Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 334 del 3/7/2003
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(Incidenti occorsi a seguito di esercitazioni presso poligoni militari della Sardegna - n. 2-00819)

PRESIDENTE. L'onorevole Tonino Loddo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00819 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 11).

TONINO LODDO. Signor Presidente, circa una decina di giorni fa (devo precisare, a tal proposito, che la data apparsa nel testo dell'interpellanza è sbagliata, perché si tratta di una vicenda accaduta il 19 giugno 2003 e non il 19 maggio 2003), un missile lanciato dal poligono militare di Perdasdefogu e diretto verso un bersaglio in mare è finito fuori area, dirigendosi verso terra, nel mezzo di una località coltivata a vigneti in agro di Jerzu, in provincia di Nuoro, distribuendo schegge infiammate per un centinaio di metri e provocando un incendio che ha interessato vari ettari.
Solo per un caso credo sia stata evitata una tragedia, perché il luogo di caduta del missile è situato a poche centinaia di metri da una strada molto trafficata, soprattutto in questo periodo, ed in una zona ad alta valenza agricola, in un vigneto dove si trovavano a lavorare, fino a qualche minuto prima, il proprietario con quattro operai.
Il problema di fondo è che non si tratta di una vicenda unica. Essa, infatti, sembrerebbe la replica di un altro analogo incidente che sarebbe accaduto appena 48 ore prima, quando un altro missile avrebbe smarrito la testata inesplosa, schiantandosi nelle vicinanze della spiaggia di Murtas in agro di Villaputzu, in provincia di Cagliari.
Un terzo caso analogo si sarebbe verificato il 16 aprile 2003, quando un altro missile, smarrendo completamente l'orientamento, finì nelle campagne di Villasalto.
Se si aggiunge che fonti di stampa parlano addirittura negli ultimi mesi di altri cinque missili difettosi che avrebbero smarrito la traiettoria, si comprende come sia quanto meno singolare questo susseguirsi di incidenti a distanza così ravvicinata.
Naturalmente, ritengo che non sia il caso di immaginare scenari catastrofici. Però, non possiamo neppure sottrarci all'idea terrificante di cosa sarebbe potuto accadere se questi incidenti si fossero verificati in luoghi popolati o addirittura in centri abitati.
La Sardegna sta già pagando un prezzo molto alto in termini di servitù militari. Se a ciò aggiungiamo il poco chiaro e il poco edificante balletto di notizie circa lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi ed aggiungiamo anche la vicenda dell'uranio impoverito di cui si è lungamente parlato, credo che l'angoscia dei missili impazziti, unita a


