XIV Legislatura - Dossier di documentazione | |||||
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Autore: | Servizio Biblioteca | ||||
Titolo: | L'esercizio della caccia in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna | ||||
Serie: | Materiali di legislazione comparata Numero: 106 | ||||
Data: | 15/10/04 | ||||
Abstract: | Schede di sintesi, documentazione normativa e articoli di dottrina | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | XIII-Agricoltura |
Servizio Biblioteca |
materiali di legislazione comparata |
L’esercizio della caccia in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna
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n. 106
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xiv legislatura ottobre 2004 |
Camera dei deputati
Camera dei deputati
SERVIZIO BIBLIOTECA
Materiali di legislazione comparata
L’esercizio della caccia in Francia,
Germania, Regno Unito e Spagna
N. 106 - ottobre 2004
I dossier del Servizio Biblioteca sono destinati alle esigenze di documentazione interna degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fino non consentiti dalla legge.
Il dossier è stato curato da Luana Alverone (Consigliere di Biblioteca, Tel. 4212), Roberto D’Orazio (Documentarista di Biblioteca, Tel. 3338), Leonardo Marinucci (Consigliere di Biblioteca, Tel. 9942) e Fabrizio Megale (Documentarista di Biblioteca, Tel. 3419).
File: MLC106.htm
Indice
Uccelli di passaggio e selvaggina d’acqua
Specie cacciabili e calendario venatorio
Limitazioni all’esercizio della caccia
Le specie cacciabili e il calendario venatorio
Specie protette, o di cui è limitata la caccia
L’impiego di cani nelle attività venatorie
La ripartizione delle competenze tra Stato e regioni in materia di caccia
Specie cacciabili e calendari venatori
Estratto del codice dell’ambiente (parte legislativa)
Estratto del codice dell’ambiente (parte regolamentare)
Legge federale sulla caccia - Bundesjagdgesetz (BjagdG)
Ordinanza sui periodi di caccia - Verordnung über die Jagdzeiten (JagdzeitV)
Wildlife and Countryside Act 1981
Ley 1/1970, de 4 de abril, de Caza
(segnalazioni bibliografiche)
Schede di sintesi
La normativa francese sulla caccia è contenuta negli artt. L. 420-1 a L. 428-34 del Codice dell’ambiente (Code de l’environnement), modificati da ultimo con la legge n. 2003-698 del 30 luglio 2003.
I principi generali cui deve ispirarsi la caccia sono fissati nell’articolo di apertura della normativa (L. 420-1):
“La gestione durevole del patrimonio faunistico e dei suoi habitat è di interesse generale. La pratica della caccia, attività di carattere ambientale, culturale, sociale ed economico, partecipa a questa gestione e contribuisce all’equilibrio fra la selvaggina, gli ambienti e le attività umane, assicurando un vero equilibrio agro-silvo-cinegetico.
Il principio di prelievo ragionevole sulle risorse naturali rinnovabili si impone alle attività di utilizzo e sfruttamento di tali risorse. In contropartita dei prelievi ragionevoli sulle specie la cui caccia è autorizzata, i cacciatori devono contribuire alla gestione equilibrata degli ecosistemi.”
Oltre che tramite la limitazione del periodo di caccia, trattata per esteso più avanti, il controllo delle specie può essere effettuato tramite la limitazione del numero di animali prelevati, limitazione perseguita mediante due strumenti: il “piano di caccia” e il “prelievo massimo autorizzato (PMA)”, fra loro complementari. Infatti, il primo risulta particolarmente adatto per la fauna stanziale e il secondo, più flessibile, per quella migratrice.
Il “piano di caccia” fissa il prelievo, per una data specie, su un determinato territorio e per una stagione di caccia. La responsabilità è del Prefetto per la fauna stanziale e del Ministro dell’ecologia per quella migratrice. Ogni animale prelevato nel quadro di un piano di caccia deve essere marcato con un dispositivo omologato, numerato e rilasciato dalla Federazione dipartimentale dei cacciatori. Il principale inconveniente del piano di caccia è la sua pesantezza amministrativa. Esso comporta infatti il censimento di tutti i detentori di diritti di caccia, la gestione delle domande individuali e delle relative attribuzioni, la riunione di commissioni, gli eventuali ricorsi dei cacciatori ecc.
Per alcune specie di fauna stanziale i piani di caccia sono obbligatori (cervo, capriolo, daino, muflone, camoscio ecc.). Esse possono essere cacciate unicamente da titolari di decreti individuali approvati dal Prefetto e recanti il piano di caccia. Le altre specie di fauna stanziale possono essere anch’esse sottoposte ad un regime di piani di caccia, con decreto del Prefetto riferito alla totalità o ad una parte del dipartimento.
A differenza del piano di caccia, che ha un ambito strettamente territoriale e riguarda il singolo detentore del diritto di caccia, il “prelievo massimo autorizzato (PMA)” stabilisce una limitazione al prelievo di una specie determinata per un dato periodo (giorno, mese, stagione di caccia ecc.) in una circoscrizione amministrativa (comune, dipartimento, regione o Francia intera). L’attuazione del PMA consiste nell’attribuire un numero di animali multiplo del numero di cacciatori presenti sul territorio in questione. Gli animali prelevati nell’ambito di un PMA devono essere marcati con apposito dispositivo e il cacciatore deve riempire un quaderno di prelievo.
Per le specie stanziali, il PMA costituisce, di regola, il primo passo verso il piano di caccia. E’ invece adatto in quanto tale per le specie migratorie, a condizione che interessi un territorio sufficientemente vasto, come ad esempio una regione.
La competenza ad istituire un PMA spetta al Ministro dell’ecologia o al Prefetto.
Nel controllo della caccia, fondamentale è il ruolo delle federazioni di cacciatori, con particolare riguardo per quelle costituite a livello di dipartimento. L’art. L. 421-7 del Codice dell’ambiente recita infatti:
“ I. Conformemente agli orientamenti regionali di gestione della fauna selvatica e di miglioramento della qualità dei suoi habitat approvati dal Prefetto della regione o dal Presidente del consiglio regionale, nei casi in cui la regione ha chiesto di esercitare tale competenza, è messo in opera in ogni dipartimento uno schema di gestione cinegetica. Tale schema è stabilito per un periodo di cinque anni rinnovabile. Esso è elaborato dalla federazione dipartimentale dei cacciatori, tenendo conto del documento dipartimentale di gestione dello spazio rurale e forestale di cui all’art. L. 112-1 del Codice rurale, ed è approvato previo parere del consiglio dipartimentale della caccia e della fauna selvatica, che verifica in particolare la sua conformità ai principi enunciati dall’art. L. 420-1.
“ II. Lo schema dipartimentale di gestione cinegetica comprende in particolare:
1) i piani di caccia e i piani di gestione;
(…)
3) le azioni volte a migliorare la pratica della caccia, quali la definizione e l’attuazione dei piani di gestione approvati e la fissazione dei prelievi massimi autorizzati;
(…).”
Per quanto riguarda le diverse competenze amministrative in materia di prelievo massimo autorizzato (PMA), l’art. L. 425-5 recita:
“Nelle condizioni stabilite con decreto previo parere del Consiglio di Stato, il Ministro può, dopo il parere della federazione nazionale dei cacciatori e dell’Ufficio nazionale della caccia e della fauna selvatica, fissare il numero massimo di animali che un cacciatore è autorizzato a prelevare in un periodo determinato su un dato territorio.
“Nelle stesse condizioni, il Prefetto può, su proposta della federazione dipartimentale o interdipartimentale dei cacciatori, fissare il numero massimo di animali che un cacciatore o un gruppo di cacciatori è autorizzato a prelevare in un periodo determinato su un dato territorio.
“Queste disposizioni tengono conto degli orientamenti dello schema dipartimentale di gestione cinegetica”.
Passando alle specie cacciabili, va ricordato innanzitutto che l’allegato I della direttiva comunitaria n. 79/409 sulla protezione degli uccelli fissa l’elenco delle specie integralmente protette.
L’allegato II della stessa direttiva, invece, stabilisce nell’elenco II-1 le ventiquattro specie che possono essere cacciate in tutti i paesi dell’Unione europea e, nell’elenco II-2, talune altre specie assegnate a questo o a quel paese. Ogni Stato membro stabilisce quindi l’elenco delle specie effettivamente cacciate sul suo territorio; non è tuttavia obbligato a lasciar cacciare l’insieme delle specie assegnategli dalla direttiva.
In Francia il numero delle specie di uccelli selvatici effettivamente cacciabili è il seguente:
· numero di specie dell’allegato II-1 (cacciabili ovunque): 24;
· numero di specie dell’allegato II-2 (cacciabili per paese): 40;
· totale dei due allegati: 64 specie cacciabili in Francia. [1]
Nessuno ha il diritto di cacciare sulla proprietà altrui senza il consenso del proprietario o dei suoi aventi diritto (L. 422-1 del Codice dell’ambiente).
In linea di principio, il diritto di caccia è considerato come rientrante nel diritto di proprietà, pertanto il proprietario è libero di autorizzarne o meno l’esercizio sul proprio terreno. Tale diritto può tuttavia essere trasferito ad un’associazione comunale di caccia (si veda il paragrafo seguente).
E’ regolato dagli artt. L. 422-1 a L. 422-29 del Codice dell’ambiente.
La costituzione di un’associazione comunale di caccia è obbligatoria in tutti i comuni dei dipartimenti compresi in un elenco stabilito dal Ministro, su proposta del Prefetto, previo parere del Consiglio generale di ciascun dipartimento. E’ comunque possibile negli altri comuni, se il 60% dei proprietari rappresentanti almeno il 60% della superficie del comune la richiedono.
Le associazioni comunali di caccia autorizzate possono costituire a loro volta una o più associazioni intercomunali di caccia autorizzate (art. L. 422-24).
La costituzione di un’associazione ha come principale conseguenza il trasferimento ad essa del diritto di caccia sui terreni inclusi nella sua superficie. La legge consente tuttavia a chi si opponga alla caccia per proprie convinzioni personali e che sia proprietario di terreni inclusi nella sua superficie di sottrarli alla suddetta disciplina per un periodo di cinque anni rinnovabile.
L’art. 422-2 del Codice dell’ambiente afferma:
“Le associazioni comunali e intercomunali di caccia autorizzate hanno lo scopo di assicurare una buona organizzazione tecnica della caccia. Esse favoriscono sul loro territorio lo sviluppo della selvaggina e della fauna selvatica nel rispetto di un vero equilibrio agro-silvo-cinegetico, l’educazione venatoria dei loro membri nonché la regolazione degli animali nocivi e assicurano il rispetto dei piani di caccia. Hanno inoltre per scopo di far contribuire i cacciatori alla conservazione degli habitat naturali, della fauna e delle flora.
“La loro attività viene esercitata nel rispetto delle proprietà, delle colture e dei raccolti ed è coordinata dalla federazione dipartimentale dei cacciatori. Le associazioni comunali e intercomunali di caccia autorizzate collaborano con l’insieme dei soggetti del mondo rurale”.
L’autorizzazione alle associazioni è rilasciata dal Prefetto (art. L. 422-3). Ciascun comune può avere una sola associazione comunale di caccia autorizzata.
Nei comuni in cui deve essere costituita un’associazione comunale di caccia una indagine, ordinata dal Prefetto, determina i terreni sottoposti all’azione dell’associazione comunale di caccia mediante apporto dei proprietari o dei detentori di diritti di caccia (art. L. 422-8).
Su richiesta dell’associazione comunale di caccia, tali apporti sono ritenuti compiuti di pieno diritto per un periodo di cinque anni rinnovabile se nei tre mesi seguenti l’annuncio della costituzione dell’associazione, tramite affissione al municipio e lettera raccomandata R/R indirizzata ad ogni proprietario o detentore di diritti di caccia, le persone di cui ai successivi punti 3 e 5 non hanno fatto conoscere con lettera raccomandata R/R la loro opposizione giustificata all’apporto del loro territorio di caccia (art. L. 422-9).
A norma del successivo art. L. 422-10 del Codice dell’ambiente, l’associazione comunale di caccia è costituita sui terreni diversi da quelli:
1. situati nel raggio di 150 m. da qualsiasi abitazione;
2. circondati da una recinzione quale definita dall’art. L. 424-3;
3. oggetto di opposizione da parte dei proprietari o detentori di diritti di caccia su superfici appartenenti ad un solo titolare e superiori alle dimensioni minime elencate dall’art. L. 422-13;
4. facenti parte del demanio pubblico dello Stato, dei dipartimenti e dei comuni, delle foreste demaniali o dei demani della Rete ferroviaria di Francia e della Società nazionale ferrovie francesi, salve le possibilità di deroga di cui all’art. L. 422-11;
5. oggetto di opposizione da parte dei proprietari o dei coproprietari indivisi all’unanimità i quali, a nome di convinzioni personali contrarie alla pratica della caccia, proibiscano, anche a loro stessi, l’esercizio della caccia sui loro beni.
Se il proprietario è una persona giuridica, l’opposizione può essere formulata dal responsabile dell’organo deliberante su mandato di quest’ultimo.
Tuttavia, secondo il successivo art. L. 422-11, nelle foreste demaniali, e in deroga alle disposizioni dell’art. L. 422-10, alcuni terreni possono, con decisione dell’autorità competente, essere locati all’associazione comunale o intercomunale. Gli altri terreni facenti parte del demanio privato dello Stato possono, con decisione dell’autorità competente, essere esclusi, qualunque sia la loro superficie, dal campo di applicazione degli artt. L. 422-10 a L. 422-20.
Le modalità e gli effetti delle opposizioni di cui ai punti 3 e 5 sono regolati dagli artt. L. 422-13 a L. 422-15, mentre quelli degli apporti di terreni sono disciplinati dagli artt. L. 422-16 e L. 422-17.
Inoltre, le associazioni comunali e intercomunali di caccia autorizzate sono tenute a costituire una o più riserve di caccia comunali o intercomunali. La superficie minima delle riserve è di un decimo della superficie totale del territorio dell’associazione (art. L. 422-23).
Infine, l’art. L. 422-28 del codice dell’ambiente definisce la “caccia marittima” come quella praticata:
1) sul mare entro il limite delle acque territoriali;
2) sugli stagni o piani d’acqua salati;
3) sulla parte dei piani d’acqua, fiumi, ruscelli e canali sfocianti in mare che è situata a valle del limite di salinità delle acque;
4) sul demanio pubblico marittimo.
La caccia marittima ha per oggetto, nelle zone sopra definite, l’inseguimento, la cattura o la distruzione degli uccelli o altra selvaggina.
In base all’art. L. 422-22 del Codice dell’ambiente, “la qualità di membro di un’associazione comunale di caccia conferisce il diritto di cacciare su tutto il territorio di caccia dell’associazione, in conformità del suo regolamento”.
Questo aspetto è regolato dagli artt. L. 424-2 e 424-3. Il primo di questi articoli, il più importante, recita:
“Nessuno può cacciare fuori dai periodi di apertura della caccia stabiliti dall’autorità amministrativa secondo modalità fissate con decreto adottato previo parere del Consiglio di Stato. Gli uccelli non possono essere cacciati né durante il periodo di nidificazione né durante i diversi stadi di riproduzione e dipendenza. Inoltre gli uccelli migratori non possono essere cacciati durante il loro tragitto di ritorno verso il proprio luogo di nidificazione. Tuttavia, onde permettere, in condizioni controllate e in maniera selettiva, la cattura, la detenzione od ogni altro sfruttamento giudizioso di alcuni uccelli migratori terrestri e acquatici in piccole quantità, conformemente alle disposizioni dell’art. L. 425-5, possono essere concesse deroghe. Un decreto adottato previo parere del Consiglio di stato fissa le modalità di applicazione di tale disposizione”.
In concreto, il periodo di apertura e chiusura della caccia è stabilito ogni anno nel modo seguente.
In base all’art. R. 224-6 del Codice dell’ambiente, si decide con decreto (arrêté) del Ministro dell’ecologia per quanto riguarda gli uccelli selvaggina di acqua o di passaggio, secondo un calendario che tiene conto dei rapporti scientifici periodici sulle popolazioni di uccelli elaborati dall’Osservatorio nazionale della fauna selvatica e dei suoi habitat (Observatoire national de la faune sauvage et de ses habitats), previo parere del Consiglio nazionale della caccia e della fauna selvatica.
L’Osservatorio, istituito dal decreto (décret)n. 2002-1000 del 17 luglio 2002, è una rete di esperti costituita presso il Ministero dell’ecologia.
La giurisprudenza del Consiglio di Stato ha infatti stabilito che il calendario fissato dall’autorità amministrativa deve, da un lato, essere basato su dati scientifici ad hoc elaborati dall’Osservatorio e, dall’altro, però, essere pienamente compatibile con le prescrizioni della direttiva comunitaria n. 79/409.
Si noti che in passato lo stesso Consiglio di Stato ha più volte sospeso o annullato degli arrêtés ministeriali recanti calendari insufficientemente protettivi alla luce della “direttiva uccelli” (da ultimo: référé in urgenza del 5 febbraio 2004 e sentenza pronunciata il 5 luglio 2004).
Per la stagione 2004-2005, il calendario di caccia è stato fissato con l’ Arrêté du 29 juillet 2004 relatif aux dates d’ouverture de la chasse aux oiseaux de passage et au gibier d’eau (Journal officiel du 4 août 2004), il quale impone le date seguenti :
1) uccelli di passaggio: quaglia e tortora dal 28 agosto, tutti gli altri dalla data di apertura generale della caccia;
2) selvaggina d’acqua: anatre di superficie e anatre tuffatrici nonché rallidi : 28 agosto; oche e limicoli: dal 7 agosto nel demanio pubblico marittimo e dal 28 agosto nelle altre zone menzionate dall’art. L. 426-6 del Codice dell’ambiente
Quanto ai decreti di chiusura, l’ultimo in ordine di tempo (Arrêté du 31 décembre 2003 relatif aux dates de fermeture de la chasse aux oiseaux de passage et au gibier d’eau en 2004, modifié par l’arrêté du 5 février 2004) è stato annullato dal Consiglio di Stato (sentenza 5 luglio 2004, n. 264010), a motivo del fatto che illecitamente “autorizza la caccia alle oche, ai limicoli, ai rallidi e alla pavoncella oltre la data del 31 gennaio 2004”.
In base agli artt. R. 224-3 e R. 224-4 del Codice dell’ambiente, il calendario della caccia a tiro è fissato con decreto (arrêté) del Prefetto, previo parere del Consiglio dipartimentale della caccia e della fauna selvatica e della federazione dipartimentale dei cacciatori, all’interno di una data minima e massima fissata a livello nazionale, nel 1986, dal Ministro dell’ambiente. Tale caccia può essere aperta in anticipo per talune specie sottoposte a piano di caccia (es: capriolo) o presenti in soprannumero (es.: cinghiale).
Per la stagione 2004-2005, l’apertura generale della caccia a tiro è stata la seguente: la 1a domenica di settembre in Corsica; la 2a nei dipartimenti del sud della Francia; la 3a domenica di settembre nei dipartimenti del centro; la 4a nel nord. La data di apertura cambia quindi da dipartimento a dipartimento. La chiusura generale della caccia a tiro ha invece luogo l’ultimo giorno di febbraio, fatte salve particolari eccezioni di anticipo o posticipo.
Infine, per favorire la protezione e il ripopolamento della selvaggina, il Prefetto può, nel decreto annuale, per una o più specie di selvaggina:
1) vietare l’esercizio della caccia di tali specie o di una categoria di esemplari di tali specie con l’obiettivo della ricostituzione delle popolazioni;
2) limitare il numero dei giorni di caccia;
3) stabilire le ore di caccia della selvaggina stanziale e degli uccelli di passaggio (art. R. 224-7).
La caccia rientra nell’elenco di quelle materie nelle quali, in base all’articolo 75 della Legge fondamentale (Grundgesetz), la Federazione ha diritto di emanare disposizioni quadro per la legislazione dei Länder. I Parlamenti regionali possono in tal caso legiferare soltanto nel rispetto delle disposizioni emanate a livello federale.
Oltre alle leggi e alle disposizioni applicative adottate dai Länder, la materia della caccia è trattata anche in altre leggi federali che riguardano più in generale l’ambiente, la natura e la protezione degli animali[2], nonché in diverse disposizioni attuative di direttive comunitarie.
Le undici sezioni in cui è articolata la Legge federale sulla caccia (Bundesjagdgesetz) del 29 novembre 1952, nella versione del 29 settembre 1976 entrata in vigore il 1° aprile 1977[3], disciplinano in particolare:
- il diritto di caccia;
- i distretti di caccia e le comunità di cura della fauna;
- la partecipazione di terzi all’esercizio del diritto di caccia;
- la licenza di caccia;
- i divieti e i doveri connessi all’esercizio della caccia;
- il risarcimento dei danni provocati dalla caccia;
- le associazioni di cacciatori.
Nell’ordinamento tedesco il diritto di caccia (Jagdrecht) è strettamente legato al diritto di proprietà, in quanto esso spetta al proprietario del terreno o all’usufruttuario. Al diritto di cacciare sul proprio terreno è inoltre inscindibilmente connesso il dovere di cura e conservazione della fauna selvatica (Pflicht zur Hege), nell’ottica di preservare il più possibile il patrimonio faunistico attraverso la tutela delle condizioni di vita della fauna selvatica stessa.
L’attività venatoria può essere esercitata soltanto in “distretti di caccia” (Jagdbezirke). Nei terreni senza proprietario il diritto di caccia spetta ai Länder. Il sistema dei distretti (c.d. Reviersystem, sistema delle riserve di caccia) è in vigore dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, essendo stato introdotto dalla prima legge tedesca sulla caccia del 26 febbraio 1870. I distretti possono essere individuali (Eigenjagdbezirke), con una superficie minima di 75 ettari, oppure collettivi (gemeinschaftliche Jagdbezirke) con una estensione di almeno 150 ettari. I Länder possono derogare a queste regole fissando un livello minimo di estensione più elevato. È inoltre possibile ripartire un terreno collettivo in più distretti di caccia distinti, purché ciascuno di essi abbia una superficie di almeno 250 ettari.
La Legge federale assegna ai Länder il compito di definire la parte del territorio in cui la caccia è vietata. Le leggi di tutti i Länder stabiliscono infatti che la caccia non possa essere esercitata in alcuni luoghi ove sarebbe incompatibile con la vita sociale. È quindi prevista una procedura amministrativa che consenta ai proprietari di richiedere che i loro terreni siano riconosciuti come zone con divieto di caccia.
Nei distretti di caccia individuali il diritto di caccia è esercitato dal proprietario del fondo, dall’usufruttuario o da un persona da lui autorizzata; nei distretti collettivi l’eserczio di tale diritto spetta invece alle associazioni di caccia (Jagdgenossenschaften) che possono essere costituite dai proprietari dei fondi che formano un terreno di caccia collettivo.
L’associazione di caccia, contemplata dal § 9 della Legge federale, è rappresentata da un Consiglio di amministrazione (Jagdvorstand) eletto fra i suoi membri. In genere le associazioni venatorie danno in concessione (Verpachtung) a terzi il diritto di caccia. Il contratto di appalto (Jagdpachtvertrag) deve essere concluso per iscritto e avere una durata di almeno nove anni. I Länder possono fissare un termine maggiore. La legge stabilisce inoltre che possa essere concessa in appalto una superficie massima di mille ettari. La persona che prende in appalto un territorio per praticarvi la caccia deve essere titolare di una licenza di caccia valida almeno per tre anni e deve assumersi la responsabilità civile e penale del mantenimento del patrimonio faunistico. Il contratto di appalto va denunciato all’autorità competente e si estingue per ritiro o scadenza della licenza di caccia, qualora non ci siano i presupposti per la concessione di un nuovo permesso.
Il § 10a della Legge federale prevede la formazione della c.d. “Comunità di cura della fauna” (Hegegemeinschaft). Si tratta di una forma di autogestione volontaria, costituita da titolari di distretti di caccia attigui, allo scopo di provvedere alla gestione della selvaggina e delle altre specie selvatiche ad essa connesse. In queste comunità possono essere applicati provvedimenti non gestibili da singoli distretti, come ad esempio azioni comuni per gli abbattimenti o interventi di cura che oltrepassano i confini del singolo terreno. Questo sistema consente una migliore tutela dell’ambiente e del paesaggio, nonché il ripristino delle migliori condizioni di vita per la fauna in genere. Mediante l’abbattimento selettivo è infatti possibile mantenere l’equilibrio fra le diverse popolazioni delle specie selvatiche in rapporto al loro habitat naturale e favorire la presenza e la conservazione di specie protette.
Dopo aver definito il contenuto del diritto di caccia, la Legge federale elenca al § 2 le specie animali cacciabili distinguendo la selvaggina a pelo (Haarwild) da quella a piuma (Federwild) e indicando tra parentesi anche il corrispondente nome latino. Nel primo gruppo sono comprese 25 specie, nel secondo 23. Non si tratta di un elenco esaustivo, poiché i Länder hanno facoltà di indicare ulteriori specie nelle rispettive leggi regionali sulla caccia.
In base al § 22, comma 4, della stessa Legge federale, il Governo è tenuto ad emanare, con il consenso del Consiglio federale (Bundesrat), un’ordinanza che determini il periodo di caccia per ciascuna specie. L’ordinanza tuttora in vigore (Verordnung über die Jagdzeiten) è del 2 aprile 1977. Le specie per le quali non è indicato nessun periodo di caccia non possono essere cacciate.
Per le anatre, la lepre e il fagiano, ad esempio, la stagione di caccia si apre il 1° ottobre e termina il 15 gennaio. L’apertura della caccia per cervi (Rotwild), daini (Damwild) e caprioli (Rehwild) si colloca tra il 1° giugno e il 1 settembre, mentre la data di chiusura è in genere fissata al 31 gennaio o al 28 febbraio; per il camoscio (Gamswild) il periodo stabilito va dal 1° agosto al 31 dicembre. La caccia al cinghiale (Schwarzwild) può essere praticata dal 16 giugno al 31 gennaio. Per i cigni reali (Höckerschwäne) la caccia si apre il 1° novembre e si conclude il 1° febbraio. La caccia alla pernice (Rebhuhn) si svolge dal 1° settembre al 15 dicembre.
La caccia non può essere praticata durante il periodo di cova e di riproduzione. Non è invece previsto il divieto di caccia qualora la neve ricopra il suolo. È inoltre esclusivamente vietato abbattere la selvaggina nel raggio di 200 metri dai luoghi dove va a nutrirsi durante i periodi in cui le condizioni atmosferiche la rendono vulnerabile.
La Legge federale permette ai Länder di abbreviare la durata della stagione della caccia o, al contrario, di eliminare i periodi di chiusura su taluni territori per precise ragioni (epidemie della selvaggina, danni alle colture, squilibri ecologici).
Ogni Land fissa il proprio calendario venatorio, che prevede periodi di caccia diversi a seconda delle specie o del sesso degli animali. In quasi tutti i Länder, ad eccezione delle specie suscettibili di essere cacciate tutto l’anno (conigli selvatici, nutrie, volpi e piccoli cinghiali), l’apertura della stagione venatoria è generalmente fissata nel periodo che intercorre dal 1° agosto al 1° settembre per la grossa selvaggina (Hochwild), mentre per la piccola selvaggina (Niederwild), in particolare lepri e fagiani, la data d’inizio si colloca dal 1° al 15 ottobre. La data di chiusura supera raramente il 31 gennaio.
In base alla Legge federale, è vietata la caccia di notte per la grossa selvaggina (ad eccezione del cinghiale), così come per gli uccelli (ad eccezione di gabbiani, beccacce e galli di brughiera). La notte è definita come il periodo che comincia un’ora e mezza dopo il tramonto del sole e che termina un’ora e mezza prima della sua levata. Si tratta di un divieto inderogabile, in quanto la stessa legge non prevede che i Länder possano emanare disposizioni contrastanti per autorizzare la caccia notturna. I Länder possono tuttavia prevedere per via regolamentare dei piani di caccia per certe specie, che possono realizzarsi anche durante la notte.
Nella predisposizione dei c.d. “piani di abbattimento” (Abschusspläne) occorre considerare la necessità di proteggere l’agricoltura, le foreste e la pesca dai danni causati dalla fauna e, contemporaneamente, rispettare le esigenze di tutela dell’ambiente e del paesaggio. In base a quanto disposto dal § 21 della Legge federale, il piano di abbattimento deve contribuire alla conservazione del patrimonio faunistico, assicurando in particolare la protezione di quelle specie che appaiono minacciate di estinzione. I cervidi, il gallo cedrone e il gallo forcello, così come le foche, possono essere cacciati solo in base a un piano di abbattimento. Nei distretti di caccia collettivi i piani di abbattimento sono elaborati dal titolare del diritto di caccia d’intesa con il Consiglio di amministrazione dell’associazione venatoria. Nelle foreste demaniali (Staatsforsten) l’abbattimento è materia regolata dalla legislazione dei Länder.
L’esercizio del diritto di caccia è subordinato al possesso di una licenza (Jagdschein) valida in tutto il territorio federale. Per ottenere la licenza, che è rilasciata dall’autorità competente per la zona di residenza del richiedente, occorre aver compiuto sedici anni e aver superato un esame attitudinale. L’esame da cacciatore (Jägerprüfung), che consiste in una prova scritta, una prova orale-pratica e una prova di tiro, consente di valutare il livello di conoscenza del candidato in più settori: zoobiologia, protezione della fauna e dell’ambiente, agricoltura e scienze forestali, meccanica delle armi e loro utilizzo, impiego dei cani da caccia, regole d’igiene relative alla selvaggina abbattuta. La legge precisa che l’insufficienza riportata nella prova di tiro non può essere compensata da buoni risultati ottenuti nelle altre materie. I Länder possono imporre la frequenza di un corso di formazione pratica e teorica, che duri da sei a dodici mesi, organizzato da associazioni private legalmente autorizzate.
Il rilascio della licenza di caccia con i falchi (Falknerjagdschein) richiede un esame supplementare (Falknerprüfung) per valutare la conoscenza dell’utilizzo e del mantenimento degli uccelli rapaci usati in falconeria.
Ai minorenni di età compresa fra sedici e diciotto anni può essere rilasciato un permesso di caccia specifico per giovani (Jugendjagdschein), che li abilita a praticare la caccia soltanto in presenza di un accompagnatore adulto ed esperto. Non possono però partecipare alle cacce sociali.
Per quanto riguarda la durata, la licenza annuale (Jahresjagdschein) è rilasciata per tre anni al massimo, mentre quella giornaliera (Tagesjagdschein) può essere valida al massimo per quattordici giorni. I permessi di caccia giornalieri per stranieri sono soggetti alle stesse tasse dei cittadini residenti, sempre che il loro Paese di origine garantisca la reciprocità del trattamento. Nella maggior parte dei Länder la licenza di caccia è rilasciata per un anno o per tre anni a scelta del cacciatore.
Per ottenere la licenza è però necessario anche dare prova dell’attitudine fisica e presentare sufficienti garanzie di affidabilità. Il rilascio della licenza è inoltre subordinato alla stipula di un contratto di assicurazione per responsabilità civile (Jagdhaftpflichtversicherung), che copra i danni causati a cose (fino a 50 mila euro) e a persone (fino a 500 mila euro).
Il titolare della licenza ottiene automaticamente il diritto di possedere e portare un fucile da caccia. Non è quindi necessario un permesso specifico, a meno che non si voglia acquistare un’arma di lunghezza superiore a 60 centimetri o un’arma automatica.
La licenza di caccia può essere ritirata nel caso di infrazioni penali previste dalla Legge federale sulla caccia (ad esempio il mancato rispetto del divieto di caccia durante il periodo di cova e di riproduzione o del divieto di cacciare determinati animali) o dal Codice penale (in particolare il bracconaggio). Contemporaneamente al ritiro il tribunale decide che, per un periodo compreso tra uno e cinque anni, l’interessato non potrà richiedere il rinnovo della licenza.
La quinta sezione della Legge federale sulla caccia contiene un elenco dettagliato dei vari divieti cui è soggetta l’attività venatoria. I “divieti materiali” (sachliche Verbote), di cui al § 19, riguardano l’uso di certe armi e cartucce (è vietato sparare alla selvaggina con armi automatiche o semiautomatiche che abbiano più di due cartucce nel caricatore); il ricorso a luci artificiali, specchi, trappole, reti o lacci, nonché la caccia in orari o periodi non consentiti.
È vietato istituire, dare o ricevere ricompense per sparare o catturare selvaggina a piuma. È inoltre possibile predisporre trappole o scavare fosse per catturare la selvaggina soltanto con l’autorizzazione dell’autorità competente. Non si può avvelenare la selvaggina, né utilizzare esche avvelenate o narcotizzanti. È inoltre vietata la caccia con la rete (Netzjagd) per le foche o praticare la caccia ad inseguimento (Hetzjagd) riguardo alla selvaggina in generale. I Länder possono adottare disposizioni che ampliano o viceversa restringono la portata applicativa dei divieti sanciti dalla Legge federale, ad eccezione di quello che riguarda la caccia con i bracchi (Brackenkagd) su una superficie inferiore a mille ettari. Per quanto riguarda la selvaggina a piuma, devono essere rispettati i limiti imposti dalla Direttiva comunitaria 79/409/CEE del 2 aprile 1979 sulla conservazione degli uccelli selvatici.
