Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 455 del 22/4/2004
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4833)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emerenzio Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, il provvedimento in esame riveste un'importanza notevole. Con il medesimo, onorevoli colleghi, si rifinanzia il cinema e l'anti pirateria telematica, che sono i punti principali del decreto-legge, originato dalla necessità di far fronte, con interventi finanziari urgenti e straordinari, ad un momento delicato di transizione tra la vecchia legge, che disciplina il settore del cinema, e la nuova.
Abbiamo assistito in questi anni ad un dispendio di risorse per finanziare la cinematografia italiana. L'80 per cento dei film finanziati non raggiungeva i 500 spettatori ed in queste circostanze anche i produttori erano disincentivati a distribuire i film.
Questo a fronte di un 10-15 per cento di film di qualità che ci hanno dato grande soddisfazione e attraverso i quali abbiamo visto nascere nuovi protagonisti.
In sei anni, in rapporto alle uscite, attorno ai 1.200 miliardi di vecchie lire, le entrate erano di 450 miliardi, come ha ripetutamente ed opportunamente sottolineato il ministro Urbani. Oggi, oltretutto, si integrano i fondi destinati alle attività cinematografiche gestite dalla Banca nazionale del lavoro che, da 600 milioni di euro, erano scesi a meno di 80 milioni di euro in soli sette anni.


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Per quanto riguarda la pirateria telematica, si è voluto intervenire con misure di contrasto - sanzioni amministrative, ma anche sanzioni penali - che potranno essere applicate anche ad altri settori, come ad esempio la musica. La pirateria telematica, infatti, sta mettendo in crisi il diritto d'autore e la proprietà intellettuale, dando un colpo mortale al cinema e alla cultura. Dopo aver sferrato un duro colpo all'industria della musica, oggi la pirateria sta distruggendo l'industria del cinema: dalla rete si scarica tutto, compresi i film appena usciti ad Hollywood ed immessi sulla rete da un DVD contraffatto.
Gli Stati Uniti sono corsi ai ripari, reagendo drasticamente e radicalmente e, negli ultimi sei mesi, sono state emesse più di un milione di sentenze - come ha ripetutamente affermato in Commissione la relatrice, onorevole Carlucci - contro gli utenti pirati del web.
In Italia, se non si intervenisse come stiamo facendo, non solo si metterebbe da subito in crisi la nuova legge sul cinema, ma si comprometterebbe tutta l'industria dell'audiovisivo, incluse RAI, Mediaset e Sky. Si tratta anche di proteggere i diritti, affinché non siano utilizzati indiscriminatamente ed illegalmente e di difendere i minori. Si vuole scongiurare l'innesco di un circolo vizioso che, partendo dalla pirateria, blocchi le risorse e quindi la produzione e la creazione artistica.
Non entrerò nel merito delle altre disposizioni contenute nel decreto-legge. In conclusione preannuncio, a nome del gruppo dell'UDC, il voto favorevole sul presente provvedimento, in quanto siamo a favore del cinema, della cultura, del diritto d'autore, della proprietà intellettuale e siamo disponibili sin d'ora ad aprire un tavolo di discussione con tutti i soggetti interessati (politici, rete, industria dell'hardware e industrie dei contenuti), per trovare una soluzione nell'interesse generale della cultura che accontenti gli operatori e gli utenti (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di deputati della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, poiché ho motivo di ritenere che il dibattito molto approfondito, sia in Commissione sia in aula, abbia esplicitato chiaramente la posizione del gruppo della Margherita, la mia dichiarazione di voto sarà particolarmente sintetica.
Tuttavia, non posso esimermi dal sottolineare alcuni aspetti di criticità di questo provvedimento. Innanzitutto, pongo un primo interrogativo: era proprio necessario ricorrere ad un decreto-legge per fornire risposte ad un problema strategico per le politiche culturali e l'industria culturale del nostro paese? Francamente, ritengo di no. Ciò anche perché le modalità della risposta non possono non suscitare dubbi e perplessità.
Il ministro Urbani, in conferenze stampa successive all'emanazione del decreto, ha reiteratamente dichiarato che, attraverso questo provvedimento, si sarebbero fornite risposte esaurienti e complete al problema dell'industria cinematografica del nostro paese. Ma, francamente, non vedo come e perché; la risposta è del tutto inadeguata ed ha suscitato, giustamente, le proteste degli Internet provider del nostro paese a causa delle modalità assolutamente estemporanee. È evidente che la precedente formulazione dell'articolo 1 suscitava, da un lato, non pochi dubbi di costituzionalità, ma soprattutto imponeva agli internet provider delle funzioni improprie; introduceva surrettiziamente il principio della responsabilità oggettiva e una discriminazione tra le pene previste per chi, con le tecniche di file sharing o del peer to peer, scarica audiovisivi, colpendolo con una sanzione amministrativa di 1.500 euro, e chi invece scarica prodotti musicali. Creava, insomma, una difformità sanzionatoria che giustamente aveva sollevato problemi, sia per quanto riguarda il mercato dei prodotti audiovisivi, sia soprattutto per quelle categorie che rappresentano altri settori, non meno significativi, della nostra industria culturale. Mi riferisco


