori del mercato e le autorità di vigilanza straniere al fine della risoluzione delle crisi; il secondo, presieduto dalla BoE e formato da personale della stessa Banca, della FSA e del Tesoro, riunisce le competenze tecniche degli esperti che vi siedono in relazione ad aspetti particolari del funzionamento dei mercati, e redige pareri che integrano le analisi dell’altro comitato.

4.3  Misure per fronteggiare la crisi economico-finanziaria

L’azione del Governo si è tradotta principalmente, nel 2008, in un programma di ricapitalizzazione delle banche in crisi e nell’adozione di misure puntuali nel quadro della manovra finanziaria. A tali interventi (ai quali si è aggiunto uno specifico provvedimento in materia di “conti dormienti”) è seguita, nel 2009, l’approvazione di una nuova legge bancaria.

Il 2008 Credit Guarantee Scheme

Annunciato dal Governo l’8 ottobre 2008 nel quadro delle iniziative da assumere per assicurare la stabilità del mercato finanziario e per tutelare i depositanti (si veda il comunicato del Tesoro all’indirizzo: http://www.hm-treasury.gov.uk/press_100_08.htm), lo Scheme ha il fine di fornire liquidità al mercato nel breve termine; di capitalizzare le banche e alcune categorie di intermediari del Regno Unito per rafforzarne la solidità e per preservarne l’indispensabile ruolo assolto nei confronti della “economia reale”; assicurare che il sistema bancario disponga, nel medio termine, delle risorse necessarie per il prestito alle imprese.

Regolato da specifiche disposizioni ministeriali quanto alle modalità di erogazione dei fondi nel quadro dello Scheme e ai soggetti abilitati ad accedervi (si vedano le Rules of the 2008 Credit Guarantee Scheme, all’indirizzo: http://www.dmo.gov.uk/documentview.aspx?docname=cgs/press/cgsrules.pdf&page=), il programma è stato oggetto di successivi adattamenti. Nell’ottobre del 2008, la soglia massima di garanzia dei depositi bancari è stata elevata dalla FSA da 35.000 a 50.000 sterline (al riguardo si veda il documento diffuso dall’Autorità successivamente all’adozione del provvedimento, dal titolo Financial Services Compensation Scheme: Review of the Scheme Limits Consultation Paper, all’indirizzo http://www.fsa.gov.uk/pubs /cp/cp08_15.pdf). Nel novembre dello stesso anno, lo Scheme è stato modificato quanto alla sua durata di applicazione (estesa dal triennio prima previsto a cinque anni), al fine di facilitare la transizione degli intermediari partecipanti allo schema ad una condizione in cui essi torneranno ad operare senza la relativa garanzia (http://www. dmo.gov.uk/documentview.aspx?docname=cgs/press/pq151208.pdf&page=). Il 19 gennaio 2009, tra le misure aggiuntive adottate per incentivare il prestito da parte delle banche, il Ministro del Tesoro ha ulteriormente allargato i margini del loro indebitamento (si veda l’annuncio del provvedimento, Extension of drawdown window for Government’s credit Guarantee Scheme, all’indirizzo: http://www.dmo.gov.uk/documentview.aspx?docname=cgs/press/pr20090119.pdf&page=).

Il Pre-Budget Report 2008

Presentato il 24 novembre 2008, Il Pre-Budget Report (consultabile all’indirizzo: http://prebudget.treasury.gov.uk/prebudget2008/) prevede misure dirette a sostenere in particolare i redditi e i consumi, cui seguirà nel biennio 2010-2011 – una volta superata quella che si prevede essere la fase più acuta della crisi - una politica rivolta al parziale rientro dal disavanzo. Tale intervento di politica fiscale espansiva per il 2008-2010, seguito nel da un consolidamento fiscale biennio successivo, è considerato necessario alla luce della forte crescita del deficit.

I provvedimenti espansivi proposti nel breve termine sono:

§      una riduzione temporanea dell’aliquota Iva al 15 per cento fino al 31 dicembre 2009, per un costo di circa 16 miliardi di euro (1 per cento del PIL) nel periodo 2008-2010, compensata parzialmente da un aumento dell’accisa sui tabacchi e sugli alcolici.

§      prolungamento di un programma di investimenti in conto capitale per un totale di 3,5 (0,24 per cento del PIL) miliardi di euro.

§      stabilizzazione e aumento delle agevolazioni fiscali per le imposte sui redditi introdotte in via temporanea a maggio 2008, per un totale di 4,1 miliardi (0,3 per cento del PIL).

Vengono inoltre rese permanenti le deduzioni sulle imposte sui redditi introdotte a maggio 2008 per un totale di 3,5 miliardi di euro e prorogati i crediti d’imposta per figli a carico e i sussidi alle pensioni. Nuovi fondi sono destinati alle politiche attive sul mercato del lavoro e agli aiuti per i possessori di mutui in difficoltà con il pagamento delle rate.

I principali strumenti per favorire il rientro del disavanzo nel 2011-2012 sono costituiti da un aumento dello 0,5 per cento dei contributi sociali per le imprese e i lavoratori, una restrizione delle deduzioni fiscali per i redditi fino a 100000 sterline e un incremento fino al 45 per cento dell’aliquota dell’imposta sui redditi oltre 150000 sterline.

Il governo prevede inoltre di aumentare di 5,9 miliardi di euro l’obiettivo di risparmi di spesa dal 2010. In totale il piano prevede una politica espansiva di 30 miliardi di euro (1,7 per cento del PIL) nel periodo 2008-2010, compensata da un recupero di risorse per complessivi 14,3 miliardi nel successivo biennio.

Il Dormant Bank and Building Societies Accounts Act 2008

La legge dispone il trasferimento ad un fondo centrale (Big Lottery Fund), su base volontaria da parte delle banche, delle somme depositate in conti bancari “dormienti” (ossia non movimentati da almeno 15 anni). Le risorse del Fondo (il cui ammontare complessivo, in conseguenza di tali trasferimenti, si stima nell’ordine dei 500 milioni di sterline) sono destinate alla ripartizione, in ambito nazionale, da parte dei parlamenti e delle assemblee legislative locali. Per la sola regione inglese è previsto, quanto all’utilizzazione delle risorse, che esse servano a finanziare la spesa pubblica correlata all’introduzione di incentivi in tre ambiti prioritari: la promozione di opportunità per i giovani; l’informazione e l’accesso ai servizi finanziari da parte dei consumatori ai servizi finanziari; il finanziamento del “terzo settore” (il testo della legge è consultabile all’indirizzo: http://www.opsi.gov.uk/acts/acts2008/pdf/ukpga_20080031_en.pdf)

Il Banking Act 2009

Promulgata il 12 febbraio 2009 (il testo è consultabile all’indirizzo: http://www.opsi.gov.uk/acts/acts2009/pdf/ukpga_20090001_en.pdf), la legge raccoglie le indicazioni formulate dalle Tripartite Authorities, ossia i tre soggetti istituzionalmente preposti alla vigilanza sul credito e sui servizi finanziari – BoE, FSA e Ministro del Tesoro (HM Treasury) – in tre documenti di consultazione presentati al parlamento nel 2008.

Nel primo documento (del 22 gennaio 2008), dal titolo Financial stability and depositor protection: strenghtening the framework (consultabile presso il sito della FSA: http://www.fsa.gov.uk/pubs/cp/JointCP_banking_stability.pdf), si prospettavano inter­venti a tutela dei depositanti e misure dirette a rendere più efficiente la gestione dei rischi di liquidità da parte degli istituti creditizi, e si annunciava un rafforzamento della Banca centrale. Queste tematiche venivano riprese e sviluppate in un secondo documento (pubblicato nel luglio dello stesso anno), intitolato Financial stability and depositor protection: further consultation (consultabile presso il sito della BoE: http://www. bankofengland.co.uk/publications/other/financialstability/financialstability depositorprotection080701.pdf), in cui venivano esaminati, tra l’altro, i profili della stabilità finanziaria e del coordinamento dei tre organi di vigilanza, al fine di limitare l’impatto delle crisi bancarie. Nel terzo (pubblicato anch’esso nel luglio 2008), dal titolo Financial stability and depositor protection: special resolution regime (consultabile presso il sito del Tesoro: http://www.hmtreasury.gov.uk/d/
consult_finstab_ specialresolution 220708.pdf), venivano infine delineate, sul modello di altri ordinamenti nazionali (tipicamente quello degli Stati Uniti) disposizioni particolari da applicare nelle procedure di insolvenza bancaria (bank administration, disciplinata dalla parte terza della legge in parziale modifica delle comuni disposizioni di diritto fallimentare dettate dallo Insolvency Act del 1986 e dallo Enterprise Act del 2002).

Finalità del provvedimento appena approvato dal parlamento è quella di sostenere la stabilità del sistema finanziario attraverso una rafforzata tutela dei depositi e il sostegno alle banche a rischio di insolvenza, al fine di mitigare l’impatto della crisi finanziaria e di proteggere gli interessi dei consumatori. Tale scopo è perseguito dal legislatore mediante l’ampliamento degli strumenti disponibili alle tre Autorità di vigilanza e supervisione, e conferendo efficacia definitiva a misure precedentemente introdotte in via temporanea (con il Banking (Special Provision) Act 2008) per arginare gli effetti dell’insolvenza di alcuni istituti creditizi.

Le misure previste nella legge riguardano, in modo principale:

§      la maggiore accessibilità degli istituti creditizi al prestito della BoE;

§      il complessivo rafforzamento del ruolo della stessa Banca centrale, affinché possa non solo emettere moneta ma esercitare più incisivi compiti in relazione anche alla liquidità dei mercati finanziari (a questo riguardo è istituito, al suo interno, un apposito Financial Stability Committtee: art. 238 della legge);

§      il compito dell’Autorità di vigilanza sui servizi finanziari (FSA) di acquisire dati dalle banche in difficoltà e di trasmetterli, se rilevanti per il mantenimento della stabilità finanziaria, al Fondo di compensazione dei servizi finanziari (Financial Services Compensation Scheme – FSCC), al Tesoro e alla stessa Banca centrale, al fine di consentire l’adozione delle iniziative di competenza di tali organi;

§      l’abilitazione delle suddette autorità ad intervenire a sostegno delle banche e dagli istituti finanziari in difficoltà, in applicazione di una specifica disciplina dell’insolvenza bancaria (special resolution regime - SRR), la cui applicazione, coinvolge le Tripartite Authorities ciascuna per un aspetto particolare (la FSA dichiara lo stato di crisi di una banca sulla base dei prescritti parametri; la BoE determina, una volta che il fallimento è stato dichiarato, la procedura da applicare tra quelle previste dallo SRR; il Tesoro interviene ogni volta che le decisioni comportino oneri per la spesa pubblica);

§      l’adozione di un codice di condotta di prossima adozione da parte del Tesoro (come previsto dall’art. 5 della legge), ad integrazione delle disposizioni legislative e della normativa secondaria, allo scopo di definire i ruoli delle tre Autorità nel quadro della SRR;

§      il rafforzamento degli accordi concernenti l’emissione di moneta da parte di banche commerciali stabilite in Scozia e nell’Irlanda del Nord;

§      il rimborso ai depositanti da parte del FSCC (già elevato ad un limite massimo di 50.000 sterline), le cui procedure si intendono migliorare in termini di rapidità ed efficienza.

