Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Consiglio europeo - Bruxelles, 11-12 dicembre 2008
Serie: Bollettino Consiglio europeo    Numero: 6
Data: 16/12/2008
Descrittori:
BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI ( BEI )   DIFESA E SICUREZZA INTERNAZIONALE
FINANZA PUBBLICA   RATIFICA DEI TRATTATI
TRATTATO DELL'UNIONE EUROPEA     

Consiglio europeo

 

Consiglio europeo
Bruxelles, 11-12 dicembre 2008

Trattato di Lisbona

Al fine di consentire l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona entro la fine del 2009, il Consiglio europeo ha concordato sui seguenti punti:

·       composizione della Commissione: dato che i Trattati vigenti prevedono a partire dal 2009 la riduzione del numero dei commissari, il Consiglio conviene che, purché il Trattato di Lisbona entri in vigore, sarà adottata una decisione, secondo le necessarie procedure giuridiche, affinché la Commissione continui a comprendere un cittadino di ciascuno Stato membro;

·       ratifica del Trattato da parte dell'Irlanda: il Governo irlandese si impegna a proseguire la ratifica del Trattato di Lisbona entro la scadenza del mandato della Commissione europea in carica (1° novembre 2009). Il Consiglio europeo, da parte sua, riconosce le preoccupazioni del popolo irlandese e conviene che tali preoccupazioni saranno affrontate con reciproca soddisfazione dell’Irlanda e degli altri Stati membri. Le necessarie garanzie giuridiche sono espresse nei seguenti punti:

- il Trattato di Lisbona non modifica la portata o l’esercizio delle competenze comunitarie nel settore della fiscalità;

- il Trattato di Lisbona non pregiudica la politica di sicurezza e di difesa degli Stati membri, ivi compresa la tradizionale politica di neutralità dell'Irlanda, ne’ gli obblighi della maggioranza degli altri Stati membri;

- le disposizioni della Costituzione irlandese relative al diritto alla vita, all'istruzione e alla famiglia non saranno pregiudicate dal conferimento di uno status giuridico alla Carta dei diritti fondamentali dell'UE da parte del Trattato di Lisbona, né dalle disposizioni del Trattato in materia di giustizia e affari interni;

- l’Unione europea annette grande importanza ai seguenti aspetti: progresso sociale e protezione dei diritti dei lavoratori; servizi pubblici, in quanto strumento indispensabile di coesione sociale e regionale; responsabilità degli Stati membri in materia di fornitura di servizi per l'istruzione e servizi sanitari; ruolo essenziale e all'ampio potere discrezionale delle autorità nazionali, regionali e locali di fornire, commissionare e organizzare che nessuna disposizione del Trattato di Lisbona pregiudica.

Per quanto concerne le istituzioni dell’UE, nelle dichiarazioni allegate alle conclusioni il Consiglio ha convenuto quanto segue:

·       Presidenza del Consiglio europeo e Presidenza del Consiglio “Affari esteri”: le autorità competenti dello Stato membro che esercitasse la Presidenza semestrale del Consiglio al momento dell’entrata in vigore del Trattato continueranno a presiedere tutte le restanti riunioni per quanto riguarda il Consiglio e il Consiglio europeo, nonché le riunioni con i Paesi terzi, fino al termine del semestre. La Presidenza semestrale successiva sarà incaricata di organizzare l'esercizio della Presidenza del Consiglio europeo e del Consiglio "Affari esteri" durante il suo semestre, conformemente alle disposizioni del Trattato. Su tali questioni sarà stabilita una stretta consultazione fra tale Presidenza e il Presidente (eletto) del Consiglio europeo e l'Alto rappresentante (designato) dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza;

·       Parlamento europeo: qualora il Trattato di Lisbona entrasse in vigore dopo  le elezioni del Parlamento europeo del giugno 2009, saranno adottate misure transitorie per aumentare, fino al termine della legislatura 2009-2014, conformemente alle cifre previste nel quadro della Conferenza intergovernativa, il numero dei membri del Parlamento europeo dei dodici Stati membri per i quali era previsto un aumento di tale numero. Pertanto il numero complessivo dei membri del Parlamento europeo passerà da 736 a 754 fino al termine della legislatura 2009-2014. L'obiettivo è che tale modifica entri in vigore, se possibile, nel corso del 2010;

·       Commissione europea: il Consiglio europeo conviene che il processo di nomina della futura Commissione, in particolare la designazione del presidente, sia avviato senza indugio dopo l'elezione del Parlamento europeo del giugno 2009.