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alla FIMI e penso all'AIE, che giustamente avevano ribadito l'anomalia a seguito della norma sulla violazione del diritto d'autore, che discriminava i titolari di un diritto connesso al settore musicale e all'editoria libraria, con quelli di un analogo diritto relativo all'industria cinematografica.
Grazie al nostro impegno, e grazie anche al positivo rapporto che si è stabilito in Commissione con la relatrice e con il Governo, siamo riusciti a riscrivere radicalmente l'articolo 1, espungendo dal testo tutti quegli aspetti di dubbia costituzionalità, ma soprattutto - e ciò va detto con grande chiarezza - di dubbia efficacia rispetto agli obiettivi, per due differenti ragioni. Innanzitutto, vi erano perplessità sulla possibilità reale di perseguire il reato. Come ricordavo poc'anzi, è evidente che, nel momento in cui si impone ai provider di cancellare i file di log relativi alla tracciabilità e, conseguentemente, i dati relativi al traffico telematico, si rende impossibile l'applicazione dell'articolo 1 come nella stesura originaria. Soprattutto però mi sta a cuore sottolineare un altro aspetto: così come concepita, la tutela dell'opera cinematografica era solo evocata, ma non certo perseguita. Se noi oggi pensiamo alla struttura dei ricavi di un prodotto cinematografico nel nostro paese possiamo dire che grosso modo si divide secondo le seguenti quote: 10 per cento ricavato dalle vendite sul mercato internazionale, 20 per cento dalle sale cinematografiche, 20 per cento dalle vendite di DVD e audiocassette. Il restante 50 per cento proviene dalla vendita dei diritti televisivi. Ebbene, avete sostenuto che con questo decreto-legge volevate dare una risposta alla situazione critica del nostro cinema; ma allora vi chiedo per quale motivo - e lo sottolineo con forza - non avete approvato l'unico emendamento che recepiva completamento l'indicazione dell'industria cinematografica italiana. Mi riferisco all'emendamento che imponeva al monopolista di turno, nella fattispecie Sky TV, di intervenire con un impegno forte a sostegno dell'industria cinematografica italiana.
Con il nostro emendamento, come gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo, che riprende un passaggio che riteniamo fondamentale nella nostra proposta di legge-quadro per la tutela e lo sviluppo del sistema cinematografico italiano, avevamo sostenuto la necessità, così come si fece con la legge n. 122 del 1998, di imporre a Sky lo stanziamento del 10 per cento delle risorse ricavate dagli abbonamenti a favore della nostra industria cinematografica. Se è vero, com'è vero, che per sostenere l'industria dei film bisogna contrastare la pirateria, è non meno vero, lo ricordo al sottosegretario e ai colleghi, che solo il 16 per cento del danno prodotto all'industria cinematografica italiana deriva da operazioni di file sharing. La quota restante, maggioritaria, è provocata dalle normali procedure criminali con cui si produce pirateria commerciale tradizionale, purtroppo - va aggiunto per chiarezza - con precisa localizzazione territoriale. È in questo settore che bisogna intervenire con un'opera di contrasto alla tradizionale pirateria commerciale e soprattutto rilanciare la nostra industria cinematografica, creando un rapporto virtuoso e più dinamico tra l'industria del cinema e l'industria televisiva.
Ciò è mancato. Onorevole Rositani, occorre prendere atto della necessità non soltanto di contrastare la pirateria, ma anche di rendere il nostro sistema più dinamico. Chiedo di conoscere le motivazioni per le quali non avete accettato un emendamento che avrebbe rappresentato un fattore di potenziale sviluppo del nostro sistema-cinema.
Prendo atto con soddisfazione dell'accoglimento come raccomandazione - non ho motivo di dubitare che l'impegno sarà onorato - dell'ordine del giorno Bimbi n. 9/4833/7 con il quale si chiede che siano recuperate le risorse del lotto, pari a 180 miliardi, momentaneamente sottratte alle politiche di tutela e di valorizzazione del nostro patrimonio culturale, di cui alla legge n. 662 la 1996. Tale sottrazione di risorse costituisce, a mio avviso, un intervento estemporaneo.