Le previsioni in tema di tutela dei depositi, in particolare, recepiscono le indicazioni contenute nel più recente di una serie di documenti elaborati dal Ministero del Tesoro nel quadro di una pubblica consultazione sulle questioni poste dalla crisi finanziaria. In tale documento, pubblicato nel novembre 2008 (dal titolo: Special Resolution Regime: Safeguards for Partial Property Transfers, consultabile in rete all’indirizzo: http://www.hm-treasury.gov.uk/d/special
resolutionregime_061108.pdf), si delineano, nel loro contenuto e con riguardo alle loro condizioni applicative, le diverse misure attivabili da parte delle Autorità di settore a fronte di una crisi bancaria e allo scopo di stabilizzare l’istituto in difficoltà.

In applicazione della disciplina speciale già accennata (SRR), le Autorità di vigilanza potranno dunque, selezionando le diverse opzioni previste, attivare le procedure di stabilizzazione oppure ricorrere alle procedure di insolvenza propriamente dette.

Nel primo caso, la legge contempla tre modalità di intervento (pre-insolvency stabilisation tools): può essere consentito il mutamento dell’assetto proprietario della banca, qualora vi sia un acquirente privato (private sector purchaser) al quale siano trasferite le quote azionarie della banca insolvente; tale trasferimento potrà, altrimenti, aver luogo nei confronti una “banca ponte” (bridge bank) costituita dalla Banca centrale e da questa controllata, oppure attraverso la temporanea acquisizione delle quote azionarie da parte di soggetti pubblici (temporary public ownership).

Nel secondo caso, la legge delinea (nella parte seconda) una nuova procedura per l’insolvenza bancaria (bank insolvency procedure), diretta ad una rapida e ordinata liquidazione e alla tutela dei creditori, che altrimenti, in applicazione delle norme ordinarie, verrebbero penalizzati con effetti negativi per la fiducia del mercato e con rischi di “contagio” per l’intero sistema bancario.

Conseguentemente, le Autorità di settore sono abilitate ad esercitare con maggiore flessibilità i rispettivi poteri in materia di trasferimenti proprietari (artt. 33 e ss. della legge), qualora l’opzione prescelta – nell’interesse dei depositanti, dei contribuenti e della stabilità del sistema finanziario - sia quella di trasferire la parte sana di un istituto in difficoltà ad una società di nuova costituzione (pubblica o privata), e di lasciare il residuo nella società insolvente. In tale ipotesi di trasferimento parziale, per i creditori della società residua (cosiddetta bad company) sono previste forme di compensazione.

E’ inoltre previsto, nel testo legislativo, un ampio ricorso del Governo alla normazione secondaria per disciplinare in dettaglio alcuni profili, tra cui quello degli accordi interbancari e delle operazioni di compensazione (set-off, netting) che vengono espletate in loro applicazione. Ciò, al fine di prevenire che da trasferimenti parziali della proprietà di banche insolventi possano derivare effetti pregiudizievoli per i soggetti per quali il ricorso a tali forme di compensazione – come è prassi finanziaria diffusa – è strumento di gestione del rischio di credito e di minimizzazione dei requisiti obbligatori di capitale.

 

·         Le prospettive di riforma della vigilanza sui mercati finanziari in un recente studio della FSA (Turner Review)

 

Dopo averne ricevuto l’incarico dal Ministro del Tesoro nell’ottobre 2008, il 18 marzo del 2009 il presidente della FSA, Lord Turner, ha consegnato la relazione conclusiva di un’indagine sulle cause della crisi economico-finanziaria e sulle prospettive di riforma della vigilanza sui mercati finanziari.

Il rapporto (The Turner Review. A regulatory response to the global banking crisis, consultabile presso il sito Internet dell’Autorità, all’indirizzo: http://www.fsa.gov.uk/pubs/other/turner_review.pdf ) si apre con il paragone, ormai ricorrente, tra la crisi attuale e gli analoghi fenomeni verificatisi negli anni ’30 del secolo scorso. Se è vero che questi ultimi ebbero ripercussioni aggravate dall’adozione di soluzioni che oggi, con maggiore consapevolezza, si tende ad evitare, nondimeno gli errori di valutazione compiuti nelle attuali circostanze - secondo Lord Turner - hanno indubbiamente contribuito alla gravità della crisi, rendendola simile a quelle precedenti per l’enormità dei costi inflitti ai mercati finanziari; sono perciò necessarie analisi approfondite affinché tali errori non vengano ripetuti in futuro.

Seguendo tale impostazione, il rapporto si concentra su alcune questioni di fondo la cui soluzione richiede interventi da assumere nel lungo periodo; ne sono esclusi i profili rilevanti nel breve termine o non specificamente attinenti al settore bancario e dell’intermediazione finanziaria (come i profili di politica monetaria e fiscale).

Il rapporto prende in esame i principali aspetti critici da cui si ritiene sia derivata la crisi, e di essi valuta l’incidenza sugli schemi teorici che tradizionalmente fanno assegnamento sulla capacità autocorrettiva dei mercati.

L’origine della crisi che oggi si sperimenta è da ricondurre, secondo il rapporto, a tre fattori fondamentali: i rilevanti squilibri macroeconomici registrati negli ultimi decenni su scala globale, specie con riguardo al formarsi di rilevanti saldi attivi di bilancio dei Paesi asiatici ed esportatori di petrolio a fronte dei deficit sempre più elevati degli Stati Uniti, del Regno Unito e dei Paesi dell’Unione Europea; l’innovazione finanziaria connotata dalla disponibilità di prodotti di crescente complessità, ma di scarso pregio sul piano sociale; infine, le lacune normative concernenti alcuni aspetti chiave della disciplina delle riserve bancarie e dei requisiti di liquidità.

A fronte di ciò, nel rapporto si prefigurano modifiche dell’assetto della vigilanza e della regolazione dei mercati finanziari, e si delineano le iniziative che, in ordine alle singole questioni esaminate, la FSA intende introdurre a livello interno o si riserva di proporre in sede internazionale; l’Autorità non esclude, in ogni caso, la possibilità di perseguire in forme alternative, purché efficaci, le specifiche finalità.

Le principali iniziative oggetto delle raccomandazioni formulate nel rapporto (ed illustrate con maggior dettaglio nel discussion paper che lo correda, A regulatory response to the global banking crisis, consultabile all’indirizzo: http://www.fsa.gov.uk/pubs/discussion/dp09_02.pdf), possono essere di seguito sinteticamente riassunte.

E prevista, in primo luogo, la modifica dei requisiti patrimoniali e di liquidità delle banche – superando i parametri minimi prescritti dalle regole di Basilea – e delle regole in tema di bilanci bancari, per sostenere adeguatamente le attività finanziarie connotate da maggiore rischiosità e per agevolare, nelle fasi anti-cicliche, il consolidarsi di riserve che possano compensare le potenziali perdite nelle avverse congiunture economiche (Economic Cycle Reserve). Nel contempo, si raccomanda l’adozione di una più stringente regolamentazione della liquidità bancaria, nonché di una disciplina delle attività di intermediazione finanziaria ispirata da un approccio di tipo sostanziale, tale da regolare le relative attività sulla base del contenuto e non della qualificazione giuridica; ciò, al fine di sottoporre a controlli uniformi il cosiddetto shadow banking (settore che comprende soggetti non regolati quali gli hedge fund) e di consentire alle Autorità di regolazione l’imposizione, anche nei confronti di queste categorie di operatori, di determinati requisiti patrimoniali.

Un ulteriore ambito di intervento è individuato nella disciplina delle Credit Rating Agencies (con riguardo, in particolare, al regime di autorizzazione e di supervisione al quale sono sottoposte), al fine di evitare l’insorgenza di casi di conflitto di interesse e l’inappropriata applicazione delle tecniche di rating.

Oltre a raccomandare la definizione, anche in sede europea (e con la previsione obbligatoria di apposite riserve a ciò destinate) di adeguati livelli di garanzia dei depositi, della cui esistenza ed operatività sia data informazione al pubblico, il rapporto delinea una nuova impostazione della vigilanza della FSA, connotata in modo che l’attività di supervisione - a partire da iniziative già in corso come il Supervisory Enhancement Programme, avviato a seguito di una revisione interna dell’operato dell’Autorità nel caso del fallimento della Northern Rock (http://www.fsa.gov.uk/pubs/other/enhancement.pdf) -, si focalizzi sulle strategie di mercato, sui moduli operativi che vi sono applicati e sui relativi rischi, senza limitarsi agli aspetti procedurali o strutturali.

Si ritiene necessaria, inoltre, l’innovazione in sede europea della disciplina del mercato bancario, affinché sia prevista l’istituzione di una nuova Autorità di regolazione (in luogo degli attuali “Comitati Lamfalussy”), dotata di poteri normativi in materia di vigilanza macro-prudenziale, il cui operato si integri con l’esercizio di poteri nazionali in materia di attività finanziarie transfrontaliere con carattere di rischiosità.

A livello globale, la concertazione internazionale dovrebbe altresì condurre, secondo il rapporto, alla costituzione di organismi di supervisione effettivamente in grado di occuparsi delle forme più complesse di attività finanziarie transfrontaliere; la FSA, dal canto suo, si riserva, ove ciò sia utile al coordinamento internazionale, di imporre più stringenti requisiti di capitalizzazione delle sussidiarie estere operanti sul territorio britannico e, se del caso, di introdurre limiti alle attività che queste possono svolgervi.

Peraltro, la portata applicativa delle regole in materia di vigilanza prudenziale dovrebbe essere ampliata in senso sia istituzionale che geografico, al fine di farvi rientrare tutti gli intermediari finanziari non bancari la cui attività possa avere ripercussioni sistemiche; i centri finanziari offshore, inoltre, dovrebbero essere regolati da criteri od accordi definiti in sede internazionale.

Infine, è raccomandata l’adozione di misure, in sede sia nazionale che sovranazionale, dirette a far sì che le politiche di remunerazione siano tali da disincentivare l’eccessiva assunzione di rischi da parte degli intermediari finanziari.

Pare utile segnalare, a questo riguardo, che il tema della gestione del rischio da parte delle banche è oggetto, nel quadro di una più ampia analisi della corporate governance di tali enti (inclusi i profili della competenza tecnica, dell’indipendenza e della remunerazione dei loro organi di gestione), dell’indagine recentemente affidata dal Ministro del Tesoro a Sir David Walker (febbraio 2009), le cui conclusioni sono attese per l’autunno del 2009 (si veda il comunicato stampa all’indirizzo di rete: http://www.hm-treasury.gov.uk/press_
10_09.htm).

 

 


5.     Le indicazioni emerse nei fora internazionali di cooperazione e di vigilanza

5.1    Dal Financial Stability Forum al Financial Stability Board

Il 10 ottobre 2008 il Financial Stability Forum (FSF), presieduto dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, diffondeva un aggiornamento sullo stato di attuazione delle raccomandazioni pubblicate nell’aprile 2008. L'aggiornamento, presentato ai Ministri economici e finanziari e ai Governatori delle Banche Centrali del G7, ha indicato anche i temi sui quali il FSF avrebbe concentrato la sua azione nei mesi successivi. Nell’aprile 2008 il FSF aveva infatti sottoposto ai ministri delle finanze del G7, nonché ai governatori delle Banche centrali, un elenco completo di raccomandazioni, al fine di correggere le debolezze che hanno causato la presente crisi e rafforzare il sistema finanziario.