 

Affari economici e finanziari

Il Consiglio europeo ha espresso indicazioni specifiche in merito alle iniziative adottate o da adottare a livello globale ed europeo per fronteggiare gli effetti della crisi finanziaria internazionale.

Con riguardo al primo profilo, il Consiglio europeo ha ribadito l'impegno ad attuare il programma di lavoro convenuto nel vertice del G20 tenutosi a Washington il 15 novembre scorso, in vista del rilancio dell'economia mondiale, di una più efficace regolamentazione dei mercati finanziari, di una migliore governance mondiale e del rifiuto del protezionismo, incaricando il Consiglio e la Commissione di organizzare i lavori a tal fine e di riferire al Consiglio europeo di primavera 2009.

Con riferimento al secondo profilo, il Consiglio europeo, ribadendo l’impegno ad agire in modo concertato per massimizzare gli effetti delle azioni antirecessive adottate dall’UE e dagli Stati membri, ha, per un verso, invitato gli Stati membri e le Istituzioni dell’UE ad attuare pienamente e rapidamente le misure di emergenza già adottate o proposte e, per altro verso, ha approvato il Piano europeo di ripresa economica presentato dalla Commissione europea il 26 novembre.

Adozione di misure prioritarie in corso di esame

Il Consiglio europeo ha auspicato l'adozione rapida da parte del Consiglio e del Parlamento europeo delle proposte di direttiva sui requisiti patrimoniali delle banche, sulla solvibilità delle compagnie d'assicurazione, sugli organismi d'investimento collettivo in valori mobiliari, sulla protezione dei depositi dei risparmiatori, sulle agenzie di rating, sulla vigilanza finanziaria e le norme contabili. Si esortano, inoltre, le banche e gli istituti finanziari ad avvalersi pienamente delle agevolazioni loro accordate per sostenere il credito all'economia nonché a far beneficiare i mutuatari (famiglie ed imprese) delle riduzioni dei tassi d'interesse di riferimento a livello centrale.

Piano europeo di ripresa economica

Per quanto attiene al piano europeo di ripresa economica (su cui cfr. Bollettino Politiche dell'UE, n. 21), il Consiglio europeo, ribadisce che esso si basa su uno sforzo di bilancio pari complessivamente all'1,5% del PIL dell'UE vale a dire 200 miliardi di euro, nonché di azioni prioritarie basate per adeguare le economie europee alle sfide a lungo termine..

Per quanto riguarda le azione specifiche dell'UE previste dal Piano,le conclusioni – sottolineato che la Banca centrale europea e le altre banche centrali hanno notevolmente ridotto i tassi d'interesse, sostenendo una crescita non inflazionistica e contribuendo alla stabilità finanziaria - appoggiano in particolare i seguenti interventi, invitando Parlamento, Consiglio e Commissione  ad adottare rapidamente le decisioni necessarie nel pieno rispetto delle prospettive finanziarie vigenti:

·       l'aumento degli interventi della Banca europea per gli investimenti (BEI), per un importo di circa 30 miliardi di euro nel 2009/2010, segnatamente a favore delle piccole e medie imprese, delle energie rinnovabili e del trasporto pulito, in particolare a beneficio del settore automobilistico, nonché della creazione del Fondo europeo 2020 per l’energia, i cambiamenti climatici e le infrastrutture (“Fondo Margherita”), in partenariato con investitori istituzionali nazionali;

·       l'accelerazione dell'attuazione dei programmi finanziati dai Fondi strutturali o dal Fondo europeo per lo sviluppo rurale per il rafforzamento degli investimenti infrastrutturali e in materia di efficienza energetica;

·       la mobilitazione, tenendo conto di un equilibrio geografico adeguato, di risorse del bilancio UE per rafforzare gli investimenti nei settori sopra indicati nonché per sviluppare attraverso incentivi normativi l’Internet ad alta velocità anche nelle zone meno servite;