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Onorevole sottosegretario, non sono mai state fornite indicazioni chiare circa le giacenze presso la BNL: il fatto che il Governo, in documenti pressoché simultanei, abbia fornito dati che vanno da 160 a 360 miliardi, non evidenzia certo un attento monitoraggio delle risorse.
Quanto al collega Rositani, che ha evocato l'esigenza di una moralizzazione, è opportuno iniziare con la riduzione degli stipendi di Mediaport, valutando, ad esempio, lo stipendio del presidente di 300 mila euro, a fronte di un fatturato di 11 milioni di euro: chiedo al riguardo una risposta sia all'onorevole Rositani sia al sottosegretario.
Un altro aspetto problematico del provvedimento in esame è costituito dalle norme relative alla società Arcus. Ringrazio il sottosegretario che ha intelligentemente recepito tali norme, volte a creare un rapporto proficuo e virtuoso, consentendo alle competenti commissioni di venire a conoscenza delle modalità allocative delle risorse, dei progetti e delle linee strategiche di intervento. Tuttavia, il Parlamento non è ancora nelle condizioni di conoscere l'esatta quantificazione delle risorse, che varia da 100 a 1.500 milioni di euro. Siamo confortati dalla recente pronuncia del Consiglio di Stato e auspichiamo che venga assunto l'indirizzo strategico da essa indicato.
Concludo, osservando che il provvedimento in esame è nato male ed è nato in fretta, definendo un solo obiettivo specifico costituito dalla tutela dell'opera cinematografica. Siamo riusciti a migliorarlo e a dargli un senso compiuto, estendendo la tutela del diritto d'autore alle opere dell'ingegno nel loro complesso.
Ritengo si sia trattato di un risultato politicamente e culturalmente importante: va infatti affermato con chiarezza che la pirateria rappresenta un fattore lesivo delle potenzialità di sviluppo delle industrie culturali. Il nostro apporto si è prefisso l'obiettivo di conseguire un bilanciamento intelligente, poiché se, da una parte, vi è l'esigenza di un'adeguata tutela del diritto d'autore e dei diritti connessi nell'epoca di Internet, dall'altra è necessario procedere con maggiore attenzione alla tutela della privacy e al rispetto dell'articolo 15 della Costituzione, nella consapevolezza dell'inutilità di una politica repressiva per quanto concerne le nuove possibilità di accesso alla cultura garantite da Internet. Al contrario, è necessaria una forte politica educativa, nonché, soprattutto, un tavolo di concertazione tra gli Internet provider, i prestatori di servizi della società dell'informazione e gruppi di interesse che sono portatori di diritti d'autore della nostra industria culturale (l'AIE, la SIAE, la FIMI, i fornitori di software, e via dicendo).
Ciò è mancato, onorevole sottosegretario: è emerso con chiarezza dalle audizioni che il provvedimento in esame è stato adottato in assoluta solitudine.
È un provvedimento per molti aspetti inefficace; tuttavia, in considerazione delle notevoli migliorie apportate grazie anche al nostro contributo, il gruppo della Margherita si asterrà dalla votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, il mio gruppo voterà contro questo provvedimento per ragioni di merito molto precise, pur riconoscendo al Governo - nella persona del sottosegretario Bono - e alla relatrice Carlucci una grande disponibilità al confronto, dimostrata anche nel corso di questo dibattito parlamentare. Tuttavia, ci rallegriamo per le modifiche sostanziali apportate all'articolo 1, il motore vero e proprio di questo provvedimento. In particolare, mi riferisco a quelle proposte emendative approvate che hanno riequilibrato la situazione sul piano della certezza del diritto e del rispetto dei principi costituzionali, messi pesantemente in discussione dai commi 6 e 7 dell'articolo 1. Nello specifico, mi riferisco all'obbligo di denuncia rivolto ai provider - che, in tal caso, sarebbero divenuti dei veri e propri gendarmi (assistenti autorizzati dalla polizia) nei confronti della loro utenza - e alla previsione di trasferire