Ai sensi del § 19a è vietato spaventare e mettere in agitazione la selvaggina (Beunruhigen von Wild) disturbandola con fotografie, riprese con videocamera o altre simili azioni in prossimità dei luoghi di rifugio, di nidificazione, di cova o di dimora abituale degli animali. Ai Länder è consentito stabilire eccezioni per determinati tipi di selvaggina.
Per quanto riguarda i “divieti relativi ai luoghi” (ortliche Verbote), la Legge federale prevede che non si possa praticare la caccia in quei luoghi in cui si disturberebbe la tranquillità, l’ordine e la sicurezza delle persone o si minaccerebbe la loro vita. L’esercizio della caccia nelle aree protette, nei parchi nazionali e nelle riserve naturali è regolata dalla legislazione dei Länder.
Nel Regno Unito l’esercizio delle attività venatorie non è oggetto di uno statuto normativo unitario, ma di una pluralità di fonti legislative, costituite talora da provvedimenti la cui adozione risale indietro di molti anni.
La relativa disciplina, stratificatasi nel tempo, deve pertanto essere ricostruita attraverso l’esame dei singoli provvedimenti e avendo riguardo ai corrispondenti ambiti di applicazione; se ne possono, tuttavia, individuare le linee di fondo nel collegamento operato dalla legge tra la proprietà (od altro titolo di possesso e godimento) dei fondi e il diritto di esercitarvi la caccia, purché i fondi siano di estensione sufficientemente ampia e salvo la protezione di particolari specie faunistiche prevista dalla legge medesima; nella previa autorizzazione necessaria (game licence) per l’esercizio delle attività venatorie sui terreni demaniali e nelle riserve di caccia organizzate; nelle restrizioni stagionali poste a tali attività in relazione ad alcune specie animali e in coincidenza con il periodo di riproduzione; nel libero prelievo venatorio di fauna ritenuta nociva per l’agricoltura; nella disciplina particolare della caccia alla volpe, per la quale sono state annunciate innovazioni legislative.
Eccettuato il caso della caccia alla lepre, oggetto di una disciplina specifica (Hares Act del 1848 e Ground Game Act del 1880[4]) che ne prevede il libero esercizio, in ogni momento dell’anno, nei fondi privati da parte del proprietario (e dell’affittuario che ne abbia acquisito dal primo il diritto, o, in assenza di tale abilitazione, qualora ciò sia necessario alla tutela dei raccolti), le attività venatorie, a norma del Game Act del 1831[5] - tuttora vigente nella maggior parte delle sue previsioni - sono soggette al rilascio di una licenza (certificate), le cui condizioni di rilascio sono regolate dal Game Licences Act del 1860), e al divieto, in relazione a determinate specie animali, di esercitarle in alcuni periodi e momenti dell’anno.
In particolare, oltre al divieto generale di caccia in determinati giorni festivi (la domenica di ciascuna settimana dell’anno e il giorno di Natale), la legge vieta la caccia delle pernici e dei fagiani, rispettivamente, dal 1° febbraio al 1° settembre e a partire dalla stessa data fino al 1° ottobre; talune specie ornitologiche, inoltre, non sono cacciabili in altri periodi (compresi dal 10 dicembre al 12 agosto dell’anno successivo, oppure, in casi particolari, dal 1° marzo al 1° settembre). Le violazioni sono punite con sanzioni pecuniarie il cui importo è stato aggiornato dalla più recente legislazione penalistica. Del pari, è vietata la compravendita di selvaggina negli stessi periodi, e nei dieci giorni successivi alla data in cui cessa il vigore del divieto di caccia per le specie individuate.
La caccia ai cervidi è stata oggetto di una serie di provvedimenti ad hoc, adottati a distanza di tempo e confluiti, per effetto di abrogazioni successive, nel Deer Act del 1991. La legge punisce, in primo luogo, l’accesso non autorizzato nei fondi privati per inseguire od uccidere questi animali (art. 1); di essi è, in ogni caso, proibita la caccia (ma non l’uccisione nel caso di animali di allevamento) nei periodi individuati dalla legge medesima in relazione a singole specie ed articolati a seconda dell’età e del sesso dell’esemplare, compresi, di massima, dal 1° maggio al 31 luglio oppure dal 1° marzo al 31 ottobre (art. 2)[6]. Indipendentemente dalla stagione, la caccia ai cervidi non può mai essere praticata di notte (art. 3).
Per quanto concerne le armi e gli strumenti utilizzabili per la caccia ai cervidi, la legge configura come reato (offence), punito con pene pecuniarie e con la detenzione fino a tre mesi, gli atti - perpetrati ed anche il mero tentativo - consistenti nell’utilizzazione od anche nel trasporto di trappole, di esche velenose o stupefacenti oppure di altri dispositivi idonei a procurare ferite o menomazioni all’animale che venga in contatto con essi; il divieto riguarda altresì l’uso di armi e munizioni ad aria compressa, di fucili con proiettili superiori ad un determinato calibro, di proiettili contenenti sostanze velenose o stupefacenti, nonché di frecce, lance ed oggetti acuminati[7].
Sono previste però esimenti dal reato, in relazione sia all’uccisione o al ferimento di animali di questa specie che all’uso di determinate armi, per il proprietario o l’occupante di fondi coltivati, pascoli o boschi recintati nei quali si trovi l’animale (art. 7). Dai divieti anzidetti sono eccettuate, inoltre, le ipotesi relative all’abbattimento di animali feriti e sofferenti o alla loro uccisione o cattura, anche con mezzi proibiti nelle altre ipotesi, da parte del personale preposto a mansioni di tutela ambientale e a ciò autorizzato (artt. 6, 8).
La vendita della selvaggina è soggetta a previa autorizzazione, e i venditori autorizzati (licensed game dealers) sono tenuti ad annotare gli acquisti e le vendite in un apposito registro, nelle forme stabilite dall’autorità ministeriale competente in materia. In mancanza di tali requisiti, la vendita, o l’esposizione a ciò finalizzata, di carne di cervide durante il tempo in cui ne è proibita la caccia (compresi i dieci giorni successivi allo spirare di questo periodo) comporta l’applicazione di pene pecuniarie nei confronti del reo (artt. 10, 11) e, a discrezione dell’autorità giudiziaria, la revoca della licenza di caccia e del porto d’armi (art. 13); a tali scopi la legge specificamente attribuisce alle autorità di polizia poteri di perquisizione, di sequestro della merce e di arresto (art. 12).
Il Wildlife and Countryside Act del 1981 (come modificato nel 1985 e nel 1991), con il quale è stata attuata nel regno Unito le Direttive dell’Unione europea sulla conservazione degli uccelli selvatici (79/409/CE) e sulla tutela degli habitat naturali (92/43/CE), proibisce la caccia in relazione ad alcune specie, ne dispone il calendario per gli altri casi e prevede l’istituzione di riserve naturali e di parchi nazionali.
Con riguardo alle specie ornitologiche, sono dalla legge puniti come reato l’uccisione, il ferimento la cattura di uccelli selvatici (nonché la distruzione dei loro nidi) appartenenti a specie individuate in dettaglio nel primo allegato al testo normativo[8]; è inoltre vietata, nelle aree sottoposte a speciale tutela con provvedimento ministeriale, ogni altra attività che possa nuocere a tali specie (artt. 1, 3). La vendita di esemplari di specie protette, vivi o morti, è anch’essa oggetto di divieto e punita con sanzioni pecuniarie (art. 6). L’elenco delle specie ornitologiche di cui è consentito il prelievo venatorio, raggruppate nel novero degli uccelli acquatici (waterfowl) e nella cacciagione di terra (game), è invece riportato nel secondo allegato al testo legislativo[9], ed include, tra l’altro, le oche, il chiurlo, la beccaccia, il beccaccino, i principali palmipedi, gli stanziali galliformi e tetraonidi[10]. Per tali specie il calendario venatorio è dalla legge di massima dal 1° febbraio al 31 agosto.
Sono inoltre proibiti alcuni metodi di caccia o di cattura degli uccelli selvatici, come quelli basati sull’uso di trappole, cappi, uncini, reti, dispositivi elettrici, sostanze chimiche ed ogni altro mezzo idoneo a ferire o stordire l’animale; per quanto concerne le armi da fuoco, sono vietate – tra l’altro - le armi automatiche o semi-automatiche, gli esplosivi, e le armi superiori ad un certo calibro (art. 5). Gli uccelli predatori utilizzati a scopo venatorio devono essere registrati presso il competente Dipartimento ministeriale
I metodi di caccia sono disciplinati, con esclusione di quelli considerati sproporzionati allo scopo o di particolare crudeltà, anche con riguardo agli altri animali selvatici, individuati nel quinto allegato del testo legislativo (cui fa rinvio l’art. 11)[11].
Il rilascio di una licenza di caccia presuppone, ovviamente, la detenzione da parte del richiedente di un valido porto d’armi rilasciatogli dall’autorità di polizia sulla base dei requisiti prescritti dalla legge (Firearms Act del 1968); la licenza suddetta può essere altresì rilasciata, a titolo individuale o generale, in relazione a determinate specie di uccelli e per specifiche ragioni, segnatamente per la protezione dei raccolti e per motivi d’igiene o di sicurezza pubblica (art. 16).
Un aspetto particolare, che ha suscitato in tempi recenti aspre contrapposizioni anche nell’opinione pubblica, è quello relativo alla caccia ad alcuni mammiferi (segnatamente la volpe, il cervo e la lepre) tradizionalmente praticate mediante l’impiego di cani.
Il Governo in carica aveva annunciato, già nel suo manifesto elettorale, di voler disciplinare la materia ritenendo che in questo ambito le attività venatorie avessero svolgimento in forme inutilmente crudeli e comunque non compatibili con i “diritti” (welfare) degli animali (sia quelli cacciati che gli stessi cani, spesso soppressi quando non più utilizzabili a questo scopo). A tal fine nel 1999 è stata insediata una apposita commissione d’indagine (Committe of Inquiry into Hunting with Dogs in England and Wales), con il compito di riferire sugli aspetti economici e sociali della caccia esercitata in questo modo, sul suo impatto sulla tutela ambientale e degli animali, e sulle possibili conseguenze dell’introduzione di divieti e restrizioni in questo ambito[12].
Nella precedente sessione parlamentare, la Camera dei Comuni aveva approvato un progetto di legge (Hunting Bill) che metteva al bando l’impiego di cani nell’esercizio delle attività venatorie. Il progetto, decaduto poiché non esaminato per tempo dalla Camera Alta, è stato riproposto – con identico titolo e contenuto - nella sessione corrente, e nuovamente approvato il 15 settembre 2004 dalla Camera dei Comuni con una larga maggioranza (339 voti a favore e 155 voti contrari, con una maggioranza richiesta di 184 voti). Qualora la Camera dei Lord non dovesse stavolta prendere in considerazione il progetto, il Governo ha dichiarato di riservarsi, per ottenerne l’approvazione, di richiedere l’applicazione della regola particolare (prevista dai diversi Parliament Acts succedutisi nel tempo) in virtù della quale, ricorrendo determinate circostanze, è sufficiente la decisione della sola Camera elettiva per l’approvazione di una legge.
Il testo normativo si apre con l’enunciazione del generale divieto di esercitare attività venatorie con riguardo ad animali selvatici (wild mammals) mediante l’impiego di cani in relazione a mammiferi. E’ però eccettuata la fattispecie individuata in modo assai dettagliato nel primo allegato al progetto[13], concernente la situazione di pericolo di distruzione e danneggiamento eventualmente determinata, in fondi di proprietà privata o concessi in occupazione, dallo stesso animale selvatico rispetto al bestiame d’allevamento, alle colture, a specie faunistiche protette, alle risorse ittiche; in tal caso è lecito l’impiego di cani - non più di due, ed uno soltanto per gli inseguimenti, nei casi consentiti, nella tana dell’animale (“below ground”) - per compiere battute o far levare in volo gli uccelli, o per il riporto di animali già uccisi. L’animale deve, comunque, essere ucciso subito dopo essere stato individuato con l’ausilio dei cani, avendo cura che questi rimangano nel controllo di chi li utilizza e non intralcino il perseguimento di tale scopo.
Ulteriori deroghe al divieto (la cui violazione costituisce reato punibile dalle magistrate’s courts con sanzioni pecuniarie fino a 5000 sterline, e può comportare l’arresto da parte dell’autorità di polizia: artt. 6 e 7), possono essere determinate dall’autorità ministeriale competente.
Un divieto specifico è posto dallo Hunting Bill (art. 5) in relazione alle manifestazioni consistenti nell’inseguimento delle lepri da parte di levrieri (hare coursing events). E’ infatti proibito partecipare ad attività di questo tenore, o facilitarle in qualsiasi modo (anche mediante la messa a disposizione di fondi privati), ed incorre nel corrispondente reato chiunque porti o procuri un cane da impiegare allo scopo.
I cani, alla stessa stregua di altri strumenti eventualmente utilizzati per l’esercizio di attività di cui si vieta l’esercizio, possono essere oggetti di sequestro (art. 9).
In base all’articolo 148.1.11 della Costituzione spagnola del 1978, le Comunità autonome possono assumere competenze nella materia riguardante “la pesca nelle acque interne, la pesca dei frutti di mare e l’acquicoltura, la caccia e pesca fluviale”.
Tutte le diciassette Comunità hanno poi introdotto la caccia (caza) nei rispettivi statuti di autonomia, inserendola tra le materie di propria competenza legislativa esclusiva, ed hanno successivamente approvato differenti normative regionali, sia con testi di legge interamente dedicati alla materia (ley de caza, ley de caza y pesca,…), sia mediante l’inserimento di disposizioni specifiche sulla caccia all’interno di leggi più ampie sulla protezione dell’ambiente naturale (ley de flora y fauna, ley de conservación de la flora y fauna silvestre, ley de protección de los animales, …).
A livello statale sono tuttora vigenti la Ley 1/1970, de caza, con le modifiche inserite successivamente, il Decreto 506/1971, reglamento para la ejecución de la Ley de caza e la Ley 4/1989, de conservación de los espacios naturales y de la flora y fauna silvestres, nella quale, all’interno del Titolo IV “Della flora e della fauna selvatiche”, vi è il Capitolo III “Della protezione delle specie in relazione alla caccia e alla pesca continentale”.
E’ opportuno ricordare che nell’ordinamento spagnolo vige il principio, sancito dall’articolo 149.3 della Costituzione, della suppletività del diritto statale nei confronti del diritto regionale, che si applica anche per le materie di competenza legislativa esclusiva delle regioni, per quanto attiene ai profili che non siano stati regolamentati nelle normative delle singole Comunità, ma per i quali esista legislazione statale, come in questo caso.[14]
In materia di caccia la situazione è quindi molto complessa ed articolata in Spagna, dato che vi sono aspetti per i quali si applica tuttora la normativa statale (principi del diritto alla caccia e del suo esercizio, compresi i rapporti privatistici connessi), altri per i quali esiste legislazione concorrente (definizione delle tipologie di terreni nei quali è consentita l’attività venatoria)[15] ed altri ancora per i quali le singole Comunità hanno autonomia completa (approvazione dei calendari venatori e classificazione delle specie cacciabili, rilascio delle licenze e dei permessi di caccia).
E’ comunque significativa l’assenza, a livello centrale, di un ministero con competenze in materia di caccia.[16] L’unico organismo statale che può svolgere funzioni in tale settore è la “Commissione nazionale per la protezione della natura” (Comisión Nacional de Protección de la Naturaleza), istituita dall’articolo 36 della menzionata Legge 4/1989 sulla conservazione degli spazi naturali e della flora e fauna selvatiche e indicata come “organo consultivo e di cooperazione tra lo Stato e le Comunità autonome”. All’interno di essa opera un apposito “Comitato per la flora e la fauna selvatica”, con il compito di “coordinare tutte le attività in questa materia”.[17]
La legge 1/1970 riconosce il “diritto a cacciare” a “ogni persona maggiore di 14 anni che sia in possesso della licenza di caccia” (art. 3), nel rispetto degli altri requisiti stabiliti dalla legge. I diritti e gli obblighi stabiliti dalle norme, con riferimento ai luoghi dove è consentita l’attività venatoria, corrispondono “al proprietario o ai titolari degli altri diritti reali o personali”, connessi allo sfruttamento della caccia (art. 6).
Il diritto alla caccia si configura quindi, fondamentalmente, come un “diritto di proprietà”, soggetto ad autorizzazione amministrativa. L’evoluzione normativa successiva alla legge del 1970, a partire dalla legge 4/1989 e fino alle legislazioni regionali approvate lungo gli anni Novanta, anche a seguito del dibattito avvenuto nella letteratura giuridica, ha cercato di contemperare tale profilo con altri due aspetti concorrenti: la libertà di caccia e la protezione della fauna.
La possibilità di praticare l’attività venatoria solamente in aree di proprietà privata (perciò, in genere, dietro versamento a terzi di un corrispettivo economico, a meno di non essere proprietario di un terreno abilitato all’esercizio della caccia) si pone in contrasto, come è stato rilevato dalla dottrina giuridica, con il principio della “libertà di caccia”, in base al quale l’esercizio di tale attività deve essere consentito a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza.
La soluzione adottata dal legislatore, a partire dalla legge statale del 1970, si è basata sull’esistenza di territori adatti alla caccia, facenti parte del demanio pubblico, dei quali è quindi “proprietario” lo Stato, una Comunità autonoma od un ente locale (provincia o comune); in aggiunta alla facoltà di sfruttamento economico di tali terreni, da parte dell’ente pubblico, è stata prevista l’istituzione di “riserve sociali” (cotos sociales) al fine di “facilitare l’esercizio della caccia, in regime di uguaglianza di opportunità, a tutti i cittadini spagnoli che lo desiderano” (art. 18). La legge del 1970 prevedeva la fissazione di un tetto massimo di permessi per ogni area di questo tipo, la metà dei quali da rilasciare ai residenti della provincia in cui questa sia localizzata.[18]
Il problema di contemperare il diritto all’esercizio della caccia con la necessità di conservare la fauna selvatica, esigenza sempre più avvertita con la maggiore attenzione e sensibilità verso il tema della tutela dell’ambiente naturale, manifestatasi negli ultimi decenni, ha dato invece luogo, innanzi tutto, all’approvazione della Legge 4/1989 sulla conservazione degli spazi naturali e della flora e fauna selvatiche.
La legge, dettata in attuazione dell’articolo 149.1.23 della Costituzione, che assegna allo Stato la competenza esclusiva in materia di “legislazione di base sulla protezione ambientale, senza pregiudizio della facoltà delle Comunità autonome di fissare norme protettive aggiuntive”, si è posta come normativa quadro sulla tutela ambientale ed ha dettato disposizioni in tema di caccia in un’apposita sezione, denominata “Della protezione delle specie in relazione alla caccia e alla pesca continentale”.
Già la legge del 1970 conteneva una lista di divieti concernenti la pratica venatoria (art. 31 “Limitazioni e proibizioni dettate a favore della caccia”), ai quali la legge del 1989 ha aggiunto altri due limiti di carattere generale:
· divieto di usare ogni procedimento massivo e non selettivo per la cattura o l’uccisione di animali, come veleni o trappole (art. 34a);
· proibizione di cacciare uccelli in periodo di accoppiamento, riproduzione e svezzamento dei piccoli, così come durante il loro tragitto di ritorno verso i luoghi di cura dei piccoli stessi, in caso di specie migratorie (art. 34b).[19]
La legislazione statale è inoltre applicata con riferimento ai rapporti privatistici connessi alla cattura ed al possesso della selvaggina.
L’ordinamento giuridico spagnolo configura sostanzialmente la selvaggina (piezas de caza) come res nullius e la legge 1/1970 ha dettato disposizioni specifiche (art. 22) sulle modalità di acquisizione e riconoscimento del possesso della stessa. In tale sede è disciplinata anche la questione dell’accesso ai fondi privati per il recupero della selvaggina cacciata, per il quale è necessario il permesso del proprietario, titolare o rappresentante del fondo; chi nega tale permesso è comunque “obbligato a consegnare la selvaggina, ferita o morta, sempre che venga trovata e possa essere afferrata”. Tali disposizioni della legge statale del 1970 sono generalmente riportate all’interno delle singole leggi regionali.
Una classificazione dei terreni dove è consentito l’esercizio della caccia, nonché di quelli dove tale pratica è vietata, è presente nella legge 1/1970. Tutte le Comunità autonome spagnole, all’interno delle loro normative regionali, hanno approvato le proprie classificazioni, sostitutive di quella statale, ma che ne riproducono sostanzialmente le tipologie, pur con l’introduzione di alcune particolarità.
Partendo dalla classificazione statale, si possono esaminare somiglianze e differenze con alcune delle più recenti leggi regionali in materia di caccia: Legge 5/2002 sulla caccia in Aragona,Legge 7/2003 sulla caccia e la pesca fluviale nella Murcia e la Legge 8/2003 sulla flora e la fauna selvatiche dell’Andalusia, al cui interno vi è una sezione contenente “Norme specifiche sull’attività della caccia”.
La legge 1/1970 classificava i territori di caccia in due gruppi fondamentali (art. 8): quelli di utilizzazione comune (aprovechamiento cinegético común) e quelli a regime speciale (régimen especial).
L’articolo 9 del regolamento di esecuzione della legge statale (Decreto 506/1971) precisava che i “terreni di utilizzazione comune” erano tutte le zone, non sottoposte a regime speciale, dove era possibile praticare la caccia senza altre restrizioni diverse da quelle indicate, in termini generali, nella legge e nel regolamento stesso, e che comprendevano le aree agricole recintate (rurales cercados) ma con entrate praticabili, purché non fossero presenti cartelli con il chiaro divieto di ingresso per scopi venatori.
I “terreni a regime speciale” comprendevano invece sia territori dove la caccia era consentita, in particolari condizioni (parchi nazionali, riserve nazionali ed altre riserve di caccia, zone di caccia controllata, zone di sicurezza) sia terreni dove l’esercizio della caccia era vietato (rifugi di caccia e fondi recintati con divieto di ingresso).
Nei parchi nazionali (parques nacionales) la caccia può essere consentita in base alle disposizioni specifiche sull’uso e lo sfruttamento del parco (art. 10 della legge 1/1970).
Le riserve nazionali (reservas nacionales) sono aree di eccezionali possibilità cinegetiche, che possono essere istituite con legge (art. 12).
Le altre riserve di caccia (cotos de caza) possono essere sia di proprietà privata che pubblica. Le riserve private (cotos privados), che costituiscono la maggioranza dei territori a regime speciale, sono istituite su richiesta dei proprietari dei terreni con una superficie minima di 250 ettari, per la caccia alla “selvaggina minore” (caza menor), e di 500 ettari, per la caccia alla “selvaggina maggiore” (caza mayor);[20] in caso di costituzione di riserve mediante l’associazione, consentita dalla legge, di più proprietari di terreni, tali limiti minimi salgono, rispettivamente, a 500 ed a 1000 ettari (art. 16). In aggiunta alle riserve private, possono costituirsi delle “riserve locali” (cotos locales), in terreni generalmente di proprietà dei comuni o di altri enti locali, che possono essere dati in gestione temporanea ad altri soggetti, mediante aggiudicazione pubblica (art. 17). Infine, come precedentemente riferito, la legge 1/1970 prevedeva la costituzione di “riserve sociali” (cotos sociales), in terreni appartenenti al demanio pubblico, per garantire il diritto alla caccia a tutti i cittadini spagnoli, in condizioni di uguaglianza, previo rilascio di apposito permesso (art. 18).
Le zone di caccia controllata (terrenos de caza controlada) possono invece essere istituite dallo Stato all’interno dei terreni di utilizzazione comune e date in gestione, mediante aggiudicazione pubblica, ad associazioni venatorie; queste ultime possono rilasciare fino al 75 per cento dei permessi d’accesso ai loro soci, destinando la restante quota ad altri cacciatori, non solo spagnoli ma anche stranieri, purché residenti in Spagna (art. 14).
Le zone di sicurezza (zonas de seguridad) sono tutte quelle aree nelle quali devono essere adottate misure precauzionali speciali, dato che si trovano nelle vicinanze di insediamenti umani, sia urbani che rurali (art. 13).
In base alla legge statale 1/1970 restavano quindi completamente esclusi dallo sfruttamento cinegetico soltanto due tipi di terreni, i rifugi di caccia ed i fondi privati recintati.
I rifugi di caccia (refugios de caza), istituiti con decreto governativo, sono zone di particolare valore biologico, scientifico o educativo, nelle quali si vuole assicurare la conservazione di determinate specie cacciabili (art. 11).
I fondi recintati (terrenos cercados), infine, sono terreni di proprietà privata, circondati da mura, palizzate, recinti o altri dispositivi, costruiti al fine sia di impedire l’accesso a persone o animali dall’esterno che di evitare la fuoriuscita di animali presenti all’interno; come precedentemente riferito, nel caso in cui tali fondi abbiano entrate o accessi praticabili, devono essere esposti, in prossimità degli stessi, dei cartelli che segnalino chiaramente il divieto di caccia all’interno dell’area stessa (art. 19).
Lo schema fondamentale della legge del 1970, che con la categoria dei “terreni di utilizzazione comune” permetteva liberamente l’esercizio della caccia in tutti i territori, laddove non vi fossero disposizioni speciali o espliciti divieti, fu contestato già dalla legge statale del 1989 sulla conservazione della flora e fauna, dove si affermava che “in ogni caso, l’esercizio della caccia e della pesca continentale si regolerà in modo da garantire la conservazione e lo sviluppo delle specie autorizzate per tale esercizio, al cui fine l’amministrazione competente determinerà i terreni e le acque dove possano realizzarsi tali attività” (art. 33.2).
Le successive leggi approvate dalle Comunità autonome, a partire dall’inizio degli anni Novanta, hanno dapprima seguito pedissequamente lo schema della legge del 1970, ma in seguito hanno cancellato la tipologia dei “terreni di utilizzazione comune”, proponendo una classificazione differente, basata sulla distinzione di base tra “terreni venatori” (terrenos cinegéticos) e “terreni non venatori” (terrenos no cinegéticos).
Tornando alle più recenti leggi regionali, approvate in materia di caccia da parte delle regioni di Andalusia, Aragona e Murcia, compare nelle leggi di Aragona e Murcia la distinzione tra i “terreni venatori” e i “terreni non venatori”, posti sullo stesso piano, mentre la legge dell’Andalusia considera soltanto i “terreni venatori” e poiché afferma che “la caccia solo potrà esercitarsi nei terreni venatori” (art. 43 Legge 8/2003 Andalusia), finisce con il ribaltare lo schema della legge statale del 1970, dato che ne consegue che al di fuori dei terreni venatori l’esercizio della caccia, in termini generali, è sempre e dovunque vietato.
Nell’ambito dei terreni venatori compaiono in tutte e tre le Comunità le reservas, già disciplinate a livello nazionale, che qui si configurano come “reservas regionales” con eccezionali possibilità cinegetiche. Anche le altre riserve (cotos) sono ovunque previste e, in aggiunta ai “cotos privados”, compaiono altre due tipologie di riserve, non presenti nella legislazione statale, cioè le “riserve sportive” (cotos deportivos) e le “riserve intensive” (cotos intensivos).
Le riserve sportive (cotos deportivos), che possono essere di titolarità pubblica o privata, hanno la caratteristica di essere gestite senza fini di lucro, da parte di enti locali, di privati o, come avviene più comunemente, di associazioni o federazioni di cacciatori legalmente costituite. Le riserve sportive devono avere un’estensione minima di 500 ettari, per la caccia alla selvaggina minore, e di 1000 ettari per quella alla selvaggina maggiore.
Le riserve intensive (cotos intensivos) sono invece istituite e gestite da privati con fini commerciali, in terreni dove avviene il rilascio periodico di selvaggina allevata in cattività; le leggi regionali di Andalusia, Aragona e Murcia contengono disposizioni diverse sui limiti e gli obblighi da osservare da parte dei titolari di tali riserve.
In Andalusia non sono previsti altri tipi di riserve, nella Murcia vi sono le riserve sociali (cotos sociales) e in Aragona compaiono sia le riserve sociali che quelle locali (cotos municipales).
L’Andalusia, che disciplina solamente i terreni venatori, prevede anche le zone di caccia controllata (terrenos de caza controlada), gestite direttamente dalla regione o date ad associazioni venatorie, mediante aggiudicazione pubblica; in ogni caso l’attività venatoria dovrà conformarsi ad un piano tecnico elaborato dalla Comunità.
In Aragona, oltre alle reservas e ai cotos, non vi sono altri terreni venatori, mentre nell’ambito dei “terreni non venatori” sono presenti, oltre ai rifugi di caccia e alle zone di sicurezza, i “vedados de caza”, che sono aree nelle quali l’organo competente della Comunità in materia di tutela dell’ambiente ha vietato l’esercizio della caccia, al fine di favorire il ripopolamento di specie cacciabili.
Nella Murcia, sempre in aggiunta a reservas e cotos, compaiono tra i terreni venatori anche gli “spazi naturali in regime di protezione speciale” (espacios naturales en régimen de protección especial), tipologia assimilabile ai parchi nazionali della legge statale del 1970 e, come nella medesima legge, le zone di sicurezza, vicine agli insediamenti urbani, sono inserite tra i terreni venatori, essendo considerate aree nelle quali esistono limitazioni e cautele, ma non vi è il divieto assoluto di caccia.
Da sottolineare, infine, che nelle leggi di Aragona e Murcia, al di là della formale equiparazione delle tipologie generali dei terreni venatori e non venatori, è prevista in entrambe una categoria residuale di “zonas no cinegéticas”, che oltre a comprendere i fondi recintati (terrenos cercados) della legge 1/1970, riguardano tutti i territori nei quali non è riconosciuto e disciplinato l’esercizio della caccia e dove opera, di conseguenza, il divieto permanente di pratica dell’attività venatoria.
In base al testo vigente dell’articolo 33, comma 1, della legge 4/1989, la caccia potrà realizzarsi solamente “sulle specie dichiarate dalle Comunità autonome come selvaggina”[21] ed il comma successivo assegna alle amministrazioni competenti la determinazione, ai fini dell’attività venatoria, delle “date consentite per ciascuna specie”.
E’ invece stata accettata da tutte le regioni spagnole la classificazione di base, presente nella legge del 1970, tra “selvaggina maggiore” (caza mayor) e “selvaggina minore” (caza menor).
La caza mayor comprende i mammiferi, con esclusione della lepre, del coniglio e della volpe, che fanno parte della caza menor assieme agli uccelli, sia stanziali che migratori.
Essendo sia la scelta delle specie cacciabili che la definizione dei calendari venatori di competenza delle singole Comunità, esistono in Spagna diciassette regimi diversi. Prima dell’inizio della stagione di caccia ogni regione emana il proprio “Orden de veda”, che contiene le date di apertura e chiusura generali, riferite alle due categorie di selvaggina di base, con suddivisioni e specificazioni interne per le singole specie.
Un raffronto delle diverse disposizioni, con riferimento alla stagione 2003-2004,[22] consente di evidenziare, per quanto riguarda la caza mayor, l’ampia diffusione della caccia al cervo (ciervo), al daino (gamo), al capriolo (corzo), allo stambecco (cabra montés) e al cinghiale (jabalí); diverse Comunità prevedono la caccia al muflone (muflón) ed alla capra selvatica berbera (arrui), mentre solo le Asturie, la Castiglia e León e la Catalogna consentono la caccia al camoscio (rebeco). Da rilevare che in quattro regioni (Cantabria, Castiglia e León, Galizia e La Rioja) è possibile la caccia al lupo (lobo). I calendari sono in genere differenziati per gruppi di specie o, addirittura, per singola specie.
Per la caza menor esistono invece dei periodi di apertura di carattere generale, con inizio della stagione venatoria fissato tra la prima e l’ultima settimana di ottobre, a seconda della regione, e con chiusura nella seconda metà di gennaio o all’inizio di febbraio, in base ai diversi calendari. Periodi particolari sono talora previsti per gli uccelli acquatici (aves acuáticas) e per il coniglio (conejo). Da sottolineare, infine, che la maggior parte delle regioni consente la caccia alla volpe (zorro).
In tutte le Comunità è previsto un breve periodo di preapertura (media veda), generalmente intorno alla metà di agosto, che dura per pochi giorni o per qualche settimana; alcune regioni limitano ulteriormente tale preapertura, consentendola solo in alcuni giorni della settimana.[23]
La formulazione originaria dell’articolo 35, commi 1 e 2, della legge statale 4/1989 assegnava allo Stato la facoltà di stabilire, mediante regolamento, le caratteristiche dell’esame e delle prove da superare per ottenere la licenza di caccia, pur lasciando alle singole regioni la definizione delle modalità concrete di rilascio della licenza stessa, che aveva validità nel solo territorio di ciascuna Comunità.