·       il finanziamento di azioni a sostegno dell'occupazione da parte del Fondo sociale europeo, nonché ad opera del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione;

·       la possibilità per gli Stati membri di applicare aliquote IVA ridotte in taluni settori, su cui il Consiglio ECOFIN è invitato a raggiungere un accordo entro marzo 2009;

·       una franchigia temporanea di due anni, oltre la soglia già ammessa per gli aiuti di Stato de minimis (pari a 200.000 mila euro in tre anni) per un importo fino a 500 mila euro e l'adeguamento del quadro della disciplina degli aiuti di Stato, necessari per potenziare il sostegno alle imprese, in particolare le PMI;

·       la piena attuazione del piano d’azione per uno “Atto europeo per le piccole imprese” adottato dal Consiglio il 1° dicembre 2008;

·       l'uso nel 2009 e 2010 delle procedure accelerate nelle direttive sugli appalti pubblici;

·       il proseguimento di una riduzione generale e considerevole degli oneri amministrativi che gravano sulle imprese.

Con riferimento agli interventi degli Stati membri prospettati dal Piano di ripresa, il Consiglio, preso atto delle misure già adottate a livello nazionale per far fronte alla crisi economica, auspica uno sforzo maggiore e coordinato, nell'ambito di un approccio comune fondato sulle seguenti linee direttrici:

·       le misure di sostegno alla domanda devono puntare a un effetto immediato, essere limitate nel tempo e mirate ai settori maggiormente colpiti (ad es., il settore automobilistico e l'edilizia);

·       in funzione della situazione nazionale, queste misure possono rivestire la forma di un aumento della spesa pubblica, di riduzioni ragionevoli della pressione fiscale, di una diminuzione degli oneri sociali, di sostegni a talune categorie di imprese o di aiuti diretti alle famiglie, soprattutto le più vulnerabili;

·       tali misure dovrebbero essere accompagnate da uno sforzo più intenso di attuazione delle riforme strutturali, nell'ambito della strategia di Lisbona.

Le conclusioni sottolineano che il Patto di stabilità e crescita riveduto nel 2005 già offre la flessibilità necessaria per attuare tutte le misure del piano di ripresa; consapevole che queste ultime provocheranno un temporaneo aumento dei disavanzi, il Consiglio europeo esorta gli Stati membri a ritornare quanto prima possibile ai rispettivi obiettivi di bilancio di medio termine conformemente al Patto e al ritmo del risanamento economico.

Il Consiglio europeo rileva inoltre che, nelle attuali circostanze, l'applicazione da parte della Commissione delle regole di concorrenza deve rispondere all'esigenza di un'azione rapida e flessibile e plaude, in questo contesto, alle nuove linee guida sulla ricapitalizzazione degli istituti finanziari nell’attuale crisi finanziaria, adottate dalla Commissione il 5 dicembre 2008.

Infine, il Consiglio europeo si riserva di valutare, a partire dalla riunione del marzo 2009, la corretta attuazione del piano di ripresa e la possibilità di completarlo o adattarlo ove necessario.

Energia e cambiamento climatico

Il Consiglio europeo accoglie con favore l'ampio accordo di principio sulla maggior parte delle quattro proposte del pacchetto legislativo energia/clima ed invita il Consiglio a cercare un accordo con il Parlamento europeo per consentire l'adozione in prima lettura dell'insieme del pacchetto prima della fine dell'anno.

Il Consiglio sottolinea che l'attuazione del nuovo quadro normativo consentirà all'UE di ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra nel 2020. Viene anche confermato l'impegno dell'Unione europea di portare questa diminuzione al 30% nell'ambito di un accordo globale da raggiungere in occasione della Conferenza di Copenaghen sul cambiamento climatico in programma nel 2009, a condizione che gli altri Paesi sviluppati s'impegnino a conseguire analoghe riduzioni di emissioni e che i Paesi in via di sviluppo più avanzati sul piano economico diano un contributo adeguato alle rispettive responsabilità e capacità. La Commissione nel marzo 2010 presenterà al Consiglio un'analisi dettagliata dei risultati della Conferenza di Copenaghen, e su tale base il Consiglio procederà a una valutazione della situazione e anche dei suoi effetti sulla competitività dell'industria europea e sugli altri settori economici.