 

Si ricorda che il Financial Stability Forum (FSF) è nato nell’aprile del 1999 con lo scopo di promuovere la stabilità finanziaria internazionale attraverso lo scambio di informazioni e la cooperazione nel campo della supervisione e sorveglianza; ad esso partecipavano le banche centrali, gli organi nazionali di governo nonché le autorità di sorveglianza del settore finanziario.

 

Il “Report on Enhancing Market and Institutional Resilience” dell’aprile 2008 proponeva un insieme di azioni per correggere le basilari debolezze ritenute alla radice della crisi, nonché per costruire un sistema finanziario dotato di maggiore capacità di ripresa. Tali raccomandazioni erano indirizzate ad un ampio spettro di destinatari, sia nel settore pubblico che nel settore privato: banche, società finanziarie, compagnie di assicurazioni, agenzie di rating, banche centrali, organizzazioni internazionali, amministratori e supervisori.

Le proposte formulate concernevano:

§      il rafforzamento del capitale, la gestione della liquidità e del rischio nel sistema finanziario;

§      il rafforzamento della trasparenza e della valutazione;

§      la modifica del ruolo e dell’utilizzo della prassi di rating del credito;

§      la necessità di una maggiore prontezza delle Autorità competenti in relazione ai rischi del mercato;

§      la messa in atto di misure robuste per gestire lo stress del mercato finanziario.

Nell’ambito del Report, il FSF definiva un processo di attuazione per i mesi successivi, con responsabilità istituzionali e tempi contingentati per portare avanti le raccomandazioni, in un rigoroso contesto di monitoraggio e resocontazione delle attività.

 

 

Il comunicato del 10 ottobre 2008 sottolineava la necessità – dovuta alla crisi dei mercati – di intraprendere misure straordinarie da parte del settore pubblico, con la stabilizzazione dei sistemi finanziari quale priorità immediata.

Erano annoverate tra l’altro le azioni intraprese dai Paesi del G7 al fine di attuare le raccomandazioni di aprile 2008, che includevano misure per il rafforzamento:

§      degli standards e della supervisione sul capitale e sulla liquidità delle banche;

§      degli standard di gestione del rischio da parte istituzioni finanziarie;

§      delle pratiche di valutazione e di accounting.

 

Accanto all’implementazione ed alla prosecuzione delle misure raccomandate nel Report di aprile, il comunicato del 10 ottobre proponeva di focalizzare l’attenzione su ulteriori tematiche, tra cui:

§       il monitoraggio e l’indirizzo dell’interazione internazionale, nonché della consistenza delle misure d’emergenza e delle reazioni poste in essere per fronteggiare la crisi finanziaria;

§       il proseguimento del lavoro sinora condotto per mitigare la pro-ciclicità del sistema finanziario;

§       la rideterminazione della portata della regolamentazione finanziaria, con speciale enfasi sulle istituzioni, sugli strumenti ed i mercati attualmente non regolamentati;

§       il miglioramento dell’integrazione della supervisione macroeconomica e prudenziale, al fine di tradurre con maggiore efficacia le preoccupazioni sistemiche in una concreta azione di supervisione ed in reazioni di regolamentazione.

 

Nell’incontro dell’11 e 12 marzo 2009 tenutosi a Londra, i membri del FSF discutevano i rischi e le vulnerabilità dei mercati finanziari.

 In particolare, in tale sede era deciso di allargare il Forum a nuovi membri: Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Corea, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia. Anche la Spagna e la Commissione Europea entreranno a far parte del FSF.

 

Secondo le determinazioni espresse in occasione del summit del G-20 di Londra, con comunicato stampa del 2 aprile 2009 il FSF ha annunciato un importante mutamento della propria struttura e delle proprie funzioni.

La collocazione del FSF su un terreno istituzionale più forte appare finalizzata a migliorare l’efficacia della sua azione in qualità di meccanismo, per le autorità nazionali, gli organismi deputati alla fissazione degli standards (SSBs) e alle istituzioni finanziarie internazionali, di correzione delle vulnerabilità del mercato, di sviluppo e implementazione di politiche di regolamentazione e supervisione nell’interesse della stabilità finanziaria.

 

Anzitutto, il FSF è stato trasformato nel Financial Stability Board - FSB, con competenze più estese, ma sempre col compito di promuovere la stabilità finanziaria.

 

Dal punto di vista dell’organizzazione interna, il nuovo FSB è composto da una Chairperson, un Comitato di governo, dall’Assemblea plenaria - di cui fanno parte gli stati membri, gli organismi cd. SSBs e le istituzioni finanziarie internazionali -, nonché da un Segretariato. Organo decisionale del FSB è l’Assemblea plenaria; il Comitato di governo fornisce un indirizzo operativo tra i vari incontri plenari, per portare aventi le decisioni del FSB. A supporto del FSB è preposto un Segretario generale a tempo pieno, nonché un segretariato più ampio con sede a Basilea.

 

Contemporaneamente alla prosecuzione della attività istituzionali del precedente Financial Stability Forum, al Financial Stability Board sono stati affidati i seguenti compiti:

a)      monitoraggio e consulenza sullo sviluppo dei mercati, nonché sulle implicazioni relative alle politiche di regolamentazione;

b)      consulenza e monitoraggio in relazione alla “best practice” per il raggiungimento degli standards di regolamentazione;

c)      effettuazione di revisioni strategiche congiunte sulle politiche seguite dagli organismi internazionali che fissano gli standard, per assicurare che il loro lavoro sia puntuale, coordinato, concentrato sulle priorità e tale da segnalare le eventuali mancanze;

d)      promozione di collegi di supervisione, con fissazione di apposite linee-guida;

e)      gestione della pianificazione in rapporto alle contingenze, al fine di una gestione “cross-border” della crisi, in particolare rispettando le imprese sistematicamente importanti;

f)        collaborazione con l’FMI per l’esercizio dell’attività di “early warning”.

 

Alla medesima data (2 aprile 2009) il Board ha pubblicato un aggiornamento sull’attuazione delle pratiche suggerite nel Report dell’aprile 2008, illustrando i progressi compiuti nell’attuare le raccomandazioni in esso contenuto.

5.2    Il G20 di Londra ed il G8 di Lecce.

Nel summit tenutosi a Londra i primi giorni di aprile 2009, il gruppo del G20 ha affrontato la tematica della crisi, giungendo alla redazione di un documento finale denominato “Global Plan for Recovery and Reform” che illustra i risultati dell’incontro, nonché le misure che i 20 paesi industrializzati hanno deciso di adottare per fronteggiare l’emergenza.

Si ricorda che il “Gruppo dei Venti” (G-20) Ministri delle finanze e Governatori delle Banche centrali è stato fondato nel 1999, al fine di far incontrare le economie dei paesi industrializzati e dei paesi in via di sviluppo, al fine di discutere punti chiave dell’economia mondiale.

Il G-20 è un forum informale che promuove la discussione aperta e costruttiva tra paesi industrializzati e i paesi emergenti sulle principali questioni in tema di stabilità economica globale. Ne fanno parte i ministri delle finanze e i governatori delle Banche centrali di 19 Paesi: Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Corea del Sud, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. L’Unione Europea è il ventesimo membro del gruppo, ove è rappresentata dalla presidenza del Consiglio di turno e dal Governatore BCE. Per assicurare il lavoro congiunto dei forum e delle istituzioni, il Managing Director del Fondo Monetario Internazionale e il Presidente della Banca Mondiale – più i chairmen del Comitato Monetario e Finanziario Internazionale e del Comitato dello Sviluppo del FMI e della Banca Mondiale – partecipano ex officio ai meetings del G-20.

 

In particolare, l’azione del Gruppo si focalizza sulle seguenti tematiche:

-        ripristino della fiducia, della crescita e dell’occupazione;

-        ristrutturazione del sistema finanziario per ripristinare i prestiti;

-        rafforzare la regolazione dei mercati finanziari per ricostruire la fiducia nei mercati;

-        fondare e riformale le istituzioni finanziarie internazionali per fronteggiare l’attuale crisi e prevenire le crisi future;

-        promuovere il commercio e gli investimenti a livello globale e lottare contro il protezionismo, per favorire la prosperità economica;

-        gettare le basi per uno sviluppo sostenibile, “verde” e onnicomprensivo.

 

Nello statement finale del 2 aprile 2009, il Gruppo ha annunciato il segnalato il raggiungimento di un accordo volto, tra l’altro, a:

-        triplicare, fino a 750 miliardi di dollari, le risorse disponibili per il Fondo Monetario Internazionale;

-        promuovere una nuova allocazione di diritti speciali di prelievo (per un ammontare di 250 miliardi di dollari);

-        promuovere un prestito addizionale di almeno 100 miliardi di dollari da parte delle banche multilaterali di sviluppo;

Complessivamente, lo scopo è di programmare un’allocazione di risorse pari a 1.1 milioni di miliardi di dollari per il ripristino di credito, crescita e occupazione nell’economia mondiale.

 

Nella dichiarazione finale della Riunione dei Ministri delle Finanze del G8 che si è svolta a Lecce il 12 e 13 giugno 2009 sono stati rilevati“segnali di una stabilizzazione dell’economia, anche se la situazione è ancora incerta e permangono rischi per la stabilità finanziaria”.

Alla riunione, insieme ai Ministri delle Finanze del G8 e al Commissario UE per l’Economia e gli Affari Monetari Joaquin Almunia, hanno partecipato anche la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale – FMI, l’African Development Bank, l’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica, il Fondo Internazionale per l’Agricoltura e lo Sviluppo, l’International Monetary and Financial Committee e il Financial Stability Board.

I Ministri delle Finanze del G8, si legge nel documento conclusivo, restano concentrati sull’andamento dell’economia globale e della crisi ancorché, in virtù delle “azioni vigorose e coordinate” intraprese dai Governi per stabilizzare il settore finanziario e per stimolare la ripresa, alcuni elementi positivi sembrino riscontrarsi nel recupero dei mercati azionari, nella riduzione degli spread sui tassi d’interesse e nell’accresciuta fiducia delle aziende e dei consumatori.

La Dichiarazione tuttavia sottolinea la permanenza della “peggiore crisi dai tempi della Grande Depressione” e il pericolo di un’ulteriore crescita della disoccupazione anche dopo l'avvio della ripresa. Si suggerisce dunque l’implementazione delle iniziative intraprese per ridurre l'impatto della crisi sulla disoccupazione, nonché la massimizzazione del potenziale di crescita dei posti di lavoro nella fase della ripresa, rafforzando anche i sistemi di protezione sociale.

Il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Timothy Geithner, ha dichiarato che “è ancora troppo presto” per ritirare le misure di emergenza adottate per la crisi.

Nella Riunione di Lecce si è ribadita la necessità di stabilire regole di condotta comuni più severe. A tal fine si è dato vita al “Lecce Framework”, ossia a una serie di principi comuni in fatto di regole di correttezza, integrità e trasparenza per la finanza e per il business internazionale. Il “Lecce Framework” si occuperà, nel quadro di questi principi condivisi, di individuare e implementare gli strumenti esistenti nelle cinque grandi aree di intervento: la governance aziendale, la correttezza del mercato, la supervisione e la regolamentazione della finanza, la cooperazione e il coordinamento fiscale e la trasparenza dei dati e delle informazioni macroeconomiche.