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compiti inerenti l'autorità giudiziaria in capo al Ministero dell'interno per quanto riguarda le misure sanzionatorie.
Si tratta di due questioni non irrilevanti facenti parte di un impianto che consideriamo ancora repressivo, nonostante le modifiche apportate in Commissione.
La logica che ha originato tale impianto è considerata del tutto inadeguata, non solo da noi - come sa il sottosegretario Bono -, ma anche da tanti operatori del settore, dal popolo della rete e anche da alcune major che a nostro avviso - sia per quanto riguarda il settore cinematografico, sia per quanto riguarda il settore della musica - hanno finora perseguito, in modo miope, una politica repressiva, portando avanti una concezione monopolistica della proprietà intellettuale, dell'opera dell'ingegno.
Nei riguardi di questa materia oggi ci si deve aprire ad un confronto non semplice - e, sicuramente, non neutro -, al fine di trovare un nuovo equilibrio fra due fondamentali esigenze: il riconoscimento di diritti che riguardano la produzione intellettuale e culturale, le opere dell'ingegno, il diritto d'autore e il riconoscimento della più vasta e basilare questione che attiene ai diritti e alle libertà individuali delle persone in ordine all'accesso alla cultura, alla fruizione, alla produzione e alla circolazione libera della conoscenza.
Ciò è importante soprattutto in un'era, come quella in cui viviamo, caratterizzata dalle nuove tecnologie, dall'avvento del digitale, dalla rete e dalle grandi possibilità che essa rappresenta, anche se, purtroppo, soltanto a favore della nostra società occidentale. Internet, infatti, è ancora oggi un fenomeno comunque circoscritto al nord del mondo, e le sue potenzialità di pluralismo culturale, di comunicazione e di scambio sono disponibili solamente per una parte limitata del pianeta.
Tuttavia, elementi così complessi mettono oggi radicalmente in discussione le politiche volte a contrastare il fenomeno della pirateria, che ritengo sicuramente negativo, ma che vengono spesso utilizzate, in maniera strumentale, dalle major e dalle multinazionali per difendere interessi privatistici che attengono alla proprietà intellettuale ed ai fenomeni del mercato. Pertanto, pur riconoscendo che sono state apportate modifiche importanti all'articolo 1 decreto-legge in esame, rimaniamo comunque perplessi su alcuni suoi aspetti.
In particolare, nutriamo alcuni dubbi riguardo ad una formulazione, a nostro avviso poco cogente e precisa, e dunque anche un po' ambigua e sfuggente, introdotta con la sostituzione delle parole «a fini di lucro» con quelle, più generiche, «per trarne profitto» al comma 1 dell'articolo 171-ter della legge 22 aprile 1941, n. 633, disposta dal comma 2 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame. Mi riferisco, in altre parole, all'applicazione delle sanzioni nei confronti dei soggetti che agiscono illecitamente: a mio avviso, infatti, tale norma rischia di essere applicata in maniera poco precisa ed attenta nei confronti del fenomeno della pirateria.
Allo stesso tempo, le nostre perplessità permangono proprio perché riteniamo che, restando nell'ambito di questi parametri culturali nell'approccio a tale materia, sussista un'impossibilità effettiva di legiferare in maniera realmente efficace. A nostro avviso, infatti, non è possibile mantenere un'impostazione repressiva e, al contempo, monopolistica. Basti pensare, ad esempio, che l'applicazione della normativa in esame sarà resa poco efficace dal fatto che, comunque, sarà sufficiente utilizzare provider di paesi dotati di una legislazione permissiva perché attraverso Internet, come è ovvio, si perda qualsiasi efficacia territoriale della normativa in oggetto.
Dunque, l'approccio con cui si intende combattere, ancora oggi, il fenomeno della pirateria audiovisiva e cinematografica dal punto di vista giuridico, adottando una visione ultraprotezionista del copyright, rischia comunque di riprodurre, in modo miope, i meccanismi che già adesso i grandi interessi della pirateria hanno la possibilità di eludere, in modo molto più semplice ed efficace di quanto oggi possiamo immaginare.


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Ciò è tanto vero che, nonostante le lobby degli editori e dei distributori stiano conducendo, a livello internazionale, una campagna per colpire coloro che «scaricano» materiale protetto da copyright (al riguardo, conosciamo anche numerose sentenze emesse in questi anni su tale materia), più saggiamente numerosi paesi, onorevole sottosegretario Bono, si stanno orientando verso la depenalizzazione di questa attività.
Noi pensiamo che sarebbe opportuno sviluppare e valorizzare questo orientamento anche per stimolare il mercato. Basti pensare che la fascia di utenti più facilmente presente sulla rete, e cioè quella dei giovani, è fortemente penalizzata dai prezzi ancora applicati su questo tipo di produzioni, anche a causa di una inaccettabile imposta IVA al 20 per cento sui CD e i DVD.
Su questo abbiamo sollecitato il Governo sia nel corso della discussione della legge finanziaria sia nel corso di altri provvedimenti - noi di Rifondazione comunista abbiamo anche presentato una proposta di legge in tal senso - affinché mostrasse una sensibilità per intervenire sulla riduzione dell'IVA in ordine a queste produzioni culturali e per riuscire in qualche modo a sollecitare una politica maggiormente orientata al consumo da parte di questa fascia di utenti, adolescenti e anche lavoratori, oggi penalizzati dall'aumento dei prezzi.
Pensiamo che, al di là delle modifiche apportate, vi siano degli elementi fortemente critici che ancora attengono alla materia, e che fanno da cornice e da fondamenta all'impianto di questo decreto-legge. Riteniamo, inoltre, del tutto inaccettabili alcuni interventi previsti da questo provvedimento, in particolare ciò che attiene alla Arcus, la società costituita dal Governo al fine di promuovere le attività culturali e dello sport, una società dai contorni molto ambigui e poco chiari e di cui alcuni elementi di trasparenza sfuggono al controllo del Parlamento; una società che si caratterizza - a nostro avviso - come un insieme di scatole cinesi che coinvolge il Ministero e la partecipazione di soggetti privati e che rischia comunque di accelerare un processo di «mercantilizzazione» dell'iniziativa pubblica ...

