Camera dei deputati - XV Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |
---|---|
Autore: | Servizio Biblioteca |
Titolo: | Rassegna parlamentare di politica internazionale 3/2007. L'attività parlamentare in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti in materia di politica estera e difesa |
Serie: | Rassegna parlamentare di politica internazionale Numero: 3 Progressivo: 2007 |
Data: | 17/12/2007 |
Camera dei deputati - Servizio Biblioteca - Ufficio Legislazione straniera
|
RASSEGNA PARLAMENTARE DI POLITICA INTERNAZIONALE
Dicembre 2007, N. 3 |
L’attività parlamentare
in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti
in materia di politica estera e difesa
Francia
Il 5 dicembre la Commissione degli affari esteri dell’Assemblea nazionale ha esaminato ed autorizzato la pubblicazione del Rapporto di informazione sulla situazione in Kosovo (http://www.assemblee-nationale.fr/13/rap-info/i0448.asp). Il documento in primo luogo fa una sintesi degli eventi che hanno portato alla attuale situazione e illustra le condizioni dell’intervento militare delle forze NATO del 1999 e le sue conseguenze. In secondo luogo affronta il problema del futuro della regione ponendo in rilievo la difficoltà di trovare una soluzione di compromesso che riesca a conciliare le diverse posizioni. Viene poi posto in risalto il ruolo della Comunità internazionale ed in particolare europea nella risoluzione della crisi, volto da un lato a non abbandonare i kosovari alla legge del più forte e dall’altro a non accettare senza condizioni una dichiarazione unilaterale di indipendenza. A questo proposito nel Rapporto vengono indicate le garanzie minime da ottenere, quale che sia la soluzione adottata, per la futura stabilità della regione: perseguire l’instaurazione di uno Stato di diritto con l’aiuto della Comunità internazionale; assicurare il rispetto dei diritti delle minoranze; favorire la conclusione di un trattato di pace fra Serbia e Kosovo, come primo passo verso la loro adesione all’UE; contribuire all’indipendenza economica del Kosovo.
Francia
Presso la Commissione affari esteri dell’Assemblea nazionale è stato esaminato, il 5 dicembre 2007, il Rapporto di informazione sul tema “Come costruire l’Unione mediterranea?” (http://www.assemblee-nationale.fr/13/rap-info/i0449.asp). Il documento, realizzato a conclusione dei lavori della Commissione di indagine sulla materia istituita il 31 luglio scorso, propone l’istituzione dell’Unione mediterranea - un progetto del Presidente Sarkozy - pensata come un organismo che consenta di stabilire un legame tra l’Unione europea e l’Unione africana, che si sta costituendo. L’Unione mediterranea, il cui avvio è previsto per il giugno 2008, è concepita come una struttura aperta, a geometria variabile, con due categorie di membri: i membri permanenti (i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, così come il Portogallo, la Mauritania, la Giordania + l’Unione europea e la Lega araba), i membri non permanenti (Paesi che desiderano aderire ad alcuni progetti). Il Rapporto propone quindi la costituzione accanto alla già esistente Assemblea parlamentare del Mediterraneo (APM), di due organi: il G-Med, che riunisce i Capi di Stato e di Governo dei paesi membri permanenti e l’Agence de la Méditerranée. Nel Rapporto è inoltre prevista la firma di una “Carta di partnership tra l’Unione mediterranea e l’Unione europea” ed è stabilito che i progetti del nuovo organismo siano dedicati in primis alla gestione delle acque, all’ambiente, allo scambio dei saperi e siano dotati di un marchio di garanzia (Label-Med).
Germania
Nella seduta del 13 dicembre 2007 si è discussa al Bundestag una mozione (stampato n. 16/6603 http://dip21.bundestag.de/dip21/btd/16/066/1606603.pdf) presentata dai gruppi parlamentari della maggioranza CDU/CSU e SPD che mira a “mettere fine alla crisi del Trattato sulle forze convenzionali in Europa mediante nuovi impulsi per il disarmo convenzionale e il controllo degli armamenti in Europa” (Die Krise des KSE-Vertrages durch neue Impulse für konventionelle Abrüstung und Rüstungsfontrolle in Europa). Il Trattato, firmato a Parigi il 19 novembre 1990 dai paesi NATO e da quelli che all’epoca aderivano al Patto di Varsavia, ha come scopo principale la garanzia della stabilità e della sicurezza tra l’Atlantico e gli Urali. Il mutamento della situazione politica mondiale (la risoluzione del Patto di Varsavia, la fine dell’Unione Sovietica e l’allargamento della NATO) ha reso necessario l’avvio di un processo di adeguamento del Trattato, che è iniziato ad Istanbul il 19 novembre 1999 con la firma di un accordo di revisione successivamente ratificato da soli quattro paesi (Russia, Kazakistan, Bielorussia e Ucraina). Il 14 luglio 2007 il Presidente Putin ha però annunciato la decisione di sospendere, a partire dal 12 dicembre 2007, la partecipazione russa al Trattato. Il dibattito in Assemblea è stato preceduto dall’esame preliminare della mozione in Commissione esteri (che a sua volta ha richiesto un parere tecnico alla Sottocommissione Disarmo, controllo degli armamenti e non proliferazione) e, in sede consultiva, in Commissione difesa e nella Commissione per l’economia e la tecnologia. La mozione, che alla fine è stata approvata con il voto favorevole dei gruppi della coalizione, contrario delle frazioni FDP e Bündnisses 90/Die Grünen e con l’astensione del gruppo Die Linke invita il Governo ad agire su tutti gli altri Stati membri affinché si eviti il fallimento del processo di adeguamento del Trattato, e a chiedere la sua progressiva ratifica da parte di tutti i paesi firmatari, la piena attuazione degli impegni assunti ad Istanbul nel 1999 e la rinuncia da parte del Presidente Putin della moratoria sull'implementazione russa del Trattato che dovrebbe sussistere fino a quando tutti i paesi non ratifichino il trattato e inizino ad applicarlo. La mozione impegna inoltre il Governo a sostenere gli sforzi dei paesi non ancora membri del Trattato (in particolare gli Stati baltici e la Slovenia) affinché vi aderiscano subito dopo la sua entrata in vigore, in quanto la loro partecipazione “fornirebbe un importante contributo alla stabilità e alla sicurezza in Europa”. Ciò consentirebbe, altresì, di colmare le “lacune presenti nell’ambito del controllo delle armi convenzionali nell’Europa settentrionale e sud-orientale e nell’area baltica”.
