Camera dei deputati - XVI Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Consiglio europeo di Bruxelles, 8-9 dicembre 2011
Serie: Documentazione per le Commissioni - Attività dell'Unione europea    Numero: 201
Data: 12/12/2011
Descrittori:
CONSIGLIO EUROPEO     

Consiglio europeo
Bruxelles, 8-9 dicembre 2011

Il Consiglio europeo dell’8-9 dicembre si è articolato in due sessioni di lavoro. La prima, conclusasi nella notte tra l’8 e il 9 dicembre, è stata dedicata al rafforzamento degli strumenti e delle procedure per il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio a fronte della crisi. Preso atto della impossibilità di raggiungere un accordo in materia tra tutti i 27 Stati membri, soprattutto con riferimento all’adozione di modifiche ai Trattati, tale sessione si è conclusa con l’adozione di una dichiarazione dei 17 Capi di Stato e di governo dell’eurozona che prospetta, da un lato, modifiche alla legislazione europea vigente e, dall’altro, la stipula di un nuovo trattato che sancisca a livello primario taluni principi di disciplina di bilancio e le relative sanzioni. Alla dichiarazione hanno aderito i Capi di Stato o di governo di sette Stati membri non facenti parte dell’eurozona (Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, e Ungheria); due ulteriori Stati membri, Svezia e Repubblica ceca, hanno confermato successivamente la possibilità di partecipare a detto processo. Solo il Regno Unito, pertanto, non ha aderito alla dichiarazione.

In esito alla seconda sessione, svoltasi il 9 dicembre, sono state adottate le conclusioni, concernenti questioni relative all’attuazione del semestre europeo e del Patto europlus, all’allargamento, alle relazioni esterne e all’energia.

Dichiarazione dei Capi di Stato e di governo dell’Eurozona

Con la dichiarazione i Capi di Stato e di governo dell'eurozona hanno convenuto di progredire verso un'Unione economica più forte, attraverso una serie di interventi orientati in due direzioni:

·       un nuovo patto di bilancio e un rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche;

·       lo sviluppo degli strumenti di stabilizzazione per fronteggiare le sfide a breve termine.

Le misure prospettate si basano in ampia misura sulle proposte formulate in un rapporto presentato dal Presidente Van Rompuy in attuazione del mandato Consiglio europeo del 26 ottobre 2011 (vedi dossier RUE “Verso un’Unione economica più forte - Rapporto del Presidente Van Rompuy al Consiglio europeo”, n. 199 del 7 dicembre 2011).

Alcune proposte per il rafforzamento del coordinamento delle politiche economiche e di bilancio, anche mediante modifiche ai Trattati, erano state formulate in una lettera indirizzata congiuntamente al Presidente Van Rompuy dal Presidente francese Sarkozy e dalla Cancelliera tedesca Merkel il 7 dicembre.

Le proposte, in larga parte coincidenti con quelle contenute nel rapporto Van Rompuy, erano intese, in particolare, alla creazione di un’Unione per la stabilità e la crescita tra tutti e 27 gli Stati membri o, ove non fosse stato possibile, tra i Paesi dell’eurozona.

Architettura rafforzata per l'Unione economica e monetaria

La dichiarazione sottolinea che la stabilità e l'integrità dell'Unione economica e monetaria e dell'Unione europea nel suo complesso richiedono:

·       per un verso, la rapida e vigorosa attuazione della legislazione adottata l’8 novembre 2011 nell’ambito del pacchetto governance economica (vedi dossier RUE “La riforma della governance economica dell’UE”, n. 189 del 23 novembre 2011) - che rafforza il Patto di stabilità e crescita, dà una base giuridica al semestre europeo e introduce la nuova procedura per gli squilibri macroeconomici - e l’applicazione del Patto europlus (che reca impegni aggiuntivi sia in materia di finanza pubblica sia di politica economica e riforme strutturali per gli Stati aderenti);

·       per altro verso, ulteriori interventi verso un'autentica "unione di stabilità fiscale" nella zona euro, volta al creare, a fianco della moneta unica, un pilastro economico. A tal fine, i Capi di Stato e di governo hanno concordato un nuovo "patto di bilancio" ed un coordinamento rafforzato delle politiche economiche nei settori di interesse comune.

