PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di aprire la discussione sulle linee generali, darò la parola sull'ordine dei lavori all'onorevole Zani, che ne aveva fatto richiesta nella parte antimeridiana della seduta.
Prego, onorevole Zani.
MAURO ZANI. Signor Presidente, gentili e cortesi colleghi, la notte scorsa, nel consiglio comunale di Bologna, una maggioranza di centrodestra, su proposta di un consigliere appartenente al partito del sindaco, ha approvato un ordine del giorno - sia pure con una maggioranza risicata - nel quale si auspica che, in un clima di ritrovata pacificazione nazionale, l'associazione familiari delle vittime del 2 agosto 1980 cancelli la parola « fascista» dalla lapide che ricorda quel tragico evento.
Non dovrebbe sfuggire a tutti voi, cari colleghi, e non dovrebbe sfuggire neppure al Governo il significato politico rilevante di questo ordine del giorno.
Si tratta, a mio parere, di cancellare la memoria anche recente del terrorismo neofascista, di cancellarla per via politica, riformando, in tal modo, a colpi di maggioranza, le sentenze della magistratura. Infatti, il termine che è in quella lapide riguarda la verità obiettiva, storica e il fatto che vi sono sentenze passate in
giudicato che, come sapete, condannano terroristi neofascisti come esecutori materiali, oltre che alti esponenti dei servizi sicurezza di questo paese come responsabili di depistaggio. È questo che si vuole cancellare!
A nostro avviso, si tratta di un evento grave che chiama in campo direttamente la responsabilità di questa maggioranza politica che, oggi, governa l'Italia. Questa è un'operazione che offende i sentimenti profondi non solo di un'intera città ma, a mio parere, dell'intera comunità nazionale.
Vorrei richiamare la vostra attenzione anche sul fatto che c'è un altro aspetto che viene chiamato in causa dall'approvazione di quell'ordine del giorno e che vi riguarda tutti: è l'approccio alla cosiddetta pacificazione nazionale di cui si discute in questi giorni e che, non a caso, è contenuto e richiamato in quell'ordine del giorno. Ebbene, in questo caso, tale approccio mostra la corda della strumentalità politica e - mi permetto di dire - della cattiva coscienza di una destra che non riesce ancora a porsi sinceramente e, perché no, serenamente di fronte alla realtà storica e politica del terrorismo di matrice neofascista. Di questo si tratta.
Cari colleghi della destra, a qualsiasi gruppo politico apparteniate, dovete sapere e, a mio avviso, finalmente accettare l'idea che, così come purtroppo è esistito un terrorismo rosso di stampo brigatista, comunista, vi è stato anche un terrorismo nero, fascista (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!Accettatelo! Ponetevi di fronte a questa realtà. Non dovete cancellare questa realtà: un terrorismo nero che si è fatto strumento dei peggiori disegni politici, di trame occulte volte a contenere, in ogni caso, ad ogni costo e con ogni mezzo, l'opposizione politica e sociale in questo paese. Di questo si è trattato: un terrorismo nero spesso intrecciato con gangli del potere statale, protetto da logge occulte come la P2 e, non di rado, alleato con la peggiore e più efferata criminalità, come dimostrano ancora sentenze della magistratura.
Io sono convinto che il Presidente della Repubblica abbia pronunciato, in questi giorni, parole chiare, inequivoche, quando, proprio recentemente, nel bolognese, ha richiamato il valore dell'unità nazionale. A questo valore noi ci ispiriamo ed anche per questo io riconosco - ve lo dico apertamente e ne sono convinto - la buona fede di almeno una parte di coloro che, giovanissimi, 50 anni fa, presero le armi per combattere dalla parte sbagliata e andarono a cercar la bella morte di fianco ai nazisti, contro la libertà e l'indipendenza della nazione. Ma, fatta salva la loro buona fede, resta fermo che la loro causa era tragicamente sbagliata. Non faccio fatica, non debbo forzare la mia coscienza nel riconoscere la buona fede dei singoli. Come dimostra l'ordine del giorno di Bologna, che io spero voi sconfesserete, in questo paese c'è ancora una destra che, invece, fatica molto, troppo nel fare i conti, una volta per tutte, con la parola fascista. E scusate la pronuncia. Da qui nasce la rimozione, in nome della pacificazione.
