COMMISSIONE VIII
AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI

Resoconto stenografico

AUDIZIONE


Seduta di mercoledì 19 febbraio 2003


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIETRO ARMANI

La seduta comincia alle 14,15.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).

Audizione del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, Altero Matteoli, sulla procedura di valutazione di impatto ambientale relativa ad impianti chimici siti nell'area di Porto Marghera.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, Altero Matteoli, sulla procedura di valutazione di impatto ambientale relativa ad impianti chimici siti nell'area di Porto Marghera.
Avverto che, in relazione al limitato tempo a disposizione della Commissione, che dovrà concludere i propri lavori per le ore 15, sarà previsto, dopo l'illustrazione del ministro, un solo intervento per gruppo, per una durata non superiore a cinque minuti. Eventuali ulteriori interventi saranno consentiti solo qualora vi fossero le condizioni temporali per il loro svolgimento, anche al fine di consentire al ministro di replicare ai quesiti posti. Do la parola al ministro.

ALTERO MATTEOLI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. Grazie, presidente. Sono lieto di essere audito in merito all'impianto petrolchimico di porto Marghera, anche perché in questi giorni abbiamo letto sui giornali una serie di notizie che hanno in un certo qual modo allarmato la pubblica opinione. L'iniziativa della Commissione ci permette di riportare quindi il problema alle sue dimensioni reali.
Prima di tutto desidero precisare che il Corpo forestale dello Stato non ha effettuato alcun sequestro di materiale presso la direzione per la valutazione dell'impatto ambientale, bensì una mera acquisizione di documentazione, ai sensi dell'articolo 256 del codice di procedura civile, disposta dalla procura della Repubblica di Venezia. Desidero quindi riferire sulla procedura di VIA inerente le modifiche dell'impianto di stoccaggio del fosgene, nonché sulla procedura di VIA inerente il progetto di bilanciamento della capacità produttiva di PVC (policloruro di vinile) e di CVM (clorovinile monomero) dello stabilimento EVC di Porto Marghera.
In relazione alla prima vicenda, si evidenzia che la costruzione dell'impianto di stoccaggio del fosgene è già stata sottoposta, con esito favorevole, ad un'apposita procedura di approvazione sulla base della normativa relativa alla prevenzione dei rischi di incidenti industriali (decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988, n.175, e decreto ministeriale 13 maggio 1996). In particolare, con ordinanza del 18 settembre 1998, il ministro dell'ambiente e il ministro dell'interno hanno espressamente consentito la realizzazione di tale impianto, stabilendo una serie di prescrizioni tecniche che il gestore ha regolarmente provveduto a rispettare.
Successivamente, in occasione dello svolgimento della procedura di VIA nei