Nuovo Patto di bilancio

Il patto di bilancio si articola in una serie di impegni degli Stati membri, che peraltro sono in buona parte già previsti dalla legislazione approvata l’8 novembre scorso, dalle proposte legislative presentate dalla Commissione il 23 novembre 2011 o dal Patto europlus:

·       i bilanci delle amministrazioni pubbliche devono essere in pareggio o in avanzo; questo principio si considera rispettato se, di norma, il disavanzo strutturale annuo non supera lo 0,5% del PIL nominale. La recente modifica alla parte preventiva del Patto di stabilità e crescita (regolamento (UE) n. 1175/2011) ha stabilito per gli Stati dell'eurozona la regola per cui gli obiettivi di bilancio a medio termine sono specificati (in modo differenziato per ciascuno Stato) in una forcella stabilita tra il -1% del PIL e il pareggio o l'attivo, in termini corretti per il ciclo, al netto delle misure temporanee e una tantum;

·       questa regola dovrà essere inserita anche negli ordinamenti giuridici nazionali degli Stati membri a livello costituzionale o equivalente e comprenderà un meccanismo automatico di correzione da attivare in caso di scostamento. La regola sarà definita da ciascuno Stato membro sulla base di principi proposti dalla Commissione, e la Corte di giustizia dell'UE sarà competente a verificarne il corretto recepimento. Tale previsione riprende le proposte formulate nel rapporto del Presidente Van Rompuy.
Va peraltro ricordato che la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio negli ordinamenti interni era già contemplato, quale impegno non giuridicamente vincolante, nell’ambito del Patto euro plus ed è stata operata o è in via di adozione in numerosi Stati membri, tra cui l’Italia. Le novità introdotte dal nuovo Patto consiste pertanto:

- nell’impegno espresso ad introdurre anche meccanismi di correzione automatica,

- nella definizione di “principi” da parte della Commissione europea (non appare peraltro chiaro se si tratterebbe di principi di carattere generale o se essi sarebbero definiti con riguardo a ciascuno Stato membro, tenuto conto della sua articolazione interna);

- nel controllo giurisdizionale che, in conseguenza della codificazione dell’obbligo, sarebbe attribuito alla Corte di giustizia dell’UE;

·       gli Stati membri convergono verso il loro livello di riferimento specifico di rientro dal disavanzo secondo un calendario proposto dalla Commissione. Tale previsione sembrerebbe attribuire alla Commissione poteri decisionali in merito alla definizione dei termini per la riduzione dei disavanzi che, invece, in base alla disciplina del Patto di stabilità recentemente modificata, spetta al Consiglio su raccomandazione della Commissione (il Consiglio fissa di norma un termine massimo di cinque mesi per le misure necessarie a correggere la deviazione);

·       gli Stati membri sottoposti alla procedura per i disavanzi eccessivi presentano alla Commissione e al Consiglio, per l’approvazione, un programma che indica in dettaglio le riforme strutturali necessarie per assicurare una correzione realmente duratura dei disavanzi eccessivi, la cui attuazione sarà monitorata dalla Commissione e dal Consiglio. Tale previsione appare intesa a specificare ed estendere gli obblighi cui gli Stati membri sottoposti alla procedura sono già tenuti in base alla disciplina del Patto di stabilità come recentemente modificata e alle due ulteriori proposte presentate dalla Commissione il 23 dicembre scorso;