Ebbene, penso che su questo argomento sia necessario ascoltare il vostro parere ed anche quello del Governo. E sapete perché? Perché nel Governo c'è una personalità politica, un sottosegretario di Stato, il quale, a suo tempo, si vantò di voler demolire a picconate quella lapide, sulla scia dell'esempio di un più dotato e ben più illustre picconatore. Allora, noi abbiamo bisogno di sapere cosa pensi il Governo su questo punto.
PRESIDENTE. Onorevole Zani, la invito a concludere.
MAURO ZANI. È chiaro quello che sto dicendo. Non solo noi abbiamo bisogno di saperlo. Ha bisogno di saperlo l'opinione pubblica di questo paese.
Riteniamo si tratti di un'operazione sbagliata che inciderà anche sul clima politico, nel rapporto tra maggioranza ed opposizione. Sta a voi rimuovere quanto di velenoso viene immesso nel clima politica con l'operato del centrodestra a Bologna (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici
di sinistra-l'Ulivo, della Margherita, DL-l'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Ulivo).
ENZO RAISI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, come consigliere della giunta comunale di Bologna, ritengo di dover dare una risposta al collega Zani, anche perché il modo in cui è stato accolto il suo intervento da parte di quest'Assemblea, in un'aula vuota - mi sembra -, sottolinea l'importanza di quanto accaduto ieri sera.
Il collega Zani ha dimenticato di dire cosa è successo, nella realtà, ieri sera: durante uno dei tanti dibattiti che si verificano nei consigli comunali e che si prolungano fino a tarda notte, quando ormai non c'è nessuno in aula, è stato approvato il solito ordine del giorno presentato, individualmente, da un consigliere. E che cosa diceva quest'ordine del giorno, colleghi? Diceva, sì, ciò che ha ricordato l'onorevole Zani, ma conteneva anche altri due aspetti molto importanti. Uno era il «no» al segreto di stato: la sinistra ne ha sempre fatto un cavallo di battaglia - ed è qui presente anche l'onorevole Bonfietti - ma, dopo cinque anni di governo e nonostante la possibilità di agire, il segreto di stato sulle stragi è rimasto.
L'altro proponeva di pagare, finalmente, un indennizzo serio alle vittime delle stragi. Quindi, tre cose, ma voi citate solamente l'ultima. Ricordo il giorno dopo la strage, quando già si parlava di strage fascista, collega Zani: questo è sempre stato un vostro cavallo di battaglia e ancora oggi ne fate un punto di riferimento. Lei mi conosce, non ho mai fatto, al contrario di altri colleghi, una battaglia su questo aggettivo, anche perché la tradizione mia, del mio partito e della nostra cultura, è che le battaglie giudiziarie vanno fatte nelle sedi giudiziarie, al contrario di chi fa le battaglie politiche nelle sedi giudiziarie o attraverso i tribunali.
MAURO ZANI. Quelli siete voi!
ENZO RAISI. Il processo c'è stato, lei sa come è andato, e credo che, se ci saranno le condizioni per la revisione in quella sede, sarà fatto; comunque, questo non è un tema politico da porre in quest'aula. Il fatto che mi ha lasciato perplesso sono state le reazioni: subito avete cercato di coinvolgere il sindaco. Cosa c'entra il sindaco in questa vicenda, cosa c'entra la giunta, cosa c'entra l'amministrazione, per un documento presentato da un singolo consigliere in consiglio comunale a tarda notte? Signori, queste sono strumentalizzazioni di vecchio stampo!