La sentenza 102/1995 del Tribunale costituzionale ha però dichiarato l’illegittimità di tali disposizioni, giudicate come invasive della competenza esclusiva delle regioni in materia di caccia e non riferibili alla competenza statale in materia di protezione dell’ambiente.[24]
Attualmente tutte le leggi delle Comunità autonome contengono disposizioni sulle modalità di rilascio delle licenze e dei permessi di caccia, stabilendo requisiti, prove e durata delle licenze stesse, nonché rinnovi e revoche, essendo inoltre libera la fissazione delle tariffe per ottenere tutte le autorizzazioni.
L’esercizio della caccia è quindi naturalmente limitato al territorio regionale, non solo dalla normativa sul rilascio delle autorizzazioni amministrative, ma anche, come precedentemente visto, dalle disposizioni sull’utilizzo dei terreni venatori, per alcuni dei quali è prevista una quota riservata ai cacciatori della provincia (riserve sociali) o la possibilità dell’affidamento in gestione ad associazioni venatorie (riserve locali, zone di caccia controllata, riserve sportive, …), che operano di fatto in ambito locale. Inoltre la teorica possibilità di chiedere più licenze regionali comporta l’automatica moltiplicazione delle spese per il relativo rilascio.[25]
L’esistenza in Spagna di diciassette regimi diversi sull’attività venatoria limita quindi fortemente il fenomeno del cosiddetto “nomadismo venatorio”.[26]
Estratto del codice dell’ambiente
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Sous-section 1 : Dispositions générales
Article L422-2
Les
associations communales et intercommunales de chasse agréées ont pour but d'assurer
une bonne organisation technique de la chasse. Elles favorisent sur leur
territoire le développement du gibier et de la faune sauvage dans le respect
d'un véritable équilibre agro-sylvo-cynégétique, l'éducation cynégétique de
leurs membres, la régulation des animaux nuisibles et veillent au respect des
plans de chasse. Elles ont également pour objet d'apporter la contribution des
chasseurs à la conservation des habitats naturels, de la faune et de la flore
sauvages.
Leur activité s'exerce dans le respect des propriétés, des
cultures et des récoltes, et est coordonnée par la fédération départementale
des chasseurs. Les associations communales et intercommunales de chasse agréées
collaborent avec l'ensemble des partenaires du monde rural.
Article L422-3
Les
associations sont constituées conformément à la loi du
1er juillet 1901 relative au contrat d'association.
L'agrément leur est donné par le préfet.
Article L422-4
Il ne peut y avoir qu'une association communale agréée par commune.
Article L422-5
Les
associations communales doivent être constituées dans un délai d'un an à partir
de la publication des arrêtés ministériels ou préfectoraux établissant ou
complétant la liste des départements ou des communes mentionnés aux articles L. 422-6
et L. 422-7.
A l'expiration du même délai, aucune société ou association
de chasse existant dans ces départements ou ces communes ne peut prétendre, à
défaut de son agrément par le préfet, au bénéfice de la présente section, ni à
l'appellation d'association communale de chasse agréée.
Sous-section 2 : Institution des associations communales de chasse agréées
Paragraphe 1 : Départements où des associations communales de chasse agréées doivent être créées
Article L422-6
La liste des départements où doivent être créées des associations communales de chasse est arrêtée par le ministre chargé de la chasse sur proposition des préfets après avis conforme des conseils généraux, les chambres d'agriculture et les fédérations départementales des chasseurs ayant été consultées.
Paragraphe 2 : Départements où des associations communales de chasse agréées peuvent être créées
Article L422-7
Dans
les départements autres que ceux mentionnés à l'article L. 422-6, la liste
des communes où sera créée une association communale de chasse est arrêtée par
le préfet sur demande justifiant l'accord amiable de 60 % des
propriétaires représentant 60 % de la superficie du territoire de la
commune, cet accord étant valable pour une période d'au moins cinq années.
Dans le calcul de cette proportion ne sont pas compris les
territoires déjà aménagés au 1er septembre 1963 supérieurs aux
superficies déterminées à l'article L. 422-13.
Sous-section 3 : Modalités de constitution
Article L422-8 Dans les communes où doit être créée une association communale de chasse, une enquête, à la diligence du préfet, détermine les terrains soumis à l'action de l'association communale de chasse par apport des propriétaires ou détenteurs de droits de chasse.
Article L422-9 A la demande de l'association communale, ces apports sont réputés réalisés de plein droit pour une période renouvelable de cinq ans, si dans le délai de trois mois qui suit l'annonce de la constitution de l'association communale par affichage en mairie et par lettre recommandée avec demande d'avis de réception adressée à tout propriétaire ou détenteur de droits de chasse remplissant les conditions prévues à l'article L. 422-13, les personnes mentionnées aux 3º et 5º de l'article L. 422-10 n'ont pas fait connaître par lettre recommandée avec demande d'avis de réception leur opposition justifiée à l'apport de leur territoire de chasse.
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Sous-section 4 : Territoire
Paragraphe 1 : Terrains soumis à l'action de l'association
Article L422-10
L'association
communale est constituée sur les terrains autres que ceux :
1º Situés dans un rayon de 150 mètres autour de toute
habitation ;
2º Entourés d'une clôture telle que définie par
l'article L. 424-3 ;
3º Ayant fait l'objet de l'opposition des propriétaires
ou détenteurs de droits de chasse sur des superficies d'un seul tenant
supérieures aux superficies minimales mentionnées à l'article
L. 422-13 ;
4º Faisant partie du domaine public de l'Etat, des
départements et des communes, des forêts domaniales ou des emprises de Réseau
ferré de France et de la Société nationale des chemins de fer français ;
5º Ayant fait l'objet de l'opposition de propriétaires,
de l'unanimité des copropriétaires indivis qui, au nom de convictions
personnelles opposées à la pratique de la chasse, interdisent, y compris pour
eux-mêmes, l'exercice de la chasse sur leurs biens, sans préjudice des
conséquences liées à la responsabilité du propriétaire, notamment pour les
dégâts qui pourraient être causés par le gibier provenant de ses fonds.
Lorsque le propriétaire est une personne morale, l'opposition
peut être formulée par le responsable de l'organe délibérant mandaté par
celui-ci.
Article L422-11
Dans les forêts domaniales, et par dérogation aux dispositions de l'article L. 422-10, certains terrains peuvent, par décision de l'autorité compétente, être amodiés à l'association communale ou intercommunale. Les autres terrains faisant partie du domaine privé de l'Etat peuvent, par décision de l'autorité compétente, être exclus, quelle que soit leur superficie, du champ d'application de la présente section.
Article L422-12
L'association peut inclure dans sa zone, à la demande des propriétaires ou tenants du droit de chasse, les territoires dépendant de propriétés limitrophes, sous réserve que ces surfaces n'empiètent pas sur la société voisine de plus d'un dixième de son étendue.
Paragraphe 2 : Terrains faisant l'objet d'une opposition
Article L422-13
I. - Pour
être recevable, l'opposition des propriétaires ou détenteurs de droits de
chasse mentionnés au 3º de l'article L. 422-10 doit porter sur des
terrains d'un seul tenant et d'une superficie minimum de vingt hectares.
II. - Ce minimum est abaissé pour la chasse au
gibier d'eau :
1º A trois hectares pour les marais non asséchés ;
2º A un hectare pour les étangs isolés ;
3º A cinquante ares pour les étangs dans lesquels
existaient, au 1er septembre 1963, des installations fixes, huttes et
gabions.
III. - Ce minimum est abaissé pour la chasse aux
colombidés à un hectare sur les terrains où existaient, au
1er septembre 1963, des postes fixes destinés à cette chasse.
IV. - Ce minimum est porté à cent hectares pour les
terrains situés en montagne au-dessus de la limite de la végétation forestière.
V. - Des arrêtés pris, par département, dans les
conditions prévues à l'article L. 422-6 peuvent augmenter les superficies
minimales ainsi définies. Les augmentations ne peuvent excéder le double des
minima fixés.
Article L422-14
L'opposition
mentionnée au 5º de l'article L. 422-10 est recevable à la condition
que cette opposition porte sur l'ensemble des terrains appartenant aux
propriétaires ou copropriétaires en cause.
Cette opposition vaut renonciation à l'exercice du droit de
chasse sur ces terrains. Elle ne fait pas obstacle à l'application de l'article
L. 415-7 du code rural. Dans ce cas, le droit de chasser du preneur subit
les mêmes restrictions que celles ressortissant des usages locaux qui
s'appliquent sur les territoires de chasse voisins et celles résultant du
schéma départemental de gestion cynégétique visé à l'article L. 421-7.
Article L422-15
La
personne ayant formé opposition est tenue de procéder à la signalisation de son
terrain matérialisant l'interdiction de chasser.
Le propriétaire ou le détenteur du droit de chasse ayant fait
opposition est tenu de procéder ou de faire procéder à la destruction des
animaux nuisibles et à la régulation des espèces présentes sur son fonds qui
causent des dégâts.
Le passage des chiens courants sur des territoires
bénéficiant du statut de réserve ou d'opposition au titre des 3º
et 5º de l'article L. 422-10 ne peut être considéré comme chasse sur
réserve ou chasse sur autrui, sauf si le chasseur a poussé les chiens à le
faire.
Paragraphe 3 : Apports
Article L422-16
L'apport de ses droits de chasse par le propriétaire ou le détenteur de droits de chasse entraîne l'extinction de tous autres droits de chasser, sauf clause contraire passée entre les parties.
Article L422-17
L'apport
donne lieu à indemnité, à charge de l'association, si le propriétaire subit une
perte de recettes provenant de la privation des revenus antérieurs.
Le montant de cette réparation est fixé par le tribunal
compétent, de même que celle due par l'association au détenteur du droit de
chasse qui a apporté des améliorations sur le territoire dont il a la
jouissance cynégétique.
Paragraphe 4 : Modification du territoire de l'association
Article L422-18
L'opposition
formulée en application du 3º ou du 5º de l'article L. 422-10
prend effet à l'expiration de la période de cinq ans en cours, sous réserve
d'avoir été notifiée six mois avant le terme de cette période. A défaut, elle
prend effet à l'expiration de la période suivante. La personne qui la formule
la notifie au préfet.
L'association peut, dans ce cas, lui réclamer une indemnité
fixée par le tribunal compétent et correspondant à la valeur des améliorations
apportées par celle-ci.
Article L422-19
Lorsque des terrains ayant été exclus du territoire de l'association communale en application du 5º de l'article L. 422-10 changent de propriétaire, le nouveau propriétaire peut maintenir l'opposition à raison de ses convictions personnelles dans un délai de six mois courant à compter du changement de propriétaire. A défaut, ces terrains sont intégrés dans le territoire de l'association.
Paragraphe 5 : Enclaves
Article L422-20
Dans les chasses organisées telles que les sociétés communales, chasses privées, le droit de chasse dans les enclaves de superficie inférieure aux minima fixés à l'article L. 422-13 doit être obligatoirement cédé à la fédération des chasseurs, qui doit, par voie d'échange, d'accord ou de location, le céder au détenteur du droit de chasse sur le territoire duquel sont comprises ces enclaves ou le mettre en réserve.
Sous-section 5 : Dispositions obligatoires des statuts des associations communales de chasse agréées
Article L422-21
(Loi nº 2001-602 du 9 juillet 2001 art. 64 Journal Officiel du 11 juillet 2001)
(Loi nº 2003-698 du 30 juillet 2003 art. 24 Journal Officiel du 31 juillet 2003)
I. - Les statuts de chaque association doivent
prévoir l'admission dans celle-ci des titulaires du permis de chasser
validé :
1º Soit domiciliés dans la commune ou y ayant une
résidence pour laquelle ils figurent, l'année de leur admission, pour la
quatrième année sans interruption, au rôle d'une des quatre contributions directes ;
2º Soit propriétaires ou détenteurs de droits de chasse
ayant fait apport de leurs droits de chasse ainsi que, s'ils sont titulaires
d'un permis de chasser, leurs conjoints, ascendants et descendants, gendres et
belles-filles du ou des conjoints apporteurs ;
2º bis Soit personnes ayant fait apport de leurs droits
de chasse attachés à une ou des parcelles préalablement au transfert de la
propriété de celles-ci à un groupement forestier, ainsi que, s'ils sont
titulaires d'un permis de chasser, leurs conjoints, ascendants et descendants,
gendres et belles-filles du ou des conjoints apporteurs ;
3º Soit preneurs d'un bien rural lorsque le propriétaire
a fait apport de son droit de chasse ;
4º Soit propriétaires d'un terrain soumis à l'action de
l'association et devenus tels en vertu d'une succession ou d'une donation entre
héritiers lors d'une période de cinq ans.
II. - Ces statuts doivent prévoir également le
nombre minimum des adhérents à l'association et l'admission d'un pourcentage minimum
de chasseurs ne rentrant dans aucune des catégories définies ci-dessus.
III. - Sauf s'il a manifesté son opposition à la
chasse dans les conditions fixées par le 5º de l'article L. 422-10,
le propriétaire non chasseur dont les terrains sont incorporés dans le
territoire de l'association est à sa demande et gratuitement membre de
l'association, sans être tenu à l'éventuelle couverture du déficit de
l'association. L'association effectue auprès de lui les démarches nécessaires.
IV. - Le propriétaire ou le détenteur de droits de chasse ayant exercé un droit à opposition ne peut prétendre à la qualité de membre de l'association, sauf décision souveraine de l'association communale de chasse agréée.
V. - Outre les dispositions énumérées ci-dessus, les statuts de chaque association doivent comporter des clauses obligatoires déterminées par décret en Conseil d'Etat.
Article L422-22
La qualité de membre d'une association communale de chasse confère le droit de chasser sur l'ensemble du territoire de chasse de l'association, conformément à son règlement.
Sous-section 6 : Réserves et garderie
Article L422-23 Les associations communales et
intercommunales de chasse agréées sont tenues de constituer une ou plusieurs
réserves de chasse communales ou intercommunales.
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Sous-section 7 : Associations intercommunales de chasse agréées
Article L422-24 Les associations communales de chasse agréées peuvent constituer une ou plusieurs associations intercommunales de chasse agréées dans des conditions fixées par décret en Conseil d'Etat.
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Sous-section 8 : Dispositions diverses
Article L422-25
Les associations communales ou intercommunales de chasse sont exonérées de tous droits ou taxes pouvant être perçus sur les chasses gardées.
Article L422-26
Un décret en Conseil d'Etat fixe les modalités d'application de la présente section.
Section 2 : Réserves de chasse Article L422-27 (Loi nº 2002-92 du 22 janvier 2002 art. 24 XII Journal Officiel du 23 janvier 2002)
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Section 3 : Chasse maritime Article L422-28 I. - La chasse maritime est
celle qui se pratique sur :
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Section 1 : Protection du gibier
Article L424-1
Sans
qu'il soit ainsi dérogé au droit de destruction des bêtes fauves édicté à
l'article L. 427-9, le ministre chargé de la chasse prend des arrêtés
pour :
- prévenir la destruction ou favoriser le repeuplement
des oiseaux ou de toutes espèces de gibier ;
- reporter la date de broyage de la jachère de tous
terrains à usage agricole afin de prévenir la destruction ou de favoriser le
repeuplement de toutes les espèces de gibier.
Section 2 : Temps de chasse
Article L424-2
(Loi nº 2001-602 du 9 juillet 2001 art. 5 Journal Officiel du 11 juillet 2001)
(Loi nº 2003-698 du 30 juillet 2003 art. 27 Journal Officiel du 31 juillet 2003)
Nul ne peut chasser en dehors des périodes d'ouverture de la
chasse fixées par l'autorité administrative selon des conditions déterminées
par décret en Conseil d'Etat.
Les oiseaux ne peuvent être chassés ni pendant la période
nidicole ni pendant les différents stades de reproduction et de dépendance. Les
oiseaux migrateurs ne peuvent en outre être chassés pendant leur trajet de
retour vers leur lieu de nidification.
Toutefois, pour permettre, dans des conditions strictement
contrôlées et de manière sélective, la capture, la détention ou toute autre
exploitation judicieuse de certains oiseaux migrateurs terrestres et aquatiques
en petites quantités, conformément aux dispositions de l'article L. 425-5,
des dérogations peuvent être accordées.
Un décret en Conseil d'Etat fixe les modalités d'application
de cette disposition.
Article L424-3
Toutefois,
le propriétaire ou possesseur peut, en tout temps, chasser ou faire chasser le
gibier à poil dans ses possessions attenant à une habitation et entourées d'une
clôture continue et constante faisant obstacle à toute communication avec les
héritages voisins et empêchant complètement le passage de ce gibier et celui de
l'homme.
Un décret en Conseil d'Etat précise les conditions
d'extension des dispositions de l'alinéa précédent à la chasse de certains
oiseaux d'élevage.
Ce décret définit également les modalités du contrôle exercé
pour faire respecter ces dispositions.
Section 3 : Modes et moyens de chasse
Article L424-4
Dans
le temps où la chasse est ouverte, le permis donne à celui qui l'a obtenu le
droit de chasser de jour, soit à tir, soit à courre, à cor et à cri, soit au
vol, suivant les distinctions établies par des arrêtés du ministre chargé de la
chasse.
Il donne également le droit de chasser le gibier d'eau à la
passée, à partir de deux heures avant le lever du soleil et jusqu'à deux heures
après son coucher, heures légales.
Pour permettre, dans des conditions strictement contrôlées et
de manière sélective, la chasse de certains oiseaux de passage en petites
quantités, le ministre chargé de la chasse autorise, dans les conditions qu'il
détermine, l'utilisation des modes et moyens de chasse consacrés par les usages
traditionnels, dérogatoires à ceux autorisés par l'alinéa précédent.
Tous les autres moyens de chasse, y compris l'avion et
l'automobile, même comme moyens de rabat, sont prohibés.
Toutefois, le déplacement en véhicule à moteur d'un poste de
tir à un autre est autorisé dès lors que l'arme de tir est démontée, ou
déchargée et placée sous étui.
Article L424-5
(Loi nº 2003-698 du 30 juillet 2003 art. 28, art. 29, art. 31 Journal Officiel du 31 juillet 2003)
Dans le temps où la chasse est ouverte, le permis de chasser
donne en outre à celui qui l'a obtenu le droit de chasser le gibier d'eau la
nuit à partir de postes fixes tels que hutteaux, huttes, tonnes et gabions
existants au 1er janvier 2000 dans les départements où cette pratique
est traditionnelle. Ces départements sont : l'Aisne, les Ardennes, l'Aube,
l'Aude, les Bouches-du-Rhône, le Calvados, la Charente-Maritime, les
Côtes-d'Armor, l'Eure, le Finistère, la Haute-Garonne, la Gironde, l'Hérault,
l'Ille-et-Vilaine, les Landes, la Manche, la Marne, la Meuse, le Nord, l'Oise,
l'Orne, le Pas-de-Calais, les Pyrénées-Atlantiques, les Hautes-Pyrénées, la
Seine-Maritime, la Seine-et-Marne et la Somme.
Le déplacement d'un poste fixe est soumis à l'autorisation du
préfet. Toutefois, pour les hutteaux, seul le changement de parcelle ou de lot
de chasse est soumis à autorisation.
Tout propriétaire d'un poste fixe visé au premier alinéa doit
déclarer celui-ci à l'autorité administrative contre délivrance d'un récépissé
dont devront être porteurs les chasseurs pratiquant la chasse de nuit à partir
de ce poste fixe.
La déclaration d'un poste fixe engage son propriétaire à
participer, selon des modalités prévues par le schéma départemental de mise en
valeur cynégétique, à l'entretien des plans d'eau et des parcelles attenantes
de marais et de prairies humides sur lesquels la chasse du gibier d'eau est
pratiquée sur ce poste. Lorsque plusieurs propriétaires possèdent des postes
fixes permettant la chasse du gibier d'eau sur les mêmes plans d'eau, ils sont
solidairement responsables de leur participation à l'entretien de ces plans
d'eau et des zones humides attenantes.
Un carnet de prélèvements doit être tenu pour chaque poste
fixe visé au premier alinéa.
Article L424-6
Dans
le temps où, avant l'ouverture et après la clôture générales, la chasse est
ouverte, les espèces de gibier d'eau ne peuvent être chassées que :
1º En zone de chasse maritime ;
2º Dans les marais non asséchés ;
3º Sur les fleuves, rivières, canaux, réservoirs, lacs,
étangs et nappes d'eau ; la recherche et le tir de ces gibiers ne sont
autorisés qu'à distance maximale de trente mètres de la nappe d'eau.
Article L424-7
Nul ne peut détenir, ou être muni ou porteur hors de son domicile, de filets, engins ou autres instruments de chasse prohibés.
(…)
Section 1 : Plan de chasse
Article L425-1 Le plan de chasse substitue à la limitation annuelle de la période de chasse le nombre d'animaux à tirer sur les territoires de chasse pendant la période de chasse propre à chaque département. Fixé, après consultation des représentants des intérêts agricoles et forestiers, pour une période de trois ans révisable annuellement, il tend à assurer le développement durable des populations de gibier et à préserver leurs habitats naturels.
Article L425-2 Pour
assurer un équilibre agricole, sylvicole et cynégétique, le plan de chasse
est appliqué sur tout le territoire national pour certaines espèces de gibier
dont la liste est fixée par décret en Conseil d'Etat.
Article L425-3 (Loi nº 2002-92 du 22 janvier 2002 art. 24 XIII Journal Officiel du 23 janvier 2002)
(Loi nº 2002-92 du 22 janvier 2002 art. 24 XIII Journal Officiel du 23 janvier 2002)
(Ordonnance nº 2004-637 du 1 juillet 2004 art. 29 Journal Officiel du 2 juillet 2004 en vigueur le 1er juillet 2005)
Article L425-3-1 (inséré par Loi nº 2001-602 du 9 juillet 2001 art. 42 Journal Officiel du 11 juillet 2001)
Article L425-4 (Ordonnance nº 2000-916 du 19 septembre 2000 annexe Journal Officiel du 22 septembre 2000 en vigueur le 1er janvier 2002)
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Section 2 : Prélèvement maximal autorisé
Article L425-5
(Loi nº 2003-698 du 30 juillet 2003 art. 32 Journal Officiel du 31 juillet 2003)
Dans des conditions déterminées par décret en Conseil d'Etat,
le ministre peut, après avis de la Fédération nationale des chasseurs et de
l'Office national de la chasse et de la faune sauvage, fixer le nombre maximal
d'animaux qu'un chasseur est autorisé à prélever dans une période déterminée
sur un territoire donné.
Dans les mêmes conditions, le préfet peut, sur proposition de
la fédération départementale ou interdépartementale des chasseurs, fixer le
nombre maximal d'animaux qu'un chasseur ou un groupe de chasseurs est autorisé
à prélever dans une période déterminée sur un territoire donné.
Ces dispositions prennent en compte les orientations du
schéma départemental de gestion cynégétique.
(…)
Section 2 : Temps de chasse
(…)
Article R224-3
(Décret nº 2004-462 du 28 mai 2004 art. 2 I, II Journal Officiel du 29 mai 2004)
La chasse à tir est ouverte pendant les périodes fixées
chaque année par arrêté du préfet, pris sur proposition du directeur
départemental de l'agriculture et de la forêt après avis du conseil
départemental de la chasse et de la faune sauvage et de la fédération des
chasseurs, et publié au moins vingt jours avant la date de sa prise d'effet.
Article R224-4
(Décret nº 2004-462 du 28 mai 2004 art. 2 I Journal Officiel du 29 mai 2004)
Les périodes d'ouverture générale doivent être comprises
entre les dates suivantes (département appartenant à la région suivante, date
d'ouverture générale au plus tôt, date de clôture générale au plus tard) :
Corse : premier dimanche de septembre, dernier jour de
février.
Languedoc-Roussillon, Provence-Alpes-Côte d'Azur,
Poitou-Charentes Limousin, Aquitaine, Midi-Pyrénées, Franche-Comté, Auvergne,
Rhône-Alpes : deuxième dimanche de septembre, dernier jour de février.
Pays de Loire et départements de la Côte-d'Or, de
l'Indre-et-Loire et de la Saône-et-Loire : troisième dimanche de
septembre, dernier jour de février.
Nord, Picardie, Ile-de-France, Centre (sauf
l'Indre-et-Loire), Haute-Normandie, Basse-Normandie, Bretagne,
Champagne-Ardenne, Lorraine (sauf la Moselle), Bourgogne (sauf la Côte-d'Or et
la Saône-et-Loire) : quatrième dimanche de septembre, dernier jour de
février.
Article R224-5
(Décret nº 2004-462 du 28 mai 2004 art. 2 I Journal Officiel du 29 mai 2004)
Par exception aux dispositions de l'article R. 224-4, le
préfet ne peut fixer les périodes d'ouverture de la chasse aux espèces de
gibier figurant au tableau ci-après qu'entre les dates et sous réserve des
conditions spécifiques de chasse suivantes :
Espèces, date d'ouverture spécifique au plus tôt
le , date de clôture spécifique au plus tard
le ....
Gibier sédentaire :
- Chevreuil : 1er juin.
- Cerf : 1er septembre.
- Daim : 1er juin.
- Mouflon : 1er septembre.
- Chamois : isard lorsqu'ils sont soumis au plan de
chasse légal, 1er septembre.
Conditions spécifiques de chasse :
Avant la date d'ouverture générale, ces espèces ne peuvent
être chassées qu'à l'approche ou à l'affût par les détenteurs d'une
autorisation préfectorale individuelle.
- Sanglier : 1er juin, dernier jour de février.
Conditions spécifiques de chasse :
Du 1er juin au 14 août, la chasse du sanglier ne peut être
pratiquée qu'à l'affût ou à l'approche par les détenteurs d'une autorisation
préfectorale individuelle et dans les conditions fixées par l'arrêté du préfet.
Du 15 août à l'ouverture générale et de la clôture générale
au dernier jour de février, la chasse du sanglier ne peut être pratiquée qu'en
battue, à l'affût ou à l'approche dans les conditions fixées par l'arrêté du
préfet.
- Grand tétras : troisième dimanche de septembre, 1er
novembre.
- Petit tétras : troisième dimanche de septembre, 11
novembre.
- Lagopède des Alpes, Perdrix bartavelle, Gélinotte, Lièvre
variable, Marmotte : ouverture générale, 11 novembre.
- Chamois, isard lorsqu'ils ne sont pas soumis au plan de
chasse légal :
chaîne alpine, deuxième dimanche de
septembre, 11 novembre.
reste du territoire, troisième dimanche de
septembre, 1er novembre.
Article R224-6
(Décret nº 2004-462 du 28 mai 2004 art. 2 I Journal Officiel du 29 mai 2004)
Par exception aux dispositions de l'article R. 224-3, le
ministre chargé de la chasse fixe par arrêté les dates d'ouverture et de
fermeture de la chasse aux oiseaux de passage et au gibier d'eau, après avis du
Conseil national de la chasse et de la faune sauvage. Cet arrêté prévoit les
conditions spécifiques de la chasse de ces gibiers.
Article R224-7
(Décret nº 2004-462 du 28 mai 2004 art. 2 I Journal Officiel du 29 mai 2004)
Afin de favoriser la protection et le repeuplement du gibier,
le préfet peut dans l'arrêté annuel, pour une ou plusieurs espèces de
gibier :
1º Interdire l'exercice de la chasse de ces espèces ou
d'une catégorie de spécimen de ces espèces en vue de la reconstitution des
populations ;
2º Limiter le nombre des jours de chasse ;
3º Fixer les heures de chasse du gibier sédentaire et
des oiseaux de passage.
Conseil d'État
statuant
au contentieux
N° 264010
Mentionné aux Tables du Recueil Lebon
6ème et 1ère sous-sections réunies |
(…)
Lecture du 5
juillet 2004
REPUBLIQUE FRANCAISE
AU NOM DU PEUPLE FRANCAIS
Vu 1°) sous le n° 264010, la requête, enregistrée le 28 janvier 2004 au secrétariat du contentieux du Conseil d'Etat, présentée par la LIGUE POUR LA PROTECTION DES OISEAUX, dont le siège est La Corderie Royale B.P. 263 à Rochefort Cedex (17305), représentée par son président ; la LIGUE POUR LA PROTECTION DES OISEAUX demande au Conseil d'Etat :
a) d'annuler l'arrêté du ministre de l'écologie et du développement durable du 31 décembre 2003 relatif aux dates de fermeture de la chasse aux oiseaux de passage et au gibier d'eau en 2004 en tant qu'il autorise la chasse aux oies, limicoles, rallidés, turdidés, bécasses des bois et tourterelles turques au-delà du 31 janvier 2004 et aux autres oiseaux de passage au-delà du 10 février 2004 ;
b) d'enjoindre au ministre de prendre, au plus tard le 31 janvier 2004, un nouvel arrêté, sous astreinte d'un million d'euros par jour de retard ;
c) de mettre à la charge de l'Etat une somme de 10 000 euros au titre de l'article L. 761-1 du code de justice administrative ;
Vu 2°) sous le n° 264021, la requête enregistrée le 28 janvier 2004, au secrétariat du contentieux du Conseil d'Etat, présentée par l'association CONVENTION VIE ET NATURE POUR UNE ECOLOGIE RADICALE, représentée par son président, dont le siège est à Veyrines de Vergt (24380) ; l'association CONVENTION VIE ET NATURE POUR UNE ECOLOGIE RADICALE demande au Conseil d'Etat :
a) d'annuler l'arrêté du ministre de l'écologie et du développement durable du 31 décembre 2003 relatif aux dates de fermeture de la chasse aux oiseaux de passage et au gibier d'eau en 2004 en tant qu'il autorise la chasse aux grives, bécasses, oies, rallidés et limicoles au- delà du 31 janvier 2004 et aux pigeons ramiers au-delà du 10 février 2004 ;
b) de mettre à la charge de l'Etat une somme de 1 500 euros au titre de l'article L. 761-1 du code de justice administrative ;
....................................................................................
Vu 3°) sous le n° 264036, la requête enregistrée le 29 janvier 2004, au secrétariat du contentieux du Conseil d'Etat, présentée pour l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES (A.S.P.A.S.), demeurant BP 505 à Crest cedex (26401), représentée par son président ; l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES demande au Conseil d'Etat :
a) d'annuler l'arrêté du ministre de l'écologie et du développement durable du 31 décembre 2003 relatif aux dates de fermeture de la chasse aux oiseaux de passage et au gibier d'eau en 2004 en tant qu'il fixe la date de clôture de la chasse aux oies, limicoles, rallidés, vanneau huppé au 8 février et aux autres oiseaux de passage, à l'exception de l'alouette des champs, au 20 février ;
b) de mettre à la charge de l'Etat une somme de 1 500 euros au titre de l'article L. 761-1 du code de justice administrative ;
....................................................................................
Vu 4°) sous le n° 264139, la requête enregistrée le 2 février 2004, au secrétariat du contentieux du Conseil d'Etat, présentée pour la LIGUE POUR LA PRESERVATION DE LA FAUNE SAUVAGE ET LA DEFENSE DES NON CHASSEURS dite ROC, dont le siège est 26 rue Pascal à Paris (75005), représenté par son président ; la LIGUE POUR LA PRESERVATION DE LA FAUNE SAUVAGE ET LA DEFENSE DES NON CHASSEURS dite ROC demande au Conseil d'Etat :
a) d'annuler l'arrêté du ministre de l'écologie et du développement durable du 31 décembre 2003 relatif aux dates de fermeture de la chasse aux oiseaux de passage et au gibier d'eau en 2004 ;
b) sur le fondement des articles L. 911-1 et L. 911-3 du code de justice administrative, d'enjoindre au ministre de prendre un nouvel arrêté dont les dates n'excèderaient pas le 20 janvier pour le colvert, le pilet, la sarcelle d'hiver et le chipeau, le 31 janvier pour l'ensemble des anatidés, les turdidés, les limicoles et rallidés, l'alouette des champs, le vanneau huppé, la bécasse, et le 10 février pour les grives, les merles, les pigeons colombin, ramier, biset, la tourterelle turque, et subsidiairement, la bécasse ;
c) de mettre à la charge de l'Etat une somme de 2 500 euros au titre de l'article L. 761-1 du code de justice administrative ;
....................................................................................