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tutto questo, non possa che provocare grande preoccupazione all'interno della Sardegna. Tali preoccupazioni hanno soprattutto riguardo al periodo che stiamo vivendo, all'industria turistica sarda, che è una delle componenti fondamentali dello sviluppo economico dell'isola.
Infatti, appare evidente che notizie di questo tipo non consentono una tranquillità rispetto allo sviluppo dell'industria turistica.
Per giunta, il sindaco di Villaputzu, (in provincia di Cagliari e non di Nuoro come si legge, per errore, nel testo dell'interpellanza) avrebbe dichiarato ai giornali che il suo comune da oltre quattro anni non riceve alcun indennizzo per le servitù militari del proprio territorio.
Tutte le situazioni a cui ho fatto cenno, se saranno confermate dal Governo, costituiscono un grave problema. Vorremmo capire se si sia trattato, come ha dichiarato il comandante del poligono, di brutti eventi del tutto imprevedibili e, in tal caso, vorremmo capire come mai tali eventi siano così tanti ed accaduti in tempi così ravvicinati. Vorremmo, inoltre, capire quali misure di sicurezza siano state adottate all'interno ed all'esterno dei poligoni di tiro della Sardegna. In modo particolare, vorremmo sapere chi, come e quando abbia verificato e certificato i parametri ed i sistemi di sicurezza proposti dalle Forze armate per l'attività dei poligoni di tiro. Vorremmo, altresì, sapere per quali motivi tali missili non abbiano ricevuto il segnale di autodistruzione. Infine, vorremmo sapere come il Governo intenda operare per prevenire, in futuro, simili episodi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, onorevole Cicu, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE CICU, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, preliminarmente vorrei sottolineare che sul territorio della Sardegna grava una presenza militare importante in nome del principio della difesa nazionale. Sicuramente, sono legittime le aspettative del territorio, della comunità e del popolo sardo rispetto a riscontri che devono compensare fortemente tale peso, tale servitù, tale gravame. Questo Governo, da due anni, sta operando in maniera forte e precisa in tal senso.
Occorre, però, non intraprendere il percorso della strumentalizzazione e dell'eccessivo clamore che, alla fine, danneggia ulteriormente l'immagine di un'isola che vuole vivere il suo progetto in maniera oggettiva rispetto alle risorse territoriali, ambientali, turistiche e naturali. Proprio per questo il compito del Ministro della difesa è quello di assicurare e garantire che le fonti di stampa appaiono errate e senza fondamento.
Dal 9 al 19 giugno scorso presso il poligono sperimentale interforze di Perdasdefogu si è svolta la campagna di lancio del missile Hawk del V reggimento contraerei dell'esercito durante la quale sono stati lanciati 16 missili con il supporto del personale del poligono. Nella circostanza non erano presenti Forze armate straniere. Detta attività era stata presentata al comitato misto paritetico e da quest'ultima approvata il 13 novembre 2002.
In particolare, con riferimento alle questioni oggetto dell'interpellanza, il 17 giugno le attività programmate prevedevano il lancio di quattro missili, dei quali tre sono andati a segno, mentre uno è stato distrutto in volo ricadendo all'interno dell'area di sgombero. Occorre precisare che si può considerare incidente l'evento che comporta la ricaduta di frammenti o parti di proiettile fuori dall'area di sgombero.
Al fine, comunque, di acquisire con assoluta certezza l'assenza di ogni pericolo, visto l'approssimarsi della stagione estiva, durante la quale il comando del poligono consente alla collettività civile l'uso della spiaggia demaniale di Torre Murtas - astenendosi da ogni attività operativa dal 21 giugno al 20 settembre di ogni anno -, è stata interessata la capitaneria di porto di Arbatax e gli operatori del nucleo artificieri del comando Marina militare di Cagliari, per una verifica dell'eventuale presenza di residui di parte del missile, che comunque, ove presenti, non


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comportano pericolo, in quanto non esplodono, né provocano altri danni, anche se esposti al fuoco. A tal proposito, si deve sottolineare che tutti i poligoni dell'isola interrompono l'attività nel periodo balneare. Il poligono di Perdasdefogu attua tale sospensione in maniera consuetudinaria da molti anni e non certamente in conseguenza degli eventi di cui si discute.
Il 19 giugno, alle ore 11.30 circa, sono stati lanciati due missili Hawk, quasi simultaneamente, in maniera regolare. Dopo un brevissimo periodo di volo, uno dei due missili ha avuto un'impennata improvvisa, abbandonando la traiettoria prevista e dirigendosi verso terra. Immediatamente è stato teletrasmesso l'ordine di autodistruzione per entrambi i missili, che però veniva eseguito solo dal missile che volava lungo la traiettoria corretta. Il secondo missile, invece, ha terminato il volo impattando sul terreno, all'interno di un vigneto, al di fuori dell'area di sgombero. L'evento non ha causato danni a persone o animali. Sul luogo dell'impatto sono prontamente intervenute le squadre antincendio e gli artificieri militari, allo scopo di verificare la sicurezza della zona e l'effettiva distruzione del missile, nonché per svolgere le operazioni di bonifica dell'area.
Per quanto concerne l'evento, si osserva che il missile interessato aveva superato tutti i test ed i controlli volti a verificare l'efficienza degli apparati di bordo, prima dell'impiego, come risulta dalla documentazione tecnica prodotta dagli organi responsabili dell'esercito. Sono, pertanto, in corso di accertamento le cause del malfunzionamento, tenuto conto che il missile è dotato di due sistemi di teledistruzione, uno automatico, l'altro manuale, di cui il primo avrebbe dovuto entrare in funzione autonomamente, in presenza di determinate condizioni, peraltro realmente verificatesi durante il volo. Al riguardo, poiché i missili impiegati sono dotati di un sistema di telemetria, che rileva i dati di funzionamento dei vari apparati di bordo durante il volo, e grazie alla strumentazione sperimentale del poligono, nei prossimi giorni sarà possibile acquisire una più precisa conoscenza dell'accaduto, a seguito dello studio di tali dati. Allo specifico scopo, il comandante del poligono sperimentale ha nominato una commissione, che sarà coadiuvata da personale tecnico dell'esercito. Al momento, l'evento sembrerebbe attribuibile ad avarie che hanno interessato sia i sistemi di bordo del missile, sia i sistemi di teledistruzione.
Sulla questione che i malfunzionamenti, di cui si discute, si siano verificati tutti in un arco di tempo abbastanza ristretto occorre dire, innanzitutto, che le precisazioni sono riferite ad un missile che è caduto all'interno dell'area del poligono e ad un'altro missile, quello di cui si discute, di cui si stanno accertando le cause rispetto al mancato funzionamento. Quindi, al di là del fatto gravissimo, che si deve verificare ed accertare, e di cui si devono approfondire tutti gli aspetti tecnici, sicuramente non vi è stato assolutamente quel numero indicato dall'interpellante né tanto meno dalle fonti da lui citate.
In ogni caso, semplicemente come dato - certamente non si vuole in qualche modo eliminare la preoccupazione che esiste, che è chiara e legittima, e che spinge a porre in essere qualsiasi tipo di accertamento e di verifica, per eliminare ogni ipotetico dubbio rispetto all'eventuale pericolo successivo -, dal 1970 ad oggi, rispetto ai numerosissimi missili lanciati, nelle diverse operazioni svolte dal poligono, non si erano mai verificati incidenti di questo rilievo. Tuttavia, occorre sicuramente porre in essere, come dicevo prima, tutte le precauzioni necessarie a scongiurarli e proprio per questo ci si è assunti il compito di effettuare le verifiche, di cui ho detto prima. Per quanto riguarda le misure di sicurezza adottate dalle Forze armate che utilizzano il poligono, esse sono di volta in volta sottoposte al comando della struttura, che ne verifica la qualità per l'applicazione. Ove tali misure non fossero ritenute sufficienti, il comando nega l'autorizzazione al lancio.
Con riferimento, poi, all'aspetto importantissimo degli indennizzi ai comuni, nei cui territori sono presenti servitù militari,