PRESIDENTE. Onorevole De Simone, lei ha superato da due minuti e mezzo il tempo a sua disposizione!

TITTI DE SIMONE. Sì Presidente, sto concludendo...

PRESIDENTE. No, deve concludere!

TITTI DE SIMONE. Riteniamo dunque che ci siano molte ragioni per votare contro questo provvedimento, pur riconoscendo che in alcuni punti - ad esempio gli interventi per bloccare i finanziamenti al cinema - sono contenute questioni che condividiamo. L'impianto complessivo è negativo e va in una direzione di controtendenza rispetto all'iniziativa di politiche pubbliche nei confronti della cultura che, invece, sarebbe necessario attivare ...

PRESIDENTE. Onorevole De Simone, non si fa così!

TITTI DE SIMONE. ... per evitare il declino culturale che il nostro paese sta subendo (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Onorevole De Simone, lei ha parlato quattro minuti in più del tempo a sua disposizione. A me dispiace fare il cronometrista, ma devo avere la vostra collaborazione per evitare di interrompervi. Io non lo faccio mai: ho questo difetto!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà.

CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, intervengo per annunciare l'astensione dei deputati del gruppo misto-UDEUR Alleanza popolare su questo provvedimento, che era nato in modo diverso da come fortunatamente verrà poi approvato, centrato dapprima sul cinema


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e poi allargato anche ad altre questioni, prendendo in esame il problema della pirateria e dell'utilizzo illegittimo delle opere dell'ingegno attraverso la rete, terreno estremamente nuovo, ma anche molto scivoloso.
Ritengo molto importante che, con il provvedimento in esame, sia stato fatto, sia pure in extremis, il tentativo di dedicare attenzione a tutti i soggetti in campo: produttori, titolari della proprietà intellettuale in senso lato, ma anche fruitori; e qui penso soprattutto ai giovani, i quali si avvalgono, attraverso la rete, delle possibilità che le nuove tecnologie offrono.
A questo proposito, è da chiedersi - altri l'hanno fatto prima di me - se l'attività di fruizione attraverso Internet, che è lecita, in special modo quando, qui lo si dice chiaramente, l'utilizzazione avviene a fini non squisitamente personali, ma anche commerciali, valga a deprimere il mercato o, piuttosto, a potenziare l'accesso allo stesso, se cioè la possibilità di imbattersi, navigando in Internet, in certi prodotti musicali - penso alla musica classica, che tanti giovani non conoscono affatto - non possa suscitare, negli stessi giovani, un apprezzamento che si trasformi in desiderio di approfondimento ed anche in una predisposizione ad un maggiore e, direi anche migliore, consumo.
Ecco, dunque, la difficoltà di questo provvedimento. Desidero anch'io ringraziare la collega Carlucci, la quale se n'è occupata in veste di relatrice in tutti questi mesi riuscendo, con grande intelligenza, a passare da un articolato limitato all'opera cinematografica ad una normativa molto più ampia.
La concertazione in essere deve riguardare non soltanto l'accesso alla rete ma, a mio modesto parere, anche la riscossione dei diritti connessi. Vorrei cogliere questa occasione per ricordare ai colleghi della maggioranza, a partire dall'onorevole Carlucci, che, proprio ieri, con altri deputati del mio gruppo, ho presentato una mozione per sollecitare il Governo ad aprire un tavolo, con la partecipazione di tutti gli interessati alla questione dei diritti connessi: autori, interpreti, aziende che producono opere musicali nei vari settori ed aziende televisive indipendenti private che le utilizzano.
Poiché regna la confusione al riguardo, sarebbe opportuno che il Governo riunisse intorno ad un tavolo tutti gli interessati - in primo luogo la SIAE -, in modo da definire, con il coinvolgimento di tutti, le migliori iniziative per dare attuazione alla normativa europea, in un'ottica di fattibilità (non si può pensare che per ogni piccola televisione valgano particolari forme di computo ai fini del pagamento dei diritti connessi). Occorre ricercare - si è cercato di farlo, ma bisogna fare di più - un bilanciamento tra tutti i diritti.
Una breve considerazione è relativa alla società Arcus. Considerata l'entità dei fondi che essa dovrebbe gestire, sarebbe molto importante prevedere il parere delle Commissioni parlamentari competenti.
Un'ultima considerazione riguarda il FUS (Fondo unico dello spettacolo), che deve sostenere tutta l'attività culturale nel nostro paese, dal cinema al teatro. Qui penso non soltanto al teatro lirico, che si avvale già di cospicui finanziamenti - che, a quanto si sente dire, sono sempre insufficienti -, ma anche al teatro di prosa, ai giovani, alle produzioni innovative ed intelligenti che debbono sottostare a forme di attribuzione ripetitive che, molto spesso, non premiano la qualità, ma soltanto la fama.
Quindi, credo che questo provvedimento, pur apprezzando il miglioramento prodotto durante l'esame in Commissione e in Assemblea, si debba considerare un'iniziativa legislativa «tampone», che impedisce la perdita di alcuni fondi. Ci auguriamo che il Governo dimostri (così come abbiamo fatto noi dell'opposizione in tutte le sedi parlamentari) la volontà di affrontare in modo costruttivo le problematiche relative all'amplissimo settore dei beni culturali, del cinema, dello spettacolo e dello sport, e di intervenire in modo mirato per il miglioramento e la valorizzazione della cultura in Italia.
Onorevoli colleghi - lo dico molto esplicitamente -, solo attraverso questi interventi possiamo rimediare alla diseducatività