Vu les autres pièces des dossiers ;
Vu la directive 79/409/CEE, du Conseil, du 2 avril 1979 concernant la conservation des oiseaux sauvages ;
Vu le code de l'environnement ;
Vu le code de justice administrative ;
Après avoir entendu en séance publique :
- le rapport de Mlle Maud Vialettes, Maître des Requêtes,
- les observations de la SCP Waquet, Farge, Hazan, avocat de la fédération nationale des chasseurs et de la SCP Boré, Xavier et Boré avocat de la LIGUE POUR LA PRESERVATION DE LA FAUNE SAUVAGE ET LA DEFENSE DES NON CHASSEURS dite ROC,
- les conclusions de M. Francis Lamy, Commissaire du gouvernement ;
Considérant que les requêtes susvisées tendent à l'annulation du même arrêté ; qu'il y a lieu de les joindre pour statuer par une seule décision ;
Sur les interventions de l'association France Nature Environnement et de la Fédération nationale des chasseurs :
Considérant que l'association France Nature Environnement a intérêt à l'annulation de l'arrêté attaqué ; qu'ainsi ses interventions dans les instances nos 264010 et 264139 sont recevables ;
Considérant que la Fédération nationale des chasseurs a intérêt au maintien de l'arrêté attaqué ; qu'ainsi ses interventions dans les instances nos 264010, 264021 et 264036 sont recevables ;
Sur les conclusions à fins d'annulation :
Considérant que par l'arrêté attaqué, en date du 31 décembre 2003, le ministre de l'écologie et du développement durable a fixé des dates de fermeture de la chasse aux oiseaux de passage et au gibier d'eau de la saison de chasse 2003-2004 qui s'échelonnent, selon les espèces, entre le 31 janvier et le 20 février ; que par une ordonnance en date du 5 février 2004, le juge des référés du Conseil d'Etat a suspendu cet arrêté en tant qu'il fixe après le 31 janvier la date de clôture de la chasse aux turdidés et après le 10 février celle aux pigeons et a enjoint au ministre de prendre sans délai un nouvel arrêté ; que le même jour, le ministre de l'écologie et du développement durable a pris un nouvel arrêté, publié au Journal officiel le 7 février suivant, substituant au précédent un nouveau tableau des dates de fermeture de la chasse ; que cet arrêté, postérieur à l'introduction des requêtes susvisées contre l'arrêté du 31 décembre 2003, a eu pour effet de rapporter, en cours d'instance, les dates retenues par le premier arrêté s'agissant de la fermeture de la chasse aux turdidés - les grives et le merle noir - et aux pigeons ramier, biset et colombin, tout en confirmant les autres dates que ce premier arrêté avait fixées ;
Considérant qu'il s'ensuit que les conclusions présentées par la LIGUE POUR LA PRESERVATION DE LA FAUNE SAUVAGE ET LA DEFENSE DES NON CHASSEURS dite ROC, l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES et la LIGUE POUR LA PROTECTION DES OISEAUX tendant à l'annulation de l'arrêté en tant qu'il prévoit la date de fermeture de la chasse aux turdidés et aux pigeons sont devenues sans objet ; qu'il en va de même des conclusions présentées par l'association CONVENTION VIE ET NATURE POUR UNE ECOLOGIE RADICALE relatives aux dates de fermeture de la chasse aux pigeons ramiers et aux grives ; qu'il y a lieu, en revanche, pour le Conseil d'Etat de statuer sur le surplus des conclusions présentées par les requérantes ;
En ce qui concerne le moyen tiré de la méconnaissance du principe de précaution :
Considérant que le moyen invoqué par l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES et tiré de la méconnaissance du principe de précaution par l'arrêté attaqué n'est pas assorti des précisions permettant d'en apprécier le bien-fondé ;
En ce qui concerne les moyens tirés de la méconnaissance des objectifs de la directive 79/409/CEE, du Conseil, du 2 avril 1979 :
Considérant, en premier lieu, que contrairement à ce que soutient l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES, l'arrêté attaqué ne fait pas application de la dérogation mentionnée à l'article 9, §1, de la directive 79/409/CEE, du Conseil, du 2 avril 1979, concernant la conservation des oiseaux sauvages (directive oiseaux) ; qu'il ne saurait, dès lors, méconnaître les objectifs de cette disposition ;
Considérant, en second lieu, qu'aux termes de l'article 7, § 4, de la directive oiseaux les Etats membres veillent en particulier à ce que les espèces auxquelles s'applique la législation de la chasse ne soient pas chassées pendant la période nidicole ni pendant les différents stades de reproduction et de dépendance. Lorsqu'il s'agit d'espèces migratrices, ils veillent en particulier à ce que les espèces auxquelles s'applique la législation de la chasse ne soient pas chassées pendant leur période de reproduction et pendant leur trajet de retour vers leur lieu de nidification (...) ; que l'article L. 424-2 du code de l'environnement prévoit que : Nul ne peut chasser en dehors des périodes d'ouverture de la chasse fixées par l'autorité administrative selon des conditions déterminées par décret en Conseil d'Etat./ Les oiseaux ne peuvent être chassés ni pendant la période nidicole ni pendant les différents stades de reproduction et de dépendance. Les oiseaux migrateurs ne peuvent en outre être chassés pendant leur trajet de retour vers leur lieu de nidification (...) ; qu'il résulte notamment de ces dispositions qui doivent être interprétées compte tenu des objectifs de la directive, tels qu'ils ont été explicités par la Cour de justice des Communautés européennes, que la protection prévue pour ces espèces, tant pour la période nidicole et les différents stades de reproduction et de dépendance que pour le trajet de retour des espèces migratrices vers leur lieu de nidification, doit être une protection complète, excluant des risques de confusion entre espèces différentes, et que la fixation de dates échelonnées en fonction des espèces ou en fonction des différentes parties du territoire n'est légalement possible que s'il peut être établi, au regard des données scientifiques et techniques disponibles, que cet échelonnement est compatible avec l'objectif de protection complète ; qu'à cet égard, la Cour de justice des Communautés européennes a notamment précisé que les méthodes de détermination des dates de la chasse aux oiseaux qui visent ou aboutissent à ce qu'un pourcentage donné des oiseaux d'une espèce échappent à cette protection ne sont pas conformes à l'article 7, §4, de la directive oiseaux ;
Considérant qu'en vertu de l'article R*. 224-6 du code de l'environnement, il appartient au ministre chargé de la chasse de fixer les dates d'ouverture et de fermeture de la chasse aux oiseaux de passage et au gibier d'eau, après avis du Conseil national de la chasse et de la faune sauvage, par un arrêté qui prévoit les conditions spécifiques de la chasse de ces gibiers ; qu'il y a lieu, pour apprécier la légalité des dispositions prises à cet effet, de se référer à l'interprétation qu'a donnée la Cour de justice des Communautés européennes de l'article 7, § 4, de la directive oiseaux ;
Considérant que les différents documents existants pour déterminer les dates de la chasse aux oiseaux reposent sur un découpage des mois de l'année en trois périodes de dix jours et déterminent, parmi ces trois périodes, celle à partir de laquelle une espèce considérée peut être regardée comme se trouvant en situation de vulnérabilité ; que, compte tenu de cette manière de procéder, la fixation de la date de fermeture de la chasse à cette espèce à l'intérieur de la décade retenue comme début de la période de vulnérabilité ne peut intervenir que sur le fondement de données scientifiques et techniques établissant que, pour l'année considérée, la fixation de cette date dans le cours de cette décade est justifiée et qu'une fermeture de la chasse dès la fin de la décade précédente ne s'impose pas au regard du principe de protection complète de l'espèce en cause ;
Quant à la fermeture de la chasse aux oies :
Considérant que l'arrêté du 31 décembre 2003 a retenu le 31 janvier 2004 comme date de fermeture de la chasse aux anatidés, à l'exception des oies pour lesquelles la clôture de la chasse est fixée au 8 février ; qu'il ressort du rapprochement entre, d'une part, les données scientifiques disponibles, telles qu'elles ressortent des pièces du dossier et ont été précisées et discutées par les parties et, d'autre part, l'interprétation mentionnée ci-dessus de l'article 7, § 4, de la directive oiseaux que cet arrêté est entaché d'illégalité en ce qu'il autorise la chasse aux oies au-delà du 31 janvier ;
Quant à la fermeture de la chasse aux limicoles et aux rallidés :
Considérant que l'arrêté du 31 décembre 2003 a retenu le 8 février 2004 comme date de fermeture de la chasse aux limicoles et aux rallidés ; qu'il ressort du rapprochement entre, d'une part, les données scientifiques disponibles, telles qu'elles ressortent des pièces du dossier et ont été précisées et discutées par les parties et, d'autre part, l'interprétation mentionnée ci-dessus de l'article 7, § 4, de la directive oiseaux que l'arrêté est illégal en tant qu'il a autorisé la chasse de ces espèces au-delà du 31 janvier ;
Quant à la fermeture de la chasse aux oiseaux de passage autres que les turdidés, les pigeons ramier, biset et colombin et l'alouette des champs :
Considérant que l'arrêté du 31 janvier 2003 fixe au 20 février 2004 la date de clôture de la chasse aux oiseaux de passage, à l'exclusion notamment du vanneau huppé pour lequel il s'agit du 8 février ; qu'il ressort du rapprochement entre, d'une part, les données scientifiques disponibles, telles qu'elles ressortent des pièces du dossier et ont été précisées et discutées par les parties et, d'autre part, l'interprétation mentionnée ci-dessus de l'article 7, § 4, de la directive oiseaux que si l'arrêté a pu légalement retenir ces dates pour la fermeture de la chasse aux tourterelles, à la bécasse des bois et à la caille des blés, il est, en revanche, entaché d'illégalité pour avoir autorisé la chasse au vanneau huppé au-delà du 31 janvier ;
Considérant qu'il résulte de ce qui précède que les requérantes ne sont fondées à demander l'annulation de l'arrêté du 31 décembre 2003 qu'en tant qu'il a autorisé la chasse aux oies, aux limicoles, aux rallidés et au vanneau huppé au-delà du 31 janvier 2004 ;
Sur les conclusions à fins d'injonction :
Considérant qu'à la date de la présente décision, les conclusions tendant à ce qu'il soit ordonné au ministre chargé de la chasse de prendre d'autres dates de fermeture de la saison de chasse 2003-2004 sont devenues sans objet ;
Sur les conclusions présentées au titre de l'article L. 761-1 du code de justice administrative :
Considérant que, dans les circonstances de l'espèce, il y a lieu de faire application des dispositions de l'article L. 761-1 du code de justice administrative et de mettre à la charge de l'Etat une somme de 1 000 euros au titre des frais exposés respectivement par la LIGUE POUR LA PROTECTION DES OISEAUX, par l'association CONVENTION VIE ET NATURE POUR UNE ECOLOGIE RADICALE, et par l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES (A.S.P.A.S.) et non compris dans les dépens, et la somme de 2 500 euros qui est demandée au même titre par la LIGUE POUR LA PRESERVATION DE LA FAUNE SAUVAGE ET LA DEFENSE DES NON CHASSEURS dite ROC ;
Considérant, en revanche, qu'un intervenant n'ayant pas la qualité de partie à l'instance, les conclusions présentées par la Fédération nationale de chasseurs tendant à l'application de l'article L. 761-1 du code de justice administrative ne peuvent qu'être rejetées ;
D E C I D E :
--------------
Article 1er : Il n'y a pas lieu de statuer sur les conclusions présentées par la LIGUE POUR LA PRESERVATION DE LA FAUNE SAUVAGE ET LA DEFENSE DES NON CHASSEURS dite ROC, par l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES et par la LIGUE POUR LA PROTECTION DES OISEAUX relatives aux dates de fermeture de la chasse aux turdidés et aux pigeons et sur celles de l'association CONVENTION VIE ET NATURE POUR UNE ECOLOGIE RADICALE relatives aux dates de fermeture de la chasse aux pigeons ramiers et aux grives.
Article 2 : Les interventions de l'association France Nature Environnement et de la Fédération nationale des chasseurs sont admises.
Article 3 : L'arrêté du 31 décembre 2003 est annulé en tant qu'il autorise la chasse aux oies, aux limicoles, aux rallidés et au vanneau huppé au-delà du 31 janvier 2004.
Article 4 : L'Etat versera 1 000 euros à la LIGUE POUR LA PROTECTION DES OISEAUX, à l'association CONVENTION VIE ET NATURE POUR UNE ECOLOGIE RADICALE et à l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES (A.S.P.A.S.) et
2 500 euros, à la LIGUE POUR LA PRESERVATION DE LA FAUNE SAUVAGE ET LA DEFENSE DES NON CHASSEURS dite ROC.
Article 5 : Le surplus des requêtes de la LIGUE POUR LA PROTECTION DES OISEAUX, de l'association CONVENTION VIE ET NATURE POUR UNE ECOLOGIE RADICALE, de l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES (A.S.P.A.S.) et de la LIGUE POUR LA PRESERVATION DE LA FAUNE SAUVAGE ET LA DEFENSE DES NON CHASSEURS dite ROC est rejeté.
Article 6 : Les conclusions de la Fédération nationale des chasseurs présentées au titre de l'article L. 761-1 du code de justice administrative sont rejetées.
Article 7 : La présente décision sera notifiée à la LIGUE POUR LA PROTECTION DES OISEAUX, à l'association CONVENTION VIE ET NATURE POUR UNE ECOLOGIE RADICALE, à l'ASSOCIATION POUR LA PROTECTION DES ANIMAUX SAUVAGES (A.S.P.A.S.), à la LIGUE POUR LA PRESERVATION DE LA FAUNE SAUVAGE ET LA DEFENSE DES NON CHASSEURS dite ROC, au ministre de l'écologie et du développement durable, à l'association France Nature Environnement et à la Fédération nationale des chasseurs.
vom 29. November 1952
Neugefasst durch Bek. v. 29.9.1976 I 2849;
zuletzt geändert durch Art. 12g Abs. 16 G v. 24. 8.2004
(1) Das Jagdrecht ist die ausschließliche Befugnis, auf einem bestimmten Gebiet wildlebende Tiere, die dem Jagdrecht unterliegen, (Wild) zu hegen, auf sie die Jagd auszuüben und sie sich anzueignen. Mit dem Jagdrecht ist die Pflicht zur Hege verbunden. (2) Die Hege hat zum Ziel die Erhaltung eines den landschaftlichen und landeskulturellen Verhältnissen angepaßten artenreichen und gesunden Wildbestandes sowie die Pflege und Sicherung seiner Lebensgrundlagen; auf Grund anderer Vorschriften bestehende gleichartige Verpflichtungen bleiben unberührt. Die Hege muß so durchgeführt werden, daß Beeinträchtigungen einer ordnungsgemäßen land-, forst- und fischereiwirtschaftlichen Nutzung, insbesondere Wildschäden, möglichst vermieden werden. (3) Bei der Ausübung der Jagd sind die allgemein anerkannten Grundsätze deutscher Weidgerechtigkeit zu beachten. (4) Die Jagdausübung erstreckt sich auf das Aufsuchen, Nachstellen, Erlegen und Fangen von Wild. (5) Das Recht zur Aneignung von Wild umfaßt auch die ausschließliche Befugnis, krankes oder verendetes Wild, Fallwild und Abwurfstangen sowie die Eier von Federwild sich anzueignen. (6) Das Jagdrecht unterliegt den Beschränkungen dieses Gesetzes und der in seinem Rahmen ergangenen landesrechtlichen Vorschriften. |
(1) Tierarten, die dem Jagdrecht unterliegen, sind: 1. Haarwild: Wisent (Bison bonasus L.), Elchwild (Alces alces L.), Rotwild (Cervus elaphus L.), Damwild (Dama dama L.), Sikawild (Cervus nippon TEMMINCK), Rehwild (Capreolus capreolus L.), Gamswild (Rupicapra rupicapra L.), Steinwild (Capra ibex L.), Muffelwild (Ovis ammon musimon PALLAS), Schwarzwild (Sus scrofa L.), Feldhase (Lepus europaeus PALLAS), Schneehase (Lepus timidus L.), Wildkaninchen (Oryctolagus cuniculus L.), Murmeltier (Marmota marmota L.), Wildkatze (Felis silvestris SCHREBER), Luchs (Lynx lynx L.), Fuchs (Vulpes vulpes L.), Steinmarder (Martes foina ERXLEBEN), Baummarder (Martes martes L.), Iltis (Mustela putorius L.), Hermelin (Mustela erminea L.), Mauswiesel (Mustela nivalis L.), Dachs (Meles meles L.), Fischotter (Lutra lutra L.), Seehund (Phoca vitulina L.); 2. Federwild: Rebhuhn (Perdix perdix L.), Fasan (Phasianus colchicus L.), Wachtel (Coturnix coturnix L.), Auerwild (Tetrao urogallus L.), Birkwild (Lyrurus tetrix L.), Rackelwild ( Lyrus tetrix x Tetrao urogallus), Haselwild (Tetrastes bonasia L.), Alpenschneehuhn (Lagopus mutus MONTIN), Wildtruthuhn (Meleagris gallopavo L.), Wildtauben (Columbidae), Höckerschwan (Cygnus olor GMEL.), Wildgänse (Gattungen Anser BRISSON und Branta SCOPOLI), Wildenten (Anatinae), Säger (Gattung Mergus L.), Waldschnepfe (Scolopax rusticola L.), Bläßhuhn (Fulica atra L.), Möwen (Laridae), Haubentaucher (Podiceps cristatus L.), Großtrappe (Otis tarda L.), Graureiher (Ardea cinerea L.), Greife (Accipitridae), Falken (Falconidae), Kolkrabe (Corvus corax L.).
(2) Die Länder können weitere Tierarten bestimmen, die dem Jagdrecht unterliegen. (3) Zum Schalenwild gehören Wisente, Elch-, Rot-, Dam-, Sika-, Reh-, Gams-, Stein-, Muffel- und Schwarzwild. (4) Zum Hochwild gehören Schalenwild außer Rehwild, ferner Auerwild, Steinadler und Seeadler. Alles übrige Wild gehört zum Niederwild. |
§ 3 Inhaber des Jagdrechts, Ausübung des Jagdrechts
(1) Das Jagdrecht steht dem Eigentümer auf seinem Grund und Boden zu. Es ist untrennbar mit dem Eigentum am Grund und Boden verbunden. Als selbständiges dingliches Recht kann es nicht begründet werden. (2) Auf Flächen, an denen kein Eigentum begründet ist, steht das Jagdrecht den Ländern zu. (3) Das Jagdrecht darf nur in Jagdbezirken nach Maßgabe der §§ 4ff. ausgeübt werden. |
1. Allgemeines
Jagdbezirke, in denen die Jagd ausgeübt werden darf, sind entweder Eigenjagdbezirke (§ 7) oder gemeinschaftliche Jagdbezirke (§ 8).
§ 5 Gestaltung der Jagdbezirke
(1) Jagdbezirke können durch Abtrennung, Angliederung oder Austausch von Grundflächen abgerundet werden, wenn dies aus Erfordernissen der Jagdpflege und Jagdausübung notwendig ist.
(2) Natürliche und künstliche Wasserläufe, Wege, Triften und Eisenbahnkörper sowie ähnliche Flächen bilden, wenn sie nach Umfang und Gestalt für sich allein eine ordnungsmäßige Jagdausübung nicht gestatten, keinen Jagdbezirk für sich, unterbrechen nicht den Zusammenhang eines Jagdbezirkes und stellen auch den Zusammenhang zur Bildung eines Jagdbezirkes zwischen getrennt liegenden Flächen nicht her.
§ 6 Befriedete Bezirke, Ruhen der Jagd
Auf Grundflächen, die zu keinem Jagdbezirk gehören, und in befriedeten Bezirken ruht die Jagd. Eine beschränkte Ausübung der Jagd kann gestattet werden. Tiergärten fallen nicht unter die Vorschriften dieses Gesetzes.
2. Eigenjagdbezirke
§7
1) Zusammenhängende Grundflächen mit einer land-, forst- oder fischereiwirtschaftlich nutzbaren Fläche von 75 Hektar an, die im Eigentum ein und derselben Person oder einer Personengemeinschaft stehen, bilden einen Eigenjagdbezirk. Die Länder können abweichend von Satz 1 die Mindestgröße allgemein oder für bestimmte Gebiete höher festsetzen. Soweit am Tag des Inkrafttretens des Einigungsvertrages in den Ländern eine andere als die in Satz 1 bestimmte Größe festgesetzt ist, behält es dabei sein Bewenden, falls sie nicht unter 70 Hektar beträgt. Die Länder können, soweit bei Inkrafttreten dieses Gesetzes eine solche Regelung besteht, abweichend von Satz 1 bestimmen, daß auch eine sonstige zusammenhängende Fläche von 75 Hektar einen Eigenjagdbezirk bildet, wenn dies von Grundeigentümern oder Nutznießern zusammenhängender Grundflächen von mindestens je 15 Hektar beantragt wird.
(2) Ländergrenzen unterbrechen nicht den Zusammenhang von Grundflächen, die gemäß Absatz 1 Satz 1 einen Eigenjagdbezirk bilden. In den Fällen des Absatzes 1 Satz 3 besteht ein Eigenjagdbezirk, wenn nach den Vorschriften des Landes, in dem der überwiegende Teil der auf mehrere Länder sich erstreckenden Grundflächen liegt, für die Grundflächen insgesamt die Voraussetzungen für einen Eigenjagdbezirk vorliegen würden. Im übrigen gelten für jeden Teil eines über mehrere Länder sich erstreckenden Eigenjagdbezirkes die Vorschriften des Landes, in dem er liegt.
(3) Vollständig eingefriedete Flächen sowie an der Bundesgrenze liegende zusammenhängende Grundflächen von geringerem als 75 Hektar land-, forst- oder fischereiwirtschaftlich nutzbaren Raum können allgemein oder unter besonderen Voraussetzungen zu Eigenjagdbezirken erklärt werden; dabei kann bestimmt werden, daß die Jagd in diesen Bezirken nur unter Beschränkungen ausgeübt werden darf.
(4) In einem Eigenjagdbezirk ist jagdausübungsberechtigt der Eigentümer. An Stelle des Eigentümers tritt der Nutznießer, wenn ihm die Nutzung des ganzen Eigenjagdbezirkes zusteht.
3. Gemeinschaftliche Jagdbezirke
1) Alle Grundflächen einer Gemeinde oder abgesonderten Gemarkung, die nicht zu einem Eigenjagdbezirk gehören, bilden einen gemeinschaftlichen Jagdbezirk, wenn sie im Zusammenhang mindestens 150 Hektar umfassen.
(2) Zusammenhängende Grundflächen verschiedener Gemeinden, die im übrigen zusammen den Erfordernissen eines gemeinschaftlichen Jagdbezirkes entsprechen, können auf Antrag zu gemeinschaftlichen Jagdbezirken zusammengelegt werden.
(3) Die Teilung gemeinschaftlicher Jagdbezirke in mehrere selbständige Jagdbezirke kann zugelassen werden, sofern jeder Teil die Mindestgröße von 250 Hektar hat.
(4) Die Länder können die Mindestgrößen allgemein oder für bestimmte Gebiete höher festsetzen.
(5) In gemeinschaftlichen Jagdbezirken steht die Ausübung des Jagdrechts der Jagdgenossenschaft zu.
(1) Die Eigentümer der Grundflächen, die zu einem gemeinschaftlichen Jagdbezirk gehören, bilden eine Jagdgenossenschaft. Eigentümer von Grundflächen, auf denen die Jagd nicht ausgeübt werden darf, gehören der Jagdgenossenschaft nicht an.
(2) Die Jagdgenossenschaft wird durch den Jagdvorstand gerichtlich und außergerichtlich vertreten. Der Jagdvorstand ist von der Jagdgenossenschaft zu wählen. Solange die Jagdgenossenschaft keinen Jagdvorstand gewählt hat, werden die Geschäfte des Jagdvorstandes vom Gemeindevorstand wahrgenommen.
(3) Beschlüsse der Jagdgenossenschaft bedürfen sowohl der Mehrheit der anwesenden und vertretenen Jagdgenossen, als auch der Mehrheit der bei der Beschlußfassung vertretenen Grundfläche.
(1) Die Jagdgenossenschaft nutzt die Jagd in der Regel durch Verpachtung. Sie kann die Verpachtung auf den Kreis der Jagdgenossen beschränken.
(2) Die Jagdgenossenschaft kann die Jagd für eigene Rechnung durch angestellte Jäger ausüben lassen. Mit Zustimmung der zuständigen Behörde kann sie die Jagd ruhen lassen.
(3) Die Jagdgenossenschaft beschließt über die Verwendung des Reinertrages der Jagdnutzung. Beschließt die Jagdgenossenschaft, den Ertrag nicht an die Jagdgenossen nach dem Verhältnis des Flächeninhaltes ihrer beteiligten Grundstücke zu verteilen, so kann jeder Jagdgenosse, der dem Beschluß nicht zugestimmt hat, die Auszahlung seines Anteils verlangen. Der Anspruch erlischt, wenn er nicht binnen einem Monat nach der Bekanntmachung der Beschlußfassung schriftlich oder mündlich zu Protokoll des Jagdvorstandes geltend gemacht wird.
§ 10a Bildung von Hegegemeinschaften
(1) Für mehrere zusammenhängende Jagdbezirke können die Jagdausübungsberechtigten zum Zwecke der Hege des Wildes eine Hegegemeinschaft als privatrechtlichen Zusammenschluß bilden. (2) Abweichend von Absatz 1 können die Länder bestimmen, daß für mehrere zusammenhängende Jagdbezirke die Jagdausübungsberechtigten zum Zwecke der Hege des Wildes eine Hegegemeinschaft bilden, falls diese aus Gründen der Hege im Sinne des § 1 Abs. 2 erforderlich ist und eine an alle betroffenen Jagdausübungsberechtigten gerichtete Aufforderung der zuständigen Behörde, innerhalb einer bestimmten Frist eine Hegegemeinschaft zu gründen, ohne Erfolg geblieben ist. (3) Das Nähere regeln die Länder. |
1) Die Ausübung des Jagdrechts in seiner Gesamtheit kann an Dritte verpachtet werden. Ein Teil des Jagdausübungsrechts kann nicht Gegenstand eines Jagdpachtvertrages sein; jedoch kann sich der Verpächter einen Teil der Jagdnutzung, der sich auf bestimmtes Wild bezieht, vorbehalten. Die Erteilung von Jagderlaubnisscheinen regeln, unbeschadet des Absatzes 6 Satz 2, die Länder.
(2) Die Verpachtung eines Teils eines Jagdbezirkes ist nur zulässig, wenn sowohl der verpachtete als auch der verbleibende Teil bei Eigenjagdbezirken die gesetzliche Mindestgröße, bei gemeinschaftlichen Jagdbezirken die Mindestgröße von 250 Hektar haben. Die Länder können die Verpachtung eines Teiles von geringerer Größe an den Jagdausübungsberechtigten eines angrenzenden Jagdbezirkes zulassen, soweit dies einer besseren Reviergestaltung dient.
(3) Die Gesamtfläche, auf der einem Jagdpächter die Ausübung des Jagdrechts zusteht, darf nicht mehr als 1.000 Hektar umfassen; hierauf sind Flächen anzurechnen, für die dem Pächter auf Grund einer entgeltlichen Jagderlaubnis die Jagdausübung zusteht. Der Inhaber eines oder mehrerer Eigenjagdbezirke mit einer Gesamtfläche von mehr als 1.000 Hektar darf nur zupachten, wenn er Flächen mindestens gleicher Größenordnung verpachtet; der Inhaber eines oder mehrerer Eigenjagdbezirke mit einer Gesamtfläche von weniger als 1.000 Hektar darf nur zupachten, wenn die Gesamtfläche, auf der ihm das Jagdausübungsrecht zusteht, 1.000 Hektar nicht übersteigt. Für Mitpächter, Unterpächter oder Inhaber einer entgeltlichen Jagderlaubnis gilt Satz 1 und 2 entsprechend mit der Maßgabe, daß auf die Gesamtfläche nur die Fläche angerechnet wird, die auf den einzelnen Mitpächter, Unterpächter oder auf den Inhaber einer entgeltlichen Jagderlaubnis, ausgenommen die Erlaubnis zu Einzelabschüssen, nach dem Jagdpachtvertrag oder der Jagderlaubnis anteilig entfällt. Für bestimmte Gebiete, insbesondere im Hochgebirge können die Länder eine höhere Grenze als 1.000 Hektar festsetzen.
(4) Der Jagdpachtvertrag ist schriftlich abzuschließen. Die Pachtdauer soll mindestens neun Jahre betragen. Die Länder können die Mindestpachtzeit höher festsetzen. Ein laufender Jagdpachtvertrag kann auch auf kürzere Zeit verlängert werden. Beginn und Ende der Pachtzeit soll mit Beginn und Ende des Jagdjahres (1. April bis 31. März) zusammenfallen.
(5) Pächter darf nur sein, wer einen Jahresjagdschein besitzt und schon vorher einen solchen während dreier Jahre in Deutschland besessen hat. Für besondere Einzelfälle können Ausnahmen zugelassen werden. Auf den in Satz 1 genannten Zeitraum sind die Zeiten anzurechnen, während derer jemand vor dem Tag des Wirksamwerdens des Beitritts eine Jagderlaubnis in der Deutschen Demokratischen Republik besessen hat.
(6) Ein Jagdpachtvertrag, der bei seinem Abschluß den Vorschriften des Absatzes 1 Satz 2 Halbsatz 1, des Absatzes 2, des Absatzes 3, des Absatzes 4 Satz 1 oder des Absatzes 5 nicht entspricht, ist nichtig. Das gleiche gilt für eine entgeltliche Jagderlaubnis, die bei ihrer Erteilung den Vorschriften des Absatzes 3 nicht entspricht.
(7) Die Fläche, auf der einem Jagdausübungsberechtigten oder Inhaber einer entgeltlichen Jagderlaubnis nach Absatz 3 die Ausübung des Jagdrechts zusteht, ist von der zuständigen Behörde in den Jagdschein einzutragen; das Nähere regeln die Länder.
§ 12 Anzeige von Jagdpachtverträgen
(1) Der Jagdpachtvertrag ist der zuständigen Behörde anzuzeigen. Die Behörde kann den Vertrag binnen drei Wochen nach Eingang der Anzeige beanstanden, wenn die Vorschriften über die Pachtdauer nicht beachtet sind oder wenn zu erwarten ist, daß durch eine vertragsmäßige Jagdausübung die Vorschriften des § 1 Abs. 2 verletzt werden.
(2) In dem Beanstandungsbescheid sind die Vertragsteile aufzufordern, den Vertrag bis zu einem bestimmten Zeitpunkt, der mindestens drei Wochen nach Zustellung des Bescheides liegen soll, aufzuheben oder in bestimmter Weise zu ändern.
(3) Kommen die Vertragsteile der Aufforderung nicht nach, so gilt der Vertrag mit Ablauf der Frist als aufgehoben, sofern nicht einer der Vertragsteile binnen der Frist einen Antrag auf Entscheidung durch das Amtsgericht stellt. Das Gericht kann entweder den Vertrag aufheben oder feststellen, daß er nicht zu beanstanden ist. Die Bestimmungen für die gerichtliche Entscheidung über die Beanstandung eines Landpachtvertrages gelten sinngemäß; jedoch entscheidet das Gericht ohne Zuziehung ehrenamtlicher Richter.
(4) Vor Ablauf von drei Wochen nach Anzeige des Vertrages durch einen Beteiligten darf der Pächter die Jagd nicht ausüben, sofern nicht die Behörde die Jagdausübung zu einem früheren Zeitpunkt gestattet. Wird der Vertrag binnen der in Absatz 1 Satz 2 bezeichneten Frist beanstandet, so darf der Pächter die Jagd erst ausüben, wenn die Beanstandungen behoben sind oder wenn durch rechtskräftige gerichtliche Entscheidung festgestellt ist, daß der Vertrag nicht zu beanstanden ist.
§ 13 Erlöschen des Jagdpachtvertrages
Der Jagdpachtvertrag erlischt, wenn dem Pächter der Jagdschein unanfechtbar entzogen worden ist. Er erlischt auch dann, wenn die Gültigkeitsdauer des Jagdscheines abgelaufen ist und entweder die zuständige Behörde die Erteilung eines neuen Jagdscheines unanfechtbar abgelehnt hat oder der Pächter die Voraussetzungen für die Erteilung eines neuen Jagdscheines nicht fristgemäß erfüllt. Der Pächter hat dem Verpächter den aus der Beendigung des Pachtvertrages entstehenden Schaden zu ersetzen, wenn ihn ein Verschulden trifft.
§ 13a Rechtsstellung der Mitpächter
Sind mehrere Pächter an einem Jagdpachtvertrag beteiligt (Mitpächter), so bleibt der Vertrag, wenn er im Verhältnis zu einem Mitpächter gekündigt wird oder erlischt, mit den übrigen bestehen; dies gilt nicht, soweit der Jagdpachtvertrag infolge des Ausscheidens eines Pächters den Vorschriften des § 11 Abs. 3 nicht mehr entspricht und dieser Mangel bis zum Beginn des nächstens Jagdjahres nicht behoben wird. Ist einem der Beteiligten die Aufrechterhaltung des Vertrages infolge des Ausscheidens eines Pächters nicht zuzumuten, so kann er den Vertrag mit sofortiger Wirkung kündigen. Die Kündigung muß unverzüglich nach Erlangung der Kenntnis von dem Kündigungsgrund erfolgen.