·       sarà istituito un meccanismo per la relazione ex ante degli Stati membri sui rispettivi piani annuali di emissione di debito. Tale previsione accoglie una proposta formulata nel rapporto Van Rompuy che, peraltro, suggeriva di valutare contestualmente l’introduzione, sia pure a lungo termine, degli stability bonds, ovvero di emissioni comuni di debito pubblico (su questo tema la Commissione europea ha avviato una consultazione con la presentazione, il 23 novembre scorso, di un apposito Libro Verde: vedi dossier RUE n. 189, sopra richiamato): tale ultima opzione, secondo fonti informali, non è stata tuttavia recepita nella dichiarazione a causa dell’opposizione di alcuni Paesi, e in particolare della Germania;

·       il rafforzamento delle norme che disciplinano la procedura per i disavanzi eccessivi per gli Stati membri della zona euro. Non appena alla Commissione risulti che uno Stato membro ha superato la soglia del 3%, scatteranno le misure e sanzioni proposte o raccomandate dalla Commissione a meno che la maggioranza qualificata degli Stati membri della zona euro in seno al Consiglio sia contraria (cd. “maggioranza inversa”). Tale previsione, per un verso, sembra ribadire il meccanismo dell’adozione delle sanzioni a maggioranza inversa, già introdotto nella recente riforma del Patto di stabilità con riferimento alla parte correttiva; per altro verso, la  dichiarazione sembra introdurre la facoltà o addirittura l’obbligo per la Commissione di proporre (o raccomandare) l’applicazione della sanzioni in seguito alla mera constatazione dell’esistenza del disavanzo eccessivo, che invece, nella disciplina recentemente introdotta, viene subordinata alla constatazione, da parte del Consiglio con l’ordinaria maggioranza qualificata, della mancata attuazione delle raccomandazioni volte alla riduzione del disavanzo o a violazioni ulteriori degli obblighi del Patto di stabilità da parte degli Stati membri;

·       la specificazione del valore di riferimento numerico di 1/20 l’anno per la riduzione dell’eccedenza di debito rispetto al parametro del 60% (regola già introdotta nel regolamento (UE) n. 1177/2011 e subordinata, peraltro, alla valutazione da parte della Commissione e del Consiglio di alcuni fattori rilevanti).

 

Il rapporto Van Rompuy prospettava l’adozione delle misure da esso richiamate ai fini del rafforzamento della disciplina di bilancio in parte mediante la modifica del Trattato sul funzionamento dell’UE –TFUE. in parte con la modifica del Protocollo n. 12 allegato al TFUE, relativo alla procedura per i disavanzi eccessivi, da adottare mediante una decisione unanime del Consiglio dell’UE, su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo (senza necessità di ratifica da parte dei Paesi membri).

I Capi di Stato e di governo chiedono inoltre ai co-legislatori dell'UE (Consiglio e Parlamento europeo) di esaminare rapidamente, affinché siano in vigore per il prossimo ciclo di bilancio, le proposte dalla Commissione presentate il 23 novembre 2011 in materia di monitoraggio e valutazione dei documenti programmatici di bilancio e correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri della zona euro, e rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli Stati membri che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi difficoltà per quanto riguarda la loro stabilità finanziaria nella zona euro (vedi dossier RUE “Nuove proposte in materia di governance economica – Audizione del Commissario Olli Rehn”, n. 20 del 24 novembre 2011). Il quadro giuridico delineato da queste proposte prevede che la Commissione esamini in via preventiva i progetti di bilancio annuali e pluriennali e, se necessario, adotti un parere sui medesimi, richiedendo agli Stati membri la presentazione di un progetto riveduto.

Ulteriori misure di integrazione fiscale faranno parte della relazione che il Presidente del Consiglio europeo, in cooperazione con il Presidente della Commissione e il Presidente dell'Eurogruppo, presenterà in vista del Consiglio europeo di marzo 2012.