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di una parte consistente della produzione televisiva. Solo sostenendo queste attività in modo intelligente e coerente si può porre rimedio al danno che in altre sedi viene compiuto, nei confronti non solo della cultura italiana, ma anche di tutti coloro che dovrebbero usufruire di questi servizi ma che, molto spesso, si trovano di fronte a forme di subcultura. Noi, invece, vorremmo una cultura a tutto tondo.
Per questi motivi, ci asterremo sulla conversione in legge di questo decreto-legge. La componente UDEUR-Alleanza Popolare cercherà di intervenire in modo più consistente per portare all'attenzione del Parlamento e di tutti i colleghi, di opposizione e di maggioranza, iniziative legislative riguardanti i settori in questione, in modo da proseguire sulla strada del miglioramento complessivo dell'industria culturale, anche attraverso maggiori finanziamenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDEUR-Alleanza Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Federazione Padana sulla conversione in legge di questo decreto-legge, che indubbiamente risulta migliorato dal lavoro parlamentare e dal confronto all'interno della maggioranza e con le opposizioni.
Il provvedimento in esame si configura come un atto dovuto per porre rimedio ad alcune situazioni, anche incresciose, che si sono verificate nel corso degli anni nel settore dello spettacolo e dei beni culturali. Credo sia stato saggio da parte del Governo e della maggioranza farsi carico di questi problemi e cercare di risolverli.
Siamo particolarmente lieti che sia stata data una maggiore sistemazione alla normativa riguardante le società sportive dilettantistiche, un settore del quale ci preoccupiamo fortemente perché riguarda il futuro dei nostri giovani nello sport. Esprimeremo dunque un convinto voto favorevole.

PRESIDENTE. Sono lieto di comunicare all'Assemblea che sono presenti in tribuna gli alunni e i genitori della classe quinta della scuola elementare «Cattaneo» di Livorno. Saluto gli insegnanti e i ragazzi (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la posizione di astensione sulla conversione in legge del decreto-legge in esame della componente Comunisti italiani del gruppo Misto. Tale provvedimento aveva un impianto diverso quando è giunto alla Camera dei deputati. Oggi risulta completamente trasformato.
In effetti, esso originariamente dava delle risposte assolutamente parziali e inadeguate, alcune estremamente errate, rispetto al problema della pirateria. Addirittura, il titolo del provvedimento all'inizio riguardava solamente le opere cinematografiche e non le opere dell'ingegno (come poi, giustamente, è stato previsto, attraverso un lavoro molto minuzioso e costruttivo svolto in Commissione).
La formulazione originaria aveva creato allarme e preoccupazioni nel mondo dell'audiovisivo e dei provider e presentava davvero degli aspetti di dubbia costituzionalità ed efficacia. Ora questi aspetti sono stati modificati, in maniera sufficientemente condivisibile, nonostante rimangano ancora alcuni punti che non ci convincono del tutto (non solo nell'articolo 1, ma anche in altre parti del testo, per esempio in quella relativa alla società Arcus). Per le perplessità che ancora nutriamo, il nostro voto potrà essere esclusivamente di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bulgarelli. Ne ha facoltà.