§ 14 Wechsel des Grundeigentümers
(1) Wird ein Eigenjagdbezirk ganz oder teilweise veräußert, so finden die Vorschriften der §§ 566 bis 567b des Bürgerlichen Gesetzbuchs entsprechende Anwendung. Das gleiche gilt im Falle der Zwangsversteigerung von der Vorschrift des § 57 des Zwangsversteigerungsgesetzes; das Kündigungsrecht des Erstehers ist jedoch ausgeschlossen, wenn nur ein Teil eines Jagdbezirkes versteigert ist und dieser Teil nicht allein schon die Erfordernisse eines Eigenjagdbezirkes erfüllt.
(2) Wird ein zu einem gemeinschaftlichen Jagdbezirk gehöriges Grundstück veräußert, so hat dies auf den Pachtvertrag keinen Einfluß; der Erwerber wird vom Zeitpunkt des Erwerbes an auch dann für die Dauer des Pachtvertrages Mitglied der Jagdgenossenschaft, wenn das veräußerte Grundstück an sich mit anderen Grundstücken des Erwerbers zusammen einen Eigenjagdbezirk bilden könnte. Das gleiche gilt für den Fall der Zwangsversteigerung eines Grundstücks.
(1) Wer die Jagd ausübt, muß einen auf seinen Namen lautenden Jagdschein mit sich führen und diesen auf Verlangen den Polizeibeamten sowie den Jagdschutzberechtigten (§ 25) vorzeigen. Zum Sammeln von Abwurfstangen bedarf es nur der schriftlichen Erlaubnis des Jagdausübungsberechtigten. Wer die Jagd mit Greifen oder Falken (Beizjagd) ausüben will, muß einen auf seinen Namen lautenden Falknerjagdschein mit sich führen.
(2) Der Jagdschein wird von der für den Wohnsitz des Bewerbers zuständigen Behörde als Jahresjagdschein für höchstens drei Jagdjahre (§ 11 Abs. 4) oder als Tagesjagdschein für vierzehn aufeinanderfolgende Tage nach einheitlichen, vom Bundesministerium für Verbraucherschutz, Ernährung und Landwirtschaft (Bundesministerium) bestimmten Mustern erteilt.
(3) Der Jagdschein gilt im gesamten Bundesgebiet.
(4) Für Tagesjagdscheine für Ausländer dürfen nur die Gebühren für Inländer erhoben werden, wenn das Heimatland des Ausländers die Gegenseitigkeit gewährleistet.
(5) Die erste Erteilung eines Jagdscheines ist davon abhängig, daß der Bewerber im Geltungsbereich dieses Gesetzes eine Jägerprüfung bestanden hat, die aus einem schriftlichen und einem mündlich-praktischen Teil und einer Schießprüfung bestehen soll; er muß in der Jägerprüfung ausreichende Kenntnisse der Tierarten, der Wildbiologie, der Wildhege, des Jagdbetriebes, der Wildschadensverhütung, des Land- und Waldbaues, des Waffenrechts, der Waffentechnik, der Führung von Jagdwaffen (einschließlich Faustfeuerwaffen), der Führung von Jagdhunden, in der Behandlung des erlegten Wildes unter besonderer Berücksichtigung der hygienisch erforderlichen Maßnahmen, in der Beurteilung der gesundheitlich unbedenklichen Beschaffenheit des Wildbrets, insbesondere auch hinsichtlich seiner Verwendung als Lebensmittel, und im Jagd-, Tierschutz- sowie Naturschutz- und Landschaftspflegerecht nachweisen; mangelhafte Leistungen in der Schießprüfung sind durch Leistungen in anderen Prüfungsteilen nicht ausgleichbar. Die Länder können die Zulassung zur Jägerprüfung insbesondere vom Nachweis einer theoretischen und praktischen Ausbildung abhängig machen. Für Bewerber, die vor dem 1. April 1953 einen Jahresjagdschein besessen haben, entfällt die Jägerprüfung. Eine vor dem Tag des Wirksamwerdens des Beitritts in der Deutschen Demokratischen Republik abgelegte Jagdprüfung für Jäger, die mit der Jagdwaffe die Jagd ausüben wollen, steht der Jägerprüfung im Sinne des Satzes 1 gleich.
(6) Bei der Erteilung von Ausländerjagdscheinen können Ausnahmen von Absatz 5 Satz 1 und 2 gemacht werden.
(7) Die erste Erteilung eines Falknerjagdscheines ist davon abhängig, daß der Bewerber im Geltungsbereich dieses Gesetzes zusätzlich zur Jägerprüfung eine Falknerprüfung bestanden hat; er muß darin ausreichende Kenntnisse des Haltens, der Pflege und des Abtragens von Beizvögeln, des Greifvogelschutzes sowie der Beizjagd nachweisen. Für Bewerber, die vor dem 1. April 1977 mindestens fünf Falknerjagdscheine besessen haben, entfällt die Jägerprüfung; gleiches gilt für Bewerber, die vor diesem Zeitpunkt mindestens fünf Jahresjagdscheine besessen und während deren Geltungsdauer die Beizjagd ausgeübt haben. Das Nähere hinsichtlich der Erteilung des Falknerjagdscheines regeln die Länder. Eine vor dem Tag des Wirksamwerdens des Beitritts in der Deutschen Demokratischen Republik abgelegte Jagdprüfung für Falkner steht der Falknerprüfung im Sinne des Satzes 1 gleich.
(1) Personen, die das sechzehnte Lebensjahr vollendet haben, aber noch nicht achtzehn Jahre alt sind, darf nur ein Jugendjagdschein erteilt werden.
(2) Der Jugendjagdschein berechtigt nur zur Ausübung der Jagd in Begleitung des Erziehungsberechtigten oder einer von dem Erziehungsberechtigten schriftlich beauftragten Aufsichtsperson; die Begleitperson muß jagdlich erfahren sein.
(3) Der Jugendjagdschein berechtigt nicht zur Teilnahme an Gesellschaftsjagden.
(4) Im übrigen gilt § 15 entsprechend.
§ 17 Versagung des Jagdscheines
(1) Der Jagdschein ist zu versagen
1. Personen, die noch nicht sechzehn Jahre als sind;
2. Personen, bei denen Tatsachen die Annahme rechtfertigen, daß sie die erforderliche Zuverlässigkeit oder körperliche Eignung nicht besitzen;
3. Personen, denen der Jagdschein entzogen ist, während der Dauer derEntziehung oder einer Sperre (§§ 18, 41 Abs. 2);
4. Personen, die keine ausreichende Jagdhaftpflichtversicherung (fünfhunderttausend Euro für Personenschäden und fünfzigtausend Euro für Sachschäden) nachweisen; die Versicherung kann nur bei einem Versicherungsunternehmen mit Sitz in der Europäischen Wirtschaftsgemeinschaft oder mit Niederlassung im Geltungsbereich des Versicherungsaufsichtsgesetzes genommen werden; die Länder können den Abschluß einer Gemeinschaftsversicherung ohne Beteiligungszwang zulassen.
Fehlen die Zuverlässigkeit oder die persönliche Eignung im Sinne der §§ 5 und 6 des Waffengesetzes, darf nur ein Jagdschein nach § 15 Abs. 7 erteilt werden.
(2) Der Jagdschein kann versagt werden
1. Personen, die noch nicht achtzehn Jahre alt sind;
2. Personen, die nicht Deutsche im Sinne des Artikels 116 des Grundgesetzes sind;
3. Personen, die nicht mindestens drei Jahre ihren Wohnsitz oder ihren gewöhnlichen Aufenthalt ununterbrochen im Geltungsbereich dieses Gesetzes haben;
4. Personen, die gegen die Grundsätze des § 1 Abs. 3 schwer oder wiederholt verstoßen haben.
(3) Die erforderliche Zuverlässigkeit besitzen Personen nicht, wenn Tatsachen die Annahme rechtfertigen, daß sie
1. Waffen oder Munition mißbräuchlich oder leichtfertig verwenden werden;
2. mit Waffen oder Munition nicht vorsichtig und sachgemäß umgehen und diese Gegenstände nicht sorgfältig verwahren werden;
3. Waffen oder Munition an Personen überlassen werden, die zur Ausübung der tatsächlichen Gewalt über diese Gegenstände nicht berechtigt sind.
(4) Die erforderliche Zuverlässigkeit besitzen in der Regel Personen nicht, die
1. a) wegen eines Verbrechens,
b) wegen eines vorsätzlichen Vergehens, das eine der Annahmen im Sinne des Absatzes 3 Nr. 1 bis 3 rechtfertigt,
c) wegen einer fahrlässigen Straftat im Zusammenhang mit dem Umgang mit Waffen, Munition oder Sprengstoff,
d) wegen einer Straftat gegen jagdrechtliche, tierschutzrechtliche oder naturschutzrechtliche Vorschriften, das Waffengesetz, das Gesetz über die Kontrolle von Kriegswaffen oder das Sprengstoffgesetz zu einer Freiheitsstrafe, Jugendstrafe, Geldstrafe von mindestens 60 Tagessätzen oder mindestens zweimal zu einer geringeren Geldstrafe rechtskräftig verurteilt worden sind, wenn seit dem Eintritt der Rechtskraft der letzten Verurteilung fünf Jahre nicht verstrichen sind; in die Frist wird die Zeit eingerechnet, die seit der Vollziehbarkeit des Widerrufs oder der Rücknahme eines Jagdscheines oder eines Waffenbesitzverbotes nach § 41 des Waffengesetzes wegen der Tat, die der letzten Verurteilung zugrunde liegt, verstrichen ist; in die Frist nicht eingerechnet wird die Zeit, in welcher der Beteiligte auf behördliche oder richterliche Anordnung in einer Anstalt verwahrt worden ist;
2. wiederholt oder gröblich gegen eine in Nummer 1 Buchstabe d genannte Vorschrift verstoßen haben;
3. geschäftsunfähig oder in der Geschäftsfähigkeit beschränkt sind;
4. trunksüchtig, rauschmittelsüchtig, geisteskrank oder geistesschwach sind.
(5) Ist ein Verfahren nach Absatz 4 Nr. 1 noch nicht abgeschlossen, so kann die zuständige Behörde die Entscheidung über den Antrag auf Erteilung des Jagdscheines bis zum rechtskräftigen Abschluß des Verfahrens aussetzen. Die Zeit der Aussetzung des Verfahrens ist in die Frist nach Absatz 4 Nr. 1 erster Halbsatz einzurechnen.
(6) Sind Tatsachen bekannt, die Bedenken gegen die Zuverlässigkeit nach Absatz 4 Nr. 4 oder die körperliche Eignung nach Absatz 1 Nr. 2 begründen, so kann die zuständige Behörde dem Beteiligten die Vorlage eines amts- oder fachärztlichen Zeugnisses über die geistige und körperliche Eignung aufgeben.
§ 18 Einziehung des Jagdscheines
Wenn Tatsachen, welche die Versagung des Jagdscheines begründen, erst nach Erteilung des Jagdscheines eintreten oder der Behörde, die den Jagdschein erteilt hat, bekanntwerden, so ist die Behörde in den Fällen des § 17 Abs. 1 und in den Fällen, in denen nur ein Jugendjagdschein hätte erteilt werden dürfen (§ 16), sowie im Falle der Entziehung gemäß § 41 verpflichtet, in den Fällen des § 17 Abs. 2 berechtigt, den Jagdschein für ungültig zu erklären und einzuziehen. Ein Anspruch auf Rückerstattung der Jagdscheingebühren besteht nicht. Die Behörde kann eine Sperrfrist für die Wiedererteilung des Jagdscheines festsetzen.
Die erstmalige Erteilung einer Erlaubnis nach den §§ 15 und 16, das Ergebnis von Überprüfungen nach § 17 sowie Maßnahmen nach den §§ 18, 40, 41 und 41a sind der für den Vollzug des Waffengesetzes nach dessen § 48 Abs. 1 zuständigen Behörde mitzuteilen.
1) Verboten ist
1. mit Schrot, Posten, gehacktem Blei, Bolzen oder Pfeilen, auch als Fangschuß, auf Schalenwild und Seehunde zu schießen;
2.
a) auf Rehwild und Seehunde mit Büchsenpatronen zu schießen, deren Auftreffenergie auf 100 m (E 100) weniger als 1.000 Joule beträgt;
b) auf alles übrige Schalenwild mit Büchsenpatronen unter einem Kaliber von 6,5 mm zu schießen; im Kaliber 6,5 mm und darüber müssen die Büchsenpatronen eine Auftreffenergie auf 100 m (E 100) von mindestens 2.000 Joule haben;
c) auf Wild mit halbautomatischen oder automatischen Waffen, die mehr als zwei Patronen in das Magazin aufnehmen können, zu schießen;
d) auf Wild mit Pistolen oder Revolvern zu schießen, ausgenommen im Falle der Bau- und Fallenjagd sowie zur Abgabe von Fangschüssen, wenn die Mündungsenergie der Geschosse mindestens 200 Joule beträgt;
3. die Lappjagd innerhalb einer Zone von 300 Metern von der Bezirksgrenze, die Jagd durch Abklingeln der Felder und die Treibjagd bei Mondschein auszuüben;
4. Schalenwild, ausgenommen Schwarzwild, sowie Federwild zur Nachtzeit zu erlegen; als Nachtzeit gilt die Zeit von eineinhalb Stunden nach Sonnenuntergang bis eineinhalb Stunden vor Sonnenaufgang; das Verbot umfaßt nicht die Jagd auf Möwen, Waldschnepfen, Auer-, Birk- und Rackelwild;
5.
a) künstliche Lichtquellen, Spiegel, Vorrichtungen zum Anstrahlen oder Beleuchten des Zieles, Nachtzielgeräte, die einen Bildwandler oder eine elektronische Verstärkung besitzen und für Schußwaffen bestimmt sind, Tonbandgeräte oder elektrische Schläge erteilende Geräte beim Fang oder Erlegen von Wild aller Art zu verwenden oder zu nutzen sowie zur Nachtzeit an Leuchttürmen oder Leuchtfeuern Federwild zu fangen;
b) Vogelleim, Fallen, Angelhaken, Netze, Reusen oder ähnliche Einrichtungen sowie geblendete oder verstümmelte Vögel beim Fang oder Erlegen von Federwild zu verwenden;
6. Belohnungen für den Abschuß oder den Fang von Federwild auszusetzen, zu geben oder zu empfangen;
7. Saufänge, Fang- oder Fallgruben ohne Genehmigung der zuständigen Behörde anzulegen;
8. Schlingen jeder Art, in denen sich Wild fangen kann, herzustellen, feilzubieten, zu erwerben oder aufzustellen;
9. Fanggeräte, die nicht unversehrt fangen oder nicht sofort töten, sowie Selbstschußgeräte zu verwenden;
10. in Notzeiten Schalenwild in einem Umkreis von 200 Metern von Fütterungen zu erlegen;
11. Wild aus Luftfahrzeugen, Kraftfahrzeugen oder maschinengetriebenen Wasserfahrzeugen zu erlegen; das Verbot umfaßt nicht das Erlegen von Wild aus Kraftfahrzeugen durch Körperbehinderte mit Erlaubnis der zuständigen Behörde;
12. die Netzjagd auf Seehunde auszuüben;
13. die Hetzjagd auf Wild auszuüben;
14. die Such- und Treibjagd auf Waldschnepfen im Frühjahr auszuüben;
15. Wild zu vergiften oder vergiftete oder betäubende Köder zu verwenden;
16. die Brackenjagd auf einer Fläche von weniger als 1.000 Hektar auszuüben;
17. Abwurfstangen ohne schriftliche Erlaubnis des Jagdausübungsberechtigten zu sammeln;
18. eingefangenes oder aufgezogenes Wild später als vier Wochen vor Beginn der Jagdausübung auf dieses Wild auszusetzen.
(2) Die Länder können die Vorschriften des Absatzes 1 mit Ausnahme der Nummer 16 erweitern oder aus besonderen Gründen einschränken; soweit Federwild betroffen ist, ist die Einschränkung nur aus den in Artikel 9 Abs. 1 der Richtlinie 79/409/EWG des Rates vom 2. April 1979 über die Erhaltung der wildlebenden Vogelarten (ABl. EG Nr. L 103 S. 1) in der jeweils geltenden Fassung genannten Gründen und nach den in Artikel 9 Abs. 2 dieser Richtlinie genannten Maßgaben zulässig.
(3) Die in Absatz 1 Nr. 2 Buchstaben a und b vorgeschriebenen Energiewerte können unterschritten werden, wenn von einem staatlichen oder staatlich anerkannten Fachinstitut die Verwendbarkeit der Munition für bestimmte jagdliche Zwecke bestätigt wird. Auf der kleinsten Verpackungseinheit der Munition ist das Fachinstitut, das die Prüfung vorgenommen hat, sowie der Verwendungszweck anzugeben.
Verboten ist, Wild, insbesondere soweit es in seinem Bestand gefährdet oder bedroht ist, unbefugt an seinen Zuflucht-, Nist-, Brut- oder Wohnstätten durch Aufsuchen, Fotografieren, Filmen oder ähnliche Handlungen zu stören. Die Länder können für bestimmtes Wild Ausnahmen zulassen.
(1) An Orten, an denen die Jagd nach den Umständen des einzelnen Falles die öffentliche Ruhe, Ordnung oder Sicherheit stören oder das Leben von Menschen gefährden würde, darf nicht gejagt werden.
(2) Die Ausübung der Jagd in Naturschutz- und Wildschutzgebieten sowie in National- und Wildparken wird durch die Länder geregelt.
(1) Der Abschuß des Wildes ist so zu regeln, daß die berechtigten Ansprüche der Land-, Forst- und Fischereiwirtschaft auf Schutz gegen Wildschäden voll gewahrt bleiben sowie die Belange von Naturschutz und Landschaftspflege berücksichtigt werden. Innerhalb der hierdurch gebotenen Grenzen soll die Abschußregelung dazu beitragen, daß ein gesunder Wildbestand aller heimischen Tierarten in angemessener Zahl erhalten bleibt und insbesondere der Schutz von Tierarten gesichert ist, deren Bestand bedroht erscheint.
(2) Schalenwild (mit Ausnahme von Schwarzwild) sowie Auer-, Birk- und Rackelwild dürfen nur auf Grund und im Rahmen eines Abschußplanes erlegt werden, der von der zuständigen Behörde im Einvernehmen mit dem Jagdbeirat (§ 37) zu bestätigen oder festzusetzen ist. Seehunde dürfen nur auf Grund und im Rahmen eines Abschußplanes bejagt werden, der jährlich nach näherer Bestimmung der Länder für das Küstenmeer oder Teile davon auf Grund von Bestandsermittlungen aufzustellen ist. In gemeinschaftlichen Jagdbezirken ist der Abschußplan vom Jagdausübungsberechtigten im Einvernehmen mit dem Jagdvorstand aufzustellen. Innerhalb von Hegegemeinschaften sind die Abschußpläne im Einvernehmen mit den Jagdvorständen der Jagdgenossenschaften und den Inhabern der Eigenjagdbezirke aufzustellen, die der Hegegemeinschaft angehören. Das Nähere bestimmt die Landesgesetzgebung. Der Abschußplan für Schalenwild muß erfüllt werden. Die Länder treffen Bestimmungen, nach denen die Erfüllung des Abschußplanes durch ein Abschußmeldeverfahren überwacht und erzwungen werden kann; sie können den körperlichen Nachweis der Erfüllung des Abschußplanes verlangen.
(3) Der Abschuß von Wild, dessen Bestand bedroht erscheint, kann in bestimmten Bezirken oder in bestimmten Revieren dauernd oder zeitweise gänzlich verboten werden.
(4) Den Abschuß in den Staatsforsten regeln die Länder.
(1) Nach den in § 1 Abs. 2 bestimmten Grundsätzen der Hege bestimmt das Bundesministerium durch Rechtsverordnung mit Zustimmung des Bundesrates die Zeiten, in denen die Jagd auf Wild ausgeübt werden darf (Jagdzeiten). Außerhalb der Jagdzeiten ist Wild mit der Jagd zu verschonen (Schonzeiten). Die Länder können die Jagdzeiten abkürzen oder aufheben; sie können die Schonzeiten für bestimmte Gebiete oder für einzelne Jagdbezirke aus besonderen Gründen, insbesondere aus Gründen der Wildseuchenbekämpfung und Landeskultur, zur Beseitigung kranken oder kümmernden Wildes, zur Vermeidung von übermäßigen Wildschäden, zu wissenschaftlichen, Lehr- und Forschungszwecken, bei Störung des biologischen Gleichgewichts oder der Wildhege aufheben. Für den Lebendfang von Wild können die Länder in Einzelfällen Ausnahmen von Satz 2 zulassen.
(2) Wild, für das eine Jagdzeit nicht festgesetzt ist, ist während des ganzen Jahres mit der Jagd zu verschonen. Die Länder können bei Störung des biologischen Gleichgewichts oder bei schwerer Schädigung der Landeskultur Jagdzeiten festsetzen oder in Einzelfällen zu wissenschaftlichen, Lehr- und Forschungszwecken Ausnahmen zulassen.
(3) Aus Gründen der Landeskultur können Schonzeiten für Wild gänzlich versagt werden (Wild ohne Schonzeit).
(4) In den Setz- und Brutzeiten dürfen bis zum Selbständigwerden der Jungtiere die für die Aufzucht notwendigen Elterntiere, auch die von Wild ohne Schonzeit, nicht bejagt werden. Die Länder können für Schwarzwild, Wildkaninchen, Fuchs, Ringel- und Türkentaube, Silber- und Lachmöwe sowie für nach Landesrecht dem Jagdrecht unterliegende Tierarten aus den in Absatz 2 Satz 2 und Absatz 3 genannten Gründen Ausnahmen bestimmen. Die nach Landesrecht zuständige Behörde kann im Einzelfall das Aushorsten von Nestlingen und Ästlingen der Habichte für Beizzwecke aus den in Artikel 9 Abs. 1 Buchstabe c der Richtlinie 79/409/EWG genannten Gründen und nach den in Artikel 9 Abs. 2 dieser Richtlinie genannten Maßgaben genehmigen. Das Ausnehmen der Gelege von Federwild ist verboten. Die Länder können zulassen, daß Gelege in Einzelfällen zu wissenschaftlichen, Lehr- und Forschungszwecken oder für Zwecke der Aufzucht ausgenommen werden. Die Länder können ferner das Sammeln der Eier von Ringel- und Türkentauben sowie von Silber- und Lachmöwen aus den in Artikel 9 Abs. 1 der Richtlinie 79/409/EWG genannten Gründen und nach den in Artikel 9 Abs. 2 dieser Richtlinie genannten Maßgaben erlauben.
§ 22a Verhinderung von vermeidbaren Schmerzen oder Leiden des Wildes
(1) Um krankgeschossenes Wild vor vermeidbaren Schmerzen oder Leiden zu bewahren, ist dieses unverzüglich zu erlegen; das gleiche gilt für schwerkrankes Wild, es sei denn, daß es genügt und möglich ist, es zu fangen und zu versorgen.
(2) Krankgeschossenes oder schwerkrankes Wild, das in einem fremden Jagdbezirk wechselt, darf nur verfolgt werden (Wildfolge), wenn mit dem Jagdausübungsberechtigten dieses Jagdbezirkes eine schriftliche Vereinbarung über die Wildfolge abgeschlossen worden ist. Die Länder erlassen nähere Bestimmungen, insbesondere über die Verpflichtung der Jagdausübungsberechtigten benachbarter Jagdbezirke, Vereinbarungen über die Wildfolge zu treffen; sie können darüber hinaus die Vorschriften über die Wildfolge ergänzen oder erweitern.
Der Jagdschutz umfaßt nach näherer Bestimmung durch die Länder den Schutz des Wildes insbesondere vor Wilderern, Futternot, Wildseuchen, vor wildernden Hunden und Katzen sowie die Sorge für die Einhaltung der zum Schutz des Wildes und der Jagd erlassenen Vorschriften.
Tritt eine Wildseuche auf, so hat der Jagdausübungsberechtigte dies unverzüglich der zuständigen Behörde anzuzeigen; sie erläßt im Einvernehmen mit dem beamteten Tierarzt die zur Bekämpfung der Seuche erforderlichen Anweisungen.
(1) Der Jagdschutz in einem Jagdbezirk liegt neben den zuständigen öffentlichen Stellen dem Jagdausübungsberechtigten ob, sofern er Inhaber eines Jagdscheines ist, und den von der zuständigen Behörde bestätigten Jagdaufsehern. Hauptberuflich angestellte Jagdaufseher sollen Berufsjäger oder forstlich ausgebildet sein.
(2) Die bestätigten Jagdaufseher haben innerhalb ihres Dienstbezirkes in Angelegenheiten des Jagdschutzes die Rechte und Pflichten der Polizeibeamten und sind Ermittlungspersonen der Staatsanwaltschaft, sofern sie Berufsjäger oder forstlich ausgebildet sind. Sie haben bei der Anwendung unmittelbaren Zwanges die ihnen durch Landesrecht eingeräumten Befugnisse.
(3) (weggefallen)
1. Wildschadensverhütung
Der Jagdausübungsberechtigte sowie der Eigentümer oder Nutzungsberechtigte eines Grundstückes sind berechtigt, zur Verhütung von Wildschäden das Wild von den Grundstücken abzuhalten oder zu verscheuchen. Der Jagdausübungsberechtigte darf dabei das Grundstück nicht beschädigen, der Eigentümer oder Nutzungsberechtigte darf das Wild weder gefährden noch verletzen.
§ 27 Verhinderung übermäßigen Wildschadens
(1) Die zuständige Behörde kann anordnen, daß der Jagdausübungsberechtigte unabhängig von den Schonzeiten innerhalb einer bestimmten Frist in bestimmtem Umfange den Wildbestand zu verringern hat, wenn dies mit Rücksicht auf das allgemeine Wohl, insbesondere auf die Interessen der Land-, Forst- und Fischereiwirtschaft und die Belange des Naturschutzes und der Landschaftspflege, notwendig ist.
(2) Kommt der Jagdausübungsberechtigte der Anordnung nicht nach, so kann die zuständige Behörde für dessen Rechnung den Wildbestand vermindern lassen. Das erlegte Wild ist gegen angemessenes Schußgeld dem Jagdausübungsberechtigten zu überlassen.
§ 28 Sonstige Beschränkungen in der Hege
(1) Schwarzwild darf nur in solchen Einfriedungen gehegt werden, die ein Ausbrechen des Schwarzwildes verhüten.
(2) Das Aussetzen von Schwarzwild und Wildkaninchen ist verboten.
(3) Das Aussetzen oder das Ansiedeln fremder Tiere in der freien Natur ist nur mit schriftlicher Genehmigung der zuständigen obersten Landesbehörde oder der von ihr bestimmten Stelle zulässig.
(4) Das Hegen oder Aussetzen weiterer Tierarten kann durch die Länder beschränkt oder verboten werden.
(5) Die Länder können die Fütterung von Wild untersagen oder von einer Genehmigung abhängig machen.
2. Wildschadensersatz
(1) Wird ein Grundstück, das zu einem gemeinschaftlichen Jagdbezirk gehört oder einem gemeinschaftlichen Jagdbezirk angegliedert ist (§ 5 Abs. 1), durch Schalenwild, Wildkaninchen oder Fasanen beschädigt, so hat die Jagdgenossenschaft dem Geschädigten den Wildschaden zu ersetzen. Der aus der Genossenschaftskasse geleistete Ersatz ist von den einzelnen Jagdgenossen nach dem Verhältnis des Flächeninhalts ihrer beteiligten Grundstücke zu tragen. Hat der Jagdpächter den Ersatz des Wildschadens ganz oder teilweise übernommen, so trifft die Ersatzpflicht den Jagdpächter. Die Ersatzpflicht der Jagdgenossenschaft bleibt bestehen, soweit der Geschädigte Ersatz von dem Pächter nicht erlangen kann.
(2) Wildschaden an Grundstücken, die einem Eigenjagdbezirk angegliedert sind (§ 5 Abs. 1), hat der Eigentümer oder der Nutznießer des Eigenjagdbezirks zu ersetzen. Im Falle der Verpachtung haftet der Jagdpächter, wenn er sich im Pachtvertrag zum Ersatz des Wildschadens verpflichtet hat. In diesem Falle haftet der Eigentümer oder der Nutznießer nur, soweit der Geschädigte Ersatz von dem Pächter nicht erlangen kann.
(3) Bei Grundstücken, die zu einem Eigenjagdbezirk gehören, richtet sich, abgesehen von den Fällen des Absatzes 2, die Verpflichtung zum Ersatz von Wildschaden (Absatz 1) nach dem zwischen dem Geschädigten und dem Jagdausübungsberechtigten bestehenden Rechtsverhältnis. Sofern nichts anderes bestimmt ist, ist der Jagdausübungsberechtigte ersatzpflichtig, wenn er durch unzulänglichen Abschuß den Schaden verschuldet hat.
(4) Die Länder können bestimmen, daß die Wildschadensersatzpflicht auch auf anderes Wild ausgedehnt wird und daß der Wildschadensbetrag für bestimmtes Wild durch Schaffung eines Wildschadensausgleichs auf eine Mehrheit von Beteiligten zu verteilen ist (Wildschadensausgleichskasse).
§ 30 Wildschaden durch Wild aus Gehege
Wird durch ein aus einem Gehege ausgetretenes und dort gehegtes Stück Schalenwild Wildschaden angerichtet, so ist ausschließlich derjenige zum Ersatz verpflichtet, dem als Jagdausübungsberechtigten, Eigentümer oder Nutznießer die Aufsicht über das Gehege obliegt.
(1) Nach den §§ 29 und 30 ist auch der Wildschaden zu ersetzen, der an den getrennten, aber noch nicht eingeernteten Erzeugnissen eines Grundstücks eintritt.
(2) Werden Bodenerzeugnisse, deren voller Wert sich erst zur Zeit der Ernte bemessen läßt, vor diesem Zeitpunkt durch Wild beschädigt, so ist der Wildschaden in dem Umfange zu ersetzen, wie er sich zur Zeit der Ernte darstellt. Bei der Feststellung der Schadenshöhe ist jedoch zu berücksichtigen, ob der Schaden nach den Grundsätzen einer ordentlichen Wirtschaft durch Wiederanbau im gleichen Wirtschaftsjahr ausgeglichen werden kann.
(1) Ein Anspruch auf Ersatz von Wildschaden ist nicht gegeben, wenn der Geschädigte die von dem Jagdausübungsberechtigten zur Abwehr von Wildschaden getroffenen Maßnahmen unwirksam macht.
(2) Der Wildschaden, der an Weinbergen, Gärten, Obstgärten, Baumschulen, Alleen, einzelstehenden Bäumen, Forstkulturen, die durch Einbringen anderer als der im Jagdbezirk vorkommenden Hauptholzarten einer erhöhten Gefährdung ausgesetzt sind, oder Freilandpflanzungen von Garten- oder hochwertigen Handelsgewächsen entsteht, wird, soweit die Länder nicht anders bestimmen, nicht ersetzt, wenn die Herstellung von üblichen Schutzvorrichtungen unterblieben ist, die unter gewöhnlichen Umständen zur Abwendung des Schadens ausreichen. Die Länder können bestimmen, welche Schutzvorrichtungen als üblich anzusehen sind.
3. Jagdschaden
(1) Wer die Jagd ausübt, hat dabei die berechtigten Interessen der Grundstückseigentümer oder Nutzungsberechtigten zu beachten, insbesondere besäte Felder und nicht abgemähte Wiesen tunlichst zu schonen. Die Ausübung der Treibjagd auf Feldern, die mit reifender Halm- oder Samenfrucht oder mit Tabak bestanden sind, ist verboten; die Suchjagd ist nur insoweit zulässig, als sie ohne Schaden für die reifenden Früchte durchgeführt werden kann.
(2) Der Jagdausübungsberechtigte haftet dem Grundstückseigentümer oder Nutzungsberechtigten für jeden aus mißbräuchlicher Jagdausübung entstehenden Schaden; er haftet auch für den Jagdschaden, der durch einen von ihm bestellten Jagdaufseher oder durch einen Jagdgast angerichtet wird.
4. Gemeinsame Vorschriften
§ 34 Geltendmachung des Schadens
Der Anspruch auf Ersatz von Wild- oder Jagdschaden erlischt, wenn der Berechtigte den Schadensfall nicht binnen einer Woche, nachdem er von dem Schaden Kenntnis erhalten hat oder bei Beobachtung gehöriger Sorgfalt erhalten hätte, bei der für das beschädigte Grundstück zuständigen Behörde anmeldet. Bei Schaden an forstwirtschaftlich genutzten Grundstücken genügt es, wenn er zweimal im Jahre, jeweils bis zum 1. Mai oder 1. Oktober, bei der zuständigen Behörde angemeldet wird. Die Anmeldung soll die als ersatzpflichtig in Anspruch genommene Person bezeichnen.
§ 35 Verfahren in Wild- und Jagdschadenssachen
Die Länder können in Wild- und Jagdschadenssachen das Beschreiten des ordentlichen Rechtsweges davon abhängig machen, daß zuvor ein Feststellungsverfahren vor einer Verwaltungsbehörde (Vorverfahren) stattfindet, in dem über den Anspruch eine vollstreckbare Verpflichtungserklärung (Anerkenntnis, Vergleich) aufzunehmen oder eine nach Eintritt der Rechtskraft vollstreckbare Entscheidung (Vorbescheid) zu erlassen ist. Die Länder treffen die näheren Bestimmungen hierüber.