 


6.Gli interventi legislativi d’urgenza adottati in Italia[14]

La linea adottata dal Governo italiano, in sintonia con le decisioni assunte in ambito europeo, ha seguito una strategia finalizzata a contrastare la crisi finanziaria attraverso la garanzia di un sufficiente livello di liquidità alle istituzioni creditizie. A tal fine, come si vedrà, sono stati utilizzati una serie di strumenti che contemplano, su più versanti, l’intervento dello Stato.

Parallelamente a questa linea di intervento, quando le situazioni di crisi hanno cominciato ad investire anche l’economia reale,con un peggioramento via via più accentuato degli indicatori economici, gli interventi sono stati indirizzati anche al sostegno dell’economia.

Un primo gruppo di disposizioni relative al settore creditizio è stato inserito nel decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155 e nel decreto-legge 13 ottobre 2008, n. 157, poi accorpati nel corso dell’esame in sede referente del D.L. n. 155[15]. Il secondo gruppo di interventi sul medesimo settore è stato poi recatodal decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 (c.d. decreto “anti-crisi”convertito dalla L.22 gennaio 2009, n.2), che ha .introdotto altresì misure di sostegno dell’economia. Ulteriori misure di sostegno sono contenute nella legge 22 dicembre 2008, n. 203 (legge finanziaria 2009) e, da ultimo, nel decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5 (c.d. “decreto incentivi” convertito dalla L.9 aprile 2009, n.33).

6.1  Gli interventi volti a fronteggiare la crisi finanziaria

Vanno previamente richiamate due caratteristiche del “sistema Italia” ai fini dell’analisi degli effetti attesi dalle misure adottate: la minore finanziarizzazione del sistema economico italiano – e corrispettivamente il maggior peso relativo del settore manifatturiero - rispetto a quello di altri Paesi avanzati; l’ alto livello del debito pubblico ma, di contro, il basso livello del debito privato: nel complesso l’economia italiana ha un livello di indebitamento piuttosto basso

Il decreto-legge n. 155/2008

Con questo provvedimento sono state adottate alcune misure straordinarie al fine di garantire la stabilità del sistema bancario e la tutela del risparmio, in linea con le conclusioni del Consiglio dei Ministri dell'economia e delle finanze dell'Unione europea del 7 ottobre 2008. Si ricordano in questa sede i seguenti interventi:

§      Misure di ricapitalizzazione delle banche (articolo 1). Il Ministero dell’economia e delle finanze può intervenire presso le banche che si trovano in situazione di inadeguatezza patrimoniale accertata dalla Banca d’Italia, attraverso la sottoscrizione o la garanzia di aumenti del capitale sociale.

§      Garanzia statale sulle passività bancarie e sulle operazioni stipulate da banche italiane; scambio tra titoli di Stato e strumenti finanziari detenuti dalle banche (articolo 1-bis, che riproduce il contenuto dell’articolo 1 dell’abrogato decreto-legge 157/2008). Il MEF è stato autorizzato, sino al 31 dicembre 2009, a concedere la garanzia dello Stato sulle passività delle banche con scadenza fino a 5 anni, di emissione successiva al 13 ottobre 2008. E’ stato inoltre previsto un meccanismo di operazioni di scambio tra titoli di Stato e strumenti finanziari detenuti dalle banche. Il medesimo MEF è stato inoltre autorizzato, fino al 31 dicembre 2009, a concedere la garanzia dello Stato sulle operazioni stipulate da banche italiane, al fine di ottenere la temporanea disponibilità di titoli utilizzabili per operazioni di rifinanziamento presso l'Eurosistema.

§      Estensione delle procedure di amministrazione straordinaria e gestione provvisoria alle banche con problemi di liquidità. Garanzie relative ai finanziamenti concessi dalla Banca d’Italia (articoli 2 e 3). Le norme hanno esteso la possibilità di avviare le procedure di amministrazione straordinaria e gestione provvisoria alle banche che presentano problemi di liquidità, consentendo agli interventi di ricapitalizzazione pubblica delle banche di operare anche per gli istituti di credito che si trovano in amministrazione straordinaria o in gestione provvisoria. Sono recate deroghe alla normativa civilistica in materia di garanzie relative ai finanziamenti della Banca d‘Italia, nonché la previsione di una garanzia statale in relazione ai finanziamenti erogati dalla stessa Autorità.

§      Garanzie sui depositi bancari (articolo 4, comma 1). Sono state integrate le vigenti disposizioni italiane in tema di garanzia sui depositi, aggiungendo ai sistemi di natura privatistica già presenti nell’ordinamento la possibilità di rilascio, da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, di una garanzia statale a favore dei depositanti delle banche italiane.

§      Disposizioni in materia di “conti dormienti(articolo 4, comma 1-bis). E’ stata introdotta una complessa serie di disposizioni finalizzate a razionalizzare la normativa sulla liquidità giacente all’interno del sistema bancario e finanziario su conti e rapporti non movimentati (c.d. “conti dormienti”). In particolare si è intervenuti sulla procedura per l’acquisizione al “Fondo per i risparmiatori vittime di frodi finanziarie” degli assegni circolari non riscossi, degli importi dovuti ai beneficiari dei contratti di assicurazione ramo vita, nonché delle somme spettanti ai beneficiari dei buoni fruttiferi postali, non reclamati entro il termine di prescrizione del relativo diritto.

 

Sono state introdotte poi specifiche norme sulla destinazione delle somme derivanti dal recupero degli aiuti di Stato di cui alla decisione della Commissione europea del 16 luglio 2008, relativa all'aiuto di Stato C42/2006 (concernente benefici a favore delle attività bancarie di Poste Italiane Spa). Tali somme sono versate al Fondo speciale destinato al soddisfacimento delle esigenze prioritariamente di natura alimentare e successivamente anche energetiche e sanitarie dei cittadini meno abbienti, di cui al D.L. n. 112/2008.

 

In relazione al provvedimento in questione, con DM del 27 novembre 2008 sono state emanate le misure per garantire la stabilità del sistema creditizio, definendo criteri, condizioni e modalità delle operazioni di concessione della garanzia statale sulle passività delle banche italiane, delle operazioni temporanee di scambio tra titoli di Stato e passività finanziarie delle banche controparti e della concessione della garanzia dello Stato sulle operazioni stipulate da banche italiane al fine di ottenere la temporanea disponibilità di titoli utilizzabili per operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema.

Il decreto-legge n. 185 del 2008 (c.d. decreto anti-crisi)

Con questo provvedimento sono state adottate ulteriori misure per il sistema creditizio, fra le quali si ricordano:

§      le disposizioni relative alla nullità di alcune clausole inserite nei contratti bancari (articolo 2-bis). E’ stata sancita la nullità delle clausole aventi ad oggetto la commissione di “massimo scoperto” (ove il saldo del cliente risulti a debito per un periodo continuativo inferiore a trenta giorni ovvero in caso di utilizzi in assenza di fido), delle clausole che prevedano una remunerazione in favore della banca solo per aver messo a disposizione fondi a favore del cliente titolare di conto corrente, indipendentemente dall’effettivo prelevamento della somma, nonché di quelle che prevedano una remunerazione all’istituto bancario indipendentemente dall’effettiva durata dell’utilizzo dei fondi.

La sanzione della nullità non opera, tuttavia, in caso di predeterminazione per iscritto, con patto non rinnovabile tacitamente, di alcuni elementi contrattuali: il compenso per la messa a disposizione delle somme, unitamente al tasso debitore per le somme effettivamente utilizzate;

§      l’autorizzazione al Ministero dell'economia e delle finanze(articolo 12), fino al 31 dicembre 2009 a sottoscrivere, su richiesta delle banche interessate, strumenti finanziari privi dei diritti di voto (relativi ai possessori di azioni) indicati nell'articolo 2351 del codice civile. La sottoscrizione è sottoposta tuttavia ad alcune condizioni individuate dalla norma medesima, tra l’altro concernenti sia le caratteristiche dell’operazione, sia una previa valutazione da parte della Banca d'Italia.

     In attuazione delle suddette disposizioni è stato emanato il DM del MEF 25 febbraio 2009, recante i criteri, le modalità e le condizioni della sottoscrizione dei citati strumenti finanziari;

§      la modifica della disciplina in tema di offerta pubblica di acquisto, (articolo 13), in attuazione della direttiva 2004/25/CE. Con tale norma si è infatti provveduto a modificare alcune norme del testo unico in materia finanziaria – TUF (D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58), rendendo applicabili le regole in esso contenute, relative alle difese delle società oggetto di offerta pubblica di acquisto, soltanto qualora previste dagli statuti delle società. La finalità della norma, in sostanza, è quella di consentire alle società che non adottino tali norme nei propri statuti una più efficace difesa del controllo azionario nei casi di offerta pubblica di acquisto “ostile”;

§      la partecipazione dell'industria nelle banche (articolo 14, c.1-4). E’ stata recata una nuova disciplina riguardante i soggetti che, anche attraverso società controllate, svolgono in misura rilevante attività d'impresa in settori non bancari né finanziari, in attuazione della direttiva 2007/44/CE. Inoltre, è stata confermata l’attribuzione all'Agenzia del demanio della custodia, dell'amministrazione e della gestione delle risorse economiche oggetto di congelamento nell’ambito del decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109[16] prevedendosi però, rispetto alla disciplina previgente, alcune eccezioni all’applicazione di tale affidamento; ciò al fine di assicurare una maggiore elasticità al sistema, consentendo il ricorso a modalità alternative di custodia e di gestione dei beni;

§      l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza(articolo 14, c.5). Le norme introdotte hanno stabilito che le operazioni - previste dal commissario straordinario nel programma di salvataggio dell’impresa in stato di insolvenza - di cessione dei complessi aziendali o, per le società operanti nel settore dei servizi pubblici essenziali, dei complessi di beni e contratti, in vista della liquidazione dei beni del cedente, non costituiscono comunque trasferimento di azienda, di ramo o di parti dell'azienda agli effetti dell'articolo 2112 c.c.;

§      le disposizioni in materia di fondi comuni di investimento speculativi. E’ stato disposto (articolo 14, commi da 6 a 9) che, fino al 31 dicembre 2009, il regolamento dei fondi comuni di investimento speculativi possa prevedere, nel caso di richieste di rimborso complessivamente superiori in un dato giorno o periodo al 15% del valore complessivo netto del fondo, la sospensione da parte della società di gestione del risparmio (SGR) del rimborso delle quote eccedente tale ammontare, nonché - nei casi eccezionali in cui la cessione di attività illiquide del fondo, necessaria per far fronte alle richieste di rimborso, possa recare pregiudizio all'interesse dei partecipanti - la deliberazione della SGR sulla scissione parziale del fondo, con il trasferimento delle attività illiquide in un nuovo fondo di tipo chiuso;

§      le modifiche alla disciplina della Cassa depositi e prestiti S.p.a. Tali modifiche hanno esteso le competenze della CDP S.p.A. (articolo 22, commi 1 e 2), prevedendosi che i fondi derivanti dalla raccolta del risparmio postale possano essere utilizzati anche per il compimento di ogni operazione di “interesse pubblico” prevista dallo statuto sociale della CDP S.p.a., nei confronti dei soggetti istituzionali - Stato, regioni, enti locali, enti pubblici ed organismi di diritto pubblico - o promossa dai medesimi soggetti, alle condizioni previste dalla norma.