MAURO BULGARELLI. Signor Presidente, intervengo anch'io brevemente.


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Nonostante dal dibattito parlamentare sia emerso che il decreto-legge in esame è stato migliorato in sede di Commissione, noi lo riteniamo ancora del tutto insufficiente e abbiamo anche forti dubbi sulla costituzionalità dello stesso, con particolare riferimento all'articolo 1. I Verdi hanno presentato solo emendamenti di tipo soppressivo; riteniamo infatti di essere di fronte a temi probabilmente incostituzionali, inaccettabili dal nostro punto di vista, e a strumenti assolutamente virtuali.
Non si può far rientrare Internet in un regime di controllo di polizia. L'essenza di Internet è la sua non territorialità: non si può pensare di restringerlo, penalizzando giovani e meno giovani che hanno l'unica colpa di scaricare file dalla rete (giustamente, dal mio punto di vista). Ritengo che questo provvedimento ci conduca verso un regime di controllo che consideriamo assolutamente inutile, oltreché inaffidabile e virtuale, perché non è possibile circoscrivere Internet ad un confine territoriale di ordine nazionale. Per questo, voteremo contro il decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rositani. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO ROSITANI. Signor Presidente, intervengo per esprimere un ringraziamento al Governo, che ha il merito di aver buttato il sasso nello stagno su un argomento che è indubbiamente complesso e di difficile applicazione. Rivolgo un ringraziamento e un compiacimento alle forze politiche di opposizione che stanno esprimendo apprezzamento, annunciando il voto favorevole o di astensione. Io annuncio il voto favorevole di Alleanza nazionale e, per quanto riguarda il merito, mi richiamo all'intervento svolto nella discussione sulle linee generali (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiaromonte. Ne ha facoltà.

FRANCA CHIAROMONTE. Signor Presidente, intervengo brevemente per ribadire il giudizio positivo del mio gruppo sul lavoro svolto in Commissione e in Assemblea dalla maggioranza, dall'opposizione e dal Governo. Un lavoro che, come è giusto, non ha messo da parte i toni polemici tra maggioranza ed opposizione - mi riferisco, in particolare, all'intervento del collega Rositani, al quale vorrei dire soltanto che sono i fatti a rispondere dell'impegno del centrosinistra in tema di pirateria, che non nasce oggi -, i quali peraltro non hanno impedito, come deve essere in una democrazia matura, un lavoro comune.
La lotta alla pirateria fa parte - insisto - del DNA del centrosinistra e della sinistra, in Italia e in Europa, e non da oggi. Sulla pirateria, come dicevo, si potrebbe fare meglio e di più, posta soprattutto la difficoltà di trattare una materia in continua evoluzione, come in continua evoluzione - per fortuna - è lo sviluppo delle nuove tecnologie, nonché la domanda di accesso alla cultura.
Il testo che stiamo per votare, per ciò che attiene alla lotta alla pirateria, ci soddisfa, anche se non pienamente ed anche se fossimo stati noi al Governo. Infatti, credo che un'opposizione debba sempre dire cosa avrebbe fatto al posto di ciò che fa il Governo in carica. Se noi fossimo stati al Governo, ferma restando la necessità di intervenire, avremmo atteso la normativa europea, in corso di definizione.
Il testo, come dicevo, ci soddisfa, anche se non pienamente. In particolare, siamo contenti che il Parlamento abbia ripristinato un corretto rapporto tra polizia e magistratura, che è uno dei fondamenti dello Stato di diritto. Si tratta di un tema di cui tutti - mi duole riconoscerlo -, sia la maggioranza sia l'opposizione, avevano sottovalutato la portata in sede di esame del decreto legislativo n. 70 del 2003, a riprova della difficoltà e delicatezza del tema che stiamo trattando.