Inoltre, permettetemi di dire che occorre relativizzare il contesto in cui si è svolto questo dibattito e questo episodio. Cari colleghi, non accetto lezioni da chi è sempre stato su posizioni chiare nei suoi rapporti con il terrorismo. Sono un deputato di Alleanza nazionale, ma anche un militante missino (ho una storia missina bolognese) e, collega Zani, ho visto, per esempio, che qualcuno, come il presidente dell'associazione delle vittime della strage di Bologna, in qualche modo ha cercato di coinvolgere Alleanza nazionale su questo voto, e questo mi dispiace: ricordo che nessun iscritto alla federazione bolognese del Movimento sociale italiano è mai stato coinvolto, anche nei tristi anni di piombo, in alcun processo di terrorismo, nonostante Bologna sia stata duramente colpita. Questo, cari signori, è un fatto che va ricordato, perché diverse volte, in quella città, abbiamo dovuto subire delle aggressioni molto forti, nonostante nessuno - dico «nessuno» - dei nostri iscritti sia mai stato coinvolto, direttamente o indirettamente, in qualsiasi episodio di terrorismo: questo lo ricordo anche in quest'aula, così rimane a futura memoria.
Ebbene, sono rimasto stupito dall'attacco che il presidente dell'associazione delle vittime della strage di Bologna ha fatto al nostro partito, che ha sempre avuto una posizione chiara sul terrorismo, mentre, cari colleghi, ho saputo che tra coloro che si sono scagliati contro c'è l'ex ministro della giustizia, lui sì, che è andato
ad accogliere all'aeroporto una condannata per terrorismo al suo arrivo in Italia: lui, ministro della giustizia, un fatto clamoroso. Senza dubbio, credo che da certe persone non abbiamo alcun bisogno di ricevere lezioni di questo tipo (Commenti dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e Rifondazione comunista - Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Noi sul terrorismo abbiamo avuto sempre una posizione chiara e netta. Certamente, ci aspettiamo e ci auguriamo che, ad esempio, anche là dove vi è stata la strage di Via Fani, sarà apposta prima o poi una lapide con la scritta «strage comunista». Questa è la storia del nostro paese: ci sono state stragi di destra, stragi di sinistra. Tuttavia, non ho capito perché, dove finalmente sono state accertate le responsabilità, anche lì con sentenze passate in giudicato, non ci sia una lapide che ricordi che c'è stato un terrorismo e uno stragismo di sinistra, comunista. Spero che prima o poi avremo anche questa opportunità, e speriamo che anche in Via Fani ci sia una lapide che ricordi che quella è stata una strage comunista, quello è stato un terrorismo che qualcuno ha voluto dimenticare (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
Quindi, cari colleghi, cerchiamo di riportare quanto accaduto ad un semplice dibattito di fine seduta tra consiglieri stanchi che, nel prolungarsi della notte, hanno voluto adottare un documento che, ribadisco, conteneva tre cose importanti (voi ne citate solamente una; io le ho citate tutte e tre). Credo che, anche per un dibattito sereno, tutto debba essere riportato nelle giuste relazioni.
FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo soltanto per poche considerazioni, ma, come bolognese e come consigliere comunale di Bologna, sento il dovere anch'io di precisare la posizione del gruppo di Forza Italia nel consiglio comunale di Bologna rispetto alla reazione dell'onorevole Zani, che mi pare francamente eccessiva.
Non ripeto quanto detto dal collega Raisi, ma è indubbio che il documento di ieri sera deve essere collocato nella sua giusta dimensione, in una dialettica che, già da tempo, è aperta all'interno del comune di Bologna fra le forze che lo governano e quelle dell'opposizione. Ci sono stati momenti particolari - vedi la giornata in ricordo dell'olocausto, la ricorrenza annuale delle vittime del 2 agosto 1980 e l'ingresso in Italia degli alleati - in cui l'intero consiglio comunale, con in prima fila il sindaco, si è trovato a ricordarli.
Ci sono però state altre circostanze, che ricordano determinati fatti di violenza perpetrati dalla sinistra parlamentare ed extraparlamentare nel dopoguerra, sulle quali si è ritrovata una sola parte della componente politica bolognese e dell'attuale maggioranza.