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riguardi di un altro impianto del medesimo stabilimento, la direzione VIA ha richiesto, in data 13 aprile 2000, alla struttura regionale unità di progetto «riconversione polo industriale di Marghera» di fornire informazioni atte a valutare se anche l'impianto di stoccaggio del fosgene debba essere sottoposto a detta procedura.
Presa conoscenza di tale pregressa situazione, ho richiesto alle competenti direzioni del Ministero dell'ambiente di informarmi circa le attuali condizioni dell'impianto e circa le misure che il Ministero potrebbe assumere ai sensi della vigente normativa.
A tale riguardo è stato innanzitutto evidenziato che il citato sistema di stoccaggio del fosgene risulta essere già stato realizzato. Ciò preclude l'apertura di una apposita procedura di VIA, atteso che la vigente normativa comunitaria non consente di sottoporre a valutazione di impatto ambientale le opere portate a compimento. È stato altresì rilevato che il positivo svolgimento delle procedure di approvazione disciplinate dalla normativa sui rischi di incidenti industriali, già effettuate ad opera della precedente amministrazione, abbia consentito di sottoporre ad esame i più rilevanti rischi ambientali connessi all'impianto. Ciò in quanto la valutazione dei rischi per la salute della popolazione, svolta nell'ambito delle precedenti procedure di approvazione, avrebbe egualmente costituito l'aspetto più importante da considerare in caso di VIA. Inoltre, secondo le vigenti direttive comunitarie 85/337 e 97/11, le modifiche degli impianti esistenti debbono essere sottoposte a VIA soltanto se causano «sostanziali ripercussioni negative sull'ambiente». In questo quadro, è stata esclusa la presenza di tali ripercussioni negative e, di conseguenza, l'obbligo di effettuare la VIA.
Tale è la situazione che ho ereditato dalla precedente gestione; per quanto mi riguarda, peraltro, non posso non osservare che l'intera vicenda ha messo in luce un problema di coordinamento delle due direzioni ministeriali rispettivamente competenti in materia di VIA e di industrie a rischio. A tal riguardo faccio presente che, al fine di ovviare a tali inconvenienti, nell'emanando regolamento di organizzazione del Ministero, in una più generale ottica di razionalizzazione delle attribuzioni degli uffici ministeriali, ho provveduto a riunire in una sola direzione generale le competenze delle due predette strutture.
In relazione alla seconda vicenda, inerente il progetto di bilanciamento della capacità produttiva di PVC e CVM dello stabilimento EVC di Porto Marghera, faccio presente che in data 23 agosto 2000 la società EVC ha presentato al Ministero dell'ambiente un progetto di ristrutturazione del proprio impianto di produzione di PVC e CVM sito nell'area industriale di Porto Marghera. Il progetto, avente per obiettivo la modifica dei cicli produttivi per ottenere una diversa composizione del mix dei due prodotti, rientra tra quelli previsti dall'accordo di programma per la chimica di Porto Marghera di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 febbraio 1999. L'esame del progetto da parte della commissione per la valutazione dell'impatto ambientale del Ministero dell'ambiente inizia in data 11 novembre 2000.
In sede istruttoria, a seguito di sopralluogo effettuato il 19 dicembre 2000 e di riunioni tecniche fra i membri del gruppo istruttore vengono richieste alla società proponente integrazioni progettuali e chiarimenti tecnici.
A seguito dell'impegno assunto dalla ministro dell'ambiente con le rappresentanze sindacali, la competente direzione generale ha dato disposizioni ai componenti del gruppo istruttore di concludere l'istruttoria entro i tempi più brevi possibili e comunque entro 30 - 40 giorni.
Conclusa l'istruttoria in data 4 luglio 2002, su convocazione del direttore generale competente, si è tenuta una apposita riunione del comitato di coordinamento, alla quale hanno partecipato i componenti del gruppo istruttore, le amministrazioni interessate (Ministero per i beni e le attività culturali, regione Veneto, provincia di Venezia, comune di Venezia) unitamente alla società proponente, al fine di