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è attualmente in corso la procedura per l'individuazione delle regioni a cui essi competono.
Tale procedura prevede che la Presidenza del Consiglio dei ministri individui, ogni cinque anni e con proprio decreto, le regioni - tra le quali la Sardegna - maggiormente oberate da vincoli e da attività militari, al fine di corrispondere un contributo annuo da destinarsi alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali nei comuni, in cui le esigenze militari incidono maggiormente sull'uso del territorio. Il contributo è corrisposto alle singole regioni sulla base dell'incidenza dei vincoli e delle attività militari.
Attualmente, il relativo schema di decreto del Presidente Consiglio dei ministri per il quinquennio 2000-2004 è stato inviato al dipartimento per gli affari regionali, ai fini dell'acquisizione del parere delle singole regioni interessate. L'emanazione del citato decreto consentirà quindi l'erogazione del contributo quinquennale, di cui potranno usufruire oltre la Sardegna anche le altre regioni oberate da vincoli. Sarà poi cura delle autorità regionali preposte alla ripartizione del contributo liquidare materialmente le somme spettanti ai singoli comuni per gli aggravi costituiti dalla presenza militare.
Invece, circa la corresponsione dei contributi annui rapportati al reddito dominicale delle aree confinanti con quelle su cui insistono i poligoni di tiro, di cui all'articolo 4, comma 1, della legge 2 maggio 1990, n. 104, l'amministrazione della difesa ha già provveduto a corrispondere quelli relativi al comune di Villaputzu, in misura di 53.888 euro per gli anni 2001 e 2002, mentre sono in corso quelli riferiti al 2003.
In conclusione, per quanto attiene all'attività di prevenzione e di incremento della sicurezza, il comando poligono, indipendentemente dagli episodi oggetto dell'interpellanza, ha da tempo avviato una serie di attività che prevedono: uno studio, da coordinare con le autorità locali, per incrementare le aree di sicurezza rimaste invariate dal 1956; l'implementazione della professionalità del personale del poligono, attraverso corsi di aggiornamento; il potenziamento della strumentazione di controllo e analisi, per mantenere costantemente elevato il livello tecnologico.
Queste iniziative, che conseguono a direttive emanate dagli organi sovraordinati al comando del poligono in epoca antecedente gli eventi che formano oggetto dell'interpellanza, sono tutte in corso di attuazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Tonino Loddo ha facoltà di replicare.