Rafforzamento del coordinamento delle politiche e della governance economica

I Capi di Stato e di governo hanno convenuto a questo scopo di:

·       sfruttare più attivamente la cooperazione rafforzata in relazione a questioni essenziali per il corretto funzionamento della zona euro, senza compromettere il mercato interno. Va peraltro ricordato che, in base all’articolo 329 del TFUE, l’autorizzazione a procedere a cooperazioni rafforzate è concessa dal Consiglio, su proposta della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, deliberando all’unanimità;

·       definire una procedura volta ad assicurare che tutte le importanti riforme di politica economica programmate dagli Stati membri della zona euro siano discusse e coordinate a livello della zona euro, al fine di effettuare un'analisi comparativa delle buone prassi. Tale previsione sembra prospettare un rafforzamento della procedura del semestre europeo nell’ambito della quale gli Stati membri definiscono annualmente, nei rispettivi programmi nazionali di riforma (PNR), le azioni di politica economica in coerenza con le linee guida stabilite dal Consiglio europeo; i PNR sono poi valutati dalla Commissione e sono oggetto di raccomandazioni specifiche del Consiglio;

·       di svolgere vertici della zona euro, a livello di Capi di Stato e di governo, almeno due volte l'anno. Tale previsione rende sistematico lo svolgimento di tali vertici che, a partire dal 2010, per effetto della crisi economica, si sono svolti più volte l’anno, spesso in seguito a convocazioni urgenti.

Il rapporto Van Rompuy prospettava ulteriori e più incisive misure per un più forte coordinamento delle politiche economiche tra cui l’applicazione di sanzioni finanziarie per la mancata attuazione da parte degli Stati membri delle raccomandazioni in materia di politica economica e dell’occupazione adottate dal Consiglio in esito al semestre europeo. I criteri per l’individuazione delle violazioni da sanzionare sarebbero stati definiti con atti di diritto derivato basati sull’art. 136 del TFUE, senza necessità di apportare modifiche ai Trattati.

Rafforzare gli strumenti di stabilizzazione

La dichiarazione dei Capi di Stato e di Governo dell’area euro concorda sulla necessità di azioni immediate per rispondere energicamente alle attuali tensioni sui mercati, prospettando alcune misure che riflettono pressocché integralmente le proposte contenute nella relazione Van Rompuy.

In particolare, si prevede:

·       il potenziamento del Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) mediante le due opzioni già approvate dall'Eurogruppo il 29 novembre:

-          il ricorso a certificati di protezione parziale che forniscono una protezione dal 20 al 30 per cento del valore capitale di una nuova obbligazione emessa dagli Stati membri beneficiari;

-          la costituzione fondi di coinvestimento - con combinazione di finanziamenti pubblici e privati - per acquistare obbligazioni degli Stati membri beneficiari sui mercati primari e/o secondari.

In tale quadro, la dichiarazione accoglie con favore la disponibilità della BCE a fungere da agente per il FESF nelle sue operazioni di mercato (dato che, a causa dell’opposizione della Germania, il FESF non avrà licenza bancaria);

·       l'accelerazione dell'entrata in vigore del trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità (MES). Il trattato entrerà in vigore non appena gli Stati membri che rappresentano il 90% degli impegni di capitale lo avranno ratificato (l'obiettivo è che entri in vigore nel luglio 2012 anziché il 1° gennaio 2013 come precedentemente concordato). Per quanto riguarda l’Italia il Governo ha presentato presso il Senato (A.S. 2914) un ddl di ratifica della modifica all’articolo 136  del TFUE su cui si fonda il Trattato istitutivo del MES; non risulta invece presentato il ddl di ratifica di tale ultimo trattato;

·       il FESF (la cui scadenza era prevista al 31 dicembre 2011) resterà attivo per finanziare i programmi avviati (a beneficio di Grecia, Irlanda e Portogallo) fino a metà 2013;

·       l'adeguatezza del massimale globale del FESF/MES verrà portata dagli attuali 440 miliardi a 500 miliardi di euro, e sarà riesaminata nel marzo 2012;