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esaminare l'istruttoria relativa ai progetti di bilanciamento produzione stabilimento CVM e PVC di Porto Marghera ed acquisire ulteriori elementi informativi sia dalla società proponente che dalla regione e dagli enti locali competenti.
Nelle riunioni plenarie della commissione VIA dell'11 luglio e del 1 agosto 2002 sono stati discussi approfonditamente alcuni degli aspetti di impatto ambientale riguardanti il funzionamento dell'impianto. A conclusione della discussione, considerato che le conseguenze ambientali derivanti dal malfunzionamento della sezione di termocombustione avrebbero provocato emissioni inquinanti in atmosfera giudicate non accettabili sotto il profilo ambientale - sanitario, viene posto in votazione un testo di deliberazione, che risulta approvato all'unanimità e che comporta un parere negativo di compatibilità ambientale del progetto.
Nelle more dell'espletamento delle successive attività amministrative, in data 7 agosto 2002 la società proponente invia al Ministero una richiesta di «sospensione della procedura (...) per poter presentare in tempi più brevi un'integrazione del progetto stesso».
A tal fine, in data 29 novembre la società proponente presenta le integrazioni progettuali preannunciate che vengono esaminate dal gruppo istruttore, nel frattempo parzialmente rinnovato a seguito del parziale rinnovo della commissione avvenuta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 settembre del 2002.
Poiché le modifiche apportate al progetto iniziale sono state ritenute sostanziali, essendo pertanto necessaria la prosecuzione dell'istruttoria, la società è stata invitata alla predisposizione di una adeguata documentazione tecnica riepilogativa ed alla ripubblicazione formale del progetto medesimo completo di tutte le integrazioni progettuali.
In data 7 febbraio 2003 è stata effettuata, a cura dell'EVC, la pubblicazione per l'informativa al pubblico della presentazione del nuovo progetto, secondo quanto previsto dalla normativa vigente, la procedura di VIA potrà pertanto essere conclusa entro 90 giorni.
Si può pertanto ipotizzare che entro il mese di aprile potrà essere accertata la possibilità di ristrutturazione degli impianti che sono attualmente sottoposti alla VIA. Tale possibilità dipenderà ovviamente dall'esito della valutazione di impatto ambientale che, attualmente, non è prevedibile.
Ai fini di un più preciso inquadramento della questione, si ritiene utile fornire alcune indicazioni circa la natura del parere della commissione VIA nell'ambito del procedimento di valutazione di impatto ambientale.
In detto contesto, il parere della commissione VIA non costituisce l'atto conclusivo del procedimento ma solo una fase dello stesso, avendo natura di parere necessario, ma non vincolante, preordinato all'emanazione del decreto interministeriale che conclude il procedimento.
Con specifico riferimento alla situazione in esame, si deve evidenziare che la vigente normativa non disciplina l'ipotesi in cui il committente ritiri il proprio progetto o richieda la sospensione della procedura di VIA in corso presso il Ministero.
In tali casi, peraltro, l'amministrazione si è sempre attenuta ai principi generali del «non aggravamento dell'attività amministrativa» e del «buon andamento della cosa pubblica».
Infatti, nei casi in cui il committente ha richiesto la sospensione dell'istruttoria o il ritiro della domanda, l'amministrazione ha sempre sospeso il procedimento in atto, evitando di svolgere un'attività amministrativa ormai destituita di qualsiasi utilità.
Invero, la mancata emanazione di un decreto negativo sulla compatibilità ambientale di un progetto non può produrre alcun effetto negativo per l'ambiente, atteso che quel progetto non potrà mai essere realizzato in assenza di una pronuncia di VIA. Ciò in quanto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 1988, n. 377, stabilisce che la VIA


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deve essere svolta prima del rilascio di tutti i pareri e delle autorizzazioni previste dalla normativa vigente e, comunque, prima della aggiudicazione dei lavori.
Ne consegue che, in attesa dell'emanazione della pronuncia di VIA, non può esser rilasciata alcuna autorizzazione alla realizzazione e all'esercizio degli impianti progettati.
Nella specifica situazione in esame, è pertanto del tutto evidente che il committente non potrà procedere in alcun modo alla realizzazione del progetto fino alla conclusione di una nuova istruttoria di VIA da parte del Ministero.
Spero di essere stato chiaro nell'esposizione, comunque sono a disposizione della Commissione per ulteriori delucidazioni.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che desiderano intervenire.