6.2  Gli interventi finalizzati al sostegno dell’economia

Già alla fine del mese di settembre si registrava un peggioramento degli indici congiunturali, segnale evidente di un passaggio della crisi dal piano finanziario a quello dell’economia reale: Nella Nota di aggiornamento la crescita del Pil per il 2008 viene ridimensionata dal previsto 0,5% allo 0,1% ed, analogamente quella del 2009 scende dallo 0,9% allo 0,5%, con un conseguente deterioramento degli indicatori di finanza pubblica per i medesimi anni.

La legge finanziaria 2009

Un primo intervento di sostegno viene pertanto introdotto con il disegno di legge finanziaria per il 2009 (A.C. 1714, poi divenuto legge n. 203 del 2008) che destina alla crescita economica una quota significativa (circa 3.300 milioni di euro) delle risorse reperite con un precedente provvedimento emanato nel giugno del 2008 (il D.L. n. 112 poi divenuto legge n. 133 del 2008). In tal modo la legge finanziaria ha l’obiettivo di sostenere l’economia mantenendo nel contempo fermo l’obiettivo del rispetto dei saldi di bilancio: la manovra è infatti stimata neutrale sul fabbisogno e sull’indebitamento, ed anzi con un effetto lievemente positivo (circa 750 milioni di euro) sul saldo netto da finanziare.

Una quota di risorse reperite con la manovra estiva viene a tal fine destinata:

§      in parte a proroghe di regimi fiscali agevolati, a favore dei soggetti che operano nel settore agricolo e della proprietà contadina, della pesca e dell’autotrasporto, nonché in materia di recupero del patrimonio edilizio, spese per la frequenza di asili nido, per l'acquisto degli abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico e per l’aggiornamento e la formazione del personale docente scolastico. Ulteriori proroghe e disposizioni agevolative di natura tributaria concernono le accise sul gas naturale per gli usi industriali; sul gasolio e GPL impiegati per riscaldamento in comuni non metanizzati; sul gasolio impiegato nelle coltivazioni sotto serra e per gli oli vegetali impiegati per fini energetici nelle serre (cfr. articolo 2, commi 1-18;

§      per la restante parte ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego il biennio 2008-2009 e agliincrementi retributivi del personale statale in regime di diritto pubblico (2.240 milioni di euro annui per il triennio 2009-2001, nonché (per circa 1.800 milioni) a sostegno dei trattamenti pensionistici per gli invalidi civili.

 

Il decreto legge 29 novembre 2008 n. 185

In presenza dell’aggravarsi dei segnali di crisi economica, che comportano da parte delle istituzioni economiche internazionali una revisione peggiorativa delle previsioni per il 2009 ( a novembre il Pil per tale anno viene stimato con segno negativo sia da parte dell’OCSE, con un -1%, che da parte del FMI, con un -0,6%), in Italia viene operato un secondo intervento d’urgenza con il D.L. n.185/2008 (L. n. 2/2009) che, oltre alle misure di consolidamento del sistema finanziario che si sono in precedenza illustrate, reca un consistente intervento di sostegno dell’economia.

Come riferisce la relazione illustrativa, le misure sono volte a:

-        favorire l'incremento del potere di acquisto delle famiglie attraverso misure straordinarie rivolte in favore di famiglie, lavoratori, pensionati e non autosufficienti, nonché a garantire l'accollo da parte dello Stato degli eventuali importi di mutui bancari stipulati a tasso variabile ed eccedenti il saggio BCE;

-        promuovere lo sviluppo economico e la competitività del Paese, anche mediante l'introduzione di misure di carattere fiscale e finanziario in grado di sostenere il rilancio produttivo e il finanziamento del sistema economico, parallelamente alla riduzione di costi amministrativi eccessivi a carico delle imprese;

-        riassegnare le risorse del quadro strategico nazionale per apprendimento ed occupazione, nonché per interventi infrastrutturali, provvedendo nel contempo alla introduzione di disposizioni straordinarie e temporanee per la velocizzazione delle relative procedure

Prima di passare in rassegna le singole misure, va segnalato come, analogamente a quanto già operato con la legge finanziaria, il provvedimento mantenga comunque l’obiettivo del rispetto dei vincoli finanziari, comportando effetti sostanzialmente neutrali sui saldi di finanza pubblica

L’effetto anticongiunturale affidato al D.L. è pertanto affidato agli interventi di riallocazione e rimodulazione delle risorse, volti a conseguire effetti di sostegno ed impulso all’economia attraverso l’individuazione di specifiche misure e dei corrispondenti mezzi di copertura.

Alla luce di tale aspetto del provvedimento – che in tal senso si collega alla scelta già operata con la legge finanziaria – potrebbe ritenersi che, sotto il profilo economico, sia stata operata la scelta di contrastare la congiuntura economica sfavorevole non con politiche a carico delle finanze pubbliche (come operato in alcuni degli altri paesi interessati dalla crisi) ma con una politica dell’offerta: i vincoli di bilancio vengono sostanzialmente rispettati, ed il sostegno è affidato ad interventi specifici e settoriali: aiuti al potere d’acquisto di soggetti economicamente svantaggiati, fiscalità delle piccole e medie imprese, risorse per le crisi occupazionali, interventi di politica infrastrutturale ed altro.

 

In relazione alla composizione della manovra, sul versante della spesa si osserva come le maggiori spese nette ammontino a circa 3 miliardi di euro, utilizzati principalmente mediante le seguenti disposizioni:

§      bonus straordinario per le famiglie, lavoratori e pensionati a basso reddito. A tali soggetti viene assegnata per l’anno 2009, un importo variabile dai 200 ai 1.000 euro, in relazione ai requisiti reddituali e di composizione del nucleo familiare;

§      contributi statali a favore dei mutui per la prima casa. Si dispone che l’importo dei mutui a tasso non fisso da corrispondere nel 2009 debba calcolarsi sulla base di un saggio non superiore al 4% senza spread, con assunzione a carico dello Stato della differenza tra tale saggio e quello previsto dalle condizioni contrattuali;

§      integrazione del fondo per l’occupazione, mediante risorse pari a circa 300 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2009-2011. nonché previsione di indennizzi per le aziende commerciali in crisi;

§      finanziamento degli investimenti del Gruppo Ferrovie dello Stato, mediante l’istituzione di un apposito Fondo presso lo stato di previsione del Ministero dell’economia (dotato di 960 milioni per il 2009) e finanziamento (per 480 milioni annui nel triennio 2009-2011) per i contratti di servizio con Trenitalia;

§      rifinanziamento della legge obiettivo per le infrastrutture strategiche, per 60 e 150 milioni annui a decorrere rispettivamente dal 2009 e dal 2010;

§      corresponsione dell’indennità di vacanza contrattuale per il personale delle amministrazioni statali;

§      proroga delle attività dei lavoratori socialmente utili nel settore scolastico;

§      ulteriori maggiori spese sono, inoltre, riferibili alla sospensione temporanea dei sovrapprezzi per i pedaggi autostradali, alle agevolazioni tariffarie per le utenze gas a favore dei soggetti economicamente svantaggiati, alle procedure di stipula di convenzioni per assicurare i collegamenti marittimi essenziali.

 

Nell’intervento di sostegno rientrano altresì riduzioni fiscali connesse:

§      alla deducibilità, per un importo pari al 10%,della quota di IRAP relativa al costo del lavoro e degli interessi dalle imposte sui redditi;

§      al pagamento dell’IVA al momento dell’effettiva riscossione del corrispettivo;

§      alla detassazione del trattamento economico accessorio di produttività per il personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico e proroga per il 2009 delle misure di detassazione in materia di contratti di produttività.

 

Analogamente, interventi di potenziale significativa entità sotto il profilo finanziario sono effettuati mediante una riallocazione di risorse già previste a legislazione vigente; è questo il caso delle disposizioni che prevedono la riprogrammazione delle risorse nazionali finalizzate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate del Paese, al fine di concentrare le risorse che risultino disponibili nel Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) su obiettivi che, in considerazione della eccezionale crisi economica internazionale attuale, siano da considerarsi prioritari per il rilancio dell’economia italiana, quali le opere pubbliche e l’emergenza occupazionale.

 

Per quanto concerne, segnatamente, il reperimento delle risorse,esso èaffidato per la quasi totalità ad un incremento delle entrate nette per circa 3 miliardi di euro. Gli interventi di maggior rilievo sono riferibili alle disposizioni in materia di:

§      riallineamento e rivalutazione volontari dei valori contabili e rivalutazione degli immobili delle imprese;

§      potenziamento delle attività di accertamento mediante l’istituto dell’invito al contraddittorio;

§      rafforzamento degli strumenti per la tutela dei crediti tributari;

§      recupero di crediti tributari inesistenti utilizzati in compensazione;

§      escussione delle garanzie prestate a favore della P.A.;

§      rafforzamento dei controlli di carattere tributario sui circoli privati;

§      aumento dell’IVA sui servizi televisivi e imposizione sul materiale pornografico;

§      potenziamento delle attività di riscossione per i soggetti che hanno aderito a procedure di definizione agevolata delle imposte.

Il decreto legge 10 febbraio 2009 n. 5

Nonostante l’intervento operato prima con la legge finanziaria e poi con il decreto “anticrisi” la congiuntura economica accentua – sia in Italia che negli altri paesi interessati dalla crisi, ove sono stati egualmente effettuati interventi di sostegno all’economia – i segnali negativi. Nella “Nota Informativa 2009-2011 prodotta dal Ministero dell’economia in relazione all’aggiornamento dei Programmi di stabilità presso le istituzioni europee, emerge infatti un quadro connotato da peggioramenti sia della situazione macroeconomica, in cui la previsione è per il 2009 di un Pil in diminuzione del 2%, sia, conseguentemente, degli indicatori di finanza pubblica: la spesa corrente primaria è prevista crescere dal 40,6% del 2008 al 42%, le entrate tributarie si stimano in diminuzione dell0 0,7% circa, l’indebitamento netto è previsto passare dal 2,6% del 2008 al 3,7%.