(1) Das Bundesministerium wird ermächtigt, durch Rechtsverordnung mit Zustimmung des Bundesrates, soweit dies aus Gründen der Hege, zur Bekämpfung von Wilderei und Wildhehlerei, aus wissenschaftlichen Gründen oder zur Verhütung von Gesundheitsschäden durch Fallwild erforderlich ist, Vorschriften zu erlassen über
1. die Anwendung von Ursprungszeichen bei der Verbringung von erlegtem Schalenwild aus dem Erlegungsbezirk und der Verbringung von erlegtem Schalenwild in den Geltungsbereich dieses Gesetzes,
2. den Besitz, den Erwerb, die Ausübung der tatsächlichen Gewalt oder das sonstige Verwenden, die Abgabe, das Feilhalten, die Zucht, den Transport, das Veräußern oder das sonstige Inverkehrbringen von Wild,
3. die Ein-, Durch- und Ausfuhr sowie das sonstige Verbringen von Wild in den, durch den und aus dem Geltungsbereich dieses Gesetzes,
4. die Verpflichtung zur Führung von Wildhandelsbüchern,
5. das Kennzeichnen von Wild.
(2) Die Länder erlassen insbesondere Vorschriften über
1. die behördliche Überwachung des gewerbsmäßigen Ankaufs, Verkaufs und Tausches sowie der gewerbsmäßigen Verarbeitung von Wildbret und die behördliche Überwachung der Wildhandelsbücher,
2. das Aufnehmen, die Pflege und die Aufzucht verletzten oder kranken Wildes und dessen Verbleib.
(3) Die Vorschriften nach Absatz 1 Nr. 2 und 3 und Absatz 2 Nr. 2 können sich auch auf Eier oder sonstige Entwicklungsformen des Wildes, auf totes Wild, auf Teile des Wildes sowie auf die Nester und die aus Wild gewonnenen Erzeugnisse erstrecken.
(4) Rechtsverordnungen nach Absatz 1 Nr. 1 bedürfen des Einvernehmens mit dem Bundesministerium für Wirtschaft und Arbeit; Rechtsverordnungen nach Absatz 1 Nr. 3 bedürfen des Einvernehmens mit dem Bundesministerium der Finanzen. Rechtsverordnungen nach Absatz 1 Nr. 2 bis 5 bedürfen, soweit sie Rechtsakte des Rates oder der Kommission der Europäischen Gemeinschaften auf dem Gebiet des Artenschutzes oder Verpflichtungen aus internationalen Artenschutzübereinkommen zu beachten haben, des Einvernehmens mit dem Bundesministerium für Umwelt, Naturschutz und Reaktorsicherheit.
(5) Das Bundesministerium der Finanzen und die von ihm bestimmten Zollstellen wirken bei der Ein-, Durch- und Ausfuhr sowie bei dem sonstigen Verbringen von Wild mit. Das Bundesministerium der Finanzen regelt im Einvernehmen mit dem Bundesministerium durch Rechtsverordnung ohne Zustimmung des Bundesrates die Einzelheiten des Verfahrens nach Satz 1; er kann dabei insbesondere Pflichten zu Anzeigen, Anmeldungen, Auskünften und zur Leistung von Hilfsdiensten sowie zur Duldung von Besichtigungen und von Entnahmen unentgeltlicher Muster und Proben vorsehen. Das Bundesministerium gibt im Einvernehmen mit dem Bundesministerium der Finanzen im Bundesanzeiger die Zollstellen bekannt, bei denen Wild zur Ein-, Durch- und Ausfuhr sowie zum sonstigen Verbringen abgefertigt wird, wenn die Ein-, Durch- und Ausfuhr sowie das sonstige Verbringen durch Rechtsverordnung nach Absatz 1 Nr. 3 geregelt ist.
§ 36° (abrogato)
§ 37
(1) In den Ländern sind Jagdbeiräte zu bilden, denen Vertreter der Landwirtschaft, der Forstwirtschaft, der Jagdgenossenschaften, der Jäger und des Naturschutzes angehören müssen.
(2) Die Länder können die Mitwirkung von Vereinigungen der Jäger für die Fälle vorsehen, in denen Jagdscheininhaber gegen die Grundsätze der Weidgerechtigkeit verstoßen (§ 1 Abs. 3).
(1) Mit Freiheitsstrafe bis zu fünf Jahren oder mit Geldstrafe wird bestraft, wer
1. einer vollziehbaren Anordnung nach § 21 Abs. 3 zuwiderhandelt,
2. entgegen § 22 Abs. 2 Satz 1 Wild nicht mit der Jagd verschont oder
3. entgegen § 22 Abs. 4 Satz 1 ein Elterntier bejagt.
(2) Handelt der Täter fahrlässig, so ist die Strafe Freiheitsstrafe bis zu sechs Monaten oder Geldstrafe bis zu einhundertachtzig Tagessätzen.
(1) Ordnungswidrig handelt, wer
1. in befriedeten Bezirken die Jagd ausübt oder einer Beschränkung der Jagderlaubnis (§ 6) zuwiderhandelt;
2. auf vollständig eingefriedeten Grundflächen die Jagd entgegen einer nach § 7 Abs. 3 vorgeschriebenen Beschränkung ausübt;
3. auf Grund eines nach § 11 Abs. 6 Satz 1 nichtigen Jagdpachtvertrages, einer nach § 11 Abs. 6 Satz 2 nichtigen entgeltlichen Jagderlaubnis oder entgegen § 12 Abs. 4 die Jagd ausübt;
4. als Inhaber eines Jugendjagdscheines ohne Begleitperson die Jagd ausübt (§ 16);
5. den Vorschriften des § 19 Abs. 1 Nr. 3 bis 9, 11 bis 14, 16 bis 18, § 19a oder § 20 Abs. 1 zuwiderhandelt;
6. zum Verscheuchen des Wildes Mittel anwendet, durch die Wild verletzt oder gefährdet wird (§ 26);
7. einer Vorschrift des § 28 Abs. 1 bis 3 über das Hegen, Aussetzen und Ansiedeln zuwiderhandelt;
8. den Vorschriften des § 33 Abs. 1 zuwiderhandelt und dadurch Jagdschaden anrichtet;
9. den Jagdschein auf Verlangen nicht vorzeigt (§ 15 Abs. 1).
(2) Ordnungswidrig handelt, wer vorsätzlich oder fahrlässig
1. die Jagd ausübt, obwohl er keinen gültigen Jagdschein mit sich führt oder obwohl ihm die Jagdausübung verboten ist (§ 41a);
2. den Vorschriften des § 19 Abs. 1 Nr. 1, 2, 10 und 15 zuwiderhandelt;
3. Schalenwild oder anderes Wild, das nur im Rahmen eines Abschussplanes bejagt werden darf, erlegt, bevor der Abschußplan bestätigt oder festgesetzt ist (§ 21 Abs. 2 Satz 1), oder wer den Abschussplan überschreitet;
4.
5.
6.
7. 3a. entgegen § 22 Abs. 1 Satz 2 Wild nicht mit der Jagd verschont,
8. als Jagdausübungsberechtigter das Auftreten einer Wildseuche nicht unverzüglich der zuständigen Behörde anzeigt oder den Weisungen der zuständigen Behörde zur Bekämpfung der Wildseuche nicht Folge leistet (§ 24);
9. einer Rechtsverordnung nach § 36 Abs. 1 oder 5 oder einer landesrechtlichen Vorschrift nach § 36 Abs. 2 zuwiderhandelt, soweit sie für einen bestimmten Tatbestand auf diese Bußgeldvorschrift verweist;
10. zur Jagd ausgerüstet unbefugt einen fremden Jagdbezirk außerhalb der zum allgemeinen Gebrauch bestimmten Wege betritt.
(3) Die Ordnungswidrigkeit kann mit einer Geldbuße bis zu fünftausend Euro geahndet werden.
(1) Ist eine Straftat nach § 38 oder eine Ordnungswidrigkeit nach § 39 Abs. 1 Nr. 5 oder Abs. 2 Nr. 2 bis 3a oder 5 begangen worden, so können
1. Gegenstände, auf die sich die Straftat oder Ordnungswidrigkeit bezieht, und
2. Gegenstände, die zu ihrer Begehung oder Vorbereitung gebraucht worden oder bestimmt gewesen sind, eingezogen werden.
(2) § 74a des Strafgesetzbuches und § 23 des Gesetzes über Ordnungswidrigkeiten sind anzuwenden.
§ 41 Anordnung der Entziehung des Jagdscheines
(1) Wird jemand wegen einer rechtswidrigen Tat
1. nach § 38 dieses Gesetzes,
2. nach den §§ 113, 114, 223 bis 227, 231, 239, 240 des Strafgesetzbuches, sofern derjenige, gegen den sich die Tat richtete, sich in Ausübung des Forst-, Feld-, Jagd- oder Fischereischutzes befand, oder
3. nach den §§ 292 bis 294 des Strafgesetzbuches
verurteilt oder nur deshalb nicht verurteilt, weil seine Schuldunfähigkeit erwiesen oder nicht auszuschließen ist, so ordnet das Gericht die Entziehung des Jagdscheines an, wenn sich aus der Tat ergibt, daß die Gefahr besteht, er werde bei weiterem Besitz des Jagdscheines erhebliche rechtswidrige Taten der bezeichneten Art begehen.
(2) Ordnet das Gericht die Entziehung des Jagdscheines an, so bestimmt es zugleich, daß für die Dauer von einem Jahr bis zu fünf Jahren kein neuer Jagdschein erteilt werden darf (Sperre). Die Sperre kann für immer angeordnet werden, wenn zu erwarten ist, daß die gesetzliche Höchstfrist zur Abwehr der von dem Täter drohenden Gefahr nicht ausreicht. Hat der Täter keinen Jagdschein, so wird nur die Sperre angeordnet. Die Sperre beginnt mit der Rechtskraft des Urteils.
(3) Ergibt sich nach der Anordnung Grund zu der Annahme, daß die Gefahr, der Täter werde erhebliche rechtswidrige Taten der in Absatz 1 bezeichneten Art begehen, nicht mehr besteht, so kann das Gericht die Sperre vorzeitig aufheben.
(1) Wird gegen jemanden
1. wegen einer Straftat, die er bei oder im Zusammenhang mit der Jagdausübung begangen hat, eine Strafe verhängt oder
2. wegen einer Ordnungswidrigkeit nach § 39, die er unter grober oder beharrlicher Verletzung der Pflichten bei der Jagdausübung begangen hat, eine Geldbuße festgesetzt,
so kann ihm in der Entscheidung für die Dauer von einem Monat bis zu sechs Monaten verboten werden, die Jagd auszuüben.
(2) Das Verbot der Jagdausübung wird mit der Rechtskraft der Entscheidung wirksam. Für seine Dauer wird ein erteilter Jagdschein, solange er nicht abgelaufen ist, amtlich verwahrt; das gleiche gilt für einen nach Ablauf des Jagdjahres neu erteilten Jagdschein. Wird er nicht freiwillig herausgegeben, so ist er zu beschlagnahmen.
(3) Ist ein Jagdschein amtlich zu verwahren, so wird die Verbotsfrist erst von dem Tage an gerechnet, an dem dies geschieht. In die Verbotsfrist wird die Zeit nicht eingerechnet, in welcher der Täter auf behördliche Anordnung in einer Anstalt verwahrt wird.
(4) Über den Beginn der Verbotsfrist nach Absatz 3 Satz 1 ist der Täter im Anschluß an die Verkündung der Entscheidung oder bei deren Zustellung zu belehren.
§ 42 Landesrechtliche Straf- und Bußgeldvorschriften
Die Länder können Straf- und Bußgeldbestimmungen für Verstöße gegen die von ihnen erlassenen Vorschriften treffen, soweit solche nicht schon in diesem Gesetz enthalten sind.
§ 43 Ablauf von Jagdpachtverträgen
Als Jahr der Beendigung des Krieges im Sinne der Verordnung über die Fortdauer von Jagdpachtverträgen und über die Mitgliedschaft aktiver Wehrmachtangehöriger bei der Deutschen Jägerschaft während des Krieges vom 19. Februar 1940 in der Fassung der Änderungsverordnung vom 10. Februar 1941 (Reichsgesetzbl. I S. 96) gilt das Jahr 1945. Verpächter und Pächter, die auf Grund dieser Verordnung einen Jagdpachtvertrag bis zu einem späteren Zeitpunkt als dem 31. März 1946 als fortdauernd behandelt haben, können sich für die Zeit bis zum Ende des Jagdjahres, in das dieser Zeitpunkt fällt, spätestens jedoch bis zum 31. März 1953, auf den Ablauf des Vertrages nicht berufen.
Die zuständigen Landesregierungen werden ermächtigt, durch Rechtsverordnung im Benehmen mit dem Bundesministerium die Ausübung des Jagdrechts auf der Insel Helgoland und die Jagd auf Wasservögel auf dem Untersee und dem Rhein bei Konstanz abweichend von den Vorschriften dieses Gesetzes zu regeln.
Vorschriften des Lebensmittelrechts, Seuchenrechts, Fleischhygienerechts und Tierschutzrechts bleiben unberührt.
§ 45 (abrogato)
§ 46 Inkrafttreten des Gesetzes
(1) (Inkrafttreten der ursprünglichen Fassung des Gesetzes)
(2) (Aufhebung von Vorschriften)
(3) Verweisungen auf Vorschriften, die nach Absatz 2 außer Kraft getreten sind, gelten als Verweisungen auf die entsprechenden Vorschriften dieses Gesetzes oder die entsprechenden landesrechtlichen Vorschriften.
vom 2. April 1977
zuletzt geändert durch Art. 1 V v. 25. 4.2002 I 1487
Auf Grund des § 22 Abs. 1 Satz 1 des Bundesjagdgesetzes in der Fassung der Bekanntmachung vom 29. September 1976 (BGBl. I S. 2849) wird mit Zustimmung des Bundesrates verordnet: |
§ 1
1) Die Jagd darf ausgeübt werden auf
1. Rotwild
Kälber vom 1. August bis 28. Februar
Schmalspießer vom 1. Juni bis 28. Februar
Schmaltiere vom 1. Juni bis 31. Januar
Hirsche und Alttiere vom 1. August bis 31. Januar
2. Dam- und Sikawild
Kälber vom 1. September bis 28. Februar
Schmalspießer vom 1. Juli bis 28. Februar
Schmaltiere vom 1. Juli bis 31. Januar
Hirsche und Alttiere vom 1. September bis 31. Januar
3. Rehwild
Kitze vom 1. September bis 28. Februar
Schmalrehe vom 1. Mai bis 31. Januar
Ricken vom 1. September bis 31. Januar
Böcke vom 1. Mai bis 15. Oktober
4. Gamswild vom 1. August bis 15. Dezember
5. Muffelwild vom 1. August bis 31. Januar
6. Schwarzwild vom 16. Juni bis 31. Januar
7. Feldhasen vom 1. Oktober bis 15. Januar
8. Stein- und Baummarder vom 16. Oktober bis 28. Februar
9. Iltisse vom 1. August bis 28. Februar
10. Hermeline vom 1. August bis 28. Februar
11. Mauswiesel vom 1. August bis 28. Februar
12. Dachse vom 1. August bis 31. Oktober
13. Rebhühner vom 1. September bis 15. Dezember
14. Fasanen vom 1. Oktober bis 15. Januar
15. Wildtruthähne vom 15. März bis 15. Mai und vom 1. Oktober bis 15. Januar
16. Wildtruthennen vom 1. Oktober bis 15. Januar
17. Ringel- und Türkentauben vom 1. November bis 20. Februar
18. Höckerschwäne vom 1. November bis 20. Februar
19. Graugänse vom 1. August bis 31. August und vom 1. November bis 15. Januar
20. Bläß-, Saat-, Ringel-und Kanadagänse vom 1. November bis 15. Januar
21. Stockenten vom 1. September bis 15. Januar
22. Pfeif-, Krick-, Spieß-, Berg-, Reiher-, Tafel-, Samt- und Trauerenten
vom 1. Oktober bis 15. Januar
23. Waldschnepfen vom 16. Oktober bis 15. Januar
24. Blässhühner vom 11. September bis 20. Februar
25. Lach-, Sturm-, Silber-,Mantel- und Heringsmöwen vom 1. Oktober bis 10. Februar
(2) Vorbehaltlich der Bestimmungen des § 22 Abs. 4 des Bundesjagdgesetzes darf die Jagd das ganze Jahr ausgeübt werden beim Schwarzwild auf Frischlinge und Überläufer, auf Wildkaninchen und Füchse.
(3) Die in Absatz 1 festgesetzten Jagdzeiten umfassen nur solche Zeiträume einschließlich Tageszeiten, in denen nach den örtlich gegebenen äußeren Umständen für einen Jäger die Gefahr der Verwechslung von Tierarten nicht besteht.
§ 2
Diese Verordnung tritt am Tag nach der Verkündung in Kraft.
Der Bundesminister für Ernährung, Landwirtschaft und Forsten |
(omessi gli allegati 3 e 4)
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1 Protection of wild birds, their nests and eggs
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(1) Subject to the provisions of this Part, if any person intentionally [or recklessly]—
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(a) |
kills, injures or takes any wild bird;
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(b) |
takes, damages or destroys [, destroys or otherwise interferes with] the nest of any wild bird while that nest is in use or being built;
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[(ba) |
at any other time takes, damages, destroys or otherwise interferes with any nest habitually used by any wild bird included in Schedule A1;
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(bb) |
obstructs or prevents any wild bird from using its nest;] or
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(c) |
takes or destroys an egg of any wild bird,
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he shall be guilty of an offence.
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(2) Subject to the provisions of this Part, if any person has in his possession or control—
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(a) |
any live or dead wild bird or any part of, or anything derived from, such a bird; or
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(b) |
an egg of a wild bird or any part of such an egg,
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he shall be guilty of an offence.
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(3) A person shall not be guilty of an offence under subsection (2) if he shows that—
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(a) |
the bird or egg had not been killed or taken, or had been [lawfully] killed or taken [at or from a place in Scotland] otherwise than in contravention of the relevant provisions; or
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(c) |
that the bird, egg or other thing in his possession or control had been killed at, taken from or sold at a place outwith Scotland and—
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[(3A) In subsection (3) “lawfully” means without any contravention of—
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(a) |
this Part and orders made under it,
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(b) |
the Protection of Birds Acts 1954 to 1967 and orders made under those Acts,
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(c) |
any other legislation which implements Council Directive 79/409/EEC on the conservation of wild birds and extends to any part of the United Kingdom, to any area designated in accordance with section 1(7) of the Continental Shelf Act 1964, or to any area to which British fishery limits extend in accordance with section 1 of the Fishery Limits Act 1976, and
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(d) |
the provisions of the law of any member State (other than the United Kingdom) implementing the Council Directive referred to in paragraph (c).]
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(5) Subject to the provisions of this Part, if any person intentionally [or recklessly]—
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(a) |
disturbs any wild bird included in Schedule 1 while it is building a nest or is in, on or near a nest containing eggs or young; or
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(b) |
disturbs dependent young of such a bird,
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he shall be guilty of an offence . . ..
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[(5A) Subject to the provisions of this Part, any person who intentionally or recklessly disturbs any wild bird included in Schedule 1 which leks while it is doing so shall be guilty of an offence.
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(5B) Subject to the provisions of this Part, any person who intentionally or recklessly harasses any wild bird included in Schedule 1A shall be guilty of an offence.
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(5C) Subject to the provisions of this Part, any person who knowingly causes or permits to be done an act which is made unlawful by any of the foregoing provisions of this section shall be guilty of an offence.]
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(6) In this section “wild bird” does not include any bird which is shown to have been bred in captivity.
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(7) Any reference in this Part to any bird included in Schedule 1 is a reference to any bird included in Part I and, during the close season for the bird in question, any bird included in Part II of that Schedule.
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(1) The Secretary of State may by order make provision with respect to any area specified in the order providing for all or any of the following matters, that is to say—
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(a) |
that any person who, within that area or any part of it specified in the order, at any time or during any period so specified, intentionally [or recklessly]—
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shall be guilty of an offence under this section;
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(2) An authorised person shall not by virtue of any such order be guilty of an offence by reason of—
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(a) |
the killing or taking of a bird included in Part II of Schedule 2, or the injuring of such a bird in the course of an attempt to kill it;
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(b) |
the taking, damaging or destruction of the nest of such a bird;
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(c) |
the taking or destruction of an egg of such a bird; or
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(d) |
the disturbance of such a bird or dependent young of such a bird.
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(3) The making of any order under this section with respect to any area shall not affect the exercise by any person of any right vested in him, whether as owner, lessee or occupier of any land in that area or by virtue of a licence or agreement.
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(4) Before making any order under this section the Secretary of State shall give particulars of the intended order either by notice in writing to every owner and every occupier of any land included in the area with respect to which the order is to be made or, where the giving of such a notice is in his opinion impracticable, by advertisement in a newspaper circulating in the [locality] in which that area is situated.
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(5) The Secretary of State shall not make an order under this section unless—
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(a) |
all the owners and occupiers aforesaid have consented thereto;
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(c) |
any such objections so made have been withdrawn.
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5 Prohibition of certain methods of killing or taking wild birds
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(1) Subject to the provisions of this Part, if any person—
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(c) |
uses for the purpose of killing or taking any wild bird—
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(e) |
uses any mechanically propelled vehicle in immediate pursuit of a wild bird for the purpose of killing or taking that bird[; or
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(f) |
knowingly causes or permits to be done an act which is mentioned in the foregoing provisions of this subsection and which is not lawful under subsection (5),]
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he shall be guilty of an offence . . ..
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(2) Subject to subsection (3), the Secretary of State may by order, either generally or in relation to any kind of wild bird specified in the order, amend subsection (1) by adding any method of killing or taking wild birds or by omitting any such method which is mentioned in that subsection.
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(3) The power conferred by subsection (2) shall not be exercisable, except for the purpose of complying with an international obligation, in relation to any method of killing or taking wild birds which involves the use of a firearm.
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(4) In any proceedings under subsection (1)(a) it shall be a defence to show that the article was set in position for the purpose of killing or taking, in the interests of public health, agriculture, forestry, fisheries or nature conservation, any wild animals which could be lawfully killed or taken by those means and that he took all reasonable precautions to prevent injury thereby to wild birds.
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[(4A) In any proceedings under subsection (1)(f) relating to an act which is mentioned in subsection (1)(a) it shall be a defence to show that the article was set in position for the purpose of killing or taking, in the interests of public health, agriculture, forestry, fisheries or nature conservation, any wild animals which could be lawfully killed or taken by those means and that he took or caused to be taken all reasonable precautions to prevent injury thereby to wild birds.]
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(5) Nothing in subsection (1) shall make unlawful—
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(a) |
the use of a cage-trap or net by an authorised person for the purpose of taking a bird included in Part II of Schedule 2;
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(b) |
the use of nets for the purpose of taking wild duck in a duck decoy which is shown to have been in use immediately before the passing of the Protection of Birds Act 1954; or
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(c) |
the use of a cage-trap or net for the purpose of taking any game bird if it is shown that the taking of the bird is solely for the purpose of breeding;
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but nothing in this subsection shall make lawful the use of any net for taking birds in flight or the use for taking birds on the ground of any net which is projected or propelled otherwise than by hand.
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6 Sale etc of live or dead wild birds, eggs etc
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(1) Subject to the provisions of this Part, if any person—
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(b) |
publishes or causes to be published any advertisement likely to be understood as conveying that he buys or sells, or intends to buy or sell, any of those things,
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he shall be guilty of an offence.
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(2) Subject to the provisions of this Part, if any person who is not for the time being registered in accordance with regulations made by the Secretary of State—
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(b) |
publishes or causes to be published any advertisement likely to be understood as conveying that he buys or sells, or intends to buy or sell, any of those things,
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he shall be guilty of an offence.
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(3) Subject to the provisions of this Part, if any person shows or causes or permits to be shown for the purposes of any competition or in any premises in which a competition is being held—
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(a) |
any live wild bird other than a bird included in Part I of Schedule 3; or
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(b) |
any live bird one of whose parents was such a wild bird,
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he shall be guilty of an offence.
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(5) Any reference in this section to any bird included in Part I of Schedule 3 is a reference to any bird included in that Part which was bred in captivity and has been ringed or marked in accordance with regulations made by the Secretary of State; and regulations so made may make different provision for different birds or different provisions of this section.
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(6) Any reference in this section to any bird included in Part II or III of Schedule 3 is a reference to any bird included in Part II and, during the period commencing with 1st September in any year and ending with 28th February of the following year, any bird included in Part III of that Schedule.
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(1) If any person keeps or confines any bird whatever in any cage or other receptacle which is not sufficient in height, length or breadth to permit the bird to stretch its wings freely, he shall be guilty of an offence . . ..
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(2) Subsection (1) does not apply to poultry, or to the keeping or confining of any bird—
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(a) |
while that bird is in the course of conveyance, by whatever means;
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(c) |
while that bird is undergoing examination or treatment by a veterinary surgeon or veterinary practitioner.
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(b) |
being the owner or occupier of any land, permits that land to be used for the purposes of such an event,
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shall be guilty of an offence . . ..
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9 Protection of certain wild animals
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(1) Subject to the provisions of this Part, if any person intentionally [or recklessly] kills, injures or takes any wild animal included in Schedule 5, he shall be guilty of an offence.
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(2) Subject to the provisions of this Part, if any person has in his possession or control any live or dead wild animal included in Schedule 5 or any part of, or anything derived from, such an animal, he shall be guilty of an offence.
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(3) A person shall not be guilty of an offence under subsection (2) if he shows that—
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(a) |
the animal had not been killed or taken, or had been killed or taken [at or from a place in Scotland] otherwise than in contravention of the relevant provisions; or
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(b) |
the animal or other thing in his possession or control had been sold [at a place in Scotland] (whether to him or any other person) otherwise than in contravention of those provisions; [or
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(c) |
that the animal or other thing in his possession or control had been killed at, taken from or sold at a place outwith Scotland and—
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and in this subsection “the relevant provisions” means the provisions of this Part and of the Conservation of Wild Creatures and Wild Plants Act 1975.
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(a) Council Regulation 338/97/EC on the protection of species of wild fauna and flora by regulating trade, and
(b) Commission Regulation 1808/2001/EC on the implementation of that Council Regulation,
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as amended from time to time (or any Community instrument replacing either of them).]
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(4) Subject to the provisions of this Part, if any person intentionally [or recklessly]—
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(a) |
damages or destroys, or obstructs access to, any structure or place which any wild animal included in Schedule 5 uses for shelter or protection; or
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(b) |
disturbs any such animal while it is occupying a structure or place which it uses for that purpose,
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he shall be guilty of an offence.
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[(4A) Subject to the provisions of this Part, if any person intentionally or recklessly disturbs any wild animal included in Schedule 5 as—
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(a) |
a dolphin or whale (cetacea), or
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(b) |
a basking shark (cetorhinus maximus),
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he shall be guilty of an offence.]
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(5) Subject to the provisions of this Part, if any person—
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(b) |
publishes or causes to be published any advertisement likely to be understood as conveying that he buys or sells, or intends to buy or sell, any of those things,
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he shall be guilty of an offence.
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[(5A) Subject to the provisions of this Part, any person who knowingly causes or permits to be done an act which is made unlawful by any of the foregoing provisions of this section (other than subsection (5)(b)) shall be guilty of an offence.]
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(6) In any proceedings for an offence under subsection (1), (2) or (5)(a) [or for an offence under subsection (5A) relating to an act which is mentioned in subsection (1), (2) or (5)(a)], the animal in question shall be presumed to have been a wild animal unless the contrary is shown.
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11 Prohibition of certain methods of killing or taking wild animals
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(1) Subject to the provisions of this Part, if any person—
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(c) |
uses as a decoy, for the purpose of killing or taking any wild animal, any live mammal or bird whatever[; or
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(d) |
knowingly causes or permits to be done an act which is mentioned in the foregoing provisions of this section,]
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he shall be guilty of an offence.
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(2) Subject to the provisions of this Part, if any person—
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(b) |
uses for the purpose of killing or taking any such wild animal any such article as aforesaid, whether or not of such a nature and so placed as aforesaid, or any net;
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(c) |
uses for the purpose of killing or taking any such wild animal—
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(d) |
uses as a decoy, for the purpose of killing or taking any such wild animal, any sound recording; . . .
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(e) |
uses any mechanically propelled vehicle in immediate pursuit of any such wild animal for the purpose of driving, killing or taking that animal[; or
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(f) |
knowingly causes or permits to be done an act which is mentioned in the foregoing provisions of this subsection,]
|
he shall be guilty of an offence.
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(3) Subject to the provisions of this Part, if any person—
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(b) |
while the snare remains in position fails, without reasonable excuse, to inspect it, or cause it to be inspected, at least once every day,
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he shall be guilty of an offence.
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[(3) Any person who sets a snare in position or who knowingly causes or permits a snare to be so set must, while it remains in position, inspect it or cause it to be inspected at least once every day at intervals of no more than 24 hours.
|
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(3A) Any person who, while carrying out such an inspection, finds an animal caught by the snare being inspected must, during the course of the inspection, release or remove the animal (whether live or dead).
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(3B) Subject to the provisions of this Part, any person who—
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(a) |
without reasonable excuse, contravenes subsection (3), or
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(b) |
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shall be guilty of an offence.
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(3C) Subject to the provisions of this Part, any person who—
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(a) |
is, without reasonable excuse, in possession of; or
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(b) |
sells, or offers or exposes for sale,
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a snare which is capable of operating as a self-locking snare or a snare of any other type specified in an order under subsection (1)(a) shall be guilty of an offence.
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(3D) Subject to the provisions of this Part, any person who, without reasonable excuse—
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(a) |
while on any land, has in his possession any snare without the authorisation of the owner or occupier of the land; or
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(b) |
sets any snare in position on any land without the authorisation of the owner or occupier of the land,
|
shall be guilty of an offence.
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|
(3E) Subject to the provisions of this Part, any person who uses a snare otherwise than in accordance with such requirements as may be specified in an order made by the Scottish Ministers, or who knowingly causes or permits any other person to do so, shall be guilty of an offence.]
|
|
(4) The Secretary of State may, for the purpose of complying with an international obligation, by order, either generally or in relation to any kind of wild animal specified in the order, amend subsection (1) or (2) by adding any method of killing or taking wild animals or by omitting any such method as is mentioned in that subsection.
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|
[(4A) The Scottish Ministers may by order specify—
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(a) |
criteria which articles of a type referred to in subsections (1) to (3E) must meet to be treated as articles of that type for the purposes of those subsections,
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|
(b) |
circumstances in which articles of that type are to be treated as having been set or used in a manner which constitutes an offence under those subsections.]
|
(5) In any proceedings for an offence under subsection (1)(b) or (c) [(1)(c)] or (2)(b), (c), (d) or (e) [and in any proceedings for an offence under subsection (1)(d) or (2)(f) relating to an act which is mentioned in any of those paragraphs], the animal in question shall be presumed to have been a wild animal unless the contrary is shown.(6) In any proceedings for an offence under subsection (2)(a) it shall be a defence to show that the article was set in position by the accused for the purpose of killing or taking, in the interests of public health, agriculture, forestry, fisheries or nature conservation, any wild animals which could be lawfully killed or taken by those means and that he took all reasonable precautions to prevent injury thereby to any wild animals included in Schedule 6.
|
|
[(7) In any proceedings for an offence under subsection (2)(f) relating to an act which is mentioned in subsection (2)(a) it shall be a defence to show that the article was set in position for the purpose of killing or taking, in the interests of public health, agriculture, forestry, fisheries or nature conservation, any wild animals which could be lawfully killed or taken by those means and that he took or caused to be taken all reasonable precautions to prevent injury thereby to any wild animals included in Schedule 6.]
|
|
(1) Sections 1, 5, 6(3), 7 and 8 and orders under section 3 do not apply to anything done—
|
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[(a) |
for scientific, research or educational purposes;]
|
|
|
(b) |
for the purpose of ringing or marking, or examining any ring or mark on, wild birds;
|
|
|
(c) |
for the purpose of conserving wild birds;
|
|
|
[(ca) |
for the purposes of the re-population of an area with, or the re-introduction into an area of, wild birds, including any breeding necessary for those purposes;
|
|
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(cb) |
for the purpose of conserving flora or fauna;]
|
|
|
(d) |
for the purpose of protecting any collection of wild birds;
|
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(e) |
for the purposes of falconry or aviculture;
|
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|
(f) |
for the purposes of any public exhibition or competition;
|
|
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(g) |
for the purposes of taxidermy;
|
|
|
(h) |
for the purpose of photography;
|
|
|
(i) |
for the purposes of preserving public health or public or air safety;
|
|
|
(j) |
for the purpose of preventing the spread of disease; or
|
|
|
(k) |
for the purposes of preventing serious damage to livestock, foodstuffs for livestock, crops, vegetables, fruit, growing timber[, fisheries or inland waters],
|
if it is done under and in accordance with the terms of a licence granted by the appropriate authority.
|
|
[(1A) The appropriate authority—
|
|
|
|
(a) |
shall not grant a licence for any purpose mentioned in subsection (1) unless it is satisfied that, as regards that purpose, there is no other satisfactory solution; and
|
|
|
(b) |
shall not grant a licence for any purpose mentioned in paragraphs (e) to (h) of that subsection otherwise than on a selective basis and in respect of a small number of birds.]
|
(2) Section 1 and orders under section 3 do not apply to anything done for the purpose of providing food for human consumption in relation to—
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|
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|
(a) |
a gannet on the island of Sula Sgeir; or
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(b) |
a gull’s egg or, at any time before 15th April in any year, a lapwing’s egg,
|
if it is done under and in accordance with the terms of a licence granted by the appropriate authority.
|
|
(3) Sections 9(1), (2)[, (4) and (4A)], 11(1) and (2) [, (2) and (3C)(a)] and 13(1) do not apply to anything done—
|
|
|
|
(a) |
for scientific[, research] or educational purposes;
|
|
|
(b) |
for the purpose of ringing or marking, or examining any ring or mark on, wild animals;
|
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|
(c) |
for the purpose of conserving [wild birds,] wild animals or wild plants or introducing them to particular areas;
|
|
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[(ca) |
for the purpose of conserving any area of natural habitat;]
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|
|
(d) |
for the purpose of protecting any zoological or botanical collection;
|
|
|
(e) |
for the purpose of photography;
|
|
|
(f) |
for the purpose of preserving public health or public safety;
|
|
|
(g) |
for the purpose of preventing the spread of disease; or
|
|
|
(h) |
for the purpose of preventing serious damage to livestock, foodstuffs for livestock, crops, vegetables, fruit, growing timber or any other form of property or to fisheries,
|
if it is done under and in accordance with the terms of a licence granted by the appropriate authority.