TONINO LODDO. Ringrazio il sottosegretario per la sua risposta, ma non posso dichiararmi soddisfatto della stessa anche perché in essa, pur riconoscendosi la gravità dei fatti rilevati, si evidenza la necessità di porre in essere delle precauzioni. Ma proprio questo era il senso dell'interpellanza: quali precauzioni? Dove, quando, come, cosa veramente si intende fare?
Signor sottosegretario, se mi è consentito fare una sintesi della sua risposta, userei queste parole: bisogna tranquillizzare, si è trattato di un brutto evento, ma rientra tutto nella norma. Si è trattato di una imprevedibile fatalità, si è fatto il possibile e si continuerà a fare il possibile, queste cose succedono anche nelle migliori famiglie. I due Hawk di cui si parla erano perfetti, peccato siano caduti in zone praticamente abitate e coltivate, così come era perfetto l'Aster 30 caduto ad aprile.
Quando le autorità militari ci assicurano che è tutta colpa di un forte vento in quota, del maestrale, ci chiediamo se sia stato lo stesso maestrale - come avevano affermato i comandi militari - a trasportare, nel maggio del 2001, una bomba dal poligono di Teulada alla spiaggia di Sant'Antioco, dove è esplosa davanti agli occhi dei bagnanti. Non sono in grado di ricordare se soffiasse il maestrale anche nel maggio del 1998, quando si persero in mare due missili carichi di esplosivo partiti da Quirra, ma sicuramente dovevano esservi venti in quota!
Si tratta di venti incredibili, capaci di dirottare missili intelligenti in grado di


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colpire qualsiasi bersaglio - come si dice - con chirurgica precisione. Tuttavia, siccome nel 1998 non era stata ancora inaugurata l'operazione trasparenza, non fu data nessuna spiegazione dell'attentato.
D'altronde, sembra quasi una fatalità che in Sardegna accadano strani fenomeni: strane correnti marine e strani maestrali trasportano puntualmente nelle acque e sulle spiagge sarde - e, soprattutto, in quelle adiacenti i poligoni di tiro - un numero abbastanza significativo di ordigni bellici, rigorosamente risalenti alla seconda guerra mondiale, come sempre assicurano le alte autorità militari!
Uno dei ritrovamenti più ingombranti è il siluro imbottito di tritolo che, nel febbraio 2002, è finito nelle reti di alcuni pescatori di Sant'Antioco così come, nel maggio del 2001, nelle vicinanze del poligono di Capo Frasca, una barca fece naufragio dopo essere stata squarciata non da proiettili impazziti esplosi fuori poligono - come continuano a sostenere i due pescatori miracolosamente sopravvissuti -, bensì in quanto colpita - come affermano gli alti vertici militari - da una pietra schizzata in alto mare.
Naturalmente, lo dicono dopo aver effettuato sopralluoghi, indagini, inchieste e quant'altro si può fare in queste circostanze.
Si tratta sempre - questa è la tesi di fondo che vuole presentare il Governo - di episodi più unici che rari. Le cause sono da ricercarsi in fenomeni geoatmosferici o in drammatiche fatalità, poco importa se queste spiegazioni spesso sono assurde o al limite del ridicolo, l'importante è rassicurare l'opinione pubblica, che molte volte è anche pronta a dimenticare, e fornire comunque uno straccio di spiegazione. Uno straccio di spiegazione che si dà però a gente che chiede solo una cosa: di poter continuare tranquillamente a vivere e a lavorare in condizioni di sicurezza.
Per questi motivi, non mi posso dichiarare soddisfatto della sua risposta, anche perché questa reticenza non è che un aspetto di una più vasta, grave e colpevole reticenza, incurante di tante e tante morti rimaste senza apparenti spiegazioni. Sarebbe interessante, ad esempio, sapere che fine hanno fatto gli esiti dei prelievi da lei eseguiti circa un anno fa (tre campioni in 11.000 ettari di poligono). E ammesso anche che tali prelievi fossero sufficienti, pur essendo disposti ad ammettere tale possibilità, ci chiediamo come mai solo il giorno successivo all'effettuazione dei prelievi lei, insieme con il presidente della regione ed altri esponenti politici, sia comparso davanti alle telecamere ad annunciare il colpo di scena, a rivelare che il risultato del monitoraggio compiuto dall'azienda sanitaria locale non riscontrava tracce di uranio impoverito - cercate appena ventiquattro ore prima - ma solo grandi quantità di arsenico.
Signor sottosegretario, chiediamo a lei e al Governo solo uno scatto di serietà: non chiediamo di usare bacchette magiche, perché sappiamo che non ne avete, anche se vi vantate di averle; vi chiediamo soltanto un pizzico di serietà.

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