Noi di Forza Italia abbiamo una cultura che si rifà ai valori della democrazia rappresentativa, e non a caso citiamo costantemente come maestri estremamente rappresentativi del nostro modo di essere De Gasperi, Einaudi, Saragat e le nazioni del cattolicesimo democratico, del liberalismo e del riformismo. Proprio alla luce di ciò, noi crediamo di essere liberi da ogni peccato nel poter rivendicare la giustezza di una revisione che faccia piazza pulita una volta per tutte di certe mistificazioni, riconoscendo invece determinate impostazioni di democrazia e di libertà che debbono essere accettate da tutti.
Ovunque e sempre noi ci siamo battuti per la condanna reale dei misfatti perpetrati dal nazismo e dal fascismo, soprattutto nelle nostre terre dell'Emilia Romagna; ci siamo però battuti anche contro i misfatti perpetrati dal terrorismo comunista.
Come bolognese e persicetano credo che, da una parte del triangolo rosso, debbano essere ricordati alcuni fatti di violenza.
In quest'aula spesso si è parlato della violenza di sinistra e della violenza di destra; mai si è parlato delle vittime di centro, di quei cattolici, di quei liberali, di quei riformisti che nel dopoguerra, solo per il fatto di non credere nel nuovo sole decretato dalla sinistra stalinista, sono state massacrati perché credevano in alcuni ideali di democrazia e libertà. Per queste vittime - per tutte Giuseppe Fanin e tanti sacerdoti - in Emilia Romagna ci sarebbe da fare un martirologio; su queste vittime è stato steso un oblio, un velo di silenzio che non vede riconosciuta loro la dignità di persone morte soltanto per difendere i propri ideali.
A decretare la giustezza di questa visione ci sono state sentenze dei tribunali che hanno condannato gli autori di misfatti esecrati ed esecrabili.
Su queste vittime credo sia necessario, proprio perché la storia è maestra di vita, riaprire quelle pagine dolorose, non per definire in termini nuovi una polemica vecchia e stantia fra comunismo, anticomunismo e fascismo, ma per restituire a determinate realtà del nostro paese quello che è un comune sentire, il riconoscersi in alcuni valori fondamentali.
L'intervento che ha fatto in questa sede l'onorevole Zani, a mio modo di vedere, non si riconosce in questo comune sentire in quanto egli fa ancora riferimento ad una storia che purtroppo ha caratterizzato l'Emilia Romagna, dove tutti coloro che non erano filocomunisti erano bollati come filofascisti o fascisti; è questa la storia della nostra regione. Almeno fino a vent'anni fa, chi era alternativo alla sinistra era considerato reazionario, fascista o simpatizzante dell'estremismo nero.
Su questo credo si potrebbero citare episodi infiniti, sicuramente non sanguinosi ed eclatanti - come quelli che ho prima descritto - ma emblematici di una tensione, di un terrore che ha caratterizzato le nostre realtà.
La collega Bertolini è di Modena come me ed è testimone di una storia della nostra regione che deve essere ancora scritta e che credo dovremmo tutti scrivere insieme.
Allora, se si ha sia rispetto - giusto - per le stragi, per la libertà conculcata, credo che bisogna avere rispetto anche per tutte le vittime. Soprattutto, occorre avere rispetto per le intenzioni di chi vota certi documenti. Ora, leggendo quel documento ed anche la storia...
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani...
FABIO GARAGNANI. ...di coloro che l'hanno sottoscritto - parlo a nome del gruppo di Forza Italia - si legge la storia, la realtà di persone che credono negli ideali di democrazia e libertà e che ritengono, però, che le pagine della nostra storia, che sono state contrastate e spesso mistificante, possano e debbano essere riscritte nel rispetto di quei valori. Possono e debbono essere riscritte: non è mai detta l'ultima parola. Pertanto, nel concludere, inviterei i colleghi del gruppo dei democratici di sinistra, in particolare il collega Zani a riportare questo episodio nella sua reale dimensione, facendo un mea culpa e ripensando la propria collocazione politica del passato, che, purtroppo,...