Il Consiglio europeo rafforza, altresì, l’indicazione sulla necessità di intensificare le azioni per migliorare l'efficienza energetica degli edifici e le infrastrutture energetiche.

Considerando che lo sforzo dell'Unione per combattere i cambiamenti climatici è strettamente connesso ad un'azione risoluta volta a rafforzare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, il Consiglio europeo chiede al Consiglio di procedere rapidamente all'esame del piano d'azione per la sicurezza e la solidarietà nel settore energetico presentato dalla Commissione.

Per ciò che riguarda il pacchetto energia-clima, il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo di compromesso su numerose questioni rimaste ancora aperte.

Il Consiglio europeo opera una distinzione tra i settori industriali in base all’esposizione o meno al rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. In particolare, il Consiglio europeo distingue tra settori non esposti, per i quali i diritti di emissione saranno gradualmente messi all’asta, partendo dal 70% nel 2020 per raggiungere il 100% delle quote nel 2027 – con eccezione del settore dell’energia elettrica, per il quale si prevede che già nel 2020 la percentuale di quote da mettere all’asta sia pari al 100% - e settori esposti a rischio elevato di rilocalizzazione, ai quali verrà assegnato il 100% delle quote gratuite, tenendo conto del parametro di riferimento della migliore tecnologia disponibile.

Tali settori saranno individuati sulla base di parametri atti a valutare l’incidenza dei costi aggiuntivi derivanti dall’applicazione della normativa proposta sulla capacità concorrenziale di uno specifico settore. Le conseguenze della concessione di quote gratuite aggiuntive ai settori industriali esposti a un rischio elevato di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio saranno analizzate dalla Commissione ai fini della preparazione della proposta di decisione relativa alla distribuzione del quantitativo di quote da mettere all'asta tra Stati membri, che la Commissione stessa dovrebbe presentare entro giugno 2010.

Il Consiglio europeo concorda che un importo pari al 2% del quantitativo totale di quote messe all’asta sia distribuito tra gli Stati membri che hanno conseguito, nel 2005, una riduzione pari almeno al 20% delle emissioni di gas serra rispetto all’anno di riferimento stabilito dal protocollo di Kyoto. Si tratta di nove paesi dell’Est europeo (Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia). Tale percentuale si aggiunge al 10% previsto dalla proposta originaria della Commissione da assegnare ad alcuni Stati membri sulla base di logiche di solidarietà e crescita.

Il Consiglio europeo stabilisce, inoltre, che il volume delle quote disponibili per il finanziamento delle tecnologie innovative per la cattura e lo stoccaggio del carbonio e delle fonti energetiche rinnovabili sia pari a 300 milioni di euro,  nel quadro di una distribuzione geografica equa dei progetti di dimostrazione, stabilendo un tetto del 15% del numero totale di quote disponibili quale soglia massima per il finanziamento di un singolo progetto.

Il Consiglio riconosce all’Italia, insieme ad altri undici paesi[1], il diritto di disporre di un numero più elevato di crediti maturati attraverso progetti verdi realizzati nei paesi meno sviluppati ricorrendo all’utilizzo dei meccanismi di sviluppo pulito e di attuazione congiunta. In particolare, il limite massimo dei crediti autorizzati potrà essere esteso dal 3% al 4%.

Per quanto attiene la destinazione dei proventi derivati dalla vendita all’asta delle quote di emissione, il Consiglio europeo prende atto della disponibilità degli Stati membri ad utilizzare almeno la metà di tale importo per azioni intese alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento ai medesimi, per misure volte ad evitare la deforestazione, a sviluppare le energie rinnovabili, l'efficienza energetica come pure altre tecnologie che contribuiscono alla transizione verso un'economia a bassa emissione di CO2 sicura e sostenibile. Una parte di questo importo potrà essere utilizzata per finanziare azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento ai medesimi nei paesi in via di sviluppo che ratificheranno l’accordo internazionale sui cambiamenti climatici che sarà raggiunto a Copenaghen nel 2009, ferma restando l’intenzione del Consiglio europeo di determinare ulteriori iniziative al riguardo nel Consiglio europeo della primavera 2009.