MICHELE VIANELLO. Signor presidente, ringrazio il ministro per l'accuratezza della sua relazione; si tratta, infatti, di una vicenda complicata e difficile, ed in una qualche maniera emblematica.
Esistono però alcune questioni, per le quali consiglierei il ministro di svolgere ulteriori approfondimenti.
Il fosgene è un gas altamente pericoloso e tossico, stoccato a breve distanza dagli abitati di Porto Marghera e di Mestre. In caso di incidente, il dramma non è, quindi, soltanto di tipo ambientale, ma riguarda la morte di migliaia di persone, che vivono a poche decine di metri dagli impianti stessi; tali impianti sono soggetti alla normativa comunitaria IPPC, considerati perciò ad alto rischio ambientale e, successivamente, alla normativa Seveso 2, per il loro rischio rilevante di effetto domino.
Consiglierei il ministro di chiedere ai suoi uffici la circolare n. 1198 del Ministero dell'ambiente, firmata dall'ingegnere Corrado Clini.
Tale circolare prescrive ai firmatari, non dell'accordo di programma sulla chimica a Marghera, ma del precedente accordo istituzionale, le tappe temporali e gli interventi strutturali da effettuare per consentire la riautorizzazione degli impianti di Marghera nel 2006 e 2007. Per uno di questi impianti si prevede, nel caso del fosgene, non un semplice stoccaggio ma la bunkerizzazione di tale gas. Il progetto che voi avete giudicato non prevede la bunkerizzazione del fosgene ma il semplice stoccaggio in sicurezza. Signor ministro, mi permetta, la bunkerizzazione del fosgene necessita di una valutazione di impatto ambientale.
Il fosgene - insisto - è un gas che immesso nell'atmosfera provoca la morte di migliaia di persone; in questo senso, non dimentichiamoci che Marghera e Mestre si trovano a poche centinaia di metri da quell'impianto; inoltre, come il ministro Matteoli sarà certamente a conoscenza, nel 1971 un aereo è precipitato poco distante da quell'impianto. Pertanto, deve essere chiaro l'argomento di cui oggi stiamo discutendo, cioè la vita di migliaia di persone.
In merito alla vicenda del CVM accolgo positivamente la ricostruzione dei fatti effettuata dal ministro, tuttavia, mi preme evidenziare che non stiamo discutendo della valutazione di impatto ambientale di un qualsiasi impianto; la provincia di Venezia, fra l'altro, ha inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, un documento (protocollato in data 15 maggio 2002) in cui sono elencati gli incidenti avvenuti nel corso degli ultimi anni in quell'impianto e dei chilogrammi, se non proprio le tonnellate, di CVM immessi continuamente in atmosfera, cioè cloruro di vinile monomero che, com'è noto, è un agente cancerogeno, quindi, con evidenti ripercussioni per la popolazione che vive attorno a quell'impianto e per gli stessi operai. Per la morte di tumore di diversi operai, come tutti sanno, sono in corso dei processi che vedono imputati coloro che gestiscono queste imprese.
Il parere negativo espresso dalla commissione di valutazione di impatto ambientale è stato tale, non tanto e non solo perché il progetto di bilanciamento della capacità produttiva dello stabilimento era congegnato male, ma perché l'impianto in


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quanto tale è considerato vecchio, inaffidabile e di altissimo impatto ambientale.
Signor ministro, in questo caso non si tratta semplicemente, come dicono i proprietari delle imprese, di un aggiustamento e di un bilanciamento della capacità produttiva - ho visto il nuovo bando del 7 febbraio - dello stabilimento EVC, al fine di poterne aumentare la produzione. Difatti, il pubblico ministero Casson sta anche indagando in merito al fatto che, in attesa che si espletasse la procedura di valutazione di impatto ambientale del progetto di bilanciamento, i proprietari di queste imprese hanno proceduto ugualmente ad aumentare la produzione. In questo senso, ho apprezzato molto il ministro quando ha sostenuto che, in attesa del parere della commissione di valutazione, nessuno è autorizzato ad aumentare la produzione.
Al riguardo, io dico di stare attenti perché in questo caso non si tratta tanto di fare qualche semplice aggiustamento ma piuttosto, ripeto, dell'impianto in quanto tale che, come testimonia il documento richiamato, è ad altissimo rischio. Non è mia intenzione entrare nel merito dell'istruttoria della magistratura, tuttavia desidero sia chiara la problematica alla nostra attenzione ed evidenziare inoltre la leggerezza con cui spesso queste vicende sono affrontate. Delle procedure evidentemente giudicherà qualcun altro, non certo io.

PRESIDENTE. Do la parola al ministro per la replica.