Viene pertanto emanato un ulteriore provvedimento d’urgenza, costituito dal D.L. n. 5/2009, con il quale si dispone un intervento di sostegno che dispiega i suoi effetti per il quinquennio 2009-2013. La spesa viene quantificata pari a circa 1.100 milioni per il 2009, e per importi decrescenti per gli anni successivi, e deriva dalle seguenti misure:

§      incentivi per il rinnovo del parco dei mezzi circolanti mediante la rottamazione dei veicoli più inquinanti (con un bonus di 1.500 euro per le autovetture, 2.500 euro per i veicoli commerciali leggeri e 500 euro per i motocicli;

§      incentivi per l’acquisto di veicoli a metano ed elettrici, con una agevolazione aggiuntiva (rispetto a quella già prevista a normativa vigente) di 1.500 euro per le autovetture e di circa 2.400 euro per i veicoli commerciali leggeri;

§      contributi per l’installazione di impianti GPL o metano (per importi pari rispettivamente a 550 ed a 650 euro);

§      detrazioni per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici ad alta efficienza energetica, nonché per televisori e computer, in favore dei contribuenti che accedono alla detrazione fiscale per interventi di recupero del patrimonio edilizio. La detrazione è pari al 20%delle spese sostenute, nel limite massimo di 10.000 euro;

§      strumenti di tassazione agevolata per le imprese operanti nei distretti produttivi, nonché in favore delle imprese che realizzano operazioni di aggregazione aziendale;

§      estensione dell’utilizzo di strumenti di tutela del reddito in favore delle categorie colpite dalla crisi occupazionale, intensificando l’applicabilità degli ammortizzatori sociali (in particolare la cassa integrazione, sia ordinaria che straordinaria, l’indennità di mobilità e l’indennità di disoccupazione), dei quali vengono velocizzate e semplificate le procedure di erogazione e si ampliano, a valere su risorse già disponibili, le categorie di destinatari, mediante la previsione della concessione in deroga. A tale scopo sono altresì modificate alcune regole del patto di stabilità interno, per agevolare l’effettuazione, da parte delle regioni e degli enti locali, di interventi di loro competenza volti a contrastare le situazioni di difficoltà occupazionale;

§      introduzione di specifici strumenti di sostegno in favore del trasporto, con riguardo in particolare all’autotrasporto di merci ed ai settori del trasporto lacuale e marittimo;

§      stanziamenti di somme destinate all’edilizia residenziale pubblica (Piano casa) ed al settore dell’istruzione, coperte a valere su disponibilità esistenti;

§      riallocazione delle risorse assegnate ad alcuni Fondi - con riguardo principalmente al Fondo di garanzia per le PMI, al Fondo per la finanza d’impresa ed al Fondo strategico a sostegno dell’economia – al fine di rafforzarne le funzioni di garanzia nei confronti degli operatori economici e di consentire una più efficiente capacità di utilizzo delle risorse disponibili.

 

Va precisato che per effetto delle maggiori entrate derivanti dagli interventi suesposti l’onere netto derivante dal provvedimento, pari nel testo iniziale a circa 350 milioni annui, risulta coperto mediante alcune riduzioni di spesa (utilizzo di residui di bilancio concernenti agevolazioni non dovute) e maggiori entrate (da intensificazione dell’attività di controllo fiscale) al fine di realizzare - come gli altri interventi di sostegno finora adottati - un effetto neutrale sui saldi di finanza pubblica. Le modifiche apportate nel corso dell’esame parlamentare hanno mantenuto tale risultato, producendone anzi un lieve miglioramento: l’effetto complessivo sui saldi di finanza pubblica (con riguardo specificamente al saldo finanziario, ma in termini sostanzialmente analoghi anche sull’indebitamento netto, benché con una diversa spalmatura nel triennio) risulta infatti positivo per circa 200 milioni di euro annui.

 

Com’è noto, successivamente all’adozione di tale ultimo provvedimento di sostegno, il quadro previsionale per l’anno in corso continua a risultare fortemente negativo, e solo a partire dal 2010 si prevede una attenuazione della fase congiunturale sfavorevole. In tale direzione risultano prospettati i dati previsionali contenuti nella Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica (RUEF) presentata alla fine del mese di aprile, nella quale si stima una decrescita del Pil per il corrente anno pari al 4,2 per cento, seguita da una lieve ripresa nel 2010 (+0,3 per cento). Tale dato si riflette anche nell’indebitamento netto, previsto pari al 4,6 per cento nel 2009 e nel 2010 (ed in lieve miglioramento solo dal 2011, quando dovrebbe situarsi al 4,3 per cento), nonché sul debito pubblico: la RUEF stima infatti che esso si posizioni al 114, 3 per cento del Pil in quest’anno ed al 117,1 per cento nel 2010. Tali previsioni sono sostanzialmente confermate dalle previsioni di primavera della Commissione europea diffuse il 5 maggio[17].


7.Le misure adottate dalla BCE e dalla Banca d’Italia

Le azioni intraprese dalla BCE e dalla Banca d’Italia in occasione della crisi si sono concentrate, rispettivamente, sul versante della politica monetaria europea (con una generalizzata riduzione dei tassi d’interesse) nonché, in parallelo all’azione governativa e analogamente a quanto avvenuto negli Stati Uniti, sul versante dello scambio temporaneo di titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia con attività detenute dalle banche italiane (cd. operazioni di riacquisto di “toxic titles”).

 

In particolare, la BCE ha ridotto progressivamente la misura dei tassi di sua competenza.

 

Già il 8 ottobre 2008 il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea – BCE, riunito in teleconferenza, aveva adottato le seguenti decisioni:

1.       riduzione di 50 punti base del tasso minimo di offerta sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema, passando al 3,75%, a decorrere dall’operazione con regolamento il 15 ottobre 2008;

2.       riduzione di 50 punti base del tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale, al 4,75%, con effetto concomitante all’emanazione della decisione (8 ottobre 2008);

3.       riduzione di 50 punti base del tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, al 2,75%, con la medesima decorrenza della misura di cui al punto 2. (8 ottobre 2008).

 

Da ultimo, con decorrenza dal 13 maggio 2009, laBCE ha fissato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente all’1,00%, al 1,75% e allo 0,25%.

 

La Banca d'Italia - che contribuisce per la parte di sua competenza all'esecuzione delle operazioni di credito dell'Eurosistema - il 13 ottobre 2008 ha adottato provvedimenti volti a potenziare l'effettivo ricorso delle banche operanti in Italia alle operazioni di rifinanziamento e ad accrescere la liquidità dei loro portafogli titoli:

In particolare, Bankitalia ha deciso di adottare le seguenti azioni:

-          riduzione con effetto immediato, da 1.000.000 euro a 500.000 euro, della soglia minima di prestiti stanziabili per operazioni di rifinanziamento, con riserva di effettuare ulteriori aggiustamenti secondo gli indirizzi della BCE;

-          attivazione di una nuova tipologia di operazioni di scambio temporaneo di titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia con attività detenute dalle banche italiane

In particolare, le operazioni saranno rinnovabili, avranno durata di un mese e saranno remunerate con una commissione dell’1 per cento su base annua. Gli strumenti cedibili dalle banche potranno essere strumenti di debito in diverse valute e con rating anche inferiore a quello dei titoli stanziabili per le operazioni con la BCE. Tali operazioni saranno effettuate due volte la settimana, per un importo complessivo che potrà raggiungere 40 miliardi di euro. Per quanto attiene alle caratteristiche di queste operazioni (rese note il 15 ottobre 2008), esse sono destinate alle controparti bancarie operanti in Italia ammesse alle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema e sono assistite da determinate garanzie, rappresentate da specifiche tipologie di strumenti di debito emessi da soggetti residenti nei paesi OCSE; per i collaterali denominati nelle valute dei paesi del G10 è richiesto un rating pari almeno a BBB, per quelli espressi in altre valute un rating non inferiore alla “singola A” nell’ambito dell’ECAF[18].

L’articolazione temporale delle operazioni è diversa secondo il Paese di emissione (per le emissioni in valute di paesi esterni al G10, la Banca d’Italia si riserva di valutare il loro utilizzo in una delle operazioni successive a quella per cui sono presentate in garanzia). Sono peraltro poste delle condizioni specifiche per quanto concerne lo scambio di titoli ABS .

Le operazioni, di durata mensile, vengono annunciate sul sito della Banca d’Italia di norma con frequenza bisettimanale e vengono concluse su iniziativa delle controparti. Nella singola giornata, la Banca d’Italia, di norma, concede a prestito titoli, per un controvalore complessivo non superiore a 10 miliardi di euro, eventualmente ripartiti tra le controparti richiedenti. In ogni caso, non possono essere concessi in prestito a una singola controparte titoli per un controvalore superiore ai 5 miliardi di euro, anche se nell’ambito di più operazioni in essere. La commissione a favore della Banca d’Italia è pari all’1% su base annua. La consegna dei titoli avviene il secondo giorno lavorativo consecutivo a quello dell’operazione.

 

Il 16 ottobre 2008 la Banca d’Italia ha effettuato la prima delle operazioni di prestito titoli, nell’ambito delle suddette misure di sostegno alla liquidità delle banche operanti in Italia. Tali operazioni, attivate su iniziativa delle controparti, hanno avuto ad oggetto, a fronte di garanzie idonee, titoli di Stato di proprietà della Banca d’Italia per un importo complessivo pari a circa 1900 milioni di Euro.

 

Al fine di favorire una ripresa delle contrattazioni sui circuiti interbancari e una più ampia articolazione delle scadenze dei contratti, la Banca d’Italia ha reso noto che, in collaborazione con la società e-Mid e con l’Associazione Bancaria Italiana, ha messo a punto un’iniziativa per consentire agli operatori di scambiarsi fondi minimizzando i rischi di controparte e di liquidità.

Infatti negli ultimi mesi gli scambi sui mercati interbancari internazionali oltre la scadenza overnight si sono fortemente contratti e i premi al rischio hanno raggiunto valori assai elevati.

 

L’iniziativa poggia sulla realizzazione di un apposito segmento del mercato nella piattaforma di contrattazione e-Mid che assicura il completo anonimato nelle contrattazioni. Il nuovo segmento (Mercato Interbancario CollateralizzatoMIC) si articolerà, almeno in una fase iniziale, su scadenze di una settimana e oltre; esso prevede una compartecipazione, entro limiti predeterminati, delle banche alla copertura del rischio. Lo schema di garanzia messo a punto cesserà il 31 dicembre 2009. Le banche potranno partecipare al mercato entro un limite massimo correlato al patrimonio di vigilanza e, comunque, nell’ambito del valore delle garanzie conferite alla Banca d’Italia: titoli stanziabili presso l’Eurosistema, altre attività e strumenti finanziari con specifiche caratteristiche. Nello schema di funzionamento del nuovo segmento di mercato interbancario la Banca d’Italia provvede a valutare il collaterale prestato dalle banche; a verificare che le negoziazioni rispettino limiti e condizioni fissati; ad assicurare il puntuale regolamento delle operazioni nel caso di inadempienza di un operatore, rivalendosi successivamente sulle garanzie conferite. Un comitato consultivo, composto da Banca d’Italia, e-MID, ATIC e ABI, è incaricato di discutere le problematiche che si dovessero manifestare nel funzionamento del nuovo segmento di mercato e di esaminare ipotesi di modifica delle sue caratteristiche.

 

Il 2 febbraio u.s. ha preso quindi avvio l’attività del nuovo Mercato Interbancario Collateralizzato (“MIC”) sulla piattaforma di contrattazione gestita dalla e-MID SIM S.p.A., volto a facilitare l’operatività e il ritorno alla normalità del mercato interbancario. A quella data avevano aderito al MIC 39 banche, 25 delle quali avevano completato le procedure per l’avvio delle negoziazioni. Il numero degli aderenti al mercato è salito finora a 43, e ad essi fanno capo oltre i tre quarti delle attività bancarie complessive.

 

Il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, in occasione dell’audizione svolta il 21 ottobre 2008 presso la 6a Commissione (Finanze e Tesoro) del Senato ha prospettato alcune possibili risposte strutturali alla crisi dei mercati finanziari, sulla scorta delle indicazioni del Financial Stability Forum (per le quali cfr. supra, al paragrafo 4).

Nel dettaglio, si è rilevata la necessità di predisporre un nuovo sistema finanziario caratterizzato da più regole, meno debito e più capitale.