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(4) The following provisions, namely—
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(a) |
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(b) |
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(c) |
section 14 [sections 14 and 14A],
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do not apply to anything done under and in accordance with the terms of a licence granted by the appropriate authority.
|
|
[(4A) The appropriate authority shall not grant a licence under subsection (4) permitting anything to be done in contravention of section 6(1) or (2) unless it is satisfied that there is no other satisfactory solution.]
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(5) Subject to [subsections (5A) and (6)], a licence under the foregoing provisions of this section—
|
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(a) |
may be, to any degree, general or specific;
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(b) |
may be granted either to persons of a class or to a particular person;
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(c) |
may be subject to compliance with any specified conditions;
|
|
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(d) |
may be modified or revoked at any time by the appropriate authority; and
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|
(e) |
subject to paragraph (d), shall be valid for the period stated in the licence;
|
and the appropriate authority may charge therefor such reasonable sum (if any) as they may determine.
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|
[(5A) A licence under subsection (1) which authorises any action in respect of wild birds—
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(a) |
shall specify the species of wild birds in respect of which, the circumstances in which, and the conditions subject to which, the action may be taken;
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(b) |
shall specify the methods, means or arrangements which are authorised or required for the taking of the action; and
|
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(c) |
subject to subsection (5)(d), shall be valid for the period, not exceeding two years, stated in the licence.]
|
(6) A licence under subsection [(2) or (3)] which authorises any person to kill wild birds or wild animals—
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(a) |
shall specify the area within which, and the methods by which the wild birds or wild animals may be killed; and
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|
|
(b) |
subject to subsection (5)(d), shall be valid for the period, not exceeding two years, stated in the licence.
|
(7) It shall be a defence in proceedings for an offence under section 8(b) of the Protection of Animals Act 1911 or section 7(b) of the Protection of Animals (Scotland) Act 1912 (which restrict the placing on land of poison and poisonous substances) to show that—
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|
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(a) |
the act alleged to constitute the offence was done under and in accordance with the terms of a licence issued under subsection (1) or (3); and
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|
(b) |
any conditions specified in the licence were complied with.
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(8) For the purposes of a licence granted under the foregoing provisions of this section, the definition of a class of persons may be framed by reference to any circumstances whatever including, in particular, their being authorised by any other person.
|
|
(9) In this section “the appropriate authority” means—
|
|
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(c) |
in the case of a licence under paragraph (h) of subsection (1) or any of paragraphs (a) to (e) of subsection (3), the [relevant] Nature Conservancy Council;
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|
(e) |
in the case of any other licence under paragraph (c) of subsection (4), the Secretary of State.
|
[(9A) In this section “re-population” and “re-introduction”, in relation to wild birds, have the same meaning as in the Directive of the Council of the European Communities dated 2nd April 1979 (No 79/409/EEC) on the conservation of wild birds.]
|
|
(10) The Agricultural Minister—
|
|
|
|
(a) |
shall from time to time consult with [each of the Nature Conservancy Councils] as to the exercise [in the area of that Council] of his functions under this section; and
|
[(11) For the purposes of this section a reference to a relevant Nature Conservancy Council is a reference to the Nature Conservancy Council for the area in which it is proposed to carry on the activity requiring a licence.]
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SCHEDULE
1
BIRDS WHICH ARE PROTECTED BY SPECIAL PENALTIES
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|
|
|
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|
|
NOTE. The common name or names given in the first column of this Schedule are included by way of guidance only; in the event of any dispute or proceedings, the common name or names shall not be taken into account.
|
|
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|
|
To be appointed
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Appointment: 28 September 1982: see SI 1982/1217, art 2(a).
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Entry relating to “Capercaillie” inserted by SSI 2001/337, reg 2(1), (3). |
|
Date in force: 4 November 2001: see SSI 2001/337, reg 1.
|
Part
II
During the Close Season
|
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Goose, Greylag (in Outer, Hebrides, Caithness, Sutherland and Wester |
|
|
|
NOTE. The common name or names given in the first column of this Schedule are included by way of guidance only; in the event of any dispute or proceedings, the common name or names shall not be taken into account.
SCHEDULE
2
BIRDS WHICH MAY BE KILLED OR TAKEN
|
|
|
|
Part
I
Outside the Close Season
|
|
|
|
NOTE. The common name or names given in the first column of this Schedule are included by way of guidance only; in the event of any dispute or proceedings, the common name or names shall not be taken into account.
SCHEDULE
5
ANIMALS WHICH ARE PROTECTED
|
|
|
|
NOTE. The common name or names given in the first column of this Schedule are included by way of guidance only; in the event of any dispute or proceedings, the common name or names shall not be taken into account.
|
SCHEDULE
6
ANIMALS WHICH MAY NOT BE KILLED OR TAKEN BY CERTAIN METHODS
|
|
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NOTE. The common name or names given in the first column of this Schedule are included by way of guidance only; in the event of any dispute or proceedings, the common name or names shall not be taken into account.
Hunting Bill |
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Contents
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Part 1
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Offences
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1 Hunting wild mammals with dogs
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Part 2
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Enforcement
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6 Penalty
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7 Arrest
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Part 3
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General
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15 Commencement
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16 Short title
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17 Extent
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Schedule 1 — Exempt Hunting
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Schedule 2 — Consequential Amendments
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Schedule 3 — Repeals
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Part 1
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Offences
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1 Hunting wild mammals with dogs
|
A person commits an offence if he hunts a wild mammal with a dog, unless his
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hunting is exempt.
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|
(1) Hunting is exempt if it is within a class specified in Schedule 1.
|
(2) The Secretary of State may by order amend Schedule 1 so as to vary a class of
|
exempt hunting.
|
|
(1) A person commits an offence if he knowingly permits land which belongs to
|
him to be entered or used in the course of the commission of an offence under
|
section 1.
|
(2) A person commits an offence if he knowingly permits a dog which belongs to
|
him to be used in the course of the commission of an offence under section 1.
|
|
It is a defence for a person charged with an offence under section 1 in respect
|
of hunting to show that he reasonably believed that the hunting was exempt.
|
|
(1) A person commits an offence if he—
|
(a) participates in a hare coursing event,
|
(b) attends a hare coursing event,
|
(c) knowingly facilitates a hare coursing event, or
|
(d) permits land which belongs to him to be used for the purposes of a hare
|
coursing event.
|
(2) Each of the following persons commits an offence if a dog participates in a hare
|
coursing event—
|
(a) any person who enters the dog for the event,
|
(b) any person who permits the dog to be entered, and
|
(c) any person who controls or handles the dog in the course of or for the
|
purposes of the event.
|
(3) A “hare coursing event” is a competition in which dogs are, by the use of live
|
hares, assessed as to skill in hunting hares.
|
|
Part 2
|
Enforcement
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|
A person guilty of an offence under this Act shall be liable on summary
|
conviction to a fine not exceeding level 5 on the standard scale.
|
|
A constable without a warrant may arrest a person whom he reasonably
|
suspects—
|
(a) to have committed an offence under section 1 or 5(1)(a), (b) or (2),
|
(b) to be committing an offence under any of those provisions, or
|
(c) to be about to commit an offence under any of those provisions.
|
|
(1) This section applies where a constable reasonably suspects that a person (“the
|
suspect”) is committing or has committed an offence under Part 1 of this Act.
|
(2) If the constable reasonably believes that evidence of the offence is likely to be
|
found on the suspect, the constable may stop the suspect and search him.
|
(3) If the constable reasonably believes that evidence of the offence is likely to be
|
found on or in a vehicle, animal or other thing of which the suspect appears to
|
be in possession or control, the constable may stop and search the vehicle,
|
animal or other thing.
|
(4) A constable may seize and detain a vehicle, animal or other thing if he
|
reasonably believes that—
|
(a) it may be used as evidence in criminal proceedings for an offence under
|
Part 1 of this Act, or
|
(b) it may be made the subject of an order under section 9.
|
|
|
(5) For the purposes of exercising a power under this section a constable may
|
enter—
|
(a) land;
|
(b) premises other than a dwelling;
|
(c) a vehicle.
|
(6) The exercise of a power under this section does not require a warrant.
|
|
(1) A court which convicts a person of an offence under Part 1 of this Act may
|
order the forfeiture of any dog or hunting article which—
|
(a) was used in the commission of the offence, or
|
(b) was in the possession of the person convicted at the time of his arrest.
|
(2) A court which convicts a person of an offence under Part 1 of this Act may
|
order the forfeiture of any vehicle which was used in the commission of the
|
offence.
|
(3) In subsection (1) “hunting article” means anything designed or adapted for use
|
in connection with—
|
(a) hunting a wild mammal, or
|
(b) hare coursing.
|
(4) A forfeiture order—
|
(a) may include such provision about the treatment of the dog, vehicle or
|
article forfeited as the court thinks appropriate, and
|
(b) subject to provision made under paragraph (a), shall be treated as
|
requiring any person who is in possession of the dog, vehicle or article
|
to surrender it to a constable as soon as is reasonably practicable.
|
(5) Where a forfeited dog, vehicle or article is retained by or surrendered to a
|
constable, the police force of which the constable is a member shall ensure that
|
such arrangements are made for its destruction or disposal—
|
(a) as are specified in the forfeiture order, or
|
(b) where no arrangements are specified in the order, as seem to the police
|
force to be appropriate.
|
(6) The court which makes a forfeiture order may order the return of the forfeited
|
dog, vehicle or article on an application made—
|
(a) by a person who claims to have an interest in the dog, vehicle or article
|
(other than the person on whose conviction the order was made), and
|
(b) before the dog, vehicle or article has been destroyed or finally disposed
|
of under subsection (5).
|
(7) A person commits an offence if he fails to—
|
(a) comply with a forfeiture order, or
|
(b) co-operate with a step taken for the purpose of giving effect to a
|
forfeiture order.
|
|
(1) This section applies where an offence under this Act is committed by a body
|
corporate with the consent or connivance of an officer of the body.
|
|
(2) The officer, as well as the body, shall be guilty of the offence.
|
(3) In subsection (1) a reference to an officer of a body corporate includes a
|
reference to—
|
(a) a director, manager or secretary,
|
(b) a person purporting to act as a director, manager or secretary, and
|
(c) if the affairs of the body are managed by its members, a member.
|
|
Part 3
|
General
|
|
(1) In this Act “wild mammal” includes, in particular—
|
(a) a wild mammal which has been bred or tamed for any purpose,
|
(b) a wild mammal which is in captivity or confinement,
|
(c) a wild mammal which has escaped or been released from captivity or
|
confinement, and
|
(d) any mammal which is living wild.
|
(2) For the purposes of this Act a reference to a person hunting a wild mammal
|
with a dog includes, in particular, any case where—
|
(a) a person engages or participates in the pursuit of a wild mammal, and
|
(b) one or more dogs are employed in that pursuit (whether or not by him
|
and whether or not under his control or direction).
|
(3) For the purposes of this Act land belongs to a person if he—
|
(a) owns an interest in it,
|
(b) manages or controls it, or
|
(c) occupies it.
|
(4) For the purposes of this Act a dog belongs to a person if he—
|
(a) owns it,
|
(b) is in charge of it, or
|
(c) has control of it.
|
|
This Act—
|
(a) binds the Crown, and
|
(b) applies to anything done on or in respect of land irrespective of
|
whether it belongs to or is used for the purposes of the Crown or a
|
Duchy.
|
|
(1) Schedule 2 (consequential amendments) shall have effect.
|
(2) The enactments listed in Schedule 3 are hereby repealed to the extent specified.
|
|
|
An order of the Secretary of State under this Act—
|
(a) shall be made by statutory instrument,
|
(b) may not be made unless a draft has been laid before and approved by
|
resolution of each House of Parliament,
|
(c) may make provision which applies generally or only in specified
|
circumstances or for specified purposes,
|
(d) may make different provision for different circumstances or purposes,
|
and
|
(e) may make transitional, consequential and incidental provision.
|
|
This Act shall come into force at the end of the period of three months
|
beginning with the date on which it is passed.
|
|
This Act may be cited as the Hunting Act 2004.
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|
This Act shall extend only to England and Wales.
|
(BOE 6 Abril)
Preámbulo
Transcurrido más de medio siglo desde que se promulgó, en 1902, la vigente Ley de Caza, resulta obligado dejar constancia del acierto de los legisladores al enfrentarse con los difíciles problemas que ya entonces planteaba la armonización del aprovechamiento y conservación de la caza con el respeto debido a los derechos inherentes a la propiedad de la tierra, a la seguridad de las personas y a la adecuada protección de sus bienes y cultivos.
No obstante, las circunstancias actuales, tan distintas de las imperantes a principios de siglo, aconsejan adoptar determinadas medidas correctoras, encaminadas a modernizar los preceptos cinegéticos vigentes con el fin de procurar que el ordenado aprovechamiento de esta importante riqueza proporcione las máximas ventajas compatibles con su adecuada conservación y su deseable fomento. Reconocida la necesidad de revisar nuestra legislación cinegética, resulta preciso dar a la nueva Ley un sentido orgánico y práctico, acorde con los tiempos actuales, simplificando y unificando la numerosa y diversa doctrina promulgada a lo largo de sesenta y siete años.
Al analizar las estructuras cinegéticas nacionales, con vistas a satisfacer las legítimas aspiraciones de todos cuantos están implicados en los problemas de la caza, resulta especialmente útil tener en cuenta, en primer lugar, la experiencia transmitida a la Administración a través de la generosa aportación de miles de sugerencias procedentes de diversos organismos, entidades, sociedades, propietarios y cazadores que respondieron sin reserva al llamamiento hecho por el Gobierno cuando decidió someter al juicio crítico de la opinión pública nacional un anteproyecto de Ley de Caza elaborado por los servicios competentes del Ministerio de Agricultura. Son también fuentes de inestimable valor, que han facilitado en grado sumo la tarea, de los legisladores, los diversos intentos de reforma que, aun cuando no llegaron a prosperar, han dado origen a un sedimento de orientaciones y doctrinas utilizables. y el estudio de las leyes de caza de los países cuyos supuestos cinegéticos tienen cierta semejanza con el nuestro. La prudente utilización de este inapreciable acopio de enseñanzas es garantía de que la nueva Ley de Caza asegurará a la nación un próspero futuro cinegético al contemplarse en ella, con armonía y respeto, todos los intereses afectados.
Con el estricto cumplimiento de la presente Ley queda garantizada la protección de la riqueza cinegética nacional, se asegura su conservación y su fomento y se adoptan las disposiciones precisas para conseguir que la presencia misma de la caza en los terrenos donde constituye renta apreciable y atendible no esté en pugna con las riquezas agrícola, forestal y ganadera del país.
En su virtud, y de conformidad con la Ley aprobada por las Cortes Españolas, vengo en sancionar:
TITULO PRIMERO
Principios generales
Artículo 1. Finalidad de la Ley.
La presente Ley regula la protección, conservación y fomento de la riqueza cinegética nacional y su ordenado aprovechamiento en armonía con los distintos intereses afectados.
Artículo 2. De la acción de cazar.
Se considera acción de cazar la ejercida por el hombre mediante el uso de artes, armas o medios apropiados para buscar, atraer, perseguir o acosar a los animales definidos en esta Ley como piezas de caza con el fin de darles muerte, apropiarse de ellos o de facilitar su captura por tercero.
Artículo 3. Del cazador.
1. El derecho a cazar corresponde a toda persona mayor de catorce años que esté en posesión de la licencia de caza y cumpla los demás requisitos establecidos en la presente Ley.
2. Para obtener la licencia de caza el menor de edad no emancipado necesitará autorización escrita de la persona que legalmente le represente.
3. Para cazar con armas de fuego o accionadas por aire u otros gases comprimidos será necesario haber alcanzado la mayoría de edad penal o ir acompañado por otro u otros cazadores mayores de edad.
4. Para utilizar armas o medios que precisen de autorización especial será necesario estar en posesión del correspondiente permiso.
Artículo 4. De las piezas de caza
1. Son piezas de caza los animales salvajes y los domésticos que pierdan esa condición que figuren en la relación que a estos efectos deberá incluirse en el Reglamento para la aplicación de esta Ley.
2. La condición de piezas de caza no será aplicable a los animales salvajes domesticados en tanto se mantengan en tal estado.
3. Las piezas de caza se clasificarán en dos grupos: Caza mayor y caza menor. Tendrán la consideración de piezas de caza mayor la cabra montés, el ciervo, el corzo, el gamo, el jabalí, el lince, el lobo, el muflón, el oso, el rebeco y cuantas especies sean declaradas como tales por el Ministerio de Agricultura. Tendrán la consideración de piezas de caza menor las que figuren en la relación a que se refiere el número 1 de este mismo artículo, excepto las definidas anteriormente como caza mayor.
Artículo 5. De las armas de caza.
Respecto a la tenencia y uso de armas de caza, sin perjuicio de lo dispuesto en las leyes especiales, se estará a lo establecido en esta Ley.
Artículo 6. Titularidad.
Los derechos y obligaciones establecidos en esta Ley, en cuanto se relacionan con los terrenos cinegéticos, corresponderán al propietario o a los titulares de otros derechos reales o personales que lleven consigo el uso y disfrute del aprovechamiento de la caza.
Artículo 7. Representación y competencia.
1. Para el cumplimiento de esta Ley, sin perjuicio de las competencias que para actividades concretas se atribuyan expresamente a otros Departamentos, la Administración del Estado estará representada por el Ministerio de Agricultura.
2. Compete al Ministerio de Agricultura, por sí o a través del Organismo autónomo Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales, afecto a la Dirección General de Montes, Caza y Pesca Fluvial, promover y realizar cuantas actuaciones sean precisas para alcanzar los fines perseguidos por la presente Ley, analizar e investigar los diversos factores que condicionan la existencia de la caza y estimular la iniciativa privada en la cría de piezas de caza y en la repoblación de terrenos cinegéticos.
TITULO II
De los terrenos, de la caza y de su ejercicio
Artículo 8. Clasificación.
1. A los efectos de esta Ley los terrenos podrán ser de aprovechamiento cinegético común o estar sometidos a régimen especial.
2. Son terrenos sometidos a régimen especial los parques nacionales, los refugios de caza, las reservas nacionales de caza, las zonas de seguridad, los cotos de caza, los cercados y los adscritos al régimen de caza controlada.
Artículo 9. Terrenos cinegéticos de aprovechamiento común.
En los terrenos cinegéticos de aprovechamiento común, el ejercicio de la caza podrá practicarse sin más limitaciones que las generales fijadas en la presente Ley y su Reglamento.
Artículo 10. Parques nacionales.
En los parques nacionales, establecidos al amparo de la legislación de Montes, el ejercicio de la caza se ajustará a lo prevenido en las disposiciones que reglamenten el uso y disfrute en cada parque.
Artículo 11. Refugios de caza.
1. El Gobierno podrá establecer por Decreto refugios nacionales de caza cuando por razones biológicas, científicas o educativas sea preciso asegurar la conservación de determinadas especies de la fauna cinegética. La administración de estos refugios quedará al cuidado del Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales.
2. Podrán promover el establecimiento de refugios de caza las entidades privadas cuyos fines sean culturales o científicos y las de derecho público. La autorización para constituirlos compete al Ministerio de Agricultura, previa petición conjunta del propietario o propietarios interesados y de la entidad patrocinadora. Dichos refugios podrán denominarse estaciones biológicas o zoológicas, de acuerdo con los fines perseguidos, y serán administrados por las entidades que hayan promovido su establecimiento, ateniéndose a las disposiciones generales de carácter reglamentario y a las específicas que se fijen por el Ministerio de Agricultura en cada caso concreto. Cuando la creación de estos refugios tenga su origen en razones científicas o educativas, la fijación de las últimas se hará por el Ministerio de Agricultura, oído el de Educación y Ciencia.
3. En estos refugios, cualquiera que sea su condición, el ejercicio de la caza estará prohibido con carácter permanente. No obstante, cuando existan razones de orden biológico, técnico o científico que aconsejen la captura o reducción de determinadas unidades, aquéllas podrán acordarse por el Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales.
Artículo 12. Reservas nacionales de caza.
1. En aquellas comarcas cuyas especiales características de orden físico y biológico permitan la constitución de núcleos de excepcionales posibilidades cinegéticas, podrán establecerse reservas nacionales de caza, que en todo caso deberán constituirse por Ley.
2. En dichas reservas nacionales, la protección, conservación y fomento de las especies corresponderá al Ministerio de Agricultura, debiendo ajustarse el ejercicio de la caza a lo establecido en la Ley de su constitución.
Artículo 13. Zonas de seguridad.
1. Son zonas de seguridad, a los efectos de esta Ley, aquellas en las cuales deben adoptarse medidas precautorias especiales encaminadas a garantizar la adecuada protección de las personas y sus bienes.
2. Se considerarán zonas de seguridad las vías y caminos de uso público, las vías pecuarias, las vías férreas, las aguas públicas, incluidos sus cauces y márgenes, los canales navegables, los núcleos urbanos y rurales y las zonas habitadas y sus proximidades. Tendrán análoga consideración las villas, jardines, parques destinados al uso público, los recintos deportivos y cualquier otro lugar que sea declarado como tal en razón a lo previsto en el número anterior del presente artículo.
3. Reglamentariamente se prohibirá o condicionará, según los casos, el uso de armas de caza en las zonas de seguridad y en los lugares en que su ejercicio pueda perjudicar al ganado o a su normal pastoreo.
Artículo 14. Terrenos sometidos a régimen de caza controlada
1. Se denominarán terrenos sometidos a régimen de caza controlada aquellos que se constituyan únicamente sobre terrenos cinegéticos de aprovechamiento común, en los cuales la protección, conservación, fomento y aprovechamiento de su riqueza cinegética deberán adaptarse a los planes que con este objeto apruebe el Ministerio de Agricultura.
2. El señalamiento de las zonas sometidas a régimen de caza controlada corresponderá al Ministerio de Agricultura, el cual cuidará, por sí o a través de sociedades de cazadores colaboradoras de aquél, de controlar y regular el disfrute de la caza existente en estos terrenos.
3. En los terrenos de caza controlada por una sociedad colaboradora, se reservará a los cazadores nacionales y a los extranjeros residentes ajenos a ella un número de permisos, que no será menor de la cuarta parte del total, sin que el importe de cada permiso pueda exceder del doble de lo que por el mismo concepto abonen los cazadores afiliados a la sociedad colaboradora.
4. Los titulares de derechos sobre terrenos sometidos a este régimen y, en su caso, los titulares de terrenos incluidos en el coto local que corresponda, podrán formar parte de las sociedades colaboradoras interesadas, abonando una cuata no mayor del 75 por 100 de la estatuida para los restantes socios. En igualdad de condiciones entre varias sociedades colaboradoras, las de carácter local tendrán preferencia para desarrollar las actividades que se contemplen en el presente artículo.
5. Los beneficios resultantes de controlar cinegéticamente estos terrenos, cuando los hubiera, se sumarán a la renta citada en el número 8 del artículo 17. En su defecto, se distribuirán entre los titulares del derecho de caza en proporción a la superficie de sus fincas.
6. Por vía reglamentaria se determinarán las condiciones precisas para que estos terrenos puedan quedar desafectados del régimen de caza controlada. A estos efectos deberá tenerse en cuenta que el plazo de adscripción de terrenos a dicho régimen será en todo caso mayor de seis o de nueve años, según se trate, respectivamente, de caza menor o mayor.
Artículo 15. Cotos de caza
1. Se denomina coto de caza toda superficie continua de terrenos susceptible de aprovechamiento cinegético que haya sido declarada y reconocida como tal, mediante resolución del Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales.
2. A los efectos previstos en el número anterior, no se considerará interrumpida la continuidad de los terrenos susceptibles de constituirse en acotados por la existencia de ríos, arroyos, vías o caminos de uso público, ferrocarriles, canales o cualquier otra construcción de características semejantes.
3. Los cotos de caza podrán ser privados o locales y, en su caso, tener la condición que se especifica en el artículo 18 de la presente Ley.
4. La declaración de coto de caza se efectuará a petición de los titulares o patrocinadores interesados.
5. Cuando la constitución de un coto de caza pueda lesionar otros intereses cinegéticos, públicos o privados, el Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales oirá al Consejo Provincial de Caza y a las entidades y personas afectadas, elevando el expediente, con su informe, a la Dirección General de Montes, Caza y Pesca Fluvial, la cual, oído, si lo estima oportuno, el Consejo de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales, podrá denegar la autorización precisa para constituir el acotado. Contra este acuerdo se podrá interponer recurso de alzada ante el Ministro del Departamento.
6. En los terrenos acotados la caza deberá estar protegida y fomentada, aprovechándose de forma ordenada.
7. En aquellos cotos de caza en los que existan lugares de paso o parada de aves migratorias, el aprovechamiento de estas especies deberá adaptarse a los planes que con este objeto apruebe el Ministerio de Agricultura. En los citados planes se harán figurar las condiciones precisas para evitar que el aprovechamiento sea abusivo.
8. Los cotos de caza deberán ostentar en sus límites a todos los aires la señales que reglamentariamente se determinen.
9. Cuando los cotos de caza no cumplan su finalidad de protección, fomento y ordenado aprovechamiento cinegético, el Ministerio de Agricultura, previa incoación del oportuno expediente, en que será preceptiva la audiencia de los interesados y el informe de los Consejos Local y Provincial de Caza, podrá anular la declaración que autorizaba la creación del acotado.
10. Quedan prohibidos y serán nulos los contratos de subarriendo del aprovechamiento cinegético de los cotos de caza. Asimismo será nula la cesión a título oneroso o gratuito de los contratos de arrendamiento celebrados al amparo de esta Ley, o cualquier otra figura jurídica que pretenda alcanzar las finalidades prohibidas en este número.
Artículo 16. Cotos privados de caza.
1. Los propietarios o titulares a que se refiere el artículo 6.º de esta Ley, podrán constituir cotos privados de caza con arreglo a lo establecido en el presente artículo.
2. Los terrenos integrantes de estos cotos podrán pertenecer a uno o a varios propietarios que se hayan asociado voluntariamente con esta finalidad. Tratándose de fincas cuya propiedad corresponda pro indiviso a varios dueños, para constituir o integrarse en un acotado, será preciso que concurra la mayoría establecida en el artículo 398 del Código Civil.
3. Las superficies mínimas para constituir estos cotos serán, cuando pertenezcan a un solo titular, de 250 hectáreas si el objeto principal del aprovechamiento cinegético es la caza menor, y de 500 hectáreas si se trata de caza mayor. Cuando estos cotos estén constituidos por asociación de varios titulares, las superficies mínimas serán de 500 hectáreas en el caso de caza menor y de 1.000 hectáreas en el de caza mayor.
No obstante, en zonas donde la única explotación cinegética viable sea la caza menor de pelo, el Ministerio de Agricultura podrá autorizar la constitución de cotos privados de un solo propietario cuando la superficie de la finca sea superior a 20 hectáreas. En circunstancias similares, tratándose de aves acuáticas, la superficie mínima será de 100 hectáreas, salvo casos excepcionales, en que podrá ser disminuida por el Ministerio de Agricultura, a propuesta del Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales, incluyéndose siempre en la misma la totalidad de la masa de agua afectada.
Se faculta al Ministerio de Agricultura para reducir en las provincias insulares las superficies establecidas en el presente artículo cuando razones cinegéticas especiales lo aconsejen.
4. Los propietarios o titulares de cotos privados de caza podrán solicitar del Ministerio de Agricultura la agregación de fincas enclavadas, cuya superficie conjunta no exceda del 10 por 100 de la inicialmente acotada. A los efectos expresados, de no mediar acuerdo entre los titulares interesados, las condiciones y precios del arrendamiento se señalarán por el Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales, con recurso de alzada ante el Ministro de Agricultura. La consideración de enclavados podrá también otorgarse a las parcelas cuyo perímetro linde en más de sus tres cuartas partes con el coto, pero no será aplicable a las fincas de un solo titular cuya superficie sea superior a la mínima exigible para constituir un coto privado.
5. En los otros privados de un solo titular, el ejercicio del derecho de caza corresponderá a éste y a las personas que autorice.
6. En los cotos privados integrados por asociación de titulares de terrenos colindantes, el ejercicio del derecho de caza, las características y régimen orgánico de la asociación, y, en su caso, la duración y peculiaridades del arrendamiento o cesión del aprovechamiento, deberán ser sometidas a la aprobación del Ministerio de Agricultura.
Artículo 17. Cotos locales de caza.
1. Los ayuntamientos, entidades locales menores y las Hermandades Sindicales de Labradores y Ganaderos podrán patrocinar, dentro de sus respectivos términos, la constitución de cotos locales de caza, representando conjuntamente a los titulares mencionados en el artículo 6.º de esta Ley, que accedan voluntariamente a otorgar esta representación en cuanto se relacione con la aplicación de los preceptos contenidos en el presente artículo. El Estado, las entidades de derecho público y privado y los particulares podrán aportar sus terrenos para que formen parte de estos cotos. Los montes catalogados como de utilidad pública también podrán formar parte de cotos locales, pero en este caso será necesaria la expresa conformidad del Ministerio de Agricultura, sin perjuicio de las facultades peculiares que sobre esta materia específica se deriven de las disposiciones actualmente en vigor.
2. La superficie de los cotos locales deberá ser mayor de 500 o 1.000 hectáreas, según se trate, respectivamente, de caza menor o mayor, y no excederá, incluidos los enclavados, del 75 por 100 de la total del término. No obstante, cuando existan causas debidamente justificadas, el Ministerio de Agricultura, previa petición razonada de la entidad patrocinadora, podrá modificar dichos límites, oyendo previamente a los Consejos Provinciales y Locales de Caza que correspondan.
3. Previa propuesta conjunta de las entidades patrocinadoras, oídos los Consejos Locales y Provinciales de Caza, se podrá autorizar la creación de cotos locales integrados por varios términos colindantes, siempre que la superficie aportada por cada municipio o hermandad no exceda del 75 por 100 mencionado en el número anterior.
4. No obstante lo prevenido en el número 1 de este artículo, cuando en un coto local existan terrenos enclavados no sometidos a régimen cinegético especial, cuya superficie total no exceda de la cuarta parte de la del coto, el Ministerio de Agricultura, a propuesta de la entidad o entidades patrocinadoras, podrá acordar que los terrenos enclavados formen parte del coto con los mismos derechos y obligaciones.
5. La contratación y adjudicación del aprovechamiento cinegético de los terrenos integrantes de un coto local, bien sea en su totalidad o divididos en varios lotes mayores de 1.000 o 500 hectáreas según se trate, respectivamente, de caza mayor o menor, se efectuará por el ayuntamiento, entidad local o hermandad interesados, de acuerdo con lo dispuesto en la Ley de Régimen Local, y, en su caso, tratándose de hermandades, previa subasta pública. Las condiciones técnicas aplicables al aprovechamiento serán fijadas por el Ministerio de Agricultura. Si fueran varios los municipios afectados, la subasta se efectuará en aquel cuya aportación de terrenos sea mayor. En ambos casos, el Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales se reservará el derecho de tanteo previsto al efecto en el número 4 del artículo 18.