ALTERO MATTEOLI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. Ringrazio il collega Vianello per avermi consigliato, in ordine a questa vicenda, di «scavare» ulteriormente. Da parte mia ritengo di averlo fatto anche perché so perfettamente che quella alla nostra attenzione è una vicenda delicata che ha implicazioni di varia natura. Difatti, da una parte vi sono pressioni, non secondarie, di tipo occupazionale, dall'altra si pone un problema di natura ambientale che, proprio per le conseguenze che comporta, non è tale da considerarsi di normale amministrazione. Tuttavia, sono tranquillo proprio perché, ripeto, in merito a questa vicenda credo di essere andato fino in fondo.
So perfettamente che il fosgene è un gas altamente pericoloso, ma sono tranquillo sia alla luce della circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio del 1988 a firma del dottor Clini, sia anche perché esiste una nota dei vigili del fuoco che garantisce in ordine alla messa in sicurezza dell'impianto che produce tale gas.
Da parte mia non ho altri strumenti oltre a quelli forniti dai vigili del fuoco e dai tecnici del mio ministero; sono stato, e lo sono tuttora, in contatto anche con la regione Veneto, con la provincia, e con il sindaco di Venezia. Tant'è che la sera di alcuni mesi fa quando si è verificato un incidente, è stato lo stesso sindaco di Venezia, durante la notte, a confermarmi che il pericolo era scampato.
Onorevole Vianello, desidero dirle un'altra cosa. Io non mi limito a rispondere per quanto è accaduto dal giorno in cui ho assunto questa carica, ma mi faccio carico, anche per rispetto istituzionale, del Ministero che dirigo anche per i periodi in cui esso era diretto da altri ministri; ritengo, infatti, che questa sia una regola fondamentale per chi intenda ricoprire questa carica. In altre parole, il «pacchetto» Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, io l'ho assunto per intero, anche per il passato. Ho trovato soltanto non corretto il fatto che, nell'affrontare problemi così importanti, alcune competenze interne al ministero fossero divise in due settori che mi costringevano ogni volta a rivolgermi a due diverse direzioni, le quali, in alcuni casi, avevano su una stessa questione visioni diverse che finivano per complicare le cose. Mi sono, pertanto, limitato a riunire queste due direzioni in un'unica direzione, anche perché ritengo giusto che vi sia un solo responsabile atto a fornire, dal punto di vista tecnico, delle risposte, lasciando gli aspetti di natura politica alla competenza del ministro.


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Pertanto, accetto il consiglio dell'onorevole Vianello di continuare, in ordine a questa vicenda, a «scavare», perché ritengo sia giusto farlo.
Ho una documentazione completa (almeno credo così e non posso pensare che sia stato nascosto qualcosa al ministro) in relazione a circolari, precedenti e prese di posizione pregresse. Per quanto riguarda la richiesta presentata dall'EVC di Porto Marghera, la mia tranquillità discende dai fatti (ed essendo pragmatico mi piace la sostanza): è stato chiesto di poter realizzare un impianto; la valutazione di impatto ambientale ha portato all'unanimità ad una decisione negativa; la società ha praticamente ritirato il progetto e ne ha presentato dopo qualche mese un altro, che non abbiamo considerato come modifica al precedente ma come nuova richiesta di valutazione d'impatto ambientale. Cosa voglio dire in sostanza? L'impianto non si è realizzato e non si può realizzare. Se poi - quanto agli aspetti formali - può esserci stato qualcosa che non ha funzionato, ciò mi interessa relativamente perché a me preme che quell'impianto, che i tecnici avevano considerato altamente inquinante, non si realizzi e difatti quell'impianto non si è realizzato e non si può realizzare. Ora la commissione provvederà a valutare il nuovo progetto ed auspico che esso offra tutte le garanzie, anche a tutela degli aspetti di natura occupazionale.
Presidente, voglio ripeterlo: su ogni questione e, in modo particolare, su simili problematiche, sono sempre a disposizione della Commissione. Infatti ritengo che se i colleghi (anche quelli dell'opposizione) conoscono i problemi in tutte le loro minime sfaccettature, hanno la possibilità di dare giudizi sereni e di evitare allarmismi in una zona che ha già subito molto dal punto di vista ambientale.

PRESIDENTE. Nel ringraziare il ministro Matteoli per la sua esposizione e disponibilità, dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 14,50.