·       nel corso del progressivo aumento del capitale versato, i Governi si impegnano ad accelerare i versamenti di capitale allo scopo di mantenere una proporzione minima del 15% tra il capitale versato e l'importo in essere delle emissioni del MES e a garantire una capacità di prestito effettiva congiunta di 500 miliardi di euro;

·       la zona euro e gli altri Stati membri esamineranno, e confermeranno entro dieci giorni, la messa a disposizione di risorse supplementari per l'FMI fino a 200 miliardi di euro, sotto forma di prestiti bilaterali, allo scopo di dotare l'FMI di risorse adeguate per affrontare la crisi;

Per ciò che concerne il trattato istitutivo del MES:

·          con riferimento al coinvolgimento del settore privato, verranno esplicitati nel preambolo le prassi e i principi del FMI. Pertanto, si intende ribadire che il coinvolgimento del settore privato previsto per la soluzione della crisi greca (mediante uno scambio di titoli su base volontaria con uno sconto nominale del 50% sul debito greco virtuale detenuto da investitori privati) è un'evenienza unica ed eccezionale; saranno inoltre incluse clausole di azione collettiva standardizzate e identiche tra le modalità e condizioni di emissione di tutte le nuove obbligazioni di Stato della zona euro, in modo da preservare la liquidità dei mercati;

·          al fine di garantire efficacia al sistema decisionale del MES, la regola del comune accordo sarà sostituita da una maggioranza qualificata dell'85% qualora la Commissione e la BCE decidano che occorrono decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica della zona euro[1].

Situazione dell’Italia e di altri stati membri

Nella dichiarazione si accolgono con favore le misure economiche adottate dall’Italia, l’impegno del nuovo governo greco ad attuare il suo programma, nonché i significativi progressi compiuti da Irlanda e Portogallo nell’attuazione dei rispettivi programmi.

L’attuazione della dichiarazione

La dichiarazione prevede che taluni degli interventi concordati potranno essere decisi mediante il diritto derivato (legislazione dell’UE). Altre misure – non meglio precisate - dovrebbero essere contenute nel diritto primario (vale a dire a livello dei Trattati).

Andrebbero acquisite al riguardo le indicazioni e valutazioni del Governo in merito alle regole che saranno inserite, rispettivamente, nel diritto primario ed in quello derivato nonché alle possibili conseguenze di carattere giuridico della traduzione a livello primario di norme che, come già ricordato in precedenza, in parte sono già contenute nella legislazione vigente.

Preso atto della mancanza di unanimità tra gli Stati membri dell'UE (in quanto la Gran Bretagna si è opposta alla modifica dei Trattati vigenti), la dichiarazione prevede, per le norme da adottare a livello primario il ricorso ad un accordo internazionale che dovrà essere firmato entro marzo 2012 o prima di tale data. Come già ricordato hanno aderito, in fasi successive, alla dichiarazione tutti gli Stati membri dell’UE tranne il Regno Unito.

La dichiarazione ribadisce, pertanto, l’obiettivo di incorporare il prima possibile tali disposizioni nei trattati dell'Unione.

Il nuovo trattato internazionale verrà negoziato e stipulato al di fuori del quadro istituzionale dell’Unione europea e delle procedure previste per la modifica dei Trattati, pur riguardando materie che sono già in gran parte disciplinate dal diritto dell’UE. Andrebbe, pertanto, chiarito il coordinamento delle innovazioni che saranno introdotte con la cornice giuridica dell’Unione ed, in particolare, con il quadro istituzionale comune. A differenza di precedenti accordi stipulati al di fuori del quadro europeo, come il c.d. Accordo di Schengen – che prima della sua integrazione nel quadro istituzionale e giuridico dell'Unione europea in virtù di un protocollo allegato al trattato di Amsterdam era  gestito da un proprio Comitato Esecutivo, dotato di Segretariato - le procedure e gli strumenti prospettati dalla dichiarazione implicherebbero il ricorso sistematico alle Istituzioni comuni.