Spagna
Nella seduta del 28 novembre la Commissione Affari Esteri del Congresso dei deputati ha approvato all’unanimità una risoluzione parlamentare finalizzata a dare nuovo impulso alla Comunità Internazionale per la soluzione del conflitto arabo-israeliano (http://www.congreso.es/public_oficiales/L8/CONG/DS/CO/CO_953.PDF). La risoluzione, presentata dal gruppo parlamentare socialista ed emendata su proposta del gruppo popolare (http://www.congreso.es/public_oficiales/L8/CONG/BOCG/D/D_647.PDF#page=5), invita il Governo ad appoggiare gli sforzi della Comunità Internazionale e della Conferenza di Annapolis per giungere ad una soluzione del conflitto che promuova la creazione di uno Stato Palestinese ed una frontiera sicura e riconosciuta per lo Stato di Israele. Il Governo dovrà sollecitare l’Unione Europea a non ridurre il proprio impegno nei negoziati di pace nella regione. Infine, il Governo dovrà dare il proprio appoggio alle azioni di cooperazione, di vigilanza, di collaborazione e partecipazione della società civile nella costruzione del processo di pace.
Stati Uniti
Il 5 dicembre 2007, presso la Commissione Affari esteri della Camera dei rappresentanti, si è tenuta un’audizione sul tema “Dopo Annapolis: prossimi passi nel processo di pace in Medio Oriente”. In apertura del dibattito è intervenuto il Presidente della commissione, il democratico Tom Lantos, il quale ha sottolineato gli aspetti positivi della conferenza, tra i quali spicca il consenso tra il Primo ministro israeliano, Ehud Olmert, ed il Presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, per raggiungere un accordo conclusivo tra le parti entro la fine del 2008. Tra gli ostacoli più difficili da superare nel processo di pace, il Presidente Lantos ha invece segnalato le persistenti attività terroristiche dei gruppi palestinesi a Gaza e la complicità dell’Egitto nel sostegno al contrabbando di armi e di denaro con la striscia di Gaza, ed ha concluso mettendo in guardia l’Amministrazione Bush dalla ventilata iniziativa, annunciata dalla Russia, per una conferenza sui rapporti tra Israele e la Siria, che avrebbe il solo effetto di far naufragare il processo di pace in Medio Oriente (http://foreignaffairs.house.gov/press_print.asp?id=456).
A tale intervento hanno fatto seguito le osservazioni del capogruppo repubblicano in commissione, Ileana Ros-Lehtinen, la quale, pur ammettendo alcuni significativi risultati della conferenza, tra i quali l’istituzione di un comitato bilaterale per il controllo dei diversi gruppi di negoziazione e di una sede trilaterale, con la presenza degli Stati Uniti, per il monitoraggio dell’attuazione dell’accordo, ha evidenziato la genericità delle decisioni assunte, con le quali si è accuratamente evitato di affrontare delicate e controversie questioni, come i confini tra i due futuri Stati, il destino dei rifugiati palestinesi e la divisione di Gerusalemme, per non parlare del silenzio sul ruolo dei regimi di Damasco e di Teheran. Ileana Ros-Lehtinen ha infine ricordato come Abbas resti il capo di Fatah, organizzazione che, dal 2000, ha effettuato più attentati terroristici verso Israele di Hamas e della Jihad islamica (http://foreignaffairs.republicans.house.gov/apps/list/speech/foreignaffairs_rep/071205annapolis.shtml).
All’audizione hanno poi partecipato Dennis Ross, del Washington Institute for Near East Policy, e David Wurmser, per il Delphi Global Analysis Group.
XV Legislatura – Rassegna parlamentare di politica internazionale n. 3 – 15 Dicembre 2007