6. En los cotos locales el ejercicio del derecho de caza corresponde a los adjudicatarios de los aprovechamientos o a las personas que ellos autoricen.
7. La duración de los contratos de arrendamiento del aprovechamiento cinegético de los cotos locales de caza no podrá ser menor de seis años si se trata de caza menor, ni de nueve si fuere de caza mayor.
8. Del importe total de la renta se detraerá un 10 por 100 para invertirlo en realizaciones de fomento cinegético por el Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales, bien por sí o bajo su control y dirección técnica, precisamente en el propio término municipal. Salvo acuerdo en contrario, suscrito entre la entidad patrocinadora y los titulares afectados, se detraerá otro 10 por 100 para el ayuntamiento y asimismo otro 10 por 100 para la Hermandad Sindical Local de Labradores y Ganaderos, y ambas sumas se destinarán para atender exclusivamente fines de interés agrario local. El resto se distribuirá entre los titulares del aprovechamiento en forma proporcional a la superficie de sus fincas.
9. Gozarán de los beneficios económicos previstos en el apartado anterior quienes hubieren ofrecido sus terrenos con el fin de integrarlos en un coto local, aunque éstos no lleguen a formar parte del acotado por aplicación de lo dispuesto en el número 2 del presente artículo.
10. Si en un terreno que forme parte de un coto local ya establecido tratare de constituirse un coto privado de caza, deberá notificarse a la entidad patrocinadora con un año de antelación a la fecha de terminación del arriendo o cesión del aprovechamiento. En caso contrario, no podrá ejercitarse este derecho hasta que transcurra un nuevo turno de explotación.
Artículo 18. Cotos sociales de caza.
1. Se denominan cotos sociales de caza aquellos cuyo establecimiento responde al principio de facilitar el ejercicio de la caza, en régimen de igualdad de oportunidades, a todos los españoles que lo deseen.
2. El ejercicio de la caza en estos cotos se reglamentará en forma tal, que previa adopción de las medidas precisas para asegurar la conservación y fomento de las especies, cuantos cazadores lo soliciten y cumplan las normas que en cada caso se establezcan, puedan tener la oportunidad de practicarlo.
3. La administración de estos cotos corresponderá al Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales, que deberá destinar a su constitución y conservación una cantidad anual no inferior al 25 por 100 de los ingresos que en su favor se establecen en la presente Ley.
4. El establecimiento de estos cotos podrá llevarse a cabo sobre los siguientes terrenos:
a) Sobre los del Estado y sus organismos autónomos, mediante Decreto. Cuando estos terrenos correspondan al Ministerio de Agricultura su adscripción a régimen de cotos sociales se hará por Orden ministerial.
b) Sobre aquellos terrenos, constituyan o no coto privado de caza, que para dicha finalidad puedan quedar a disposición del Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales, bien por ofrecimiento de los titulares o por contratación directa del Servicio.
c) Sobre los constituidos en cotos locales de caza, estableciéndose a estos efectos el derecho de tanteo en favor del Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales.
5. La fijación del importe de los permisos necesarios para poder practicar la caza en estos cotos se hará por el Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales de forma tal que los ingresos percibidos por este concepto no excedan del 80 por 100 del total de los gastos precisos para atender al establecimiento y adecuada protección, conservación y fomento de la riqueza cinegética de los cotos sociales de caza.
6. En estos cotos, cuya utilización queda reservada exclusivamente a ciudadanos españoles, la mitad de los permisos se otorgarán con carácter preferente a los cazadores residentes en la provincia o provincias en que estén localizados. El importe de estos permisos no podrá exceder del 75 por 100 de lo que por el mismo concepto abonen los cazadores no residentes.
7. Cuando en un coto social existan terrenos enclavados no sometidos a régimen cinegético especial, cuya superficie total no exceda del 35 por 100 del coto establecido, el Ministerio de Agricultura podrá acordar que dichos terrenos enclavados formen parte del coto social con iguales derechos y obligaciones que los integrados en el mismo.
Si los terrenos afectados pertenecieran a los municipios y a las provincias será necesario el informe previo de las entidades propietarias.
- Número 7 del artículo 18 introducido por Ley 80/1978, 28 diciembre («B.O.E.» 12 enero 1979).
Artículo 19. Terrenos cercados.
1. A los efectos de esta Ley son terrenos cercados aquellos que se encuentran rodeados materialmente por muros, cercas, vallas, setos o cualquier otra obra o dispositivo construido con el fin de impedir o prohibir el acceso de las personas o animales ajenos o el de evitar la salida de los propios.
2. En los terrenos cercados no acogidos a otro régimen cinegético especial, la caza estará permanentemente prohibida, salvo en el supuesto contenido en el número siguiente.
3. Los terrenos rurales cercados en los que se pueda penetrar a través de accesos practicables se considerarán, a efectos cinegéticos como terrenos abiertos, salvo que el propietario, haga patente mediante carteles o señales la prohibición de entrada a los mismos. Esta disposición no será de aplicación a las villa, parques, jardines y recintos deportivos que se mencionan en el número 2 del artículo 13.
4. Todo terreno cercado susceptible de aprovechamiento cinegético podrá constituirse en coto de caza, siempre que su cerramiento cumpla las condiciones reglamentarias que se fijen y esté debidamente señalizado.
5. El Ministerio de Agricultura, a petición de parte interesada, o bien de oficio, podrá adoptar medidas encaminadas a reducir o eliminar la caza existente en terrenos cercados, no acogidos a régimen cinegético especial, cuando aquélla origine daños en los cultivos del interior del cerramiento o en los de las fincas colindantes.
6. La autoridad y los agentes relacionados en el número 1 del artículo 40 de esta Ley podrán penetrar en los terrenos rurales cercados para vigilar el cumplimiento de cuanto se establece en el presente texto legal.
Artículo 20. Terrenos del Estado, aguas públicas, canales y vías de comunicación, montes catalogados y zonas de influencia militar.
1. Corresponderá al Ministerio de Agricultura la administración de la caza existente en los terrenos propiedad del Estado sometidos a régimen cinegético especial, así como la fijación del destino y uso cinegético de aquellas masas de aguas públicas cuyas características aconsejen aplicar en ellas un régimen especial; a estos efectos, se recabará el informe de los Ministerios de Marina u Obras Públicas, según se trate de aguas sometidas a una u otra jurisdicción.
2. El aprovechamiento de la caza existente en los montes catalogados constituidos en cotos privados, pertenecientes a entidades públicas locales, deberá efectuarse de acuerdo con lo dispuesto al efecto en las Leyes de Montes y de Régimen Local.
3. A propuesta conjunta de los Ministerios interesados y el de Agricultura, el Gobierno señalará las zonas de influencia militar en las cuales queda prohibido o especialmente reglamentado el ejercicio de la caza.
4. En las carreteras, los caminos y las vías pecuarias, así como en los cauces de los ríos, arroyos y canales que atraviesen o limiten terrenos sometidos a régimen cinegético especial, el ejercicio de la caza deberá ser autorizado, en cada caso, por el Servicio de Pesca continental, Caza y Parques Nacionales.
Artículo 21. Protección de los cultivos.
1. En las huertas, campos de frutales, olivares, viñedos, cultivos de regadío y montes repoblados recientemente sólo se podrá cazar en las épocas y circunstancias que señale el Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales de acuerdo con la Hermandad Sindical Nacional de Labradores y Ganaderos. En caso de discrepancia, resolverá el Ministro de Agricultura, oyendo previamente al Consejo de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales.
2. En los terrenos en donde existan otros cultivos no señalados en el número anterior del presente artículo, el ejercicio de la caza se podrá practicar sin más limitaciones que las generales establecidas en esta Ley. No obstante, el Ministerio de Agricultura dictará las medidas necesarias para que cuando concurran determinadas circunstancias de orden agrícola o meteorológico, se condicione o prohiba la práctica de este ejercicio con el fin de asegurar la debida protección a los cultivos que pudieran resultar afectados.
3. En los predios en que se encuentren segadas las cosechas, aun cuando los haces o gavillas se hallen en el terreno, se permitirá la caza de las distintas especies de acuerdo con las vedas o condiciones que para cada una se determine, pero quedará prohibido pisar o cambiar los haces o gavillas del sitio donde estuvieren colocados.
TITULO III
De la propiedad de las piezas de caza
Artículo 22. Propiedad de las piezas de caza.
1. Cuando la acción de cazar se ajuste a las prescripciones de esta Ley, el cazador adquiere la propiedad de las piezas de caza mediante la ocupación. Se entenderán ocupadas las piezas de caza desde el momento de su muerte o captura.
2. El cazador que hiera a una pieza en terreno donde le sea permitido cazar, tiene derecho a cobrarla, aunque entre en propiedad ajena. Cuando el predio ajeno estuviere cercado, o sometido a régimen cinegético especial, necesitará permiso del dueño de la finca, del titular del aprovechamiento o de la persona que los represente. El que se negare a conceder el permiso de acceso estará obligado a entregar la pieza, herida o muerta, siempre que fuere hallada y pudiera ser aprehendida.
3. En los terrenos abiertos sometidos a régimen cinegético especial, y para piezas de caza menor, no será necesario el permiso a que se refiere el apartado anterior cuando el cazador entre a cobrar la pieza solo, sin armas ni perro, y aquéllas se encuentren en lugar visible desde la linde.
4. Cuando en terrenos de aprovechamiento cinegético común uno o varios cazadores levantaren y persiguieren una pieza de caza cualquier otro cazador deberá abstenerse, en tanto dure la persecución, de abatir o intentar abatir dicha pieza.
5. Se entenderá que una pieza de caza es perseguida cuando el cazador que la levantó, con o sin ayuda de perro u otros medios, vaya en su seguimiento y tenga una razonable posibilidad de cobrarla.
6. Cuando haya duda respecto a la propiedad de las piezas de caza, se aplicarán los usos y costumbres del lugar. En su defecto, la propiedad corresponderá al cazador que le hubiere dado muerte cuando se trate de caza menor, y al autor de la primera sangre cuando se trate de caza mayor.
TITULO IV
De la protección, conservación y aprovechamiento de la caza
Artículo 23. Vedas y otras medidas protectoras.
1. a) El Ministerio de Agricultura, oídos los consejos provinciales de caza y el Consejo de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales, fijará a través de la Orden general de vedas las limitaciones y épocas hábiles de caza aplicables a las distintas especies en las diversas regiones españolas. Asimismo aprobará, si procede, las reglamentaciones específicas que sometan a su consideración los titulares de terrenos sometidos a régimen cinegético especial.
b) La publicación de la Orden de vedas en el «Boletín Oficial del Estado» se hará con una antelación no menor de treinta días respecto a la iniciación del periodo hábil y deberá reproducirse en el «Boletín Oficial» de cada provincia.
2. Serán objeto de especial protección las especies de interés científico o en vías de extinción, las beneficiosas para la agricultura, las hembras y crías de todas aquéllas que tengan un señalado valor cinegético y aquellas otras afectadas por convenios internacionales suscritos por el Estado español.
3. Se fijarán las zonas y épocas en que determinados animales deberán ser considerados peligrosos para las personas o perjudiciales para la agricultura, la ganadería o la caza, y se autorizarán los medios de defensa contra dichos animales, reglamentando las medidas precisas para procurar su reducción.
4. a) De acuerdo con los usos y costumbres locales, se dictarán las disposiciones precisas para reglamentar la caza de palomas con cimbel, la de patos desde puestos fijos o flotantes, la de palomas practicada en pasos tradicionales, la que se lleve a cabo con perro de rastro o persecución, la que se practique a caballo, la modalidad denominada cetrería, la de determinadas especies en época de celo y la especial denominada de alta montaña.
b) Se reglamentará con carácter restrictivo la caza de la paloma zurita.
5. a) Por el Ministerio de Agricultura, oídos los consejos provinciales de caza, se regulará la práctica de la caza de la perdiz con reclamo, en tiempo adecuado de celo, de forma que para cada zona el periodo hábil no exceda de seis semanas.
b) Los puestos para cazar con reclamo de perdiz deberán establecerse a más de 500 metros de la linde cinegética más próxima, cualquiera que sea la condición de los terrenos.
c) Queda prohibido cazar con reclamo de perdiz hembra o con artificio que los sustituya.
Artículo 24. De las enfermedades y epizootias.
El Ministerio de Agricultura, a través de las direcciones generales correspondientes, adoptará las medidas necesarias para evitar que la caza existente en determinadas comarcas pueda ser causa de difusión de epizootias y zoonosis.
Artículo 25. De la ordenación de aprovechamientos.
En aquellas comarcas donde existan varios cotos de caza mayor que constituyan una unidad bioecológica, el Ministerio de Agricultura podrá exigir a los titulares a que se refiere el artículo 6.º que confeccionen conjuntamente un plan comarcal de aprovechamiento cinegético. Una vez que el plan sea aprobado, sus prescripciones serán de cumplimiento obligatorio. Si transcurriese el plazo concedido para la presentación del plan sin que se hubiese dado cumplimiento al requerimiento del Ministerio, éste podrá establecerlo con carácter obligatorio, previa audiencia de los interesados.
Artículo 26. De la caza con fines científicos.
1. La caza y captura de aves y mamíferos con fines científicos en todos los casos y la investigación y observación de nidos, pollos, madrigueras, colonias y criaderos de especies protegidas, que puedan ocasionar molestias o perjuicios a los reproductores o a la normal evolución de las crías, requerirán autorización especial.
2. El otorgamiento de dicha autorización precisará informe favorable de una institución científica directamente relacionada con la actividad investigadora del peticionario.
Artículo 27. De la caza con fines industriales y comerciales.
1. La explotación industrial de la caza, entendiéndose por tal la orientada a la producción y venta de piezas de caza, vivas o muertas, podrá llevarse a cabo en granjas cinegéticas o en cotos privados de caza; en ambos casos será necesario contar con la previa autorización del Ministerio de Agricultura y cumplir las condiciones fijadas en la misma.
2. Cuando se trate de empresas de carácter turístico-cinegético inscritas en el Registro de Empresas y Actividades Turísticas del Ministerio de Información y Turismo, deberán acreditar las condiciones exigidas por dicho Departamento para el ejercicio de las actividades de estas empresas.
3. La comercialización de las piezas de caza se reglamentará adecuadamente con el fin de que se garantice tanto la procedencia de las piezas cuanto la época de su captura.
Artículo 28. De los perros y de la caza.
1. La utilización de perros para cazar y el tránsito de perros sueltos por terrenos cinegéticos de aprovechamiento común o régimen especial se acomodará a los preceptos que reglamentariamente se dicten. No se considerarán incluidos en el párrafo anterior los que utilicen los pastores y ganaderos para la custodia y manejo de sus ganados.
2. El Ministerio de Agricultura promoverá la conservación y fomento de las razas de perro de caza existentes en nuestro país, estableciendo a estos efectos los libros de orígenes de perros de caza españoles y los genealógicos correspondientes.
Artículo 29. De las aves anilladas.
El Ministerio de Agricultura dirigirá los programas y actividades relacionados con el anillamiento de aves con fines cinegéticos o científicos, así como lo referente a la confección, distribución y recepción de anillas y marcas. A estos efectos establecerá la debida coordinación con las entidades científicas interesadas.
Artículo 30. Monterías.
La celebración de monterías en fincas que no estén acogidas a las modalidades de reglamentación específica, previstas en el último inciso del número 1, a), del artículo 23 o en el artículo 25, se deberán adaptar a las normas especiales que con este objeto se fijen reglamentariamente con el fin de asegurar la conservación y mejora de las especies.
Artículo 31. De las limitaciones y prohibiciones dictadas en beneficio de la caza.
Queda prohibido:
1. Cazar en época de veda.
2. Cazar fuera del periodo comprendido entre una hora antes de la salida del sol y una hora después de su puesta. Esta prohibición no será de aplicación a determinadas modalidades de caza nocturna que se especifiquen en el Reglamento.
3. Cazar en los llamados días de fortuna; es decir, en aquellos en los que, como consecuencia de incendios, epizootias, inundaciones, sequías u otras causas, los animales se ven privados de sus facultades normales de defensa u obligados a concentrarse en determinados lugares.
4. Cazar en días de nieve, cuando ésta cubra de forma continua el suelo, o cuando por causa de la misma queden reducidas las posibilidades de defensa de las piezas de caza. Esta prohibición no será aplicable a la caza de alta montaña ni a determinadas especies de aves migratorias, en las circunstancias que señale el Reglamento.
5. Cazar sirviéndose de caballerías o vehículos como medios de ocultación.
6. Cazar en línea de retranca, tanto si se trata de caza mayor como de menor, fuera de los terrenos de régimen cinegético especial en los que tenga lugar un ojeo o batida.
7. Cazar en los refugios nacionales y en las estaciones biológicas y zoológicas, con reserva de lo establecido en el número 3 del artículo 11.
8. Entrar llevando armas, perros o artes dispuestas para cazar en terrenos sometidos a reglamentación cinegética especial, debidamente señalizados, sin estar en posesión del permiso necesario.
9. Practicar la caza en terrenos de aprovechamiento cinegético común, mediante el procedimiento llamado de ojeo, o combinando la acción de dos o más grupos de cazadores o haciendo uso de medios que persigan el cansancio o agotamiento de las piezas. Quedan exceptuadas de esta prohibición las batidas, debidamente autorizadas y controladas, que se encaminen a la reducción de animales dañinos.
10. Portar armas de caza desenfundadas o dispuestas para su uso cuando se circule por el campo en época de veda, careciendo de autorización competente.
11. Cazar con armas de fuego o accionadas por aire u otros gases comprimidos quienes no hubieren alcanzado los dieciocho años de edad y no fueren acompañados por otro cazador de mayor edad.
12. A los ojeadores, batidores, secretarios o podenqueros, que asistan en calidad de tales a ojeos, batidas o monterías, cazar con cualquier clase de armas.
13. Cazar sin estar provistos de la documentación preceptiva o no llevándola consigo.
14. Cazar o transportar especies protegidas o piezas de caza cuya edad o sexo, en el caso de que sean notorios, no concuerden con los legalmente permitidos o sin cumplir los requisitos reglamentarios.
15. Cazar con reclamo de perdiz, incumpliendo las disposiciones que regulen esta modalidad.
16. La destrucción de vivares y nidos, así como la recogida de crías o huevos y su circulación y venta, salvo los destinados a repoblaciones, para lo que será preciso disponer de autorización del Ministerio de Agricultura.
17. Cualquier práctica que tienda a chantear, atraer o espantar la caza existente en terrenos ajenos.
18. El empleo o tenencia no autorizados de cuantos animales útiles, artes o productos aplicables a la captura o atracción de piezas de caza se detallen en el Reglamento para aplicación de esta Ley.
19. Tirar a las palomas mensajeras y a las deportivas o buchones que ostenten las marcas reglamentarias.
20. Tirar a las palomas en sus bebederos habituales o a menos de 1.000 metros de un palomar, cuya localización esté debidamente señalizada.
21. Mantener abiertos los palomares en las épocas que reglamentariamente se determinen.
22. El incumplir cualquier otro precepto o limitación de esta Ley o de los que para su desarrollo se fijen reglamentariamente.
Artículo 32. Conducción y suelta de piezas de caza.
1. Para importar, exportar, trasladar o soltar caza viva será precisa la previa autorización del Ministerio de Agricultura y cumplir las disposiciones que se dicten por vía reglamentaria.
2. En época de veda no se podrá transportar ni comerciar con piezas de caza muertas, salvo autorización expresa.
3. La posesión en época de veda de piezas de caza muertas se considerará ilegal siempre que los interesados no puedan justificar debidamente su procedencia.
4. La circulación y venta de animales domésticos, vivos o muertos, aun cuando sean susceptibles de confundirse con sus similares silvestres, estará permitida en todo tiempo. No obstante, durante el periodo de veda será preciso dar cumplimiento a las condiciones que se señalen por vía reglamentaria.
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(BOE 28 Marzo)
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TITULO IV
De la flora y fauna silvestres
CAPITULO III
De la protección de las especies en relación con la caza y la pesca continental
Artículo 33.
1. La caza y la pesca en aguas continentales sólo podrá realizarse sobre las especies que se declaren por las Comunidades Autónomas como piezas de caza o pesca, declaración que en ningún caso podrá afectar a las especies catalogadas o a las prohibidas por la Unión Europea.
- Número 1 del artículo 33 redactado por el número tres del artículo 122 de la Ley 53/2002, de 30 de diciembre, de Medidas Fiscales, Administrativas y del Orden Social («B.O.E.» 31 diciembre).
Vigencia: 1 enero 2003
2. En todo caso, el ejercicio de la caza y de la pesca continental se regulará de modo que queden garantizados la conservación y el fomento de las especies autorizadas para este ejercicio, a cuyo efectos la Administración competente determinará los terrenos y las aguas donde puedan realizarse tales actividades, así como las fechas hábiles para cada especie.
3. Todo aprovechamiento cinegético y acuícola en terrenos acotados al efecto deberá hacerse por el titular del derecho, de forma ordenada y conforme al plan técnico justificativo de la cuantía y modalidades de las capturas a realizar, con el fin de proteger y fomentar la riqueza cinegética acuícola.
4. El contenido y aprobación de los planes técnicos se ajustarán a las normas y requisitos que a tal efecto establezcan las Comunidades Autónomas y, en su caso, a los Planes de Ordenación de los Recursos Naturales de la zona cuando existan.
Artículo 34.
Con carácter general se establecen las siguientes determinaciones relacionadas con la actividad cinegética y acuícola, en su caso:
a) Salvo en las circunstancias y condiciones excepcionales enumeradas en el artículo 28.2 de la presente Ley quedan prohibidas la tenencia, utilización y comercialización de todos los procedimientos masivos o no selectivos para la captura o muerte de animales, en particular venenos o trampas, así como de aquellos que puedan causar localmente la desaparición, o turbar gravemente la tranquilidad de las poblaciones de una especie.
b) Queda igualmente prohibido con carácter general el ejercicio de la caza de aves durante la época de celo, reproducción y crianza, así como durante su trayecto de regreso hacia los lugares de cría en el caso de especies migratorias.
- Letra b) del artículo 34 redactada por el número cuatro del artículo 122 de la Ley 53/2002, de 30 de diciembre, de Medidas Fiscales, Administrativas y del Orden Social («B.O.E.» 31 diciembre).
Vigencia: 1 enero 2003
c) Sólo podrán ser objeto de comercialización, en vivo o en muerto, las especies que reglamentariamente se determinen.
d) Se podrán establecer moratorias temporales o prohibiciones especiales cuando razones de orden biológico lo aconsejen.
e) Queda sometido al régimen de autorización administrativa la introducción de especies alóctonas o autóctonas, así como la reintroducción de las extinguidas, a fin de garantizar la conservación de la diversidad genética.
f) Los cercados y vallados de terrenos cinegéticos deberán construirse de forma tal que no impidan la circulación de la fauna silvestre no cinegética.
La superficie y la forma del cercado deberá evitar los riesgos de endogamia en las especies cinegéticas.
Artículo 35.
- Número 1 del artículo 35 derogado por Ley 41/1997, 5 noviembre («B.O.E.» 6 noviembre), por la que se modifica la Ley 4/1989, 27 marzo, de Conservación de los Espacios Naturales y de la Flora y Fauna Silvestres.
- Número 2 del artículo 35 derogado por Ley 41/1997, 5 noviembre («B.O.E.» 6 noviembre), por la que se modifica la Ley 4/1989, 27 marzo, de Conservación de los Espacios Naturales y de la Flora y Fauna Silvestres.
3. Se crea el Censo Nacional de Caza y Pesca dependiente del Ministerio de Agricultura, Pesca y Alimentación, a fin de mantener la información más completa de las poblaciones, capturas y evolución genética de las especies autorizadas, en el que se incluirán los datos que facilitarán los órganos competentes de las Comunidades Autónomas. Con este objeto, los titulares de los derechos cinegéticos y piscícolas y, en general, los cazadores y pescadores, en su caso, vendrán obligados a suministrar la información correspondiente a los citados órganos de las Comunidades Autónomas.
4. Por las Comunidades Autónomas se crearán los correspondientes registros de infractores de caza y pesca cuyos datos deberán facilitarse al Registro Nacional de Infractores de Caza y Pesca, dependiente del Ministerio de Agricultura, Pesca y Alimentación, que se crea por esta Ley.
El certificado expedido por dicho Registro Nacional será requisito necesario para conceder, en su caso, la correspondiente licencia de caza o pesca.
TITULO V
De la cooperación y de la coordinación
Artículo 36.
1. Con el propósito de promover el logro de las finalidades establecidas en la presente Ley, se crea la Comisión Nacional de Protección de la Naturaleza, como órgano consultivo y de cooperación en esta materia entre el Estado y las Comunidades Autónomas.Adscritos a dicho órgano funcionarán, entre otros, los siguientes Comités Especializados:
a) El Comité de Espacios Naturales Protegidos, con la finalidad de favorecer la cooperación entre los órganos de representación y gestión entre los diferentes espacios naturales protegidos.
b) El Comité de Flora y Fauna Silvestres, con el fin de coordinar todas las actuaciones en esta materia, en particular las derivadas del cumplimiento de convenios internacionales y de la normativa comunitaria.
2. Formarán parte de la Comisión Nacional de Protección de la Naturaleza un representante de cada Comunidad Autónoma y el Director del Instituto Nacional para la Conservación de la Naturaleza, quien ejercerá su Presidencia.
La Secretaría administrativa de esta Comisión estará adscrita al Instituto Nacional para la Conservación de la Naturaleza.
3. Las funciones de la Comisión se establecerán reglamentariamente, y entre otras tendrán las de examinar las propuestas que sus Comités especializados les eleven y las de informar receptivamente las directrices para la ordenación de los recursos naturales.
[2] Si citano come esempio la Legge sulla protezione della natura e la cura del paesaggio (Gesetz zur Naturschutz und Landschaftspflege) del 25 marzo 2002 e la Legge sulla tutela degli animali (Tierschutzgesetz) nella versone del 25 maggio 1998, da ultimo modificata nel novembre 2003.
[3] La Legge federale sulla caccia è stata più volte modificata, recentemente anche dalla nuova Legge sulle armi (Waffengesetz) entrata in vigore il 1 aprile 2003.
[4] Vedi anche le conformi previsioni contenute nel primo allegato (Schedule 1) del Wildlife and Countryside Act del 1981.
[5] Per la Scozia, la disciplina della materia – ora devoluta alle competenze locali – risale al Game (Scotland) Act del 1772.
[6] Nel primo allegato (Schedule 1) della legge, il periodo in cui è proibita la caccia del cervo (close season) è compreso, per il maschio adulto delle specie Cervus elaphus, Cervus Nippon e Dama Dama, tra il 1°marzo e il 31 luglio, prolungato al 31 ottobre per la femmina e i caprioli.
[7] L’elenco delle armi proibite, suscettibile di aggiornamenti ed integrazioni da parte del Ministro competente, è riportato nel secondo allegato (Schedule 2) al Deer Act 1991.
[8] Vedi, nella documentazione in appendice, il primo allegato (Schedule 1) del Wildlife and Countryside Act del 1981, contenente l’elenco delle specie protette, in permanenza sottratte alla caccia.
[9] Vedi, in appendice, il secondo allegato (Schedule 2) del Wildlife and Countryside Act del 1981, contenente l’elenco delle specie i cui esemplari possono essere uccisi o catturati.
[10] E’ però da segnalare che in Scozia, dal 2002, il gallo cedrone (capercaillie) è stato incluso tra le specie protette.
[11] Vedi lo Schedule 5 del Wildlife and Countryside Act del 1981.
[12] Il rapporto conclusivo della Commissione, diffuso nel giugno del 2000, è consultabile presso l’indirizzo Internet: http://www.huntinginquiry.gov.uk/mainsections/report.pdf .
Analogo rapporto, incentrato sulle conseguenze economiche di un divieto di caccia mediante l’impiego di cani, è stato presentato al Parlamento Scozzese; esso è consultabile all’indirizzo Internet: http://www.scotland.gov.uk/library2/doc16/bhwd-00.asp.
[13] Vedi lo Schedule 1 dello Hunting Bill.
[14] Inoltre il quadro è ulteriormente complicato dall’esistenza dell’articolo 149.1.23 della Costituzione, che assegna alla competenza esclusiva dello Stato la “legislazione di base sulla protezione ambientale, senza pregiudizio della facoltà delle Comunità autonome di fissare norme protettive aggiuntive”; a tale articolo ha fatto ricorso lo Stato in alcune controversie con le regioni sul tema della caccia, sfociate innanzi al Tribunale costituzionale.
[15] L’esistenza di legislazione concorrente in materia ha dato luogo ad alcune controversie, come accennato nella nota precedente, ma in altri casi ha evidenziato la sostanziale riproduzione, da parte di alcune Comunità autonome, della normativa statale, almeno nei suoi aspetti fondamentali, così come è avvenuto per la classificazione dei terreni nei quali è permessa la caccia.
[16] L’organo interno al Ministero dell’Agricoltura, citato nella legge 1/1970 sulla caccia (Dirección General de Montes, Caza y Pesca Fluvial,) e l’altro organismo autonomo ivi menzionato, ascritto al Ministero stesso (Servicio de Pesca Continental, Caza y Parques Nacionales), non esistono infatti più.
[17] Della commissione, presieduta dal Segretario generale del Ministero dell’Ambiente, fanno parte il Direttore generale per la conservazione della natura del ministero stesso ed un rappresentante di ciascuna Comunità autonoma. A seguito della sentenza n. 102/1995 del Tribunale costituzionale, che ha ribadito il carattere limitato e residuale della competenza dello Stato in materia di caccia, è stata dichiarata la legittimità delle funzioni di “cooperazione” (cooperación) della commissione, intesa come collaborazione paritaria tra Stato e regioni, ma sono stati sollevati dubbi sui compiti di “coordinamento” (coordinación) dell’organo, che non può porsi come istanza direttiva, o comunque sovraordinata, nei confronti delle singole Comunità autonome.
[18] Quasi tutte le Comunità autonome hanno poi previsto, con l’approvazione delle normative regionali sulla caccia, l’istituzione di “riserve sociali” al loro interno. Di esse si riferisce nel paragrafo seguente “I territori di caccia”.
[19] Tali disposizioni quadro sono state ritenute legittime dal Tribunale costituzionale e sono vigenti in tutte le Comunità, le quali le hanno generalmente riprodotte nelle proprie leggi sulla caccia, aggiungendo eventualmente ulteriori limitazioni e divieti. Non così è avvenuto per altre disposizioni statali (definizione delle specie cacciabili, rilascio delle autorizzazioni amministrative), delle quali si riferisce nei paragrafi seguenti.
[20] Sulla classificazione della selvaggina si veda il paragrafo seguente “Specie cacciabili e calendari venatori”.
[21] Il testo attuale è stato redatto a seguito della modifica apportata dalla Legge 53/2002, del 30 dicembre 2002. In base alla formulazione originaria, che assegnava la definizione delle specie cacciabili ad un futuro regolamento, lo Stato aveva approvato il Real Decreto 1095/1989, che conteneva una lista delle “especies cinegéticas”, conferendo a tale lista carattere di “legislazione di base” per le successive disposizioni a livello regionale. La sentenza 102/1995 del Tribunale costituzionale, già ricordata (si veda la nota 3), ha però dichiarato l’illegittimità del carattere “di base” di tale lista, ritenendola solo suppletiva, in caso di assenza di normativa regionale. Considerando che tutte le Comunità autonome hanno in seguito approvato le proprie liste di specie cacciabili ed i propri calendari venatori, il legislatore spagnolo ha ritenuto opportuno adeguare anche la normativa statale su tale aspetto.
[22] Una tabella riepilogativa con i “Periódos hábiles de caza en España 2003/2004” è presente in Internet all’indirizzo http://www.naturalezaycaza.com/periodoscaza.php.
[23] Una tabella riepilogativa riguardante la “Media veda 2003/2004” è presente in Internet all’indirizzo http://www.naturalezaycaza.com/mediaveda.php.
[24] In seguito, con la legge 41/1997, del 5 novembre 1997, i primi due commi dell’articolo 35 sono stati abrogati senza sostituzione.
[25] Il costo attuale di una licenza di caccia regionale è infatti comparabile a quello previsto per la vecchia licenza di caccia, valida in tutto il territorio nazionale. Alcune Comunità autonome, all’interno della loro normativa sulla caccia, prevedono la possibilità di sottoscrivere accordi bilaterali su base reciproca (convenios de reciprocidad), con altre regioni o anche con stati stranieri, per il riconoscimento delle licenze di caccia nei rispettivi territori, ma tale pratica non risulta diffusa.
[26] Va ricordato, infine, che ogni normativa regionale sulla caccia è corredata da una sezione apposita, contenente le disposizioni sulle tipologie di illeciti amministrativi e sulle corrispondenti sanzioni; un cacciatore che, nei casi consentiti dalla legge, pratichi l’attività venatoria in una Comunità diversa da quella abituale, deve quindi conoscere e rispettare le disposizioni della Comunità nella quale si trova, per non incorrere in sanzioni.