Per quanto attiene ai progressi significativi già in atto al fine di attuare le riforme indicate dal FSF, sono stati ricordati i seguenti interventi:

-        le proposte, da parte delle Autorità competenti, di nuovi requisiti patrimoniali per le esposizioni creditizie nei portafogli di negoziazione delle banche e delle società di intermediazione mobiliare;

-        le linee guida del Comitato di Basilea sulla gestione del rischio di liquidità;

-        le modifiche ai requisiti di valutazione degli intermediari finanziari da parte delle agenzie di rating, per migliorare la qualità dei rating medesimi.

Si è poi sottolineato, sul versante della collaborazione transfrontaliera, la necessità di predisporre un nuovo accordo internazionale sulla normativa prudenziale, al fine di irrobustire i presidi patrimoniali e la gestione dei rischi, nonché di allargare il perimetro delle attività e delle istituzioni sottoposte a sorveglianza.

E’ stata inoltre prospettata l’introduzione di correttivi sostanziali volti ad attenuare la tendenza alla prociclicità del sistema finanziario, in quanto fonte di instabilità.

Il Governatore è altresì intervenuto in tema di prodotti derivati, sottolineandone la caratteristica di “armi a doppio taglio”, rilevando in particolare che essi, ove usati in modo accorto e prudente, permettono agli operatori di coprire e diversificare il rischio, contribuendo inoltre a ridurre la fragilità del sistema. Il Governatore ha altresì rilevato che, ove adoperati senza adeguata considerazione dei rischi, i derivati determinano una moltiplicazione priva di controllo della leva finanziaria, mettendo a rischio la trasparenza del mercato, a discapito dei soggetti ivi operanti.

 

A tal proposito occorre segnalare che con la proposta di direttiva del 1° ottobre 2008 (COM(2008)602) del Parlamento europeo e del Consiglio, in tema di requisiti patrimoniali delle banche, si intende modificare le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE per quanto riguarda gli enti creditizi collegati a organismi centrali, taluni elementi dei fondi propri, i grandi fidi, e in particolare i meccanismi di vigilanza e la gestione delle crisi. Con risoluzione legislativa del 6 maggio 2009 – a seguito della prima lettura entro la procedura di codecisione - il Parlamento europeo ha approvato detta proposta, nella sua versione emendata.

 

Per quanto attiene specificamente al settore della vigilanza e la gestione della crisi, si legge nei considerando espressi nella Posizione del Parlamento europeo, adottata in prima lettura il 6 maggio 2009, che “per rafforzare il quadro di gestione delle crisi della Comunità, è essenziale che le autorità competenti coordinino efficacemente, anche ai fini di attenuazione del rischio sistemico, i loro interventi tra di esse e, se necessario, con le banche centrali”. Si sottolinea la necessità di coordinare in modo più efficace le attività di vigilanza per rafforzare l'efficacia della vigilanza prudenziale su base consolidata di un gruppo bancario, e dunque di “istituire collegi delle autorità di vigilanza” che “non dovrebbe ledere i poteri e le responsabilità delle autorità competenti ai sensi della direttiva 2006/48/CE. La loro istituzione dovrebbe essere uno strumento per accrescere la cooperazione, consentendo alle autorità competenti di accordarsi su taluni compiti di vigilanza essenziali. I collegi dovrebbero facilitare la vigilanza ordinaria e la gestione delle situazioni di emergenza. L'autorità di vigilanza su base consolidata può, in associazione con altri membri del collegio, decidere di organizzare riunioni e attività non di interesse generale e pertanto organizzare la partecipazione in maniera appropriata”.

In tema di competenze delle autorità nazionali, si sottolinea (considerando n. 6) come “occorre che i mandati delle autorità competenti tengano adeguatamente conto della dimensione comunitaria. Le autorità competenti dovrebbero pertanto considerare debitamente l'impatto delle loro decisioni sulla stabilità del sistema finanziario in tutti gli altri Stati membri interessati. Fatta salva la legislazione nazionale, tale principio non dovrebbe vincolare giuridicamente le autorità competenti al raggiungimento di un risultato specifico, ma dovrebbe piuttosto essere inteso come un obiettivo generale volto a promuovere la stabilità finanziaria nell'Unione europea”. A tal fine, si sottolinea come “occorre che le autorità competenti possano partecipare ai collegi istituiti per la vigilanza degli enti creditizi la cui impresa madre è situata in un paese terzo. È opportuno che il comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria formuli, se necessario, orientamenti e raccomandazioni per rafforzare la convergenza delle prassi in materia di vigilanza ai sensi della direttiva 2006/48/CE”

 

Ai fini di migliorare la trasparenza dei mercati e la valutazione degli strumenti finanziari, è stata prospettata la necessità di una drastica semplificazione e standardizzazione dei contratti, data l’insita difficoltà di valutazione di strumenti atipici. Una regolamentazione appare necessaria anche per contenere le dimensioni della leva finanziaria.

In relazione ai derivati di credito, è stato rilevato come una parte del rischio debba restare, in modo esplicito, a carico dell’originator. Per quanto riguarda l’offerta al pubblico degli strumenti, si è sottolineata la necessità di rafforzare la protezione del contraente debole.

Infine è stata evidenziata l’opportunità di apportare correttivi all’apparato istituzionale di livello internazionale, al fine di preservare l’integrazione dei mercati internazionali, fattore fondamentale di sviluppo: il Governatore ha infatti ribadito che “è necessario adeguare le istituzioni al nuovo contesto affinché l’arena finanziaria internazionale non sia ‘terra di nessuno', e vi sia la possibilità di intervenire con tempestività e in modo coordinato all’emergere di situazioni di crisi”.

 

Si ricorda che il Governatore Draghi è poi intervenuto presso la Commissione VI Finanze, in data 17 marzo 2009 per l’indagine conoscitiva sulle tematiche relative al sistema bancario e finanziario.

 

In occasione dell’Assemblea ordinaria dei partecipanti (tenutasi a Roma il 29 maggio 2009 per la presentazione della Relazione Annuale 2008) il Governatore Draghi, nelle proprie considerazioni finali, ha sottolineato l’azione della Banca d’Italia nell’affrontare la crisi e ne ha analizzato le ripercussioni sull’economia reale.

In particolare, è stato sottolineato l’impegno dell’Autorità, sia in Italia che nelle sedi internazionali, nel miglioramento del quadro regolamentare e nell’individuazione di vulnerabilità e rischi dell’attività bancaria e finanziaria, con il proposito di miglioramento dell’attività di vigilanza.

Il Governatore, nelle sue Considerazioni Conclusive, ha altresì sottolineato che “una risposta incisiva all’emergenza è possibile solo se accompagnata da comportamenti e da riforme che rialzino la crescita dal basso sentiero degli ultimi decenni. Le banche italiane non hanno eredità pesanti nei loro bilanci. Utilizzino questo vantaggio nei confronti dei concorrenti per affrontare un presente e un futuro non facili. Valutino il merito di credito dei loro clienti con lungimiranza”. Per quanto attiene al settore produttivo, le imprese sono state invitate a “continuare l’opera di razionalizzazione iniziata da pochi anni”, tramite la protezione delle professionalità accumulate dai lavoratori. Infine, è stato auspicato che gli interventi delineati per fronteggiare la crisi - tra le quali sono stati nominati il completamento degli ammortizzatori sociali, la ripresa degli investimenti pubblici, le azioni di sostegno della domanda e del credito – siano coniugati con riforme strutturali che spieghino i loro effetti nei confronti dei mercati e costituiscano la piattaforma della crescita futura.


8.Misure particolari: il divieto temporaneo
di vendita allo scoperto

8.1  Definizione di “vendita allo scoperto”

Per vendita allo scoperto si intende un'operazione finanziaria che consiste nella vendita di titoli non posseduti dal cedente e per i quali, al momento della vendita, non è stato raggiunto un accordo sul procacciamento dei titoli in favore del compratore.

Chi compie una vendita allo scoperto è però obbligato, entro una certa scadenza, ad acquistare e consegnare i titoli ceduti al compratore.

Ciò può essere effettuato in due modalità:

§      acquistando i titoli dovuti dopo la vendita, ma prima della scadenza dell’obbligo di consegna;

§      prendendo in prestito un ammontare equivalente di titoli prima che essi entrino in vendita, ovvero in un momento compreso tra la vendita e l’obbligo di consegna.

Tuttavia, spesso i venditori non si accordano con i compratori sulla consegna dei titoli (prima o dopo la normale data di conclusione del contratto), e lasciano che la propria posizione rimanga “aperta” finché lo consentono le regole del mercato, ovvero finché il mercato o le regole sulla conclusione dei contratti non ne impongano la chiusura.

Il venditore ha la possibilità di lucrare sul prezzo di titoli, se prevede che essi abbiano un andamento al ribasso; tuttavia, scopo principale di questa tecnica di vendita è quella di mantenere di una posizione “aperta” il più a lungo possibile.

I potenziali benefici dello short selling si riverberano specialmente sul sistema dei prezzi (in termini di efficienza) e sull’approvvigionamento di liquidità da parte dei traders.

Il rischio del venditore – che può acquistare subito i titoli da rivendere, ovvero prenderli in prestito – che opera “allo scoperto” consiste nella mancanza di limiti alla perdita potenziale, in quanto i titoli da procacciare – già venduti – possono arrivare a qualsiasi prezzo.

Secondo il Report del Comitato Tecnico dell’International Organization of Securities Commissions – IOSCO (giugno 2003), l’istituto non è codificato regolamentato dalla legislazione nazionale di numerosi paesi.

8.2  La disciplina della vendita allo scoperto in Italia

In Italia, prima dell’apposita delibera della Consob (cfr. infra), non esisteva una regolamentazione di natura pubblicistica relativa alla vendita allo scoperto. Tuttavia, il Regolamento di Borsa (Titolo 3.3, recante le regole di condotta e rapporto tra operatori e Borsa Italiana), all’articolo 3.3.1 (recante Regole di condotta), ultimo comma, dispone che gli operatori si dotino di efficaci forme di controllo, al fine di monitorare le posizioni contrattuali assunte sul mercato ed evitare situazioni che possano ostacolare l'ordinato svolgimento delle negoziazioni e la regolare liquidazione dei contratti presso i sistemi di regolamento. In particolare, gli operatori devono attuare precise strategie al fine di assicurare il regolamento dei contratti. Nel caso in cui ravvisino di non essere più in grado di liquidare nei termini previsti i contratti conclusi su uno strumento finanziario, gli operatori possono compiere nuove operazioni di vendita di tale strumento - in conto proprio o per conto di singoli clienti - solo se assistite da forme di copertura che assicurino la disponibilità degli strumenti finanziari nella stessa giornata di liquidazione prevista per l’operazione di vendita.

 

La Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob) il 22 settembre 2008 ha deliberato (delibera n. 16622/2008), che la vendita di azioni di banche e imprese di assicurazioni quotate nei mercati regolamentati italiani e ivi negoziate debba essere assistita dalla disponibilità dei titoli da parte dell'ordinante al momento dell'ordine e fino alla data di regolamento dell'operazione vietando, sostanzialmente, la forma più aggressiva di vendita allo scoperto per i suddetti titoli azionari (ossia la vendita non assistita nemmeno dalla disponibilità del titolo).