Va peraltro sottolineato che mentre le modifiche ai Trattati dell’UE, mediante la procedura di revisione sia ordinaria sia semplificata, contemplano l’intervento del Parlamento europeo (rispettivamente, nell’ambito di una Convenzione o previa approvazione della decisione del Consiglio europeo) la conclusione di un trattato internazionale fuori dall’ambito UE non prevederebbe un’analoga partecipazione.

 

Conclusioni del Consiglio europeo

dell’8-9 dicembre

Politica economica

Il Consiglio europeo ha sottolineato l'esigenza di adottare rapidamente le misure in grado di stimolare al meglio la crescita e l'occupazione, ribadendo che sono prioritari per la crescita l'atto per il mercato unico, il mercato unico digitale e la riduzione degli oneri normativi generali gravanti sulle PMI e sulle microimprese.

Ha invitato pertanto il Consiglio e il Parlamento europeo ad attribuire particolare priorità al rapido esame delle proposte che secondo la Commissione hanno un considerevole potenziale di crescita, come da essa indicato anche nell'analisi annuale della crescita presentata il 23 novembre 2011 (vedi dossier RUE “Nuove proposte in materia di governance economica – Audizione del Commissario Olli Rehn”, n. 20 del 24 novembre 2011), con la quale è stato avviata in anticipo la procedura del semestre europeo 2012.

Sulla base dell'analisi annuale della crescita, il Consiglio europeo di primavera passerà in rassegna i progressi e adotterà gli orientamenti necessari, concentrandosi sull'attuazione delle raccomandazioni di politica economica specifiche per Paese, soprattutto alla luce della disomogeneità dei progressi compiuti quest'anno nella realizzazione degli obiettivi della strategia per la crescita e l’occupazione Europa 2020.

Attuazione del Patto europlus

I capi di Stato o di governo degli Stati membri che partecipano al Patto euro plus (i 17 Paesi dell’Eurozona più Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania) hanno esaminato i progressi realizzati nell'attuazione degli impegni assunti a livello nazionale.

Hanno altresì convenuto di assumere impegni più specifici e misurabili in ciascuno dei settori contemplati dal Patto e di riferire sui progressi nei rispettivi programmi nazionali di riforma, integrando la nuova governance economica con un monitoraggio migliore delle politiche occupazionali e sociali, in particolare quelle che possono avere un impatto sulla stabilità macroeconomica e sulla crescita economica.

Riforme strutturali

Il Consiglio europeo ha sottolineato sull'esigenza di promuovere attivamente le riforme strutturali nell'ambito del mercato del lavoro, tenendo presente nel contempo, l'esigenza di misure mirate, a livello sia nazionale che europeo, a favore dei gruppi più vulnerabili, in particolare i giovani disoccupati. A tal fine  Il potenziamento delle politiche attive del lavoro dovrebbe essere integrato da sforzi per migliorare le competenze, in special modo adeguando i sistemi di istruzione e formazione alle esigenze del mercato del lavoro. La promozione di opportunità lavorative e imprenditoriali per coloro che entrano nel mercato del lavoro e la valutazione di politiche di flessicurezza nuove ed equilibrate, ad avviso del Consiglio potrebbero contribuire in misura significativa al miglioramento delle prospettive occupazionali per i giovani.

 

Energia

Nel valutare i progressi verso gli obiettivi di politica energetica fissati nel febbraio 2011, il Consiglio europeo ha sottolineato la necessità di raggiungere rapidamente un accordo sulle proposte in materia di efficienza energetica (COM(2011)370) e di infrastrutture energetiche (COM(2011)658). Inoltre, il Consiglio ritiene urgente rafforzare la coerenza e il coordinamento in tema di politica energetica esterna, secondo le indicazioni fornite dal Consiglio energia nelle sue conclusioni del 24 novembre 2011.