Il Consiglio europeo stabilisce che gli Stati membri sono autorizzati a superare il loro massimale annuo di emissioni al massimo del 5%. Tuttavia, nel 2013 e 2014, uno Stato membro potrà chiedere alla Commissione un innalzamento di tale tasso di riporto qualora sia colpito da condizioni meteorologiche estreme che comportino un aumento considerevole delle sue emissioni di gas ad effetto serra. La Commissione dovrà prendere la decisione relativa all'eventuale concessione di tale deroga in base agli elementi forniti dallo Stato membro.

Politica agricola comune

Il Consiglio europeo sottolinea l'importanza dell'accordo raggiunto in sede di Consiglio sulla "valutazione dello stato di salute" della politica agricola comune, ed esprime il suo sostegno agli sforzi messi in atto dall'Irlanda per far fronte alla situazione concernente le carni suine, e alle misure cautelari da essa rapidamente adottate. Invita la Commissione a sostenere gli agricoltori ed i macelli in Irlanda cofinanziando misure miranti al ritiro degli animali e dei prodotti in questione dal mercato.

Relazioni esterne e politica europea di sicurezza e di difesa

Politica europea di vicinato

Il Consiglio europeo esorta a proseguire l'attuazione dell'Unione per il Mediterraneo. Promuove inoltre il Partenariatoverso i partners orientali della politica europea di vicinato (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Repubblica moldova, Ucraina) come strumento per aiutare tali Paesi a progredire nel processo di riforma, contribuendo così alla loro stabilità e al ravvicinamento all'UE. Il Consiglio europeo incarica il Consiglio di esaminare le proposte presentate dalla Commissione nella comunicazione del 3 dicembre 2008 in previsione dell'approvazione di quest'iniziativa nella riunione del Consiglio europeo di marzo 2009 e del varo del Partenariato orientale in occasione di un vertice con i Paesi partner organizzato dalla prossima Presidenza ceca.

Politica europea di sicurezza e di difesa

Il Consiglio europeo ha approvato una dichiarazione sul rafforzamento della politica europea di sicurezza e di difesa (PESD), nel quadro del partenariato strategico fra l'UE e la NATO e senza pregiudizio per la specificità della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri. In particolare, il Consiglio appoggia l'istituzione di un gruppo informale ad alto livello UE-NATO per migliorare la cooperazione tra le due organizzazioni sul terreno, e rammenta la necessità di valersi pienamente del quadro che consente di associare alla PESD gli alleati europei non membri dell'UE.

Per far fronte all'emergere di nuovi rischi che potrebbero minacciare direttamente o indirettamente la sicurezza dell'UE, il Consiglio europeo sottoscrive inoltre la dichiarazione sulle capacità adottata dal Consiglio, che fissa obiettivi quantificati e precisi affinché nei prossimi anni l'UE sia in grado di portare a buon fine simultaneamente, al di fuori del suo territorio, una serie di missioni civili e di operazioni militari di varia portata, corrispondenti agli scenari più probabili. Più in generale, viene sottolineata l'intenzione di ovviare alla insufficienza di mezzi a disposizione in Europa nel quadro di un partenariato transatlantico rinnovato.

Il Consiglio auspica altresì la ristrutturazione della base industriale e tecnologica di difesa europea intorno a centri di eccellenza europea evitando le ridondanze, al fine di assicurarne la solidità e la competitività. Al riguardo il Consiglio europeo chiede una rapida messa a punto delle direttive relative al trasferimento intracomunitario dei prodotti destinati alla difesa  e agli appalti pubblici nel settore della difesa.

 

Il Consiglio europeo ha inoltre adottato Dichiarazioni sul Medio Oriente, sullo Zimbabwe e sullo sport (vedi dossierRUE Fonti e documentin. 21:Consiglio europeo – Bruxelles, 11 – 12 dicembre 2008 – Conclusioni della Presidenza).

 

 

 

 

XVI legislatura – Bollettino Consiglio europeo  n. 6, 16 dicembre 2008

 

 



[1] Austria, Finlandia, Danimarca, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Portogallo, Irlanda, Slovenia, Cipro e Svezia.