La Consob ha precisato che, per vendita allo scoperto si deve intendere una vendita non supportata dal "diritto a ricevere", entro la data di regolamento della vendita medesima, i titoli oggetto della vendita. Il "diritto a ricevere" i titoli si può acquisire con una delle seguenti modalità (la lista non è necessariamente esaustiva):

-          previa ricezione della conferma dell’esecuzione di un precedente ordine di acquisto, anche eseguito fuori mercato;

-          previo esercizio della facoltà di recall di titoli precedentemente dati a prestito;

-          previo esercizio di stock options.

Si ribadisce la necessità, al fine di non incorrere nella fattispecie di vendita allo scoperto, che le suddette modalità attribuiscano il "diritto a ricevere" i titoli entro la data di regolamento della vendita medesima. Al contrario, il "diritto a ricevere" i titoli non si acquisisce tramite il prestito titoli. Dunque, una vendita supportata da un’operazione di prestito titoli è da considerarsi una vendita alla scoperto.

 

Il divieto si applica alle vendite allo scoperto, effettuate sui mercati regolamentati italiani, di azioni di banche e imprese di assicurazioni quotate nei mercati regolamentati italiani medesimi. Al contrario, il divieto non si applica alle vendite allo scoperto effettuate fuori dai mercati regolamentati italiani. Il divieto tuttavia non si applica alle negoziazioni su strumenti finanziari derivati (per esempio, vendite di opzioni call o di future, acquisto di opzioni put), siano esse eseguite sui mercati regolamentati o al di fuori di essi.

I conglomerati finanziari a prevalente componente bancaria e quelli a prevalente componente assicurativa rientrano nell’ambito di applicazione del divieto di vendite allo scoperto.

Contestualmente, è stato demandato alla società di gestione dei sistemi di compensazione e liquidazione di adottare ogni misura per prevenire manovre speculative che possano avere per effetto una riduzione anomala dei prezzi delle azioni di società bancarie e assicurative (in particolare, con riferimento agli strumenti finanziari derivati). La Consob ha peraltro escluso l’applicazione di tali disposizioni all'attività posta in essere, nello svolgimento della propria funzione, dai market maker di cui all'articolo 1, comma 5-quater del Testo unico della finanza, nonché all'attività svolta nei mercati regolamentati dagli specialisti e dai liquidity provider, così come definiti nell'ambito del Regolamento dei mercati organizzati e gestiti da Borsa Italiana.

Si tratta, rispettivamente, dei soggetti che in modo organizzato, frequente e sistematico negoziano per conto proprio eseguendo gli ordini del cliente al di fuori di un mercato regolamentato o di un sistema multilaterale di negoziazione (articolo 1, comma 5-quater del TUF – D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58); nonché degli operatori specialisti sul mercato telematico azionario - MTA, incaricati dall’emittente di sostenere la liquidità degli strumenti azionari quotati.

Per quanto riguarda i market makers,la Consob ha specificato che l’esenzione è valida limitatamente all’attività posta in essere nell’ambito dello svolgimento di tale funzione. Il concetto di market maker, dunque, è limitato all’attività effettuata sui mercati regolamentati italiani e sui sistemi multilaterali di negoziazione italiani, e non comprende l’operatività "fuori mercato". Analogamente, il divieto non si applica agli specialisti e ai liquidity provider purché l’attività sia posta in essere nello svolgimento della loro funzione nei mercati regolamentati.

 

L’effetto delle disposizioni è stato limitato al periodo compreso dalle ore 00.00 del 23 settembre 2008 alle ore 24.00 del 31 ottobre 2008.

La delibera è stata assunta anche alla luce delle misure restrittive delle vendite allo scoperto riferite ai titoli del settore bancario ed assicurativo adottate, alla data del 22 settembre 2008, dalle competenti autorità di vigilanza in Irlanda, Germania, Francia, Lussemburgo, Belgio e Olanda, nonché alla luce delle misure straordinarie assunte in materia dalle autorità di Usa e Regno Unito.

Il provvedimento è volto a garantire la trasparenza, l'ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori, ritenuto che sia necessario evitare che si indirizzino sui mercati nazionali manovre speculative che possano avere per effetto una riduzione anomala dei prezzi delle azioni di società bancarie e assicurative.

Non è previsto alcun regime di comunicazione (al mercato o all’Autorità) delle vendite allo scoperto.

 

Con delibera n. 16645 del 1° ottobre 2008la Consob ha introdotto misure ulteriormente restrittive, sulla base delle quali la vendita di azioni di banche e imprese di assicurazioni quotate nei mercati regolamenti italiani e ivi negoziate deve essere assistita, oltre che dalla disponibilità, anche dalla proprietà dei titoli da parte dell'ordinante al momento dell'ordine e fino alla data di regolazione dell'operazione. Il provvedimento è entrato in vigore a partire dalle ore 14.00 del 1° ottobre 2008, sino alle ore 24:00 del 31 ottobre 2008.

 

Il 10 ottobre u.s. l’Autorità ha deciso (delibera n. 16652 del 10 ottobre 2008) di estendere a tutte le azioni quotate nei mercati regolamentati italiani e ivi negoziate l'obbligo che la vendita sia assistita dalla proprietà e dalla disponibilità dei titoli da parte dell'ordinante al momento dell'ordine e fino alla data di regolamento dell'operazione. Anche tale provvedimento è entrato in vigore a partire dalle ore 14:00 del giorno dell’emanazione, fino alle ore 24:00 del 31 ottobre 2008.

 

Con successive delibere (da ultimo, delibera n. 16904 del 27 maggio 2009) la Consob ha disposto la proroga del divieto di vendita allo scoperto, la cui scadenza è attualmente fissata al 31 luglio 2009.

Con la delibera n. 16904, la vendita di azioni di società quotate nei mercati regolamentati e ivi negoziate dovrà essere assistita dalla mera disponibilità dei titoli. Con ciò viene meno l’obbligo - previsto dal regime attualmente in vigore - in base al quale la vendita di azioni di banche e di imprese di assicurazione e delle relative holding deve essere assistita sia dalla disponibilità che dalla proprietà dei titoli.

Per le società che al momento dell’entrata in vigore del provvedimento siano oggetto di aumento di capitale la vendita di azioni deve, invece, essere assistita oltre che dalla disponibilità dei titoli anche dalla proprietà. Per tali società è confermato, pertanto, fino alla conclusione dell’operazione di aumento di capitale, il regime più restrittivo già in vigore.

Il 29 maggio 2009 la Consob ha pubblicato un "position paper" in tema di vendite allo scoperto, finalizzato a raccogliere, attraverso un apposito questionario, sia gli orientamenti del mercato in merito alle varie opzioni regolamentari. Il documento dà conto delle iniziative intraprese in merito dalle Autorità straniere e internazionali, proponendo altresì opzioni regolamentari per la disciplina della materia.

 

 



[1]     Per approfondimenti sulla Gesetz zur Umsetzung eines Maßnahmenpakets zur Stabilisierung des Finanzmarktes (Finanzmarktstabilisierungsgesetz – FMStG) vom 17. Oktober 2008 (BGBl I, S. 1982) - Legge di attuazione del pacchetto di misure per la stabilizzazione del mercato finanziario, si veda l’allegato ”Rassegna dell’attività legislativa e istituzionale di paesi stranieri” - Anno XIX n. 5, settembre ottobre 2008, redatto a cura del Servizio Biblioteca – Legislazione Straniera.

[2]     Per approfondimenti, si veda sul sito del Governo (www.governo.it ) la cartella stampa relativa al “Provvedimento a sostegno settori industriali in crisi” del 6 febbraio 2009.

[3]     Per quanto attiene al Real Decreto-ley 6/2008, de 10 de octubre, por el que se crea el Fondo para la Adquisición de Activos Financieros (BOE núm. 248), nonché al Real Decreto-ley 7/2008, de 13 de octubre, de Medidas Urgentes en Materia Económico-Financiera en relación con el Plan de Acción Concertada de los Países de la Zona Euro (BOE núm. 248), si veda l’allegato ”Rassegna dell’attività legislativa e istituzionale di paesi stranieri” - Anno XIX n. 5, settembre ottobre 2008, redatto a cura del Servizio Biblioteca – Legislazione Straniera.

[4]     Per quanto attiene alle misure recate nella Loi n. 2008-1061 du 16 octobre 2008 de finances rectificative pour le financement de l'économie (J.O. del 17 ottobre 2008), si veda l’allegato ”Rassegna dell’attività legislativa e istituzionale di paesi stranieri” - Anno XIX n. 5, settembre ottobre 2008, redatto a cura del Servizio Biblioteca – Legislazione Straniera.

[5]     Per approfondimenti, si veda sul sito del Governo (www.governo.it ) la cartella stampa relativa al “Provvedimento a sostegno settori industriali in crisi” del 6 febbraio 2009.

[6]     Per approfondimenti sulle misure francesi, si veda PACTE AUTOMOBILE - DOSSIER DE PRESSE - Palais de l’Elysée Lundi 9 février 2009, documento scaricabile dal sito ufficiale della Presidenza francese (www.elysee.fr).

[7]     Su tale programma v. l’audizione parlamentare del presidente del Board of Governors del Federal Reserve System B.S. Bernanke, Troubled Asset Relief Program and the Federal Reserve’s liquidity facilities, Committee on Financial Services, U.S. House of Representatives, 18th November, 2008.

[8]     Cfr. Usa, sì del Senato al pacchetto anticrisi da 838 miliardi, in Il Sole 24 Ore, 10 febbraio 2009.

[9]     Il “Troubled Asset Relief Program” – TARP è il piano varato dal governo statunitense per l’acquisto di titoli e di quote nel capitale delle istituzioni finanziarie, al fine di rafforzare il settore finanziario. I fondi TARP sono le risorse destinate a tale operazione.

[10]    Il TALF è un insieme di misure della Federal Reserve per facilitare il settore creditizio, al fine di assistere i mercati nel venire incontro al bisogno di credito da parte dei consumatori e delle piccolo imprese, emettendo strumenti finanziari derivanti da operazioni di cartolarizzazione (asset-backed securities -ABS) e in genere migliorando le condizioni di mercato per questa tipologia di titoli..

[11]    Fonte: sito istituzionale del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, http://www.treas.gov/press/releases/reports/ppip_fact_sheet.pdf.

[12]    Fonte: sito istituzionale del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, all’indirizzo http://www.treas.gov/press/releases/tg71.htm.

[13]   Reperibile all’indirizzo internet http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/
2009/06/14/AR2009061402443.html .

[14]    In ragione del tipo di intervento recato, in questo paragrafo, al punto 6.2, viene considerata anche la legge finanziaria, benché essa non costituisca com’è noto, un provvedimento d’urgenza.

[15]    A tal fine, l’articolo 1, comma 2 della legge di conversione del D.L. 155/2008 (L. 4 dicembre 2008, n. 190) ha disposto l’abrogazione del D.L. 157/2008, ferma restando la validità degli atti e dei provvedimenti adottati e fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo decreto-legge 157/2008.

[16]    Recante misure per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l'attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale, in attuazione della direttiva 2005/60/CE.

[17]    Sembra utile segnalare come in tali previsioni la Commissione osservi che “la relativa solidità del sistema bancario e la prudente risposta di bilancio da parte del governo hanno finora contenuto l’impatto negativo della crisi sulle finanze pubbliche”

[18]    L’Eurosystem credit assessment frame work- ECAF definisce le procedure, le regole e le tecniche che costituiscono il quadro di riferimento dell’Eurosistema per la valutazione della qualità creditizia.