KATIA ZANOTTI. Te lo scordi.
FABIO GARAGNANI. ...ha causato alla realtà bolognese tanti disguidi.
GABRIELE FRIGATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, mi permetto di proporre ai colleghi che mi hanno preceduto una riflessione: il tema posto dal collega Zani credo meriti davvero una riflessione che superi - come dire - il momento e lo spazio di un fine seduta. Credo che coinvolga davvero la storia del nostro paese, la cultura e, quindi, anche la politica. Tuttavia, il tono deve essere quello della ricerca di ciò che è stato e non quello dell'innalzamento di una qualche nuova bandiera.
Prendo la parola, signor Presidente e colleghi, sulla modalità con la quale il collega di Alleanza nazionale, che ha dichiaratamente pronunciato la sua appartenenza alla giunta del comune di Bologna, ed anche il collega di Forza Italia, che ha iniziato il suo intervento dicendo che è consigliere comunale del comune di Bologna, ci hanno detto sostanzialmente che non ci dobbiamo preoccupare perché quel documento - quella cosa lì - è stata votata in fine seduta. Forse era presente qualche consigliere; la maggior parte di essi, magari, sarà stata in piedi.
Se c'è stato un documento votato - non abbiamo motivi per non crederlo - significa che c'è stato un consiglio comunale che, nella pienezza dei suoi poteri, ha fatto una riflessione, giungendo ad alcune condivisioni, ad alcuni elementi che, successivamente, sono stati riportati in un documento che ne esprime le volontà.
Il rispetto che noi dobbiamo ad ogni consiglio comunale ci porta a dire che ci sono una dignità e un valore espressi in una istituzione, come è, nella fattispecie, il comune di Bologna. Pertanto, vorrei davvero stigmatizzare l'atteggiamento - mi dispiace, ma gli atti sono questi - di un assessore, collega in quest'aula, e di un consigliere, collega in quest'aula, del comune di Bologna che sono venuti a dirci che forse c'è stato qualcosa, ma non ci dobbiamo preoccupare perché si tratta di un atto che qualcuno ha adottato.
Credo davvero che sia un modo e un atteggiamento di rapportarsi ad un'istituzione, quale è il comune di Bologna, non dignitosi né per chi frequenta quest'aula né per chi rappresenta, in sede comunale, i cittadini di Bologna.
BOBO CRAXI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOBO CRAXI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo brevemente in merito alla questione sollevata dal collega Zani. Non è certamente questa l'ora né la sede idonea per discutere di una questione che dovrebbe stare a cuore a tutta la nazione, cioè la pacificazione fra gli italiani, fra le diverse tendenze, fra le diverse correnti ideologiche, nell'interesse delle generazioni future che - penso e spero - riusciranno a superare gli anni della divisione e della guerra civile. Pertanto, ritengo che tale discussione sia solo rimandata.
Mi consenta di dire, tuttavia, che qualsiasi pacificazione debba contenere la premessa di una condanna contro tutti i totalitarismi, siano essi di destra e di sinistra, che ha conosciuto l'Europa e ha conosciuto l'Italia.
Quello che però non è tollerabile è cancellare la memoria, pur nella condanna e nella revisione politica e storica. Quello che è intollerabile è la cancellazione della memoria. Percorrendo la strada che porta allo stadio Olimpico - molti fra voi lo avranno fatto, in particolare i colleghi romani - è possibile vedere i marmi che campeggiano sulla strada con le incisioni del periodo fascista: il 5 maggio nasce l'impero fascista, vi è l'invasione dell'Etiopia e via discorrendo. A nessuno è venuto in mente di cancellare quella memoria, che piaccia o non piaccia, compresi gli obelischi, i dux disegnati nei mosaici a terra.