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È stato giustamente ricordato che, anche se l'attenzione dell'opinione pubblica si è appuntata sull'articolo 1 del decreto-legge, questo provvedimento non tratta solo di pirateria, anzi era stato emanato con un altro intento: risolvere la situazione di transizione per i finanziamenti al cinema. Su tale punto, ribadisco che il nostro giudizio non è positivo. Non è positivo perché, secondo noi, questa situazione di transizione non viene risolta. Per essere chiari: non stiamo difendendo acriticamente i 40 film che restano fuori dall'applicazione del provvedimento e nemmeno stiamo difendendo la necessità di interventi a pioggia (peraltro, ammesso che l'abbiamo mai fatto). Siamo assolutamente d'accordo - l'ha ribadito, nel corso del dibattito, la collega Grignaffini - sulla necessità di affinare sempre di più i meccanismi atti a garantire efficacia, trasparenza, efficace sostegno alla produzione cinematografica e responsabilità maggiore del produttore. Tutto ciò ci trova d'accordo ed è uno dei motivi per cui aspettiamo con ansia che si apra davvero la discussione sulla legge per il cinema.
Ma vorrei ricordare a tutti noi che l'eccellenza, in questo come in altri campi, si manifesta quanto più si mantiene una medietà e si sostiene l'inizio dell'attività di registi e produttori. Le eccellenze, che peraltro il cinema italiano ci ha regalato negli scorsi anni, sono dovute non solo alla bravura di alcuni registi o di alcuni attori, ma anche ad una politica capace di sostenere il sistema.
Su tale argomento, come dicevo, non ci siamo, pur apprezzando ed avendo apprezzato, in particolare, l'avere «usato» questo provvedimento almeno per tamponare la situazione drammatica delle fondazioni lirico-sinfoniche (mi associo alla considerazione, svolta, se non erro, dal collega Colasio, che si tratta di un intervento tampone). È necessaria, anche sul punto, una legge quadro.
Vi è un'altra questione che desta perplessità. Ringrazio il Governo per aver accolto come raccomandazione gli ordini del giorno riguardanti la società Arcus e non mi dilungo al riguardo, se non per ribadire tutte le perplessità, che abbiamo avuto modo di esprimere più volte nel corso di questo come di altri dibattiti, su una società i cui contorni appaiono davvero sempre più oscuri.
Per queste ragioni, il mio gruppo si asterrà in sede di votazione finale su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

GABRIELLA CARLUCCI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI, Relatore. Signor Presidente, vorrei ringraziare tantissimo la Commissione cultura per il meraviglioso lavoro svolto e per la collaborazione prestata al fine di apportare miglioramenti notevoli a questo testo. Vorrei, altresì, ringraziare il Governo, in particolare il sottosegretario Bono, per aver accolto le nostre modifiche e, quindi, per avere reso questo testo più efficace, migliorandolo sensibilmente rispetto a quello originario.
Va dato atto al Governo - come ha già affermato l'onorevole Rositani - di aver buttato il sasso nello stagno, ossia di aver aperto una discussione su una tematica molto importante, quella della tutela del diritto d'autore. Tale materia, nell'era di Internet, comporta una discussione molto più ampia, anche perché si parla di un mezzo, la rete, che è la massima espressione di libertà. Si tratta di un mezzo che - così è stato fino ad oggi e credo che così sarà anche in futuro - è difficilmente codificabile e rinviabile a leggi molto restrittive. Tra l'altro, si tratta di uno strumento continuamente in evoluzione: vi sono tecnologie che nascono in continuazione, giorno dopo giorno, e che rendono la trasmissione della comunicazione ogni


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giorno diversa e più veloce. Ciò per dire che abbiamo a che fare con un mezzo rispetto al quale il contenuto ha lo stesso valore del contenitore. La rete vale per il contenuto che trasporta e, quindi, l'importanza della stessa è data proprio da ciò che trasporta, dal messaggio, dal contenuto, anche di cultura, che divulga. Per questo motivo, è difficile codificare seriamente la tutela del diritto d'autore con un mezzo così difficilmente riconducibile a delle norme. Vi è un esempio che dimostra l'importanza della rete come mezzo di diffusione della cultura: se oggi regalo o presto un mio libro a qualcuno, ne resto privo. Se oggi trasferisco via Internet, con un file, un documento o un qualunque atto, continuo a rimanerne in possesso e, nel contempo, ne faccio dono ad un'altra persona. Ciò per dire come sia difficile codificare la materia del diritto d'autore.
Va sottolineato, però, che all'interno del provvedimento che ci accingiamo ad approvare è stato comunque inserito un emendamento che prevede un prelievo del 3 per cento applicato sugli apparecchi destinati alla masterizzazione di supporti DVD e CD. Quindi, in qualche modo, si compensano gli autori ed i produttori delle opere di ingegno dei minori ricavi che potrebbero derivare dalle dinamiche dell'uso della copia privata.
Concludo il mio intervento ringraziando tutti e preannunciando il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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