Nel quadro del rafforzamento della sicurezza nel settore nucleare, il Consiglio europeo chiede di continuare ad approfondire il livello della sicurezza nucleare dei siti europei attraverso gli stress test i cui risultati saranno valutati definitivamente dalla Commissione entro giugno 2012, nonché di intensificare gli sforzi per associare a tale processo tutti i paesi vicini dell'UE.

 

Allargamento

In occasione del Consiglio europeo è stato firmato il Trattato di adesione della Croazia, che dovrebbe entrare a far parte dell’UE il 1° luglio 2013, a conclusione del processo di ratifica.

Sono state adottate conclusioni sul Montenegro, che ha conseguito risultati complessivamente soddisfacenti. In vista dell’apertura dei negoziati di adesione nel giugno 2012, il Consiglio europeo ha incaricato il Consiglio di esaminare i progressi del Paese nell’attuazione delle riforme, soprattutto per quanto riguarda la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, sulla base di una relazione che dovrà essere presentata dalla Commissione nel primo semestre del 2012. La Commissione è inoltre invitata a presentare quanto prima una proposta relativa al quadro negoziale con il Montenegro, conformemente alle conclusioni sull’allargamento del consiglio europeo del dicembre 2006 e alla prassi consolidata, rivolgendo un’attenzione particolare al sistema giudiziario e ai diritti fondamentali e al settore relativo alla giustizia, alla libertà e alla sicurezza.

Per quanto riguarda la Serbia, il Consiglio europeo ha rilevato i considerevoli progressi compiuti nel Paese verso la conformità ai criteri politici stabiliti dal Consiglio europeo di Copenaghen e ai requisiti del processo di stabilizzazione e associazione, nonché il conseguimento di un livello pienamente soddisfacente di cooperazione con il Tribunale penale per la ex Jugoslavia e la ripresa del dialogo Belgrado-Pristina. In vista del conferimento dello status di Paese candidato alla Serbia, previsto per marzo 2012, il Consiglio è stato incaricato di verificare che il Paese abbia compiuto ulteriori progressi nell’attuazione degli accordi conclusi nell’ambito del suddetto dialogo, anche in materia di gestione integrata delle frontiere; abbia raggiunto un accordo sulla cooperazione regionale inclusiva e abbia collaborato attivamente per consentire alle missioni EULEX e KFOR di espletare i rispettivi mandati.

 

Relazioni esterne

Il Consiglio europeo ha espresso grave preoccupazione per le dichiarazioni della Turchia sul possibile congelamento delle relazioni con il Consiglio dell’UE in vista della Presidenza cipriota, rammentando che si tratta di un elemento istituzionale fondamentale dell’UE previsto dal Trattato.

Tenendo conto della dubbia natura del programma nucleare iraniano e della perdurante inadempienza degli obblighi internazionali da parte del Paese, il Consiglio è invitato a procedere in via prioritaria all’ampliamento delle sanzioni e delle misure restrittive imposte dall’UE nei confronti dell’Iran. Il Consiglio europeo ha altresì condannato gli attacchi alla sede diplomatica del Regno Unito in Iran. Preoccupazione è stata espressa anche per il ricorso alla violenza contro la popolazione civile da parte del regime siriano, che è esortato a conformarsi pienamente al piano d’azione della Lega araba.

Nell’esprimere infine soddisfazione per l’esito della recente conferenza internazionale sull’Afghanistan, il Consiglio europeo ha ribadito l’impegno di lungo termine dell’UE nei confronti del Paese.

 

Area Schengen

Il Consiglio ha sottolineato che tutte le condizioni giuridiche per l’adozione delle decisione relativa all’adesione della Bulgaria e della Romania allo spazio Schengen risultano soddisfatte e ha esortato il Consiglio ad adottare al più presto tale decisione. Qualora fosse necessario, il Consiglio europeo si è impegnato ad affrontare ulteriormente la questione nella riunione del marzo 2012.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

XVI legislatura –Documentazione per le Commissioni – Attività dell’UE, n. 201, 12 dicembre 2011

Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

 



[1]    Salvo conferma del Parlamento finlandese.