Dico ai colleghi della maggioranza e del centrodestra che stasera si sarebbe potuto benissimo dire che l'idea di cancellare la lapide della strage di Bologna rappresenta semplicemente una sciocchezza. Una sciocchezza che ritengo il Parlamento della Repubblica possa stigmatizzare e che il Governo deve riparare non per rinfocolare le polemiche, perché la lapide stessa appartiene ad una memoria non cancellabile, tanto meno a colpi di maggioranza, indipendentemente se l'orario sia pomeridiano, mattutino o serale.
La storia non si cancella, la storia è quella sulla quale dobbiamo costruire il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Nuovo PSI, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).
ALFONSO GIANNI. Chiedo di parlare
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, intervengo brevemente, considerato anche l'esiguo numero di colleghi presenti, per testimoniare una mia adesione al senso delle parole espresse dal collega Zani, nonché per dire ai colleghi che la vicenda da quest'ultimo sollevata non riguarda soltanto i consiglieri comunali di Bologna, né soltanto la popolazione di quella città.
Quanto successe a Bologna rappresenta un fatto che interessa l'intera nazione. Un atto - lo dico sulla scorta anche di investigazioni, di un dibattito e di sentenze - dovuto ad uno stragismo di Stato che si servì della manovalanza fascista. Di questo noi stiamo parlando: ogni altra considerazione è un fuor d'opera. Non sto a discutere delle opzioni ideologiche del collega di Alleanza nazionale o del collega di Forza Italia che sono intervenuti; dico che non c'entra assolutamente nulla.
Le vittime che pur vi sono state nel cosiddetto triangolo rosso o delle Bermude, come è stato soprannominato, dell'Emilia Romagna non c'entrano nulla con un problema di pacificazione. Lì vi è un fatto preciso, doloroso, un atto di terrorismo contro una crescita democratica e popolare di questo paese. Di questo stiamo parlando quando facciamo riferimento alla strage della stazione di Bologna. Cancellare l'aggettivo «fascista» da quella lapide significa cancellare quel tipo di analisi; riconsegnare quella vicenda al buio del « non so», dei «chissà» significa insultare la memoria dei parenti di quelle vittime.
Si è parlato di pacificazione, ma cosa c'entra, signor Presidente, onorevoli colleghi? Abbiamo il senso in quest'aula delle parole che pronunciamo? Cosa c'entra? Vogliamo parlare di perdono ma questo non ci può competere: ricordo molto bene un dibattito che è già stato svolto a proposito delle vittime delle Brigate rosse. Il perdono non compete allo Stato né tanto meno alla giunta e al consiglio comunale di Bologna o di qualsiasi altra città, né a questa Assemblea. Come si desume anche etimologicamente, la parola perdono è un dono che compete eventualmente ai parenti di quelle vittime. Quelle persone sono state insultate da quella volgare, a colpi di maggioranza, con la cancellazione di una parola che dava il senso ad una vicenda ed indicava delle responsabilità dalle quali occorre partire per ricostruire un senso nazionale e di comunità. Senso nazionale e di comunità che in questo paese ancora esiste, perché esiste una religione civile che si chiama antifascismo, visto che questa Italia, seconda Repubblica compresa, nasce dalla vittoria della resistenza italiana contro il nazifascismo, e questo è un dato storico incancellabile. Non c'è maggioranza, non c'è colpo di Stato, non c'è atto autoritario che potrà cancellare questa storia dalla memoria del mondo.
E allora di questo vogliamo parlare ed è per questo, non da bolognese ma da semplice italiano, nonché da parlamentare di questa Repubblica, che mi associo interamente ed integralmente allo sdegno espresso in quest'aula, in modo appropriato, dal collega Zani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Mi permetterete di dire, semplicemente, che trovo più che comprensibile il richiamo severo dell'onorevole Zani alla memoria e alla verità dei fatti, che tanto lutto hanno portato al nostro paese e alla città di Bologna. Sono sicuro, come egli del resto ha annunciato, che vorrà attivare gli strumenti ispettivi utili ad avere una più formale ed impegnativa risposta del Governo. Ringrazio tutti quelli che hanno partecipato